L’addio al presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi

 

Dalla Normale a 16 anni fino al Colle: un’esistenza al servizio del Paese, addio a Carlo Azeglio Ciampi

Una carriera nelle Istituzioni senza precedenti per l’uomo protagonista dell’ingresso dell’Italia nell’Euro. Fino al suo settennato all’insegna dell’eccezionale popolarità. É morto il 16 settembre Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica dal 1999 al 2006, oggi i funerali.Governatore della Banca d’Italia dal 1979 al 1993, poi Presidente del Consiglio tra il ’93 e il 94, quindi ministro del Tesoro dal 1996 fino all’elezione al Quirinale. Avrebbe compiuto 96 anni il prossimo 9 dicembre. Le tappe della sua vita, dalla sua Livorno agli studi a Pisa, dalla Banca d’Italia alla carriera nelle più alte Istituzioni dello Stato. Ciampi era nato a Livorno il 9 dicembre 1920. Ha conseguito la laurea in lettere nel 1941, alla Scuola normale superiore di Pisa, dove aveva conosciuto anche Franca Pilla, sua futura moglie. Durante la Resistenza, quando è stato siglato l’armistizio dell’8 settembre 1943, Ciampi ha rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e si è rifugiato a Scanno, in Abruzzo. Nel 1946 sposa Franca Pilla e prende la seconda laurea, in giurisprudenza, sempre a Pisa. Nel 1960 è stato chiamato all’amministrazione centrale della225px-ciampi_ritratto Banca. Nel 1973 diventa segretario generale, vicedirettore generale nel 1976 e direttore generale nel 1978, funzioni che ha assolto fino al  aprile  28 aprile 1993. Dall’aprile 1993 al maggio 1994 Ciampi è stato presidente del Consiglio, alla guida di un governo chiamato a un compito di transizione, durante un difficile passaggio sia istituzionale sia economico. Tra i provvedimenti, la privatizzazione di numerose imprese pubbliche e le prime operazioni di dismissione (tra cui quelle, nel settore bancario, del Credito italiano, della Banca commerciale italiana, dell’Imi). Ciampi fu anche ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica, nel governo Prodi (dall’aprile 1996 all’ottobre 1998) e nel governo D’Alema (dall’ottobre 1998 al maggio 1999). Fondamentale fu il contributo al raggiungimento dei parametri previsti dal Trattato di Maastricht, permettendo così l’ingresso dell’Italia nell’euro fin dalla sua creazione. Quest’ultima, Ciampi sottolineava sempre nel libro A un giovane italiano, “non è stata l’avventura vagheggiata da un drappello di visionari, europeisti inguaribili, sforniti di senso della realtà. L’introduzione della moneta unica è stato un momento alto nella storia dell’Europa. Per la prima volta un gruppo di Stati ha deciso, senza la pressione di una minaccia esterna, di rinunciare alla propria sovranità monetaria”.

Poche pagine più avanti rilevava con amarezza che, nonostante la sua generazione avesse confidato in quella successiva per la prosecuzione del percorso europeo, “l’ottusità degli egoismi nazionali è prevalsa”. Ricordando alla generazione che viene ancora dopo, quella dei giovani, le parole di José Ortega y Gasset (Meditazione sull’Europa, Seam, 2000) che “gli -ismi sono lacci di seta con cui… i popoli sogliono strangolarsi”.

Il 13 maggio 1999 Ciampi fu eletto decimo Presidente della Repubblica Italiana, ottenendo 707 voti su 990 già al primo scrutinio.

Severo guardiano della Costituzione, disse «no» importanti: come quando rinviò alle Camere la “legge Gasparri” sul riordino del sistema radiotelevisivo e la “legge Pecorella” sulla inappellabilità delle assoluzioni in primo grado di giudizio.

La camera ardente del Presidente Emerito Carlo Azeglio Ciampi,  allestita a Palazzo Madama in sala Nassyria, è stata meta, accanto ai tanti nomi, di tanti semplici cittadini che hanno voluto rendere l’ultimo saluto alla salma. La Presidenza del Consiglio ha disposto in concomitanza con i funerali una giornata di lutto nazionale con l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici dell’intero territorio italiano.

 

Nicola Massaro

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