BCC di Napoli: il miglior bilancio di sempre

In un momento in cui il sistema bancario mostra per alcune realtà segni di sofferenza, parlare di bilanci e di affidabilità serve sicuramente a rasserenare i correntisti. La BCC di Napoli ha approvato in questi giorni il suo bilancio con risultati di grande interesse..
“Ottimi numeri e una radicata convinzione nel potenziale della nostra città, sono le caratteristiche dell’Assemblea della Banca di Credito Cooperativo di Napoli che ha approvato un bilancio che conferma la tendenza degli ultimi anni e che la vede tra le banche più affidabili, propositive ed efficienti. Un nuovo modello di BCC il nostro che, in armonia con la riforma del sistema del credito cooperativo, diventa una realtà di riferimento stabile per imprese e famiglie”, ha dichiarato il presidente della BCC di Napoli Amedeo Manzo.
Presente all’Assemblea anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando che nel suo intervento ha dichiarato:
“l’importanza del credito cooperativo con la sua azione che prevede una stretta relazione tra etica ed economia rispecchia il nostro modo di ragionare costruendo un credito, una finanza diversa. E sono molto orgoglioso di avere inserito nuovi indicatori del benessere nel Def in questa direzione. Dovevo decidere se andare all’assemblea di Confindustria o qui ma ho preferito venire qui perché ci siamo occupati troppo in passato di chi ce l’aveva fatta mentre voi vi occupate molto di coloro che non ce l’hanno fatta”.
Ma vediamo più in concreto i dati: le performance del bilancio 2016 approvato all’unanimità fotografano una buona stabilità finanziaria e patrimoniale, una grande capacità di attrazione di soci e clienti, sempre più numerosi, la competenza necessaria a costruire progetti finanziari non solo per imprese di piccole, medie e grandi dimensioni, ma anche per opere di pubblica utilità, due esempi tra tutti: il finanziamento alla Fondazione IDIS – Città della Scienza per la realizzazione del Museo Corporea il più grande museo d’Europa dedicato al corpo umano, e i fondi grazie ai quali è stato possibile l’efficientamento energetico dell’impianto di illuminazione della Città di Napoli.
Gli indicatori risultano tutti positivi. Il risultato lordo d’esercizio risulta di 1,6 milioni di euro (+ 97% rispetto allo scorso anno) con un risultato netto d’esercizio di 1,4 milioni (+ 93%), il rapporto sofferenze nette/impieghi del 2,15% (uno dei più bassi registrato da una banca in Italia) che prevede una copertura sofferenze del 71% (tra le più alte del sistema creditizio), la copertura delle inadempienze probabili del 36% e la copertura dei crediti deteriorati del 54%. Una fiducia confermata dall’incremento del numero dei soci che ad oggi sono 3.662 (+ 3,3%) e dei clienti che sono circa 4.000 (+ 7%). 43,3 milioni di euro di impieghi totali (+21%) e 114 milioni di impieghi accordati da società del gruppo (ICCREA) con una raccolta complessiva di 106,2 milioni (+7%), una raccolta diretta di 91 milioni (+9%).
I numeri sono garantiti da indicatori di stabilità di tutto rispetto: CET1 Capital Ratio al 40,25% (va considerato come requisito minimo vincolante richiesto dal 2017 al 6,6%), Total Capital Ratio 40,25% (requisito minimo vincolante richiesto dal 2017 al 10,7%) e infine fondi propri pari a 15,2milioni di euro (+ 13,5%).
Una forte attenzione al territorio testimoniata anche dalla scelta del luogo dove tenere l’Assemblea: Città della Scienza e il titolo “#Vivinapoletano”. Ciò per promuovere “uno stile di vita che valorizzi l’importanza di scegliere i prodotti e i servizi realizzati in città, nella convinzione che il sostegno dei napoletani ai napoletani si tradurrà in un circolo virtuoso che restituirà benessere economico e sociale a tutti, contribuendo a fare di Napoli, sempre più un brand nazionale e internazionale positivo”.
Il presidente della BCC Napoli Amedeo Manzo ha consegnato il Premio “L’orgoglio di essere napoletano” III edizione, a S.E. Crescenzio Sepe arcivescovo metropolita di Napoli, al sindaco Luigi de Magistris, allo scrittore Maurizio de Giovanni e allo scultore Lello Esposito.
Alessandra Desideri

