La fotografia attraverso FOTOIT

FOTOIT è la rivista ufficiale della FIAF (Federazione Italiana  Associazioni Fotografiche) che viene recapitata ogni mese agli iscritti alla Federazione direttamente o tramite i circoli presenti in tutta Italia.

Nel numero di novembre un ricco panorama di autori: Mario Dondero, Joe Oppedisano, Walter Guadagnini, Giuseppe Torcasio, Luigi Grassi, Sara Musolino, Julia Upali, che con le loro foto e il racconto della loro attività fotografica occupano gran parte dell’attenzione del lettore.

E poi spazio all’Immagine della Famiglia, all’Italia che rinasce, ai visti per voi che in questo numero presenta ’77 una storia di quarant’anni fa neilavori di Tano D’Amico e Pablo Echaurren, alle tecniche fotografiche in evoluzione, concorsi e altre attività legate alle iniziative dei circoli.

Alessandra Desideri

Mario Borrelli: Marciapiedi

“Nessuno si sarebbe sognato di condividere con me i rischi della strada: notti insonni, pidocchi, freddo e sporcizia”. Così recita la copertina di Marciapiedi il libro scritto da Mario Borrelli, il don Vesuvio che viveva a Napoli e che da sacerdote ha aiutato con la sua opera  “gente” comune a sopravvivere alle mille difficoltà quotidiane condividendo l’esperienza della strada soprattutto con gli scugnizzi.

Proprio per gli scugnizzi nel 1960 Borrelli fondava la Casa dello Scugnizzo, centro di accoglienza per i ragazzi a rischio che ha portato avanti fra mille difficoltà e che ancora oggi, dopo la sua morte, la Fondazione omonima, presieduta dal professor Antonio Lanzaro, porta avanti nel suo nome il suo servizio a favore del territorio e dei più deboli.

Sfogliare le pagine di questo libro è come camminare affianco a Mario Borrelli nel suo quotidiano operare in quella Napoli dai mille volti e dai mille problemi, dalle meraviglie storico-culturali della sua storia plurimillenaria alle difficili condizioni di vita delle fasce di popolazione meno abbienti. Pagine dense, storie narrate con la capacità e la semplicità  di chi si fa umile tra gli umili e che vuole far conoscere ai lettori con parole semplici ma chiare  il difficile compito di aiutare quegli “scugnizzi” a non perdersi definitivamente, a far parte di un mondo disposto ad accoglierli nonostante tutto.

E’ il racconto dei primi passi, della città che si sveglia di notte, di come non rubare un portafogli, dei modi di cavarsela, e di molto altro ancora. E’ la storia di Mario Borrelli e dei suoi scugnizzi.

Alessandra Desideri

Enzo Moscato al Teatro San Ferdinando

Fino a domenica 7 gennaio 2018 sarà in scena al Teatro San Ferdinando di Napoli  quella che si può definire la surreale vicenda di due travestiti e due delinquenti narrata in “Ragazze sole con qualche esperienza”.

Lo spettacolo, prodotto da Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale e Teatri Uniti,  porta in scena il testo  di Enzo Moscato  del 1985 per la regia di Francesco Saponaro con Veronica Mazza, Carmine Paternoster, Lara Sansone, Salvatore Striano.

Quali gli ingredienti? Amore, eros, violenza e sangue, incastonati in una tragica ma esilarante condizione di solitudine.

“Ragazze sole con qualche esperienza” è stato scritto da Enzo Moscato, figura di spicco del teatro contemporaneo e capofila della nuova drammaturgia napoletana insieme ad Annibale Ruccello.

Nello spazio ideato dallo stesso Saponaro, con i costumi di Chiara Aversano, le luci di Cesare Accetta e il suono di Daghi Rondanini, recitano Veronica Mazza (nel ruolo di Bolero Film), Carmine Paternoster (in quello di Cicala), Lara Sansone (Grand Hotel), Salvatore Striano (Scialò). La voce di Giuseppina Bakèr è di Gino Curcione.

