Auguri di Buon 2018

La Redazione di Networknews24 e l’Associazione Culturale “Napoli è” augurano a tutte le Lettrici e a tutti i Lettori, a tutte le Amiche e agli Amici dell’Associazione, a quanti ci sono  vicini e hanno sostenuto le nostre iniziative e attività, i migliori auguri di un sereno e felice 2018, ricco di pace e di positività.

 

Il 2017 in un positivo punto di vista

La verità è che il marcio ci salta subito agli occhi; sarebbe semplice stendere un elenco di quanto di più rilevante e negativo è successo negli scorsi 12 mesi, dagli attacchi terroristici alle minacce di guerra nucleare, dai disastri naturali a quelli provocati dall’uomo, solo per procedere per macro categorie.

Eppure, l’ottimismo che contraddistingue la nostra specie ha spinto un ragazzo dell’Università dell’Iowa a twittare una carrellata di buone notizie passate inosservate ai più, ma che  ha finito per essere ripostata migliaia di volte in tutto il mondo.

Pertanto apprendiamo che il 2017 è stato l’anno in cui gli scienziati hanno trovato un modo per alimentare artificialmente la barriera corallina; l’anno in cui il leopardo delle nevi è stato depennato dalle specie a rischio; l’anno in cui l’AIDS per la prima volta risulta non essere la maggior causa di morte in Africa. Ed ancora, a dispetto di quanto si crede, nel 2017 le api, insetti così importanti per la nostra sopravvivenza, sono aumentate del 27%, e gli scienziati sono anche riusciti a trovare un insetticida non nocivo per loro. Ma il 2017 è stato anche l’anno del Brasile che ha dato l’ok ad un progetto che prevede di piantare 73 mln di alberi per i prossimi sei anni nella foresta amazzonica; e sulla scia delle best practice per il pianeta, c’è anche la Cina, che ad inizio gennaio ha annunciato la messa al bando del commercio interno di avorio: una decisione storica che chiude il più grande mercato d’avorio del mondo e che potrebbe assestare un colpo decisivo al bracconaggio di elefanti in Africa. E poi c’è la questione del fiume Whanganui, in Nuova Zelanda, che è stato riconosciuto persona giuridica e, di conseguenza, portatore di interessi tutelabili ed azionabili legalmente, grazie ad una sentenza storica che potrà fungere da precedente per il diritto internazionale. La battaglia legale per ottenere questo risultato è durata oltre 140 anni, la più lunga della storia del Paese.

Pare proprio che, tutto sommato, ci sia ancora del buono di cui parlare e l’augurio è che per il prossimo anno si possa fare altrettanto.

Rossella Marchese

Approvata la legge che tutela gli orfani di femminicidio

Alla fine di ogni legislatura sembra che l’attività parlamentare si faccia più frenetica, quasi si volesse porre rimedio alla connaturata lentezza della nostra macchina legislativa, eppure in molti casi questa accelerata non si rivela un male. È il caso della disposizione di legge approvata dal Senato lo scorso 21 dicembre e che tutela i figli non economicamente autosufficienti della vittima di omicidio commesso dal coniuge (anche se separato o divorziato), dal partner di un’unione civile (anche se cessata), o da una persona che è o è stata legata da una relazione affettiva e stabile convivenza.

Gli orfani di crimini domestici potranno accedere al gratuito patrocinio a prescindere dai limiti di reddito. Lo Stato si farà carico delle spese sia nel processo penale sia in quello civile, compresi i procedimenti di esecuzione forzata.

Un altro tassello a completare il quadro di tutele necessarie che devono entrare in campo di fronte al problema della violenza di genere, che porta con sé devastanti effetti collaterali.

Agli orfani costituiti parte civile, in sede di condanna (anche non definitiva), spetta, ora, a titolo di provvisionale, una somma pari al 50% del presumibile danno che sarà liquidato in sede civile, e a tal fine è prevista la conversione del sequestro in pignoramento già con la condanna in primo grado.

Inoltre, nei confronti del familiare per il quale è chiesto il rinvio a giudizio per omicidio viene sospeso il diritto alla pensione di reversibilità. Durante tale periodo (e fino a quando vi siano i requisiti di legge) la pensione, senza obbligo di restituzione, sarà percepita dai figli della vittima. In caso di proscioglimento o archiviazione, la sospensione verrà meno e lo Stato, salvo vi sia stato subentro dei figli, dovrà corrispondere gli arretrati.