Rivivono i Sedili di Napoli all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

Poter descrivere e parlare dell’evento già di per sé mi mette gioia, ma andare sullo specifico e toccare con mano l’arte e la dedizione è una cosa spettacolare. Giovani, meno giovani, tutti seduti per ascoltare le parole di chi per anni ha contribuito alla rinascita dei Sedili e alla rinascita della tradizione. La sala è stata animata da ragazzi in costumi d’epoca e la voglia di partecipare ed essere protagonisti mi ha lasciato stupefatto, non pensavo a tanto interesse. Vale la pena continuare e l’entusiasmo con cui tutti coloro che collaborano al progetto “Rivive la Napoli dei Sedili. Il Palio dei Sedili” è al di sopra di tutte le aspettative. Il tutto in un’atmosfera particolare Palazzo Serra di Cassano, un luogo che si presta a mille emozioni. I lavori sono stati aperti dal saluto del Segretario Generale dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Fiorinda Li Vigni seguita dagli interventi dei relatori che hanno evidenziato le iniziative che mettono insieme giovani e anziani, il Palio dei Sedili si può considerare il trait d’union o il legame tra passato e presente, quella linea sottile che lega indissolubilmente tutte le fasi della nostra città.
E’ un’iniziativa che oggi ha vent’anni e noi auspichiamo che duri quanto più possibile. Per celebrare anche la storia di Napoli sono state realizzate due cartoline con un annullo postale dell’artista Alex Preti, annullo che visti i tempi è sicuramente il veicolo per fare conoscere l’iniziativa in tutta Italia.
Un grazie sentito al presidente dell’Associazione Giuseppe Desideri e a tutto lo staff. Gli interventi che si sono succeduti suggestivi per certi aspetti hanno ripercorso sotto un profilo cinematografico tutte le vicende storiche del regno e della città raccontate dal massmediologo Enzo Grano innamorato di Napoli e della sua storia che ha cercato di fare una panoramica dei film girati in questa capitale, Napoli, entrando anche in tutti gli spaccati dei film girati da Totò. Il consigliere della IV Municipalità Enzo Borriello ha evidenziato l’interesse per la manifestazione che proprio nel suo territorio vede presenti molti luoghi dei Sedili. Il prof. Gerardo Grossi poi ha fatto una disamina del periodo dei Sedili parlando nel particolare di quella che è stata definita l’Accademia degli Oziosi specificando che non si trattava di nullafacenti ma di persone che aspettavano di confrontarsi con l’arte e la cultura.
La bravissima Laura Bourellis, architetto che da anni collabora con l’Associazione Culturale “Napoli è” organizzatrice dell’iniziativa, ha parlato nello specifico dei Sedili e fatto una carrellata descrittiva della mostra allestita a Palazzo Serra di Cassano, il M° Rosario Ruggiero ha parlato della musica a Napoli nel periodo d’interesse. Alla vice presidente dell’Associazione Bianca Desideri il compito di introdurre il filmato realizzato dagli allievi dell’I.S. Guglielmo Marconi di Giugliano in Campania che da anni collabora con “Napoli è” coordinati dai professori Amalia Caso, Emanuela Sermolino, Carlo Valle referenti del progetto e la prof. Cristina Morone responsabile della Marconi web tv. Un ringraziamento particolare alla dirigente scolastica Giovanna Mugione che ha accolto con entusiasmo il progetto e ai fotografi Enzo Barbieri, Giancarlo Borsella, Alessandra Desideri e Nicola Massaro che con i loro scatti hanno documentato i luoghi dei Sedili e le immagini del “Palio dei Sedili”. In mostra anche le tavole pittoriche sui Sedili realizzate da Claudio Scarano e il quadro simbolo dell’edizione 2017 della manifestazione realizzata da Alex Preti che ricordiamo è anche autore dell’annullo postale.
Salvatore Adinolfi

G7: Taormina, 2017

 

Il G7 di Taormina ha confermato la distanza tra l’Europa e gli Stati Uniti di Donald Trump. Il Cancelliere tedesco Angela Merkel ha invitato gli europei a prendere in mano le redini del destino dell’Ue, ma sempre all’interno di un clima di amicizia e reciproco rispetto tra l’Unione europea, gli USA e la Gran Bretagna.