La trama: due coppie di emarginati che si incontrano per dare sfogo a un folle e inebriante appuntamento d’amore. “Un plot surreale ed eccentrico – scrive nelle note Francesco Saponaro – nel quale due travestiti, Grand Hotel e Bolero Film, ricevono nella loro alcova Scialò e Cicala, due strampalati delinquenti in fuga da un agguato di camorra; un pretesto narrativo apparentemente inverosimile per raccontare, con impareggiabile qualità profetica, uno spaccato del tempo presente. L’arrivo di Scialò e Cicala mi fa pensare all’irruzione di due scellerati al soldo dell’attuale ‘sistema’ criminale in un appartamento dei Quartieri Spagnoli dove abitualmente si consuma il meretricio. Come in una tragicomica discesa agli inferi, dai giorni bui che attraversiamo si precipita fino a quello spaccato sociale del dopo terremoto nella Napoli degli anni ottanta, caldera virulenta dei mali e delle contraddizioni da cui siamo ancora infestati e grottesco girone infernale senza via d’uscita né scampo”. “La lingua che Moscato abilmente porta in scena – sottolinea il regista – è costituita da un napoletano creolo che pullula di comici turpiloqui e da un uso sapiente di espressioni mutuate da altre radici idiomatiche, dall’immaginario dei fotoromanzi e dalle soap-opera. La vita di questi personaggi estremi, custodi di un’umanissima saggezza popolare ma artefici di crudeli misfatti, si muove con stupefacente teatralità, sospesa tra una straordinaria eloquenza drammatica e un corrosivo e irresistibile umorismo”.

Uno spettacolo di sicuro successo che va visto e seguito con la necessaria attenzione al mix generato dal testo e dalla messa in scena che  offrono a coloro che sono al di là del palcoscenico scene e scambi verbali di particolare interesse.

Alessandra Desideri

Collezionando: penny nero e due pence azzurro

In un precedente articolo pubblicato nell’agosto 2017 abbiamo iniziato a parlare della “nascita” del francobollo avvenuta nel lontano 1° maggio 1840 con l’immissione in vendita del penny  black e del two pence azzurro, entrambi con l’effigie della Regina Vittoria, contornata da fregio decorativo.

Riprendiamo l’argomento parlando più nello specifico del penny nero e del due pence azzurro. Questi due francobolli, perché erano solo due quell’anno, cominciarono subito ad essere collezionati da un signore che si chiamava Gray. Voi potreste dire com’è possibile due francobolli, sono solo due, eppure anche solo due esemplari sono riusciti ad appassionare, perché il signor Gray, seduto alla sua scrivania, incominciò a dividerli per sfumature di colore, per il taglio, per i bolli di annullamento e per tutte le curiosità che ci possono essere su un francobollo andando ad individuare anche quei piccoli errori, quelle piccole differenze dovute al logorio delle matrici, di qui uno studio unico nel suo genere.

Va detto che l’uomo per natura tende a conservare ed ordinare ciò che possiede, ed in questo esercizio egli accentua e fortifica il proprio senso dell’ordine.

L’uomo non raccoglie disordinatamente, ma secondo un principio, uno studio, una selezione che è sempre alla base di una ricerca. La filatelia, richiede nozioni tecniche che si apprendono, per chi non ha in famiglia un precursore, con appositi manuali o, come detto, con la tradizione orale come ogni e qualsiasi arte.

Il metodo, l’ordine, il gusto sono alla base di ogni raccolta, dalla più semplice a quella più complessa. Un piccolo aiuto comunque lo potete trovare anche in questi articoli e per qualsiasi altra notizia sono a disposizione delle Lettrici e dei Lettori che vorranno contattarmi scrivendo al nostro giornale.

Salvatore Adinolfi

Francobolli macchiati, cause e possibili cure

In molte occasioni è possibile osservare delle piccole macchie di vari colori su carte antiche ed anche sui francobolli applicati su vecchie lettere. Sicuramente ci saremo chiesti di che natura erano queste macchie, che cosa erano, e sembra opportuno pensare di fare un’indagine conoscitiva sulle cause di queste più o meno vistose alterazioni della cellulosa. È ovvio comunque che materiale filatelico con queste caratteristiche penalizzanti è di scarso valore, se non per quei valori per i quali  non averlo e averlo alterato è preferibile la seconda soluzione.

La carta è un materiale che fino a qualche anno fa era prodotta dalla cellulosa dell’albero, per cui era un materiale organico soggetto a tutte le alterazioni che potevano prodursi con una cattiva conservazione ed era quindi soggetta ad agenti patogeni di ogni tipo che potevano con diverso impatto alterare la carta.

