E’ iniziato il nuovo anno scolastico… Quale valutazione dei docenti?

Come valutare i docenti è una questione ancora irrisolta… occorrerebbe dare peso e valore alla esperienza in aula come spazio e tempo di apprendimento sull’area dell’insegnamento.

Quest’anno, le scuole iniziano con un forte carico d’ansia per le famiglie non solo per le nomine in ritardo. Infatti, la mobilità, le immissioni in ruolo e la lotta al precariato restano sempre problemi aperti e non risolti, nonostante di recente siano state investite ingenti risorse.  Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le norme si susseguono, vengono cambiate, ma non c’è mai  risoluzione di questi problemi.

Occorrerebbe che la politica scolastica affrontasse queste questioni con un piano strategico basato sulla ricerca culturale e la qualità dell’istruzione, fattori caratterizzanti la mission educativa e che consente di operare le scelte delle risorse professionali in risposta ai reali bisogni specifici.

Infatti, attualmente si è in una nuova fase di contrattazione collettiva, dove ai sindacati è stato riconosciuto un ruolo maggiore, modificando in parte la stessa legge sulla “Buona scuola”. Gli aumenti di merito sono stati ridimensionati in valore e sono rientrati in qualche misura sotto il controllo della contrattazione collettiva. A essa ora spetta definire i criteri sulla base dei quali i dirigenti scolastici vanno a definire gli aumenti salariali.  Ora spetta alla contrattazione collettiva tra sindacati e preside indicare quali criteri individuare su quelli proposti dal Comitato sulla buona scuola, debbano essere legati al merito in termini di compensi da attribuire effettivamente ai singoli docenti. Questo ci fa tornare indietro sull’affrontare un’antica questione. Si tratta di riuscire a separare i criteri di valutazione dei singoli docenti da quelli da seguire per concedere gli aumenti retributivi agli stessi. Cosa di non facile applicazione e l’esperienza del passato dimostra che le soluzioni proposte hanno creato confusione di ruoli e scarsa efficacia dello strumento. Per questo, è necessario superare il continuo susseguirsi di riforme che ogni governo attua come risposta risolutiva agli errori del governo che lo ha preceduto, senza  una visione strategica e di sistema per il bene e lo sviluppo del nostro paese.

Occorre partire dal tener conto delle considerazioni OCSE, che indicano come gli insegnanti italiani, pur tenendo conto dell’aumento contrattuale medio, guadagnano il 18 per cento in meno rispetto ai colleghi stranieri nella primaria, il 14 alle medie e il 16 per cento nelle superiori.

La carriera dei docenti italiani rimane così una delle più brevi e meno articolate dell’area Ocse.

Danilo Turco

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