Durante il summit del G7 è stato riaffermato il principio della lotta contro il protezionismo, tuttavia Donald Trump ha valutato negativamente la Germania a causa delle sue eccessive eccedenze commerciali.

Con le sue proposte, il cancelliere tedesco – in vista delle prossime elezioni politiche di settembre – mira a presentarsi come un polo di stabilità. La Germania sta vivendo però un profondo sconvolgimento. In passato, questo Stato ha sempre apprezzato l’aiuto dei Paesi anglosassoni al fine di non diventare la nazione troppo potente e/o troppo isolata all’interno del vecchio continente. Infatti, se da un lato gli USA garantivano la pace e la sicurezza, dall’altro la Gran Bretagna difendeva il libero commercio dalle aspirazioni protezionistiche francesi. La politica di Donald Trump e la Brexit hanno sconvolto questo equilibrio.

La Germania, dunque, non ambisce a essere la sola e unica potenza continentale europea e l’appello “noi europei” del cancelliere tedesco è rivolto alla Francia, ma non soltanto ad essa. Infatti, il Presidente Macron non sarebbe mai in grado di agire autonomamente e il gollismo in questo caso non sarebbe solo inefficace, ma perfino controproducente. Quindi, in risposta all’allontanamento degli USA e all’appello della Germania e, per quanto riguarda i rapporti anche con la Russia, c’è spazio solo per un’autentica e sinergica soluzione integralmente di tipo europeo.

Danilo Turco

La storia di Lina Medina, la madre più giovane del mondo

Lina Medina è stata la madre più giovane del mondo. Esattamente 78 anni fa, infatti, mise al mondo suo figlio Gerardo all’età di soli 5 anni. Una gravidanza unica al mondo e che la segnò per sempre grazie alla sua misteriosa storia. Ancora oggi, lo straordinario e misterioso caso di Lina Vanessa Medina Vásquez, scuote l’opinione pubblica e la comunità scientifica: gli esperti si interrogano ancora oggi su come sia stato possibile.

Lina nacque il 27 settembre 1933 a Ticrapo, Perù. Secondo i rapporti medici dell’epoca, la bambina si sviluppò precocemente e a 8 mesi ebbe il suo primo ciclo mestruale, altri documenti riportano 2 anni e mezzo e a 4 anni era in piena pubertà. Quando arrivò al quinto anno di vita, però, i genitori cominciarono a notare uno strano rigonfiamento dell’addome. La prima ipotesi fu tumore, per questo motivo i genitori la portarono subito dal medico. La risposta, però, lasciò tutti atterriti: Lina Medina non aveva alcuna massa tumorale o malattia di alcun genere, era semplicemente incinta di ben sette mesi. Ricoverata all’ospedale di Lima, vennero effettuate ulteriori analisi. I risultati fugarono ogni dubbio e l’anno successivo, il 14 maggio del 1939, Lina Medina diede alla luce tramite parto cesareo suo figlio Gerardo in perfetto stato di salute,il neonato pesava 2,7 kg. Il caso è stato descritto sulla rivista medica Le Presse dal dottor Edmundo Escomel. Gerardo è cresciuto credendo che Lina fosse sua sorella, ma ha scoperto all’età di 10 anni, che era sua madre. Morì nel 1979 all’età di 40 anni per una malattia del midollo osseo. Lina non ha mai rivelato il nome del padre del bambino, né le circostanze del concepimento. Anche se il padre di Lina Medina è stato arrestato con l’accusa di abusi sessuali su minori, è stato poi rilasciato per mancanza di prove, e il padre biologico di Gerardo non fu mai identificato. In età adulta, ha lavorato come segretaria nella clinica di Lozada, a Lima, che le ha dato un’educazione e un contribuito per mandare il figlio al liceo. Lina più tardi sposò Raúl Jurado, con cui diede alla luce il suo secondo figlio nel 1972. Ha sempre rifiutato di commentare il caso con la stampa. Oggi ha 83 anni.

