Nuovi accordi fra USA e Cina

Anche se la guerra dei dazi tra Usa e Cina sembra rientrata, resta da chiedersi: cosa accadrà in futuro, vista la dipendenza della crescita mondiale da quella cinese?

L’accordo con Xi Jinping è stato trovato dagli Stati Uniti, ma la tensione delle relazioni economiche tra i due Stati ha sollevato una questione di ampie proporzioni sugli squilibri delle partite correnti delle due economie più grandi del mondo.

Va ricordato che la crescita mondiale dipende strutturalmente da quella cinese che nel 2017 è stata del 35 per cento (circa il doppio rispetto agli Stati Uniti). Infatti, se da una parte si assiste al fatto che la “fabbrica del mondo” la cinese, ha spiazzato investimenti e depresso il livello dei prezzi in numerosi settori e in molti paesi, accade che d’altra parte la domanda di consumatori e imprese cinesi ha sostenuto la produzione e l’export di molti altri e diversi paesi, non solo avanzati, ma anche emergenti e poveri. Per questo nessuno si augura un rallentamento dell’economia cinese causato eventualmente da una guerra commerciale minacciata tempo fa da Trump.

A Pechino il 19 maggio i negoziatori hanno fugato i timori di una guerra commerciale, ma non quelli di un forte ribilanciamento, che gli Stati Uniti vogliono accelerare in Cina. Infatti, se si va ad osservare con attenzione, il vero motore cinese per lo sviluppo è stato l’accumulazione di capitale che nel 2014 ha raggiunto un picco del 45% del Pil, per poi iniziare a rallentare con lo sviluppo dei settori delle costruzioni e delle infrastrutture, che sono andati a compensare la minor vivacità dell’export dovuta al crollo della domanda mondiale durante gli anni della crisi. Ma poi, con la diminuzione di fabbisogno di infrastrutture e di abitazioni si è avuto un ulteriore rallentamento del trend dello sviluppo,giunto al 6-7% annuo, e non più del 10%. Infine, sono venuti meno gli altri due pilastri della crescita e precisamente:

la diminuzione della popolazione attiva, registrato ininterrottamente dal 1960, per l’aumento delle generazioni anziane e una diminuzione del tasso delle nascite (per l’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro urbano), per cui sembra che anche la Cina diventi“un paese di vecchi”, rispettando la tendenza occidentale, ma senza essere diventato un paese ricco;

l’andamento della crescita della produttività, che è fortemente legato alla crescita dell’export per poter competere sui mercati globali, come presentato dai dati di Conference Board analizzati da Capital Economics, si vede che dal 1960 i paesi che hanno saputo generare una crescita della produttività sono anche quelli con la maggior crescita delle esportazioni e raramente, (solo nell’1,2%dei casi) si è registrato un aumento di produttività che non fosse associato a una forte capacità di esportare. Questo ci chiarisce come sia difficile per la Cina, dal momento che l’export cinese mondiale ha raggiunto il 13 per cento e la domanda estera di beni cinesi è arrivata anch’essa al traguardo e associato a questo si rileva una diminuzione dei consumi.

E’ dunque necessario agire in favore di “un cambiamento strutturale”, come indicato dal rappresentante del Commercio Robert Lighthizer, ma senza bloccare quel meccanismo che ha da sempre contribuito alla crescita mondiale, che è fondato sul commercio estero e sugli investimenti nei settori di esportazione.

Danilo Turco

‘O calannario napulitano

12 poeti contemporanei e il bravissimo Bruno Basurto, che lo illustra, sono i protagonisti del calendario che da anni ormai pubblica l’Associazione  Socio culturale “Rinascita Artistica Partenopea”, presieduta dal vulcanico ed  impegnatissimo Lino Cavallaro, colonna portante dell’associazionismo.

Nel panorama artistico culturale napoletano si tratta di una chicca molto attesa. Scorrono i mesi e insieme a loro i versi in napoletano di Salvatore Bova, Gennaro Di Vaio, Giulio Mendozza,Carlo Del Preite, Romano Rizzo, Assunta Volpicelli Ierardi, Peppino Esposito, Teresa Bella, Loretta Conte, Fausto Marseglia, Giovanni Baiano,Annamaria Piccirillo Tortora.

Chiude il percorso dei mesi la poesia di Bruno Basurto “Scurdammece ‘e guaie” e il calendario la poesia di E. A. Mario “Chella ca maje mme lassa”.