La condanna e il patteggiamento comporteranno, invece, l’indegnità a succedere, dichiarata direttamente dal giudice penale, senza necessità di un’azione civile da parte degli eredi.

Ed infine, dopo molte  e controverse ipotesi, è stata stabilita la natura e l’entità del fondo di solidarietà alle vittime; pertanto, quello che è già il fondo per le vittime di mafia, usura e reati intenzionali violenti viene esteso anche agli orfani di crimini domestici con una apposita dotazione aggiuntiva di 2 milioni di euro all’anno per borse di studio e reinserimento lavorativo. Ai figli delle vittime verrà pure assicurata assistenza medico-psicologica gratuita fino al pieno recupero psicologico, ed attribuita una quota di riserva prevista per l’assunzione di categorie protette.

Rossella Marchese

Fino alla fine ed oltre, la legge dello Stato sul testamento biologico

Non parliamo né di eutanasia, né tanto meno di suicidio assistito, entrambi non sono contemplati nel testo di legge approvato dal Senato lo scorso 15 dicembre con 180 voti favorevoli. Il disegno di legge 2801 sul testamento biologico, ora precetto dello Stato contiene, infatti, le “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”; un compromesso legislativo che non rende certo l’Italia all’avanguardia su queste problematiche, ma che, finalmente, ci dota di strumenti legislativi necessari a farvi fronte.

Lo spirito del progetto di legge, mantenutosi intatto per tutto l’iter, è quello per cui nessun trattamento sanitario possa essere cominciato o continuato senza il consenso libero e informato della persona interessata. La legge, inoltre, prevede che nella relazione di cura tra il medico e il paziente siano coinvolti, se il paziente lo desidera, anche i suoi familiari, o una persona di sua fiducia. Viene pure disciplinato il diritto di ogni persona a conoscere le proprie condizioni di salute ed essere informata in modo completo della diagnosi, la prognosi, i benefici e i rischi degli accertamenti diagnostici e dei trattamenti sanitari proposti, le possibili alternative e le conseguenze dell’eventuale rifiuto del trattamento. Il consenso deve essere dato in forma scritta o videoregistrata, con mezzi che consentano anche alla persona con disabilità di comunicare.

Il paziente ha il diritto di revocare in qualsiasi momento il consenso dato.

Tra i punti salienti della legge vi è certamente l’inclusione della nutrizione e dell’idratazione artificiali nei trattamenti sanitari, somministrabili secondo prescrizione medica e, dunque, rifiutabili o sospendibili dal paziente. Anche la terapia del dolore entra a far parte delle disposizioni legislative, pur se in maniera poco incisiva ed alquanto interpretabile; secondo la norma, infatti: “il medico deve astenersi da ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure e dal ricorso a trattamenti inutili o sproporzionati, ma deve comunque alleviare le sofferenze del paziente, anche in caso di rifiuto del trattamento sanitario», di contro, il paziente: «non può esigere dal medico trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale e alla buone pratiche clinico-assistenziali”.

Per quanto riguarda le così dette disposizioni anticipate di trattamento (Dat), ogni persona in previsione di una sua futura incapacità a comunicare, potrà esprimere anticipatamente le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari e dovranno essere redatte in forma scritta, ma saranno rinnovabili, modificabili e revocabili in ogni momento.

Spetterà alle amministrazioni pubbliche responsabili della materia attuare la legge per quanto riguarda le risorse umane, strumentali e finanziarie. Ma, specifica il testo, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Anche questo è un punto controverso, dal quale nasceranno future polemiche.

Rossella Marchese

I pericoli per la stabilità dell’UE all’interno degli stati membri: i timori  Weimar della Merkel

Nelle elezioni politiche in Germania i sondaggi corretti che erano arrivati sul tavolo della Cancelleria Merkel prima del voto vedevano Alternativa non al 9-10, ma al 13-15%, sottraendo voti sia alla Cdu sia all’Spd. Non solo per la prima volta una formazione neo-nazionalista sarebbe tornata al Parlamento tedesco, ma sarebbe diventata di colpo il terzo partito del Bundestag.