Con una conservazione in un luogo asciutto e ventilato, con una pulizia frequente, la carta può avere limiti di conservazione incredibili, infatti abbiamo testimonianze di papiri di oltre 4000 anni fa, ma quando su questa per i casi più fortuiti s’innesta l’umidità ed una cattiva conservazione è facile che si impiantino delle colonie di microrganismi. Accade così che la lenta erosione ed escavazione di questi agenti intacchi, se così possiamo dire, il tessuto connettivo della carta. Ed in molti casi è successo proprio ciò. Va ricordato che nei tempi andati la distribuzione della posta avveniva con i mezzi più disparati ed in qualche caso anche fortuiti e spesso, prima di essere consegnata ai destinatari, restava in luoghi aperti per molto tempo in sacchi di iuta alla mercé di tutti gli agenti atmosferici del momento. Situazione che favoriva in molti casi l’attecchimento di colonie di microrganismi quasi come se fosse un “cultivar di allevamento” di agenti patogeni consentendo così la creazione di quell’humus ideale per vivere e moltiplicarsi. Questa degenerazione dava poi origine ad una vasta gamma di spore fungine capaci di dar vita a numerose tipologie di muffe.

Va ricordato, senza allarmare nessuno, che le lettere sono state sempre in grado di fare da veicolo trasportando colonie di microorganismi portatori anche momenti particolari quali ad esempio le pestilenze di contagio per cui era necessario addirittura bonificarle con la disinfezione. A tal proposito vanno ricordati i bolli adesivi di Reggio Emilia che si applicavano sui contenitore delle missive durante la peste del 1855, per i collezionisti va detto che i bolli recavano la scritta “Uffizio di disinfezione di Regio” ed erano di quattro tipi.

Oggi liberarsi della muffa è abbastanza semplice, ci sono tanti prodotti che servono a distruggerla, ma, purtroppo, le carte contaminate e non riprese al tempo rapidamente hanno lasciato anche delle depressioni della carta molto profonde, anche con buchi, tanto da richiedere in alcuni casi l’intervento di un restauratore. Va detto comunque che al di là di quelle che oggi sono le nuove tecnologie ed i nuovi rimedi chimici, le collezioni specialmente di francobolli, di annullamenti, di cartoline e di lettere, vanno custodite in luoghi asciutti molto areati, in quanto la carta ha, come si suol dire, necessità di respirare, e questo è un concetto ben chiaro agli archivisti, ovviamente parlo dei vecchi archivisti, di quelli cioè che trattano ancora la vecchia e cara carta. Per quelli moderni, cioè per quelli che oggi si occupano di CD, DVD e altrti supporti informatici ci sono già altri problemi, infatti con il tempo è stato verificato che anche i CD sono soggetti a deterioramento con perdita di files, per cui è necessario anche per questi ricorrere all’ausilio del “restauratore” per evitare ulteriori perdite di informazioni.

Certo che questa è una bella rivincita per noi che, nonostante tutte le muffe e tutti gli ingiallimenti del tempo, ancora siamo in grado di maneggiare carte di centinaia di anni ed apprezzarne il contenuto, cosa che sicuramente non potrebbe essere fatta con gli strumenti informatici attuali.

Riprenderemo l’argomento cause e cure in un altro articolo.

Salvatore Adinolfi

Dentellatura e odontometro

Un aspetto importante della filatelia è l’esplorazione del campo delle varietà prodotte dalla c.d. dentellatura.

La dentellatura può essere “a pettine”, oppure “lineare” e questo è quanto facilmente rilevabile guardando il francobollo per lo spazio perfettamente diritto nell’alveo del dente e fa capire che la perforazione è lineare mentre quello un po’ obliquo risponde alla dentellatura a pettine. Questa sottile differenza in molti casi determina un’infinità di varietà. Ovviamente ciò non deve preoccupare chi si accosta alla filatelia perché, come al solito, queste sono le esagerazioni degli specialisti che intravedono ed individuano in ogni particolare anche infinitesimale delle differenze da collezionare e, tra una tiratura e l’altra, potete scommettere che di differenze anche con la stessa punzonatrice ce ne sono molte.