Grazie al presidente Lino Cavallaro e a tutti coloro che collaborano con passione alla realizzazione di questo prezioso calendario che coniuga eleganza grafico-estetica, arte e cultura, poesia della nostra bella Partenope.

Salvatore Adinolfi

 

Diritto per l’impresa, la nuova pubblicazione di Antonella Batà

Il volume “Diritto per l’impresa” di Antonella Batà, ricercatore confermato presso la Scuola Politecnica e delle Scienze di Base dell’Università degli studi di Napoli Federico II pubblicato dalle Edizioni Scientifiche Italiane, oltre ad essere destinato agli studenti dei Corsi di Laurea in Ingegneria gestionale è anche un utile strumento di consultazione per coloro che studiano il settore industriale e per coloro che svolgono un’attività professionale nell’ambito imprenditoriale.

Il volume si sviluppa in otto capitoli. Aprono la pubblicazione le presentazioni di Giuseppe Bruno, ordinario di Gestione dello Sviluppo Imprenditoriale presso l’Università degli Studi Federico II e Mario Raffa, ordinario di Gestione dello Sviluppo Imprenditoriale presso l’Università degli Studi  di Napoli Federico II. L’Autrice, nello sviluppo dei capitoli, tratta: i concetti introduttivi, le obbligazioni e i contratti,  l’imprenditore e l’imprese, l’impresa collettiva: le società, le aggregazioni di imprese,  l’azienda, l’impresa ed il mercato, la contrattazione di impresa. In un unico volume Antonella Batà riesce a fornire tutti gli strumenti utili ad un ingegnere, anche se appartenenti a diverse branche del diritto. Il volume e le tematiche sono trattate con una “esposizione sintetica, ma non semplicistica” che utilizza “un linguaggio essenziale, depurato da n eccessivo ricorso ai tecnicismi giuridici che necessariamente caratterizzano la manualistica del diritto” per dirla con le parole del professor Giuseppe Bruno. E ancora “il lavoro riesce ad assolvere alla duplica funzione che è alla base della “missione” di un libro universitario. Essere, cioè, uno strumento  di supporto all’attività didattica in cui si evidenziano gli aspetti di collegamento interdisciplinare, ed essere un oggetto di consultazione per chi, non più studente, abbi ala necessità di accedere, senza particolari propedeuticità culturali, ad argomenti che sempre più frequentemente e significativamente intervengono nell’attività professionale.

Il lavoro di Antonella Batà per il professor Mario Raffa ha un grande merito “fornisce all’ingegnere una serie di conoscenze sul diritto d’impresa quasi mai familiari nelle scuole di ingegneria. Il tutto fatto con un metodo che mette insieme la tradizione umanistica con quella tecnica e tecnologica.  Si produce così una strumentazione interpretativa che aiuta a capire la complessità dell’impresa attuale, nonché il suo ruolo nelle reti nazionali ed internazionali alla luc del fenomeno della globalizzazione”.

Salvatore Adinolfi

Premio alla carriera al professore Antonio Lanzaro

Nella splendida cornice dell’Auditorium del Conservatorio di Musica S. Pietro a Majella di Napoli si è tenuta il 26 maggio la serata di gala del XXXVI Premio Internazionale “Sebetia – Ter 2018”, organizzato dal Centro studi di arte e cultura Sebetia Ter presieduto dal professor Ezio Ghidini Citro.
Il Premio ogni anno assegna riconoscimenti a personalità di rilievo nel mondo della cultura, delle scienze, dell’ingegneria, della medicina, dell’arte, dell’archeologia, della giurisprudenza, della comunicazione, della ricerca e di altri campi del sapere. Prestigiosi i partner ,oltre al Conservatorio, la Rai, Il Mattino, Ambasciate e Consolati, Regione Campania, Università, ecc. Quest’anno il premio ha ricevuto, inoltre, anche il prestigioso riconoscimento della Targa d’Argento del Presidente della Repubblica.
Fra i premiati dell’edizione 2018 il professor Antonio Lanzaro che ha ricevuto il premio alla carriera, meritato riconoscimento ad un uomo di grande cultura, di profonda umanità, di quotidiano impegno sia nella vita professionale quale docente universitario, sia in quella politica, culturale e sociale come presidente della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus.
Al professor Lanzaro vanno gli auguri di Networknews24.