Per questo Schulz, ex presidente del Parlamento europeo, ricevette la telefonata della cancelliera, che, con toni cordiali, nonostante l’inasprimento inferto della campagna elettorale, lo informò del peggioramento all’orizzonte per entrambi i partiti, invitando a esprimere dichiarazioni concilianti alla chiusura delle urne, così da preparare tutti all’unica soluzione possibile, la Grande coalizione tra i due partiti. Schulz si sentì a disagio, aveva condotto per oltre sei mesi una campagna serrata proprio contro la Cdu e contro la Grande coalizione.  Dopo 48 ore i risultati elettorali confermarono i timori della Merkel. La Cdu era scesa al 33%, la Spd al 20,5% e Alternativa al 12,6. L’analisi evidenziò che la Cdu aveva perso rispetto al 2013, ma non rispetto alle tre elezioni precedenti e  la debolezza apparteneva al partito bavarese (Csu); l’Spd, il più antico partito politico europeo, era sotto il minimo storico; il partito liberale (Fdp) era risorto energicamente col 10,6% spostandosi però alla destra della Cdu. Infine, la frammentazione dei partiti aveva reso ancora più ingombrante la presenza di Alternativa, terzo partito al Bundestag. Merkel ricordò una frase del socialdemocratico, Helmut Schmidt: “fu il disordine e il fallimento della grande coalizione ad aprire la strada al nazismo dopo la Repiubblica di Weimar”. Allora  sì, la cancelliera  elabora una strategia per contrastare il rischio di una nuova Weimar:  prima scelta quella di consolidare il quadro politico, formando una grande coalizione e allineare l’azione politica di Berlino con quella francese del nuovo presidente Emmanuel Macron. Questo avrebbe rafforzato l’Europa prima che i populisti ne minassero le fondamenta; seconda azione sarebbe stata quella di modificare le procedure parlamentari, rafforzando la presa sull’attività legislativa e sul dibattito pubblico con la nomina del più potente uomo politico tedesco, Wolfgang Schäuble, a presidente del Bundestag, in modo da ridimensionare la visibilità di Alternativa; infine, terza azione quella di operare per porre le basi per il tradizionale bipolarismo destra-sinistra alle future elezioni, con un lavoro nascosto di alleanza tra le forze più giovani della Cdu e dei liberali. Tutto questo avrebbe riportato la stabilità al quadro politico tedesco.

Per far tutto questo occorreva superare l’ostacolo Martin Schulz, il quale, il 24 settembre sera, comunicato l’esito delle elezioni, confermato alla guida dell’Spd con il 100% dei consensi, si presentò alle telecamere alterato e attaccò frontalmente la cancelliera dichiarando: “la SPD non sarà disponibile a rinnovare la Grande coalizione”.

Il giorno dopo, la cancelliera cercò al telefono una rappresentante di vertice dell’Spd con cui aveva la giusta confidenza, la ministra del Lavoro e delle politiche sociali Andrea Nahles di cui aveva constatato un crescente realismo politico dopo le iniziali posizioni radicali. Alla Nahles, Merkel spiegò che era suo unico interesse replicare il governo di grande coalizione e Nahles concordò e chiese tempo per costruire il necessario consenso nel partito per aggirare la contrarietà del segretario. Dopo due giorni dopo, Nahles si dimise da ministro e fu eletta presidente del gruppo parlamentare dell’Spd. Merkel e Nahles si diedero appuntamento per metà novembre. Il lungo e insolito negoziato per il varo di una coalizione Giamaica, composta da Cdu-Csu, Liberali e Verdi, si rivelò in gran parte solo un escamotage per guadagnare tempo mentre l’Spd persuadeva il proprio segretario.

Il 15 novembre, dall’Spd arrivò il segnale che la cancelliera aspettava. In via riservata i tre quarti dei parlamentari socialdemocratici si erano detti favorevoli a formare una grande coalizione contro il parere di Schulz e nel timore di dover tornare alle urne e perdere il seggio parlamentare appena conquistato. L’Spd avrebbe richiesto posizioni importanti nel nuovo governo e ufficialmente rappresentava la propria scelta come un sostegno alla linea europeista del partito e all’alleanza con Macron.

Passarono solo due giorni e il leader liberale Christian Lindner rovesciò a sorpresa il tavolo della trattativa per un governo Giamaica. Non ci furono vere spiegazioni e lo stesso Lindner di fronte alle telecamere lesse una dichiarazione: “meglio non governare che governare mal”. A sua volta, Nahles, che assumeva sempre più  toni pubblici da leader dell’opposizione e perfino da antagonista della cancelliera, si stava costruendo la possibilità di lavorare direttamente al fianco di una Merkel concentrata sulla politica europea, come ministro del Kanzleramt.  Nahles, quindici anni più giovane della Merkel, inizierebbe così a lavorare per un proprio governo futuro, a capo di una coalizione tutta di sinistra. Il bipolarismo tedesco rinascerebbe.  La strada è ancora in salita, sono presenti ostacoli e molti possibili incidenti in agguato, ma i lineamenti della strategia Merkel per sconfiggere i fantasmi di Weimar sono quasi completati.