L’odontometro è lo strumento per poter vedere le dentellature,  può essere manuale, a puntini o a sbarrette. Quindi questo è lo strumento “essenziale” per chi vuole cominciare a fare una prima scrematura tra le varie dentellature; ma per chi deve visionare grossi quantitativi, per non stancarsi eccessivamente perché utilizzare l’odontometro a mano per molte volte stanca, ecco che è stata inventata una macchina che consente di analizzare ogni singolo francobollo e in un battibaleno si ottiene l’esatta dentellatura del pezzo inserito. È una macchina che costa un pochino, neanche eccessivamente se vogliamo, ma serve laddove ci sono molti pezzi da visionare e sicuramente farà risparmiare moltissimo tempo. Le misurazioni elettroniche sono quasi sempre perfette e laddove la macchina non riesce a leggere segnala con una serie di trattini l’impossibilità. Tutto ciò comunque è possibile laddove ci sono francobolli sciolti, sulle lettere invece è indispensabile quello a mano.

Salvatore Adinolfi

Una Napoli da sogno: grazie Sirene

Una Napoli da sogno, una Napoli che fa sognare e che si ricollega, seppur solo per il personaggio protagonista, al mito della sua nascita. Sirene, la miniserie di Rai1 è riuscita a coinvolgere il pubblico italiano con il suo misto di romanticismo e fantasy e a far scoprire  una Napoli molto diversa da quella presentata nella serie Gomorra, il lato positivo e bello della città, una città di arte e cultura con una storia plurimillenaria legata al mito della sirena Parthenope.

Le riprese sono iniziate il 24 agosto 2016 nell’ex palazzo della Provincia in piazza Matteottie hanno visto protagonista alcune delle più belle zone del centro storico di Napoli, la città della sirena Parthenope. Suggestive anche le riprese della città dall’alto. Altre scene sono state girate a Cuma. La serie  è stata presentata al pubblico il 20 luglio 2017 al Giffoni Film Festivale la programmazione Rai si è conclusa da poco e molti sperano che possa esserci un Sirene2.

La trama di questo mix romantico-fantasy ha visto Yara, una giovane sirena, protagonista di una storia d’amore complessa e difficile. La sirenetta è giunta sulla terraferma con la madre e due sorelle minori alla ricerca del suo promesso sposo il Tritone Ares che ha avuto una crisi di identità e si è rifugiato a Napoli.

La storia mette a confronto due tipi di società completamente opposti uno matriarcale quello delle sirene, dotate di poteri magici e di una vita lunga centinaia di anni,  e uno, quello dei mortali in cui non esistono poteri magici, la vita ha una durata limitata e le donne devono rapportarsi agli uomini spesso in una condizione non paritaria.

A mano a mano che conoscono gli esseri umani e imparano ad amare la vita che conducono sulla terra rimangono affascinate da questo strano mondo e vorrebbero non più tornare al loro.

Bravi  e simpatici tutti gli interpreti. Ne ricordiamo solo alcuni.

Yara, interpretata da Valentina Bellè, la sirena protagonista della serie. Disperata e furibponda per la scomparsa di Ares, cerca in ogni modo di ritrovarlo ma col passare del tempo si innamora di Salvatore, l’umano che con lei trascorre molte ore. Alla fine dell’ultima puntata da quest’ultimo avrà due gemelli.

Marica, interpretata da Maria Pia Calzone. È la madre di Yara, Irene e Daria. Autoritaria, mostra disprezzo verso gli umani, ma ne è attratta. Cercherà e troverà le quattro persone che aveva salvato dall’annegamento circa trent’anni prima. Dopo la partenza di Ingrid è diventata la sovrana delle Sirene del Mediterraneo.

Irene, interpretata da Denise Tanucci, sorella minore di Yara e seconda figlia di Marica, equivale ad una sedicenne in età umana. Va molto d’accordo con Michele, un suo compagno di classe malato di cuore che poi muore. Alla fine inizia una storia con Ares ricambiata.

Daria, interpretata da Rosy Franzese, è la sorella più piccola di Yara. Fa amicizia con una bambina di nome Elena, a cui racconta, la sua vera identità.

Ingrid, interpretata da Ornella Muti, è la zia di Marica, Yara, Irene e Daria, trasferitasi a Miami per poi tornare a Napoli.

Salvatore Gargiulo, interpretato da Luca Argentero, è un professore di educazione fisica che allo stesso tempo gestisce un bed & breakfast, nel quale ospita le sirene. E’ sempre in compagnia di Yara ma a causa di un incantesimo non se ne innamora, se non quando, pronto a sposare Francesca, l’ex fidanzata di Ares, la lascia sull’altare perché, spezzato l’incantesimo, si accorge di essere innamorato di Yara.