Alessandra Desideri

Le Fiamme d’Ammore di Raffaele Cortese

Copertina di Giulio Verolino, prefazione di Enzo Mengotti, introduzione di Nando Iavarone e presentazione di Nicola Montanile per la raccolta di poesie di Raffaele Cortese dal suggestivo titolo “Fiamme d’Ammore. Poesie e canzoni napoletane” dedicata “a Concettina mia” e pubblicata nel 2007.

A distanza di oltre 10 anni le parole e i versi che animano le pagine di questa raccolta sono in grado di far vivere al lettore la forza e l’ispirazione che ha portato Raffaele Cortese a raccogliere i suoi versi e renderli fruibili a tutti.

Lasciamo alle parole di chi ha conosciuto Raffaele Cortese e ha voluto darne testimonianza la presentazione dell’Autore.

Apre il volume proprio l’Autore con un ricordo del suo lavoro nei Vigili del Fuoco e una preghiera a Santa Barbara perché possa vegliare su questi “angeli custodi” sempre pronti ad intervenire, segue la prefazione di Enzo Mengotti (all’epoca vice presidente vicario dell’Associazione Nazionale dei Vigili del Fuoco) che ha messo in luce come un Pompiere possa anche essere altro, in questo caso un poeta. La “scoperta”, “certamente sensazionale, aver per collega un Poeta, ci ha dapprima lasciati interdetti ma, avendo avuto l’opportunità di leggere le sue composizioni, la sorpresa si è tramutata in compiacimento, apprezzamento e orgoglio. Colpiscono in effetti i soggetti che in Cortese trovano motivo di ispirazione che si traducono in poesia evidenziando una notevole sensibilità d’animo che lo qualificano gratificando il lettore delle sue opere”.  E ancora nella introduzione leggiamo le parole di Nando Iavarone (all’epoca presidente nazionale) che ha evidenziato che le poesie “regalano soddisfazioni, ricordi e testimonianze di un lavoro che abbiamo condiviso, sofferto e gioito negli anni. Questi eventi inevitabilmente rimasti impressi in ognuno di noi. Raffaele con la sua sensibilità di poeta schietto e genuino ha saputo con amore tirarli fuori di sé e tradurli in arte”.

Nicola Montanile (nel 2007 direttore della Biblioteca comunale “Ignazio D’Anna” di Avella) ha evidenziato che semplici momenti di vita quotidiana risultano “tasselli preziosi, che ti fanno comprendere chi siamo e ti aiutano a rivalutare quei valori morali che oggi stanno scomparendo o sono scomparsi del tutto”. E ancora “è la prima impressione che si ha leggendo la raccolta delle sue poesie, dove non si capisce se la poesia diventa vita, o meglio, è la vita che diventa poesia…”.

Il volume è corredato da immagini realizzate da Giulio Verolino che mostrano momenti di vita quotidiana, di lavoro, di luoghi.

Cortese raccoglie vari temi ispiratori dei propri versi:  lavoro nei Vigili del Fuoco (‘E Pumpiere, Pumpiere Sempe!), familiari, poesie e canzoni, natura, amore, sociali, le radici.

L’invito è a leggere la raccolta e scoprire attraverso i versi, allo stesso tempo delicati e pieni di significato, il senso della vita, dell’amore, della famiglia, del rispetto, della passione, del ricordo e del rimpianto.

Alessandra Desideri

The Voice 2018: vince Maryam

“Spero di continuare a vivere di musica, non ho un piano B e la musica è l’unico modo con cui riesco a comunicare le mie emozioni”. Queste le prime parole della vincitrice di The Voice of Italy 2018, il talent show di Rai2 che si è chiuso giovedì sera, 10 maggio. Il televoto le ha consegnato il 64,81% dei voti. La sua vittoria era nell’aria ma certamente è un segnale curioso: ha vinto la cantante più melodica dei finalisti. Una ragazza “burrosa”, lontanissima dalle immagini rockettare o dei rap di ultima generazione. Portatrice del bel canto.