Danilo Turco

1957-2017. Europa, quale futuro? Insieme nella diversità

Si terrà giovedì 14 dicembre, alle ore 9.45, presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, in via Monte di Dio n. 14, Napoli, la tavola rotonda dal titolo “1957-2017. Europa, quale futuro? Insieme nella diversità”, organizzata da Unisin Regionale Campania, in collaborazione con Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici) Sezione Napoli Centro.

Un momento di incontro per parlare e riflettere sull’Europa a 60 anni dalla firma del Trattato di Roma del 1957, un’occasione per un’analisi che, partendo dall’idea guida dei padri fondatori, si snoda fino ai giorni nostri, sullo sfondo della Brexit, con un focus su alcuni temi fondamentali quali lavoro, cultura, istruzione/formazione e pari opportunità.

L’incontro, voluto da Unisin Regionale Campania, è in onore di Gerardo Marotta (componente del comitato scientifico della rivista Professione Bancario), fondatore dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, europeista convinto, grande uomo di cultura conosciuto a livello internazionale, che ha avuto il merito di riuscire a portare l’Europa e le sue eccellenze culturali, sociali, scientifiche a Napoli, in quell’Acropoli, sede dell’Istituto, che è cuore pulsante di cultura e formazione per i giovani italiani, europei e non solo.

La tavola rotonda vuole essere un primo momento di riflessione sul ruolo dell’Europa, in un panorama socio-economico caratterizzato da una crisi che sembra  non vedere la fine, e sul futuro stesso dell’Unione europea, che deve essere sempre più “Europa dei popoli” e sempre meno “Europa finanziaria” per riuscire così a tornare a toccare il cuore dei suoi cittadini.

Interverranno: Simona Marino, Delegata del Sindaco alle Pari Opportunità, Comune di Napoli; Fiorinda Li Vigni, Segretario Generale dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Giacomo Zampella, Presidente AIMC Provincia di Napoli; Salvatore Adinolfi, Presidente Regionale Unisin Campania; Umberto Aleotti, Avvocato e Docente di Diritto internazionale della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Maddaloni (CE); Antonio Lanzaro, Docente di Diritto Internazione dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”; Daniela Foschetti, Segretario Nazionale Unità Sindacale Falcri Silcea Sinfub (Unisin); Fabio Corbisiero, Docente di Sociologia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”; Enzo Grano, Massmediologo; Giovanna Mugione, Dirigente Scolastico dell’I.S. “G. Marconi” di Giugliano in Campania; Antonella Verde, Avvocato giuslavorista.

Modera e coordina i lavori: Bianca Desideri, Giornalista, Segretario Regionale Unisin Campania.

 

La pizza patrimonio dell’Unesco, la rivincita di Napoli su Expo

Non è la ricetta della pizza napoletana, rigorosamente disciplinata dall’attestazione di specificità Stg che definisce le materie prime e le modalità di cottura, ma sono bensì la cultura e l’identità di chi ci lavora a essere tutelati dal riconoscimento dell’Unesco.

Dal “masto pizzaiuolo”, che insegna e tramanda la tradizione e sceglie i materiali per la lavorazione, al “guaglione” che apprende e realizza le pizze, fino al “masto fornaio”, che sceglie la legna, controlla la temperatura del forno e gestisce le cotture con le diverse pale a disposizione, di legno e di ferro.

L’Arte del pizzaiuolo napoletano è Patrimonio dell’Umanità. Il 12 Comitato per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO, riunito in sessione sull’isola di Jeju in Corea del Sud, ha valutato positivamente la candidatura italiana. Per il Belpaese si tratta del 58esimo Bene tutelato, settimo Patrimonio immateriale riconosciuto, il nono in Campania. Con grande soddisfazione, ha annunciato la vittoria in diretta Facebook la delegazione italiana che sull’isola sudcoreana ha seguito da vicino i lavori del Comitato UNESCO. A Jeju hanno atteso la proclamazione l’Ambasciatore Vincenza Lomonaco, Rappresentante Permanente d’Italia presso l’UNESCO, il Presidente della Fondazione UniVerde Alfonso Pecoraro Scanio, già Ministro delle Politiche Agricole e dell’Ambiente, Pierluigi Petrillo, curatore legale del dossier di candidatura.

