La collezione delle buste primo giorno di emissione

buste primo giornoUn capitolo molto simpatico della collezione è costituito dalle buste primo giorno, quelle che sono tecnicamente identificate con la sigla F.D.C., iniziali che stanno per First Day Covers che letteralmente designano il primo giorno di emissione. Ma analizziamo che cosa è la “busta primo giorno”. Si intende una busta, proprio quelle che servono per spedire una lettera, illustrata, con la vignetta dell’accadimento di cui al francobollo. Sulla busta, quindi, vengono applicati il francobollo o la serie di francobolli annullati poi con il timbro postale recante la data del giorno in cui avviene l’emissione stessa.
Questa collezione oltre ad essere simpatica è anche istruttiva e nei cataloghi è quotata a parte. Infatti queste buste recano un breve cenno storico o biografico del soggetto illustrato. Sono in definitiva degli ibridi, perché molte portano solo l’annullo dell’evento mentre altre, invece, sono regolarmente viaggiate e recapitate a casa del destinatario portando così anche il timbro di partenza dell’ufficio postale e spesso quello di arrivo. Ciò fa si che anche nelle buste primo giorno si possa trovare una differenza fra quelle regolarmente viaggiate e quelle solo con il timbro dell’avvenimento, le cosiddette buste filateliche. Ciò comunque ha sempre contribuito a dare una quotazione diversificata del pezzo, sono infatti poche le buste regolarmente spedite per i motivi più svariati e uno in particolare era costituito dalla sparizione materiale delle lettere dall’imbucamento alla consegna. È sempre stato difficile se non addirittura impossibile risalire poi alla strada intrapresa dalla lettera, molte, per evitare perdite lungo il tragitto, sono state inviate come raccomandate, questo accorgimento ha spesso alterato lo spirito della lettera che doveva arrivare priva di ulteriori “fronzoli”.
Questa situazione mi da lo spunto per parlare dell’uso singolo del francobollo e di quello invece messo in un contesto di più valori. L’uso singolo, infatti, è altamente più premiante sotto un aspetto economico di quello con più francobolli. Si può dire che in molti casi il valore è più del triplo di quello con una lettera con altri valori.

Per tornare all’argomento della busta del primo giorno è da ricordare, come già detto, che le lettere spedite regolarmente per posta hanno oltre al timbro dell’avvenimento anche quello della posta che certifica l’effettivo passaggio da una manifestazione al domicilio del destinatario.
Questo tipo di collezione, per la cronaca, non era presente in Italia ma lo abbiamo importato dagli Stati Uniti. La data di inizio di questo genere di collezione in Italia risale al 1948 con l’emissione del francobollo per la ricostruzione del Ponte di Bassano che fu annullato in occasione dell’adunata nazionale degli Alpini svoltasi il 3 ottobre del 1948. Da allora in poi in Italia è iniziata la raccolta delle buste primo giorno e da quel momento si è sempre più diffusa la collezione.
Nello stesso anno, e precisamente il 28 dicembre si è avuta la prima  emissione di busta di primo giorno del Vaticano ed esattamente un mese dopo, il 29 gennaio del 1949, emetteva con lo stesso criterio anche la Repubblica di San Marino. Per completezza va ricordato che nell’ambito dell’area italiana anche Trieste ha avuto le sue buste primo giorno a partire dal 2 maggio del 1949 con la Biennale di Venezia ed ha chiuso la serie delle buste nel 1954 con l’emissione Interpol.

Salvatore Adinolfi

I “Cinque Sensi” del Procida Film Festival 2016

vlcsnap-2016-06-10-17h07m45s359La storia del cinema è continuamente attraversata da tentativi di forzare i limiti dello schermo, per trasformare la superficie piatta e finita in uno spazio concreto, percepibile, percorribile, potenzialmente non-finito. La pellicola, da sola, cerca in ogni momento di restituire le specificità delle rappresentazioni sceniche delle origini, fatte di sensi e costruite sulla stimolazione plurisensoriale dello spettatore.

È ovvio, tuttavia, che con il passare del tempo e l’avanzamento delle tecnologie si sia passati da fasi di coinvolgimento a fasi di allontanamento sensoriale di chi guarda, a volte per una scelta stilistica e di pensiero, altre per poca incisività; ma l’esigenza di circondare lo spettatore resta, ancora domina l’idea di rappresentare un mondo fatto di immagini che possano bucare lo schermo e colpire lo spettatore anche oltre i cinque sensi conosciuti.

Il discorso sarebbe davvero ampio e porterebbe lontano, per ricondurlo più vicino a noi ci si può catapultare dentro l’esperienza festivaliera del Procida Film 2016, gara di corti cinematografici che provengono da ogni angolo del mondo.

Il tema dei Cinque Sensi scelto per quest’anno ha portato più di 700 opere a concorrere per la vittoria, che è stata assegnata al corto My awesome sonouros life di Giordano Torreggiani, tanto bello e poetico da rendere a pieno l’idea di un festival cinematografico ispirato dai cinque sensi (visibile su www.procidafilmfestival.it).

Tutti i sensi coinvolti fuori e dentro il proiettore, con le composizioni armoniche live di Antonio Onorato, la danza flamenca della ballerina Dominga Andrias e l’esibizione visiva e tattile della cantante Aida Frigino, avvolta da ali fatte di capelli,  nonché con i film fuori concorso che hanno tracciato il solco di ogni serata del Festival (che si è tenuto sull’isola dal 7 all’11 giugno): Il Pranzo di Babette di Gabriel Axel, Ultima Fermata di Giambattista Assanti, Segni di Agnese Rizzello, La Seconda Natura di Marcello Sannino, opere sensoriali da annusare, toccare, sentire, assaporare e naturalmente guardare.

Il risultato è stato un percorso eterogeneo dalla musica alla letteratura, all’arte in senso stretto, il tutto mescolato e tenuto assieme dall’interpretazione cinematografica.

 

Rossella Marchese

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