Nicola Massaro

Ferzan Ozpetek sceglie Napoli per il suo nuovo film “Napoli velata”

Sono cominciate, com’era previsto e annunciato, le riprese del film “Napoli velata” che Ferzan Ozpetek ha deciso di girare interamente a Napoli. Sette le settimane di riprese nei luoghi suggestivi e meno noti della Napoli più misteriosa, sensuale, affascinante, sospesa tra magia e superstizione, follia e razionalità. In una Napoli suggestiva e magica, un mistero avvolge l’esistenza di Adriana, interpretata dalla straordinaria Giovanna Mezzogiorno, travolta da un amore improvviso e un delitto violento. “Racconto i segreti di una città che conosce oro e polvere, una città pagana e sacra allo stesso tempo – dice il regista – e dentro alla cornice del thriller esplode una potente storia d’amore”. Un cast eccezionale: accanto a Giovanna Mezzogiorno e Alessandro Borghi, figurano Anna Bonaiuto, Isabella Ferrari, Lina Sastri, Peppe Barra, Luisa Ranieri, Biagio Forestieri e Maria Pia Calzone. “Napoli Velata”, con la sceneggiatura firmata dal regista insieme a Gianni Romoli e Valia Santella, è prodotto da Tilde Corsi e Gianni Romoli per R&C Produzioni con Warner Bros. Entertainment Italia e Faros Film. Il film sarà distribuito da Warner Bros. Pictures dal 1° gennaio 2018. Il set resterà in città fino a luglio e sarà dislocato in diverse zone della città partenopea. Si sa per certo, però, che alcune scene saranno ambientate al Museo Archeologico, come Ozpetek stesso ha avuto modo di rivelare. Il regista turco-italiano ha confessato di essere infastidito dal racconto superficiale che in molti casi i media nazionali fanno della città di Napoli. “Il mio sentimento è in aumento, quella con Napoli è una storia d’amore in crescita e mi dispiace si racconti di una città pericolosa, che invece non è più rischiosa di tante altre metropoli. Il mio primo incontro con Napoli avvenne tramite un amico designer di talento e di una signora, deliziosa ospite, il cui nome, Flora, la collegava, nella mia mente, al personaggio della Traviata. Ho iniziato ad amare Napoli apprendendone la storia e sono stato rapito da questa città”. Queste le parole del regista.
Nicola Massaro

Addio alla regina del cashmere, Laura Biagiotti

Si è spenta nella notte di venerdì alle 2,47 Laura Biagiotti, la grande stilista romana: i medici dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma avevano già avviato giovedì notte le procedure per l’accertamento della morte cerebrale. La Biagiotti, 73 anni, aveva avuto un malore con arresto cardiaco ed era stata ricoverata alle 21.30. Le manovre rianimatorie, spiegano i sanitari, avviate a quanto riferito già prima che la paziente giungesse in ospedale e poi ripetutamente effettuate al Pronto Soccorso, avevano consentito la ripresa dell’attività cardiaca, ma il quadro clinico e gli accertamenti effettuati attestavano un grave danno cerebrale di tipo anossico ed era perciò stata ricoverata in terapia intensiva in condizioni gravissime. Un feretro bianco per l’ultimo saluto, nella Chiesa Santa Maria degli Angeli. La stilista romana che ad agosto avrebbe compiuto 74 anni, era stata nominata dal New York Times The Queen of Cashmere, la regina del cashmere. Più di 50 anni di carriera alla conquista dei mercati globali, tra le poche stiliste donne a guidare il Made in Italy. Legatissima alla Città Eterna, Laura Biagiotti ha anche dedicato una linea di profumi a Roma. La sua prima collezione è del 1966, quando firmò una linea prêt-à-porter per il coutirier e dagli inizi degli anni Ottanta viveva e lavorava nella campagna romana, vicino Guidonia, in un castello medievale, il Marco Simone, acquistato con il marito Gianni Cigna negli anni Settanta, che era subito diventato quartier generale suo e del suo staff. Era lì anche mercoledì sera quando si è sentita male. Lavinia, che era a Londra, si è precipitata a Roma per stare accanto alla madre insieme al suo compagno, ma anche a collaboratori e altri familiari. Lo stilista Roberto Capucci, con cui la Biagiotti ha collaborato, ha parlato della stilista come di “una donna molto simpatica e amante della cultura”.La figlia Lavinia l’ha salutata via Twitter con una foto che le ritrae insieme e il commento “Grazie di tutto! Per sempre noi”.
Nicola Massaro