I lavori del Comitato UNESCO si concluderanno il 9 dicembre e solo al termine di questa ultima sessione l’Arte del pizzaiuolo napoletano sarà ufficialmente iscritta nella Lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.  Appena arrivata la notizia che la pizza napoletana è stata riconosciuta “Patrimonio culturale dell’Umanità” dall’Unesco, la fantasia dei napoletani si espressa in mille iniziative: feste in strada, pizze offerte a passanti nel centro storico, gadget. E, con una tempestività da primato, anche dal salotto della moda partenopea arrivano proposte a tema. Cilento, maison centenaria di moda maschile, ha prodotto e messo in vendita una preziosa cravatta sette pieghe che celebra la pizza. Del resto, non poteva mancare questo esemplare nella prestigiosa collezione dell’azienda di Ugo Cilento che è solita scandire tempi ed eventi della città con una collezione di cravatte ormai nota nel mondo e di importante valore. “Unire cibo, moda e cultura, è questo il segreto che ci rende unici e ricercati nel mondo. Con entusiasmo celebro oggi il risultato che finalmente riconosce la pizza patrimonio dell’umanità”, commenta Ugo Cilento.  Quello che non hanno capito i signori dell’Expo lo ha capito l’Unesco, riconoscendo la pizza come patrimonio culturale dell’Umanità. Oggi l’ingresso dei pizzaioli nell’Olimpo delle Arti suona anche come uno schiaffo alla miopia di una certa politica, assai piccina, che ha preferito, e preferisce, rincorrere le grandi filiere industriali, i grandi brand, i grandi interessi, senza comprendere che questo capolavoro dell’arte povera, in un mondo di piccole patrie, è riuscito a fare da collante e cemento all’identità collettiva di una comunità e di una nazione.

Nel riconoscimento dell’Unesco c’è l’orgoglio di un mondo artigiano che non ha smarrito il rapporto con la propria terra, con i colori e i sapori del Mediterraneo; viceversa ne resta ancorato, soprattutto del Mezzogiorno. Dietro la pizza non ci sono le grandi multinazionali, non c’è alcun McDonald’s, alcuna filiera nello scacchiere geopolitico del gusto.

La pizza è un affare di popolo che trae origine dagli alimenti più sani dell’agricoltura italiana, il grano, l’olio, la mozzarella e il pomodoro: per questi motivi era e resta il più universale e unificante dei pasti – perché facilmente replicabile ovunque, e a basso costo – ma nello stesso tempo quello in cui meglio si esprime l’identità culturale di un territorio. Dunque è una cosa seria, serissima. Questo avrebbero dovuto capire i signori dell’Expo, che nel 2015 hanno pensato alla pizza solo perché c’erano da sfamare milioni di visitatori arrivati da ogni angolo del pianeta, derubricandola così a prodotto di catering, anziché elevarla a simbolo non solo di Napoli ma dell’Italia nel mondo.

Matilde Serao, nel Ventre di Napoli, raccontò dell’intuizione e del fallimento di un industriale napoletano che aveva pensato di aprire una pizzeria a Roma. “Sulle prime la folla vi accorse: poi andò scemando”.

Nicola Massaro

Energia: le rinnovabili in California entro il 2045

La California, governata da Jerry Brown, vuole utilizzare solo energia rinnovabile entro il 2045, con l’approvazione di un disegno di legge ad hoc, che consente di abbandonare completamente l’elettricità prodotta con combustibili fossili in meno di tre decenni. Il percorso a tappe prevede che entro il 2026, dovrebbe riuscire a raggiungere l’obiettivo del 50 per cento di energia ricavata da fonti rinnovabili, arrivando al 60 per cento nel 2030.  Ad oggi, la California è il secondo Paese al mondo ad aver adottato un approccio così radicale in tema di energia. L’altro è la Danimarca che entro i prossimi tre anni arriverà a produrre metà della sua elettricità da fonti rinnovabili.  Le Hawaii sono diventate il primo stato federale americano a firmare l’Accordo di parigi e le ricerche affermano che 139 Paesi nel mondo potrebbero raggiungere il 100 per cento l’uso di energia rinnovabile entro il 2050.

