Il dolore e l’arte in Frida Khalo

“Molte volte nel dolore si trovano i piaceri più profondi, le verità più complesse, la felicità più vera”.

Frida Khalo (Magdalena Carmen Frida Khalo y Calderón ) è stata una pittrice Messicana. Nata a Coyoacàn in Messico il 6 luglio 1907, amava dire, però, che era nata nel 1910 perché  si sentiva figlia della rivoluzione messicana di quell’anno e del Messico moderno.

Una vita non facile e molto travagliata quella della pittrice, ma, nonostante le difficoltà della vita che ha dovuto affrontare, ha, sin da bambina, avuto un carattere temerario, forte, e indipendente, è stata e rimarrà una delle figure femminili più combattive e rivoluzionarie del novecento.

Frida amava l’arte e dipingeva, cominciò per gioco e per passione a dipingere i ritratti che lei stessa realizzava dei suoi compagni  di studio (Cachunas, gruppo di studenti col berretto che indicava un segno distintivo, sostenitori del socialismo nazionale)  della Escuela Nacional preparatoria. Inizialmente, però, aveva prima studiato al collegio tedesco Aleman. Alejandro faceva parte del gruppo e non solo, era il capo spirituale e ispiratore dei cachuchas e studiava diritto e giornalismo. Tra il giovane aspirante giornalista e la giovane aspirante pittrice nacque l’amore ma da lì a poco stava per accadere qualcosa che avrebbe per sempre cambiato la vita di Frida.

L’incidente

Il 17 settembre del 1925, i due innamorati erano in procinto di tornare a casa al termine delle lezioni al collegio, quando il veicolo  su cui viaggiavano si schiantò contro un muro. Frida subì 32 operazioni a causa del tragico incidente poiché le causò gravi conseguenze come la rottura delle colonna vertebrale in tre punti (nella zona lombare), collo del femore fratturato e altrettanto le costole, il piede destro fu schiacciato e slogato, la gamba sinistra subì undici fratture, la spalla sinistra restò lussata, l’osso pelvico spezzato in tre punti e l’asta di metallo del pullman le trafisse l’anca sinistra.

Obbligata a rimanere molto tempo nel letto di casa viste le sue condizioni, Frida si dedicò alla lettura di libri sul movimento comunista e alla pittura. Quando il gesso al busto le fu tolto, decise di trasformare la sua passione per l’arte in un vero e proprio lavoro. Diego Riviera era un illustre pittore dell’epoca, al quale Frida si rivolse per avere una sua critica. Quest’ultimo, rimasto colpito dallo stile moderno della giovane pittrice, decise di inserirla nella scena politica  e culturale messicana. Non passò molto tempo e Frida iniziava a partecipare a numerose manifestazioni fino a divenire un’attivista del partito comunista messicano (si iscrisse nel 1928).

La vita sentimentale

Questo continuo contatto con Diego fece sì che Frida se ne innamorasse e nonostante fosse consapevole dei continui atti di infedeltà da parte dell’uomo decise ugualmente di sposarlo.  Ma erano inevitabili le delusioni sentimentali così la giovane artista, decise di avere diverse esperienze anche omosessuali. Successivamente, però, i due coniugi si trasferirono negli USA per svolgere alcuni lavori che a Diego furono commissionati ma che a breve gli sarebbero stati revocati a causa dello scalpore suscitato dall’affresco nel Rockfeller Center (operaio con volto di Lenin). Le sofferenze per la giovane pittrice non erano ancora giunte al termine: durante il loro soggiorno a New york Frida era in dolce attesa ma dopo poco ebbe un aborto spontaneo. Decisero allora i due coniugi, distrutti dal dolore per la perdita del loro bambino, di tornare in Messico. Nel 1939 decisero di divorziare in seguito al tradimento da parte di Diego con la sorella di Frida. Ma dopo un anno circa, Diego la convinse a sposarlo di nuovo convincendola sul fatto che non aveva mai smesso di amarla.

La carriera artistica

“Sono felice, fino a quando potrò dipingere”.

L’intenzione di Frida era quella di affermare la propria identità messicana attraverso i suoi dipinti di piccoli autoritratti ispirati all’arte popolare e alle tradizioni precolombiane. Frida lo dimostrava anche attraverso il suo modo di vestire poiché si ispirava molto al costume delle donne di Tehuantepec (un comune di Oaxaca) in cui le donne comandano i mercati locali e deridono gli uomini. Forse era stato questo che aveva  maggiormente affascinato Frida. Il primo dipinto di Frida fu il ritratto del suo primo amore Alejandro e nei dipinti successivi raffigurava spesso gli aspetti drammatici della sua vita. Dalle sue tragiche esperienze prende anche spunto per altri dipinti: autoritratto con una colonna romana fratturata (che rappresenta la sua spina dorsale) e circondata da numerose scimmie che cura come figlie (probabile riferimento al figlio che ha perso e che tanto avrebbe voluto). Dal 1838 i suoi dipinti non erano più descrizioni della parte tragica della sua vita ma parlano del suo stato d’animo interiore. A città del Messico, a New York (1938) e a Parigi (1953) furono dedicate a Frida tre importanti esposizioni. Ma il valore delle sue opere artistiche state recentemente rivalutate soprattutto in Europa attraverso diverse mostre.

“Una surrealista creatasi con le proprie mani” affermava, nel 1938, il poeta e saggista surrealista Andrè Breton quando, per la prima volta, vide il lavoro di Frida. Estasiato dalle opere della pittrice, nel 1939, la invitò a Parigi dove le sue opere vennero esposte durante una mostra dedicata a lei. In quel periodo Frida a Parigi frequentava i surrealisti perché le piaceva essere considerata un’artista originale. Nel 1953 per un’infezione esitata in cancrena le fu amputata una gamba.  Frida morì di embolia polmonare a quarantasette anni nel 1954.

“Spero che l’uscita sia gloriosa e spero di non tornare mai più”.

Sono le ultime parole scritte da Frida nel suo diario.

Alessandra Federico

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