Ares, interpretato da Michele Morrone. Il tritone, dopo aver abbandonato Yara e il mare, ha assunto il nome di Gegè de Simone e lavora come modello di intimo e giocatore di pallanuoto, fidanzato di Franescea che poi si innamora di Salvaore. Ares seppur in ritardo si rende conto di essere ancora innamorato di Yara che però nel frattempo ama Salvatore.

La serie si conclude con il lieto fine per Salvatore e Yara.

 

Alessandra Desideri

Storica vittoria dell’Uruguay contro la multinazionale Philip Morris

La Philip Morris ha perso la causa che aveva presentato contro l’Uruguay presso l’organismo della Banca Mondiale per l’arbitraggio sugli investimenti, in quella che il Presidente del Paese sudamericano, Tabaré Vazquez, ha definito un successo nella lotta contro l’industria del tabacco.

È necessaria una precisazione, la giustizia internazionale, nel caso di specie un tribunale di fronte al quale possono presentarsi le imprese multinazionali che ritengono di essere state danneggiate da un determinato governo, si è occupata del caso ed ha respinto la richiesta di risarcimento da 25 mln di dollari avanzata da Philip Morris dichiarandosi incompetente sulla materia.

Vazquez in merito ha annunciato, in un breve discorso televisivo alla nazione, che il Tribunale di arbitraggio internazionale per il regolamento delle controversie relative ad investimenti (Icsid) ha respinto totalmente le pretese delle industrie del tabacco.

La Philip Morris, infatti, aveva denunciato Montevideo per violazione delle convenzioni internazionali sugli investimenti, ricorrendo al meccanismo della disputa internazionale investitore-stato (Isds), dopo che il governo di Vazquez aveva imposto condizioni molto restrittive per la vendita di sigarette in Uruguay, riducendo il numero di marche commercializzate dall’azienda e fissando regole drastiche per il packaging e la pubblicità dei suoi prodotti: il piccolo Paese sudamericano, infatti, ha approvato una legge che assegna l’80% della superficie dei pacchetti di sigarette agli avvisi scritti e visivi legati ai danni del fumo.

Il Presidente, non solo dirigente socialista, quanto piuttosto noto oncologo, ha sostenuto la sua personale battaglia contro le dipendenze create dal tabagismo e dall’utilizzo di marijuana, molto diffuse in Uruguay, e la sentenza del Tribunale arbitrale gli ha riconosciuto la vittoria, decidendo in favore delle misure adottate in funzione del potere sovrano della repubblica uruguayana: “d’ora in poi, qualora le industrie del tabacco cerchino di moderare le regolamentazioni degli accordi sui loro investimenti usando la minaccia di una causa, avranno a che fare con il nostro precedente”, ha sottolineato Vazquez. Ed in effetti, il carattere intimidatorio dell’azione presentata (e poi persa) dalla Philip Morris è apparso alquanto evidente.

In sostanza, una giustizia commerciale, parallela ai canali degli ordinamenti giuridici nazionali, davanti alla quale gli stati e i privati hanno lo stesso peso, ha stabilito con tale sentenza, per la prima volta a livello internazionale, la prevalenza dell’interesse pubblico, in questo caso della salute pubblica, rispetto agli interessi commerciali. Un risultato che conferma che sul tema della salute è stato toccato il limite rispetto alla libertà d’impresa.

Rossella Marchese

Collezionisti in erba

Quando ero piccolo mi capitò tra le mani un opuscolo insieme ad un grosso raccoglitore. Erano di mio fratello ed erano stati richiesti ad Astra Francobolli, una società che si occupava di materiale filatelico e spediva a domicilio in contrassegno un librone con tante fotografie di francobolli rigorosamente in bianco e nero sul quale attaccare con famose linguelle i francobolli di tutto il mondo, tutto il materiale era anche comprensivo di una piccola vaschetta nera in cui collocare il francobollo per visionarne la filigrana.

In quel manuale delle giovani promesse della filatelia erano riportate in maniera abbastanza dettagliata tutte le regole che un piccolo collezionista in erba doveva conoscere, regole comunque tuttora valide e per certi aspetti essenziali. Si partiva dalla cosa più ovvia che era quella di fornire indicazioni su come scollare un francobollo da una lettera. Sembrerà strano ma anche questo aveva ed ha delle regole. A questo punto è opportuno comunque chiarire un concetto che non era all’epoca ben evidente e che oggi, invece, è molto apprezzato. Tanti anni fa non era diffusa la cultura della storia postale intesa come oggi la conosciamo, per storia postale si intende la conservazione del francobollo sulla lettera originaria andando così a ricercare le date più vicine all’emissione come anche le date ultime della validità dello stesso, gli usi postumi che talvolta si facevano del francobollo.