La lotta al riscaldamento globale prosegue nonostante Trump e il guanto di sfida alle politiche economiche e energetiche dell’amministrazione di Donald Trump è stato lanciato dalla California.

Danilo Turco

Ue: chiede embargo in Arabia Saudita

ll Parlamento europeo ha approvato il 13 settembre 2017 a Strasburgo una risoluzione che chiede l’embargo sulla vendita delle armi in Arabia Saudita agli Stati membri, ma il Consiglio non ha ancora una sua posizione. A destare preoccupazione tra gli eurodeputati sono i crimini di guerra commessi dall’esercito saudita in Yemen, nel sanguinoso conflitto per il predominio della regione.

L’embargo è stato sollecitato il 20 ottobre scorso con una lettera all’Alto rappresentante Federica Mogherini firmata da alcuni presidenti di gruppi parlamentari: Ska Keller e Philippe Lamberts dei Verdi, Gianni Pittella dei Socialdemocratici, Guy Verhofstadt dell’Alde e da Gabriele Zimmer della Sinistra unita europea.

La denuncia su questo è arrivata dalla europarlamentare verde Valero Bodil che ha criticato il fatto che al momento sono prodotte “troppe armi”, perché ci sono “numerosissime industrie di armamenti in Europa”, e quindi “per questo c’è grande bisogno di esportarle”. I maggiori paesi che le esportano e fanno pressioni all’Ue affinché l’embargo non sia approvato, ha spiegato, sono Francia, Germania, e Gran Bretagna, secondo uno studio condotto dall’Istituto di ricerca internazionale per la pace di Stoccolma.

“È uno scandalo che gli Stati membri dell’Ue continuino a fornire armi e competenze all’Arabia Saudita per la guerra contro lo Yemen. L’Alto rappresentante Mogherini dovrebbe lanciare urgentemente un’iniziativa per imporre un embargo sulle armi dell’Ue”, ha chiesto Valero, e l’Arabia Saudita “dovrebbe immediatamente fermare il blocco del mare, della terra e dell’aria dello Yemen e consentire il pieno accesso per gli aiuti umanitari al Paese”.

Danilo Turco

Discriminazioni di genere e sicurezza nei luoghi di lavoro

I temi delle discriminazioni di genere e della sicurezza nei luoghi di lavoro sono molto dibattuti. Quotidianamente i media ci propongono situazioni di discriminazioni e notizie relative a infortuni e morti sul lavoro.

Alta deve essere l’attenzione e la prevenzione così come la tutela delle vittime. Di questi argomenti si è discusso nella tavola rotonda tenutasi giovedì 26 ottobre a Napoli nella suggestiva Sala Consiglio della Città Metropolitana di Napoli, in via Santa Maria La Nova n. 43.

Due temi scottanti l’incontro che è stato un momento di incontro e scambio di esperienze e buone prassi per porre in essere ogni possibile azione per favorire l’eliminazione del fenomeno delle discriminazioni di genere nei luoghi di lavoro e per rendere sempre più sicuri i posti di lavoro per evitare malattie professionali e ancor di più morti.

Un elemento importante per raggiungere questi scopi è sicuramente quello di una maggiore attenzione alla sicurezza non solo fisica dei lavoratori ma anche psichica, un miglioramento delle relazioni e dell’organizzazione aziendali, un maggiore investimento in formazione e sicurezza.

Ai saluti istituzionali del Vice Sindaco della Città Metropolitana di Napoli, Salvatore Pace, gli interventi di Domenica Maria Lomazzo, Consigliera di Parità Regione Campania;

Isabella Bonfiglio, Consigliera di Parità Città Metropolitana di Napoli; Salvatore Adinolfi, Presidente Unisin Regionale Campania; Daniela Foschetti, Segretario Nazionale Unità Sindacale Falcri Silcea Sinfub; di CGIL Napoli in rappresentanza anche di CISL e  UIL; Antonello Sannino, Presidente Arcigay Napoli; Antonella Verde, Avvocato giuslavorista, hanno focalizzato l’attenzione sulle varie possibili forme di prevenzione e tutela.

A moderare i lavori: Bianca Desideri, Segretario Regionale Unisin Regionale Campania. Le conclusioni sono state affidate a  Giuseppe Cantisano, Capo dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Napoli. Al termine è stato siglato il Protocollo di Intesa tra la Consigliera di Parità della Città Metropolitana di Napoli e l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Napoli al fine di prevenire e rimuovere ogni forma di discriminazione di genere.

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