Cento artisti per ammirare  Napoli

Nato da un’idea di Armando Vano, organizzato dall’Associazione “NapolArte” e coordinato da Margherita Calò, anche autrice del catalogo, avrà luogo sabato 27 e domenica 28 maggio la prima edizione di “100 Artisti Lungomare Partenope”, rivolto a pittori, scultori, ceramisti, cantanti, attori e musicisti, professionisti e non, italiani e stranieri, con l’intento di sensibilizzare alla percezione più consapevole e compiaciuta della città, attraverso una sfilata di arte e artigianato.

Intitolata la biblioteca di San Giorgio a Cremano

villa-brunoA San Giorgio a Cremano intitolata la biblioteca comunale di Villa Bruno al sacerdote Giovanni Alagi, storico ed autore di svariate pubblicazioni sulla città, come “Bernardo Tanucci a San Giorgio a Cremano, “In breve…”, “Salvatore Punzo e i suoi tempi”, “Il cardinal Massaia a San Giorgio a Cremano”, “La processione di San Giorgio a Cremano” o “La chiesa di San Giorgio vecchio e il cimitero comunale”.

Presente alla cerimonia il sindaco Giorgio Zinno, con lui l’assessore Pietro De Martino, membro del comitato promotore dell’iniziativa insieme a Giuseppe Improta, anche artefice della piccola pubblicazione “Giovanni Alagi e le origini della più antica chiesa di San Giorgio a Cremano”, edita dal Comune e gratuitamente distribuita in quell’occasione, Aldo Vella, direttore della rivista “Quaderni Vesuviani”, Pompeo Centanni, autore di libri di storia locale, il giornalista Pino Simonetti e Giacinto Fioretti, attuale direttore onorario di quella raccolta libraria nonché fondamentale istitutore  con la generosa donazione, nel 1995, degli ottomila volumi della sua biblioteca privata, ma di pubblica consultazione, intitolata ad Edoardo Nicolardi, l’attuale, infaticabile e mai interrotta, opera di catalogatore ed, in virtù del suo chiaro prestigio di bibliofilo, motivo di attrazione di donazioni, anche di rilevante pregio, come dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dall’allora presidente della repubblica Giorgio Napolitano o dalla Presidenza del Consiglio, che hanno portato la collezione all’attuale ammontare di oltre ventiseimila volumi più una nutrita emeroteca.

Peccato che l’attenzione dell’amministrazione comunale non abbia pensato ancora a meglio doverosamente ringraziarlo e ricordarlo alla memoria dei cittadini, attuali e specialmente futuri, se non affidandogli un ruolo certo ponderoso ed assolutamente non retribuito. Ci si augura almeno che, malgrado l’interruzione delle acquisizioni di giornali per l’emeroteca, l’ente, avendo deciso di caratterizzare la biblioteca indirizzandola principalmente alla cultura vesuviana, non lesini anche sull’acquisto di opportuni testi, oggi, lì, in numero ancora decisamente esiguo ed insufficiente, che ne possano giustificare coerentemente la stretta specificità.