La puntata si è aperta con un tributo ad Avicii: i quattro finalisti,  Maryam per il Team Al Bano; Andrea per il Team Cristina Scabbia; Beatrice, per il Team J-Ax; Asia, per il Team Francesco Renga, hanno cantato “Wake me up”. Quindi la prima manche, che ha visto Beatrice Pezzini cantare “I wanna dance with somebody”, Andrea Butturini cantare su “Dream on” (Aerosmith), Asia Sagripanti su “Con il nastro rosa” in mash-up con “Beat It” di Michael Jackson e Maryam Tancredi “No” (Meghan Trainor). Maryam ha ovviamente ringraziato il coach Al Bano “per avermi portato in finale e per i consiglii». Del resto Al Bano che dice di «averla amata fin dal primo ascolto”. Ed effettivamente lei alle Blind Auditions, momento in cui i ragazzi cantano e i giudici non li vedono, ma decidono se sceglierli o meno solo ascoltando la loro voce, ha osato proponendo “È la mia vita” brano proprio di Al Bano il quale dopo l’ascolto l’ha scelta immediatamente esclamando : “Sei Al Bano al femminile”. Durante una puntata, anche J-Ax, dallo stile ben diverso, dopo averla sentita cantare “Leave A Light On” (Tom Walker) ha detto: “Canti come se avessi un fonico già in gola, hai la voce già mixata”. È una che osa Maryam. Lo ha fatto con “Skyfall” di Adele e alla finale ha eseguito “No” (Meghan Trainor), “Ho difeso il mio amore” (Nomadi), “Too good at goodbyes”(Sam Smith), ha duettato con Al Bano in “The Prayer” (Andrea Bocelli e Celine Dion) e ha presentato il suo inedito “Una buona idea”. Il risultato è stato sempre lo stesso: applausi e standing ovation. Non ci resta che augurarle un futuro radioso nel mondo della musica non solo italiana ma anche internazionale.

Nicola Massaro

Billboard Music Award: trionfa Ed Sheeran, Janet Jackson regina dello show

La cerimonia è stata presentata da Kelly Clarkson che nel corso della serata è stata affiancata sul palco da tanti artisti tra i quali Hailey Baldwin, The Chainsmokers, Ciara, TyraBanks. La musicista texana ha aperto la serata ricordando le dieci vittime della sparatoria nella scuola di Santa Fe dello scorso 18 maggio, ma senza osservare il minuto di silenzio, come le era stato chiesto di fare. Piuttosto, Kelly Clarkson ha preferito parlare e sottolineare l’importanza di una legge sul controllo delle armi: “Sono stanca dei momenti di silenzio, ha dichiarato la cantante, perché non facciamo un momento di cambiamento? Perché non iniziamo a cambiare le cose?”.

Assegnati dalla bibbia musicale americana gli ambitissimi Billboard Music Awards 2018 che ogni anno premiamo i migliori artisti, i più conosciuti al grande pubblico che hanno battuto record nelle vendite musicali, nello streaming e hanno incassato più di tutti durante i tour. I loro brani sono passati tantissime volte alla radio, sulle diverse piattaforme musicali e hanno dominato in assoluto le classifiche di tutto il mondo. Dagli U2 a Drake, da Bruno Mars a Ed Sheeran le pop star dell’Olimpo erano tutte riunite e pronte a fronteggiarsi per i premi più ambiti e prestigiosi.

Sul palco l’assoluto trionfatore è stato il romantico e talentuoso Ed Sheeran che si è portato a casa 6 statuette tra cui il microfono d’oro. A pari merito con l’artista inglese ha festeggiato con ben sei riconoscimenti anche il rap Kendrick Lamar che con i suoi testi denuncia il razzismo e indaga le origini dell’identità afroamericana in America. Escono a testa alta conquistando ciascuno cinque premi: il cantante, ballerino e produttore discografico Bruno Mars e Luis Fonsi&Daddy Yankee in collaborazione con Justin Bieber che hanno fatto scatenare tutti con la hit  “Despacito”. Chiudono la lunga notte di musica e festa gli U2 che si sono aggiudicati due premi.

La serata si è svolta alla MGM Grand di Las Vegas, e a tra i performer si èesibito anche il cantautore e musicista canadese Shawn Mendes, che ha appena annunciato un tour internazionale con il quale presenterà l’ultimo disco e che toccherà l’Italia nei primi mesi del 2019. Sul palco si sono esibiti, oltre a Janet Jackson, John Legend, Christina Aguilera, Demi Lovato, Ariana Grande, Jennifer Lopez, Salt-N-Pepa e i BTS.

