Londra: il Sindaco Sadiq Khan ai cittadini europei

È certamente tra i personaggi simbolo delle contraddizioni della Gran Bretagna post referendum Sadiq Khan, 45enne esponente del partito laburista britannico eletto da poco Sindaco di Londra.

Ma abbiamo compreso che Londra non è l’Inghilterra, né il pensiero dei londinesi può essere assimilato a quello dei cittadini di Widnes, Warrington, Salford,Wolverhampton, e ancora Stockport, Macclesfield, Congleton, Stafford o Cannock, tutte città in cui il pentimento del “leave” non si è per nulla manifestato.

Tuttavia il Sindaco della città più cosmopolita d’Europa, almeno geograficamente parlando, ci ha tenuto a lanciare un messaggio rivolto a tutti i cittadini europei presenti nella capitale, più di un milione: “siete più che benvenuti qui. Come città, siamo grati per il vostro enorme contributo, e questo non cambierà dopo il risultato di questo referendum”– ha detto Khan – “ora tutti noi abbiamo una responsabilità nel cercare di sanare le divisioni che sono emerse durante questa campagna e focalizzarci su ciò che ci unisce, piuttosto che su ciò che divide”. Parole sagge dato il clima di totale confusione e diffidenza che si respira a Londra e che lo stesso sindaco conosce molto bene, essendoci già passato con la propria campagna elettorale.

La storia di Sadiq Khan, infatti, ha colpito non poco l’opinione pubblica: nato a Tooting, nel sud di Londra, figlio di due immigrati pachistani, è cresciuto con sette fratelli in una casa popolare con tre stanze. Il padre lavorava come autista di autobus, la madre come sarta. Grazie ai risparmi dei genitori e con i soldi guadagnati da alcuni lavori saltuari, Khan riuscì a pagarsi la facoltà di giurisprudenza, fino a laurearsi e aprire un suo studio di avvocato. Musulmano praticante, Sadiq Khan è partner di uno dei maggiori studi legali specializzati in diritti umani dell’intero Regno Unito. Ha difeso personaggi discutibili che sfioravano il preoccupante radicalismo, battendosi per loro fin davanti alla Corte di Giustizia Europea, fermo nel principio che il diritto alla difesa è imprescindibile status dell’Unione Europea. È stato tra i firmatari della legge britannica sul matrimonio fra persone dello stesso sesso, cosa che gli ha procurato anche minacce di morte.

Insomma, un politico atipico, un “self made man” con sulle spalle una scalata nel partito laburista che parte dal basso, da quando a 23 anni divenne consigliere di zona per i Laburisti nell’area di Tooting, dove si concentravano gli immigrati caraibici ed asiatici.

Durante la campagna elettorale più volte aveva sostenuto che la sua esperienza personale avrebbe apportato più efficacia alla lotta contro il terrorismo e l’estremismo islamico: “come molti londinesi”, ha detto in un’intervista al New York Times: “sento di avere più di una sola identità: sono un londinese, un europeo, un britannico, un inglese, un musulmano di origini asiatiche e pachistane, un papà e un marito”, ha affermato, anche se l’animo filo europeista suo e del partito laburista non hanno convinto gli euroscettici inglesi.  L’esempio della sua nomina avrebbe dovuto rassicurare sulla tenuta dell’Europa di Shengen, invece la defezione del Regno Unito apre scenari di incertezza non solo finanziaria ma, ben più importante, di tenuta sociale e politica per l’Unione.

 

Rossella Marchese

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