Nel passato e fino al 1975 il francobollo aveva una “scadenza fisica” e non era consentito l’utilizzo dopo quella data, chi lo faceva era considerato un fraudolento; ma naturalmente alcune lettere per ignoranza di chi le mandava e per superficialità nei controlli riuscivano a sfuggire alla norma creando ulteriori motivi di interesse per il collezionista. Parliamo di quei valori filatelici non usati con continuità nel senso che in una serie di francobolli c’era quello che serviva come valore ordinario e quelli invece che servivano per fornire una gamma di servizi in più, tipo raccomandate, espressi, posta pneumatica ed altri.

Un tempo, prima dell’avvento della “posta prioritaria”, i servizi postali erano diversificati ed ovviamente anche i costi. Prima dell’avvento della posta prioritaria il costo di un francobollo era di molto inferiore a quello attuale. Per fare un paragone: con l’euro il servizio ordinario, soppresso definitivamente a favore della tariffa unica il 20 maggio 2006,  era pagato 0,41 centesimi di euro oggi lo stesso servizio costa 0,95 centesimi e si è sostanzialmente anche snaturata la motivazione per cui la posta prioritaria fu ideata e cioè per dare un’accelerazione alla consegna. Il servizio più o meno è rimasto uguale mentre abbiamo avuto una maggiorazione del costo, come sempre è facile far soldi in regime di monopolio.

I nostri lettori scuseranno la digressione, ma tornando alle nozioni elementari riportate nell’opuscolo va ricordato che il francobollo non deve mai essere immerso in acqua calda, va messo in acqua a temperatura ambiente e si scollerà dalla lettera naturalmente.

Nello stesso opuscolo citato c’era anche una strana sequenza di pallini, uno vicino all’altro e tutti con un diametro che andava dal più piccolo al più grande ma di questo parleremo in un altro articolo.

Salvatore Adinolfi

Il 2017 in un positivo punto di vista

La verità è che il marcio ci salta subito agli occhi; sarebbe semplice stendere un elenco di quanto di più rilevante e negativo è successo negli scorsi 12 mesi, dagli attacchi terroristici alle minacce di guerra nucleare, dai disastri naturali a quelli provocati dall’uomo, solo per procedere per macro categorie.

Eppure, l’ottimismo che contraddistingue la nostra specie ha spinto un ragazzo dell’Università dell’Iowa a twittare una carrellata di buone notizie passate inosservate ai più, ma che  ha finito per essere ripostata migliaia di volte in tutto il mondo.

Pertanto apprendiamo che il 2017 è stato l’anno in cui gli scienziati hanno trovato un modo per alimentare artificialmente la barriera corallina; l’anno in cui il leopardo delle nevi è stato depennato dalle specie a rischio; l’anno in cui l’AIDS per la prima volta risulta non essere la maggior causa di morte in Africa. Ed ancora, a dispetto di quanto si crede, nel 2017 le api, insetti così importanti per la nostra sopravvivenza, sono aumentate del 27%, e gli scienziati sono anche riusciti a trovare un insetticida non nocivo per loro. Ma il 2017 è stato anche l’anno del Brasile che ha dato l’ok ad un progetto che prevede di piantare 73 mln di alberi per i prossimi sei anni nella foresta amazzonica; e sulla scia delle best practice per il pianeta, c’è anche la Cina, che ad inizio gennaio ha annunciato la messa al bando del commercio interno di avorio: una decisione storica che chiude il più grande mercato d’avorio del mondo e che potrebbe assestare un colpo decisivo al bracconaggio di elefanti in Africa. E poi c’è la questione del fiume Whanganui, in Nuova Zelanda, che è stato riconosciuto persona giuridica e, di conseguenza, portatore di interessi tutelabili ed azionabili legalmente, grazie ad una sentenza storica che potrà fungere da precedente per il diritto internazionale. La battaglia legale per ottenere questo risultato è durata oltre 140 anni, la più lunga della storia del Paese.

Pare proprio che, tutto sommato, ci sia ancora del buono di cui parlare e l’augurio è che per il prossimo anno si possa fare altrettanto.

Rossella Marchese

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