Nicola Massaro

Rapporto UNICEF: necessaria vitamina A per oltre 140 milioni di bambini

Un rapporto, quello recentemente prodotto dall’UNICEF, che evidenzia la tragica situazione di oltre 140 milioni di bambini che sono maggiormente a rischio di contrarre malattie, perdere l’udito, diventare ciechi e rischiano di morire se non verrà somministrata sufficiente vitamina A.
Secondo il rapporto basterebbero solo due dosi di vitamina A all’anno per salvarli. Oltretutto l’intervento è a basso costo, ma la copertura economica per sostenerlo si è ridotta già nel 2016.
SI tratta di una vitamina, quella A, che serve a rafforzare il sistema immunitario e proteggere i bambini da malattie che possono essere potenzialmente letali (morbillo, diarrea).
La situazione evidenziata dal rapporto mette allo scoperto che sono ben 26 i paesi con i più alti tassi di mortalità infantile. Proprio in questi paesi dove sarebbe urgente e necessaria la somministrazione della vitamina A ben 61 milioni di bambini non hanno avuto gli integratori. Un numero che risulta nel 2016 triplo rispetto all’anno precedente.
“Il futuro di questo intervento a basso costo e ad alto impatto è in bilico, e con esso la sopravvivenza, la salute e lo sviluppo dei bambini più vulnerabili”, ha dichiarato Victor Aguayo, responsabile del programma globale di nutrizione dell’UNICEF. “Questo grave declino rappresenta una situazione senza precedenti e un motivo di allarme, in quanto rischia di compromettere decenni di progressi”.
Nel rapporto, l’UNICEF raccomanda di migliorare la copertura con una serie di interventi: maggiore impegno da parte dei governi nazionali e dei loro partner per lo sviluppo per raggiungere ogni bambino con una dose di vitamina A, due volte; costruire sistemi più forti in modo che i servizi sanitari, compresi gli integratori di vitamina A, siano forniti regolarmente ed equamente; raccogliere e condividere conoscenze sui modi per somministrare integratori di vitamina A, attraverso vaccinazioni di routine e altri servizi di routine per i bambini. Infine monitorare ogni bambino, attraverso un migliore uso delle tessere e dei libretti sanitari per sapere quali bambini ricevono due integratori di vitamina A all’anno per una protezione completa.
Il rapporto chiede anche “una alimentazione integrata per i bambini e di aumentare il sostegno all’allattamento al seno nei primi due anni” e allo stesso tempo, rileva che “fino a quando i bambini non avranno accesso ad una dieta nutriente e sicura che li protegga dalla carenza di vitamina A, i programmi di integrazione della vitamina A rimarranno essenziali in molti paesi”.
Alessandra Desideri

Alla Fiera del Libro per ragazzi di Bologna spopola il made in China

 

È stata la Cina il paese ospite d’onore quest’anno alla Bologna Children’s Book Fair, la Fiera del Libro per ragazzi che da 55 anni è il punto di riferimento per editori, autori, illustratori che lavorano nel mondo dell’editoria per l’infanzia. Tra gli appuntamenti più in vista di quest’anno   sono da sottolineare: il primo congresso europeo delle librerie indipendenti e il convegno per celebrare i 65 anni del prestigioso The New York Times Best Illustrated Children’s Books Award, l’unico premio al mondo che giudica il merito artistico dei libri valutandone le illustrazioni indipendentemente dal testo.

Il Dragone e la sua eccellenza, però, sono stati al centro dell’intera manifestazione.

La Cina ormai esporta in occidente anche i suoi eroi letterari, che già popolano l’immaginario dei bambini, creando nell’economia cinese, che non è solo vestiti ed acciaio, un microcosmo dai risvolti davvero interessanti.

Ci sono 367 milioni di ragazzi sotto i 18 anni in Cina, più dell’intera popolazione degli Stati Uniti e con lo sviluppo economico la domanda di cultura si è allargata enormemente. Tra i titoli più richiesti da grandi e piccini: Le avventure di Cipollino, di Gianni Rodari, Peppa Pig e il cofanetto del bestseller locale Piante contro zombie, che dal 2012 ha venduto circa 120 milioni di copie.

Nel suo complesso il mercato cinese conta un volume di circa 780 milioni di libri l’anno, con un potenziale che nei progetti del più grande editore del settore, Li Xueqian, può addirittura raddoppiare. Tuttavia, anche in Cina si combatte con il problema dei troppi titoli stampati all’anno, dei quali molti di bassa qualità, questo porta indecisione nei consumatori, famiglie ed insegnanti. Ciò, alla lunga, rappresenterebbe un problema, contando che per le famiglie della classe media cinese la lettura rappresenta un trampolino di lancio per i propri figli; mettere i bambini in età prescolare a contatto da subito con la parola scritta li attrezza ad affrontare un sistema scolastico dalle condizioni spietate. Giocare di sponda con le scuole, per l’industria del libro è, quindi, un canale di influenza, non solo di profitti.

