Un teatro che difende le donne

 

Domenica, a Napoli, alle 19, nell’ambito della rassegna “Teatro da camera” presentata da PeoniArt Eventi ed organizzata dall’associazione “La città che vogliamo”, “L’ammore, ll’arraggia e ll’addore d’’o mare”, con Anita Pavone, Myriam Lattanzio ed Ugo Gangheri.

“Uno spettacolo – come ci dice Pavone, che ne è anche autrice dei testi – con un tema forte, che spero vedano in tanti, soprattutto uomini, perché alla fine c’è una dolcissima preghiera dedicata a loro, affinché ci stiano accanto nella lotta contro i femminicidi e ogni altro sopruso ai danni delle donne”.

Ma qual è la trama?

“Si tratta di cinque monologhi inediti incentrati sulla violenza nei confronti del mondo femminile, una violenza che notoriamente ha molte modalità, psicologica, familiare, sessuale, omicida. La speranza è che questa attuale società cambi, giacché sta andando verso un maschilismo estremamente preoccupante, e non c’è giorno nel quale non si senta di donne violentate, aggredite con acidi corrosivi, e più. Né la legislazione sembra particolarmente imparziale se alcune sentenze hanno mostrato indulgenza, anche fino all’assoluzione, verso stupratori, quando non anche assassini, perché le loro vittime indossavano biancheria intima leziosa o l’aggressore era in preda a tempesta emotiva, inclinando così ad una demonizzazione della figura femminile che fa ricordare molto il medioevo. Sono anni che studio il problema della violenza sulle donne finendo col leggere testimonianze veramente terribili. Da qui un doveroso impegno sbocciato in me per la causa muliebre che mi vede affiancata da Myriam Lattanzio, altra interprete di questo e di altri spettacoli analoghi. Ma pure nel musicista Ugo Gangheri ho trovato la giusta sensibilità e, con Myriam, un ottimo collaboratore creativo. I vari premi ricevuti per questo testo non sono che uno sprone a continuare ed un’approvazione che mi rende fiduciosa”.

In conclusione, cosa si aspetta da questo lavoro?

“Semplicemente che la gente ci ascolti”.

Rosario Ruggiero

Due donne omaggiano il grande Viviani

Autore verace, Raffaele Viviani ha saputo regalarci magnifiche pagine non solo di ammirevole intensità artistica, ma di alto valore documentario antropologico e sociologico. La sua “Bammenella ’e copp’’e Quartiere”, con tutta la sua viscerale devozione al suo uomo carnefice (“Pe’ mme ’o ’ssenziale/ è quanno me vasa carnale./ Me fa scurda’ tutt’’o mmale/ ca me facette fa’!”), la sua sudditanza masochisticamente accettata ed affettivamente giustificata (“E tutte ’e sserate,/ chillo m’accide ’e mazzate!/ Me vo’ nu bene sfrenato,/ ma nun ’o dà a pare’!”), il piccolo mondo che ruota intorno alla figura di Mast’Errico, l’irriducibile speranza della nubile che è protagonista di “’O struscio”, la penosa condizione operaia splendidamente espressa in “Fravecature”, tratteggiano realtà, psicologiche e sociali, con ogni probabilità di ardua comprensione in altri contesti geografici, ma ben vere, perciò doverose di sensibile, colta attenzione, se si vuole comprendere l’uomo in tutte le sue sfaccettature.

Ad omaggiare l’illustre poeta e drammaturgo di Castellammare di Stabia, prossimamente, il collaudato duo costituito da Anita Pavone e Tiziana Tirrito, attrici di solida esperienza, da qualche anno in felice sodalizio artistico nei ruoli di Perzechella e Serafina con i quali esplorano la più significativa napoletanità. Così sabato 15 aprile, alle 21, saranno al Piccolo teatro CTS di Caserta, coadiuvate dal fisarmonicista Giulio Fazio, per “Perzechella e Serafina e li cunti d’’a vita ’e Papilluccio”, scritto da Anita Pavone.

Difficile prevedere la qualità di un evento teatrale, oneroso ipotizzarla, ma, conoscendo la chiara bontà dell’autore de “La morte di Carnevale”, la bravura, e piacevolezza scenica, delle due protagoniste e l’efficacia dei loro spettacoli già svolti, diventa quasi urgenza garantirne qui i sicuri meriti.

Rosario Ruggiero

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