Alessia Barbagli: Scrivere per resistere. Il Decameron ai tempi del Covid

Alessia Barbagli insegna lettere in una scuola secondaria di primo grado di Roma, dottore di ricerca in Ricerca educativa e psicologia dello sviluppo, cultrice della materia presso la cattedra di didattica generale all’Università la Sapienza di Roma, si è occupata di educazione linguistica con pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali. Partecipa da anni a laboratori di formazione sulla narrazione e sul pensiero narrativo e attualmente collabora con il settimanale “Left”.

Scrivere per resistere. Il Decameron ai tempi del Covid si presenta come un’ampia opera collettiva.
Come e quando ha preso vita e quali sono stati gli umori che l’hanno accompagnata?
L’idea di trasformare in pubblicazione il percorso didattico svolto lo scorso anno durante il lockdown con la mia classe seconda mi è venuta verso la fine della scuola quando ho pensato che potesse essere importante condividere con altri una parte del mondo della “scuola a distanza”, da un lato rendendo disponibili le voci dei ragazzi e delle ragazze che, attraverso le novelle, hanno in qualche modo raccontato se stessi e il mondo che vedevano dalle loro case, dall’altro riportando il percorso che ha condotto a quel progetto. Si sono poi aggiunti i contributo di altri studiosi e studiose che hanno permesso di comprendere il significato assunto da vari aspetti dell’attività svolta.
Il progetto didattico in sé si è sviluppato dal 9 marzo 2020 per sei settimane, in pieno lockdown. La reazione dei ragazzi e delle ragazze è stata immediatamente entusiasta, poi, con il passare dei giorni e delle settimane, spesso le loro risposte risentivano del clima generale che si stava vivendo in quel periodo caratterizzato da momenti di maggiore o minore pesantezza che spesso corrispondevano a maggiori o minori difficoltà nella scrittura e nel racconto.
Durante il lockdown le studentesse e gli studenti hanno ricreato il meccanismo del Decameron di Boccaccio, costituito da 100 novelle. Per questo libro di storie ne sono state selezionate 129.
Quale criterio ha adottato?
Non è stato adottato un unico criterio ma una serie di criteri con priorità differenti. Il primo, e quello più importante, è che tutti fossero rappresentati da almeno tre novelle, poi spesso le novelle sono state scelte in base alla corrispondenza con l’argomento della giornata e con la lettura che, di volta in volta, ho dato del motivo per cui il re o la regina aveva scelto quel tema; altre volte le novelle sono state scelte perché oppure perché costituivano un esempio di evoluzione dello stile o del pensiero dell’autore o dell’autrice.
Quale ritiene sia stata la qualità di un’azione educativa siffatta?
Non è facile valutare l’efficacia di un’azione educativa in senso generale. Forse posso partire dal considerare gli obiettivi che mi ero posta all’inizio del progetto ovvero quello di mantenere vivo il gruppo classe facendo ciò che ci caratterizzava come gruppo ovvero attività didattica.
Scrivere è una pratica che permette di curare e “nutrire” la relazione se lo si fa in un’ottica comunicativa (come ha ben spiegato Patrizia Sposetti nel suo contributo nel libro), scrivere all’interno di una comunità di scriventi rende molto più efficace la scrittura stessa. Inoltre, raccontare storie, a partire da un tema dato da un componente del gruppo di riferimento, consente di raccontarsi agli altri e nel raccontarsi si costruisce il senso necessario per comprendere il mondo che ci circonda: in quel momento il mondo era particolarmente poco chiaro e poco certo e, se da un lato la necessità di cercare un senso era forte, dall’altro la condizione di novità e imprevedibilità rendeva particolarmente difficile farlo in modo autonomo. La forma del gruppo e del meccanismo del Decameron aveva lo scopo di facilitare questa attribuzione di senso. Spero, quindi, che questa attività abbia consentito di mantenere un livello di socialità sufficiente a contrastare l’isolamento e condividere la resistenza ad un momenti difficile e abbia dato ad ognuno di loro la fiducia nel trovare con la cultura gli strumenti per rispondere a molti dei quesiti che la vita ci pone davanti.
Agli oltre cento racconti raccolti nel libro, si affianca il contributo di esperti e studiosi, che hanno proposto un’intensa riflessione sul senso della scrittura come resistenza in questo incerto presente.
Può offrircene una sintesi?
Così come il progetto didattico è stato caratterizzato dalla coralità delle molteplici voci dei ragazzi e delle ragazze, anche il volume si presenta come un’opera “corale” che contiene contributi di esperti su tematiche inerenti il progetto stesso.
Franco Lorenzoni, ha scritto un’affascinante e intensa prefazione dove focalizza l’attenzione sull’importanza di raccontare le storie e sull’orchestrazione del progetto.
Simone Giusti, attualmente docente di didattica della letteratura all’Università di Siena ha approfondito il Decameron come metafora di insegnamento della letteratura a partire dalla cornice; Patrizia Sposetti, professoressa ordinaria di Didattica generale all’Università la Sapienza di Roma e specializzata in educazione linguistica, ha scritto un saggio sulla funzione della scrittura dando una lettura scientifica della pratica svolta nel corso del progetto.
Infine Elena Monducci, psichiatra e psicoterapeuta, ha parlato dei ragazzi e delle ragazze dal punto di vista di chi si occupa di dimensioni interne tenendo in considerazione il particolare momento di crescita in cui alunni e alunne hanno scritto e hanno detto di sé.

Giuseppina Capone

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