Anche rispetto agli acquisti di libri on line, in formato digitale o cartaceo, si possono fare alcune riflessioni. La divaricazione culturale è evidente tra i giovani cinesi di città e quelli che in città non vivono: nove libri su dieci vengono acquistati e letti solo nelle grandi città, mentre nell’altra metà del paese il provincialismo e l’isolamento culturale sono ancora spaventosi.

Rimane il fatto che la fetta di giovani lettori cinesi è consistente. Quanto ai gusti, la scelta ricade molto spesso sulla narrazione ufficiale della “riscossa cinese”, ossia su argomenti che mettono al centro la rinascita culturale della Cina del 1800, ad opera dei suoi poeti ed intellettuali, subito dopo l’umiliazione della guerra persa contro il Giappone. Su questo fenomeno c’è addirittura chi parla di nuovo realismo, una vera e propria corrente letteraria che affonda le sue radici nella tradizione cinese (perciò estremamente cara anche al regime politico) e che si potrebbe imporre anche all’estero, in contrapposizione a tanti autori occidentali che si limitano ad imitare le atmosfere di Harry Potter e poco altro.

Rossella Marchese

Il ritorno agli Atenei, cresce il numero degli studenti universitari

Rispetto all’anno accademico 2016/2017, per questo appena trascorso il numero degli iscritti è salito ancora, quasi 12mila matricole in più in tutta Italia. Un trend positivo, questo, che si ripete ormai da quattro anni; uno dei pochi in realtà.

Dagli anni Duemila, questa, per le immatricolazioni universitarie è l’annata migliore. Tra esperti del settore e rettori, tutti sono concordi nel dire che si è tornati a vedere quota 300mila nuovi iscritti nel 2018. Ciò vuol dire che anche per l’università la grande crisi 2008-2014 ha smesso di mordere.

La crescita è abbastanza omogenea in tutto il Paese e questo rappresenta un plusvalore, soprattutto se si considera, dati ufficiali del Miur alla mano, che di 44 atenei che crescono, 14 si trovano al Sud.

L’Università di Ferrara guida la fila, raddoppiando gli iscritti da 3mila a 7mila, grazie all’abolizione del numero chiuso in buona parte dei dipartimenti; segue l’Università dell’Insurbia (Como e Varese), mentre i successivi, terzo e quarto posto di questa classifica, spettano agli Atenei di Messina e Catanzaro. Va registrata una crisi nel Centro Italia, area geograficamente limitata ma con molte università a risultati negativi. Agli Atenei messi in seria difficoltà dai terremoti, L’Aquila e Macerata, si aggiungono le difficoltà di prestigiose università laziali quali La Sapienza, Tor Vergata, con il rettore sotto processo per tentata concussione ed istigazione alla corruzione, la Tuscia nel Viterbese e l’Università di Roma foro Italico.

Pure l’Alma Mater di Bologna non sembra brillare in questa indagine, pagando un calo delle immatricolazioni per aver introdotto il numero chiuso in alcuni dipartimenti molto popolari, come Scienze Politiche. Mentre la Federico II di Napoli vive una ritrovata fiducia dei suoi studenti, attraendone molti sia dentro che fuori regione.

Intervistato sull’argomento, il rettore della virtuosa Università di Ferrara, Giorgio Zauli, ha parlato dell’abolizione del numero chiuso per i corsi di laurea a livello locale come di una battaglia culturale: “facciamo male al Paese se impediamo ai giovani di seguire le proprie inclinazioni. Tra l’altro c’è bisogno di più laureati, non il contrario. Come per Medicina: tra 10 anni mancheranno 110mila medici in Italia. Mantenere il numero chiuso a livello nazionale non ha senso”.

I paletti sono come sempre stretti, il sottofinanziamento degli Atenei e della ricerca all’interno di essi è un dato reale, tuttavia la tendenza positiva che mostra questa indagine non è da sottovalutare. Significa, anche, che nell’ultimo quadriennio positivo per le immatricolazioni, sono stati recuperati all’istruzione superiore decine di migliaia di diplomati; e questa è certamente un’ottima notizia.

Rossella Marchese

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