Rosario Ruggiero

Il Ventre di Napoli nelle mura di Palazzokimbo

Le atmosfere forti di Palazzokimbo, si realizzano con una insolita e preziosa cadenza dei casi letterari che, per la speciale combinazione fra il contesto ambientale, la trama contemporanea incardinata in avvenimenti realmente accaduti con le comparse di noti personaggi pubblici protagonisti della storia repubblicana italiana (un romanzo storico o di formazione secondo la vulgata corrente), integrati in una speciale potenza narrativa; raggiungono un rapporto di intima condivisione fra la voce narrante dell’autore e l’ascolto orante del lettore. Conquistano una sovrapposizione di comuni esperienze e nitidi ricordi quasi perfetta, una osmosi impressionante fra i diversi stati d’animo come se il testo esprimesse una rappresentazione tridimensionale, interattiva. Capace d’includere lo stesso lettore nello scorrere delle pagine con una sorta di magica macchina del tempo che simuli con straordinaria resa una trasposizione fisica e sensoriale.

Si prova questo e altro vivendo le atmosfere forti di “Palazzokimbo”, romanzo finalista al Premio Neri Pozza 2015 scritto da Piera Ventre, edito dalla omonima casa editrice nell’autunno dello scorso anno.  Napoletana d’origine l’autrice vive e lavora a Livorno sin dal 1987 come logopedista e assistente alla comunicazione nei progetti dedicati al “mondo della sordità” realizzati con l’Associazione Comunico.  La sua passione per la scrittura, sin dalla prima infanzia, trova un riscontro importante nel 2015, quando su 1293 candidati si classifica al terzo posto con questa perla nel concorso letterario bandito da Neri Pozza.

Raggiungiamo l’Autrice in un breve intervallo della sua lunga giornata lavorativa.

Il suo primo romanzo esprime uno spaccato storico del nostro passato recente ambientato nella Napoli operaia di fine Novecento. Quanto incide in questo testo la cultura del suo vissuto privato?

“Palazzokimbo” è un luogo fisico, realmente esistito, situato a Napoli Est, nella periferia industriale della città. E’  in quel palazzo, abitato per lo più da operai della Saint Gobain e dalle loro famiglie, che ho vissuto la mia infanzia. Entrambi i miei genitori sono stati operai: mio padre in vetreria e mia madre in una fabbrica di vernici. Volevo partire da un dato autobiografico che mi permettesse di parlare di una realtà che rischia di scomparire: quella del ceto operaio napoletano, ricco di relazioni solidali e di dignità. Il romanzo inizia nel 1973, quando a Napoli scoppiò lo scandalo del Colera e termina nel 1980, col terremoto dell’Irpinia, due avvenimenti che segnarono la città in modo indelebile. Nel mezzo, si dipana la Storia di quel decennio difficile per l’Italia intera. Sono stati quelli gli anni della mia formazione. Ho attinto a tutto ciò cercando di rendere vero il verosimile dei personaggi che compongono il romanzo. Nell’invenzione letteraria di ciascuno di essi c’è sicuramente un frammento di me. Del resto è questa l’alchimia che opera la scrittura: partire da una vicinanza per discostarsene e tramutarla in altro.

La narrativa potente, i contrasti forti estrapolati in un contesto popolare dove bene e male sono valori distinti, contaminati in un perbenismo piccolo borghese, mostrano una scrittura adulta e di spessore, tipica di un blasone con tanti successi alle spalle. Come spiega questa lunga gestazione per un primo esordio sulla ribalta editoriale nazionale?   

“Scrivere è cercare la calma e qualche volta trovarla. È tornare a casa”, disse Anna Maria Ortese, una scrittrice che amo moltissimo, in un’intervista. Palazzokimbo ha una genesi lontana e si è organizzato in una forma che possiamo definire “romanzo” attraverso stratificazioni alternate a potature in un tempo lungo. Probabilmente tutte le volte che mi sedevo alla scrivania cercavo di tornare un poco “a casa”. Sono stata la prima ad accordarmi lentezza. L’ho inviato in lettura solo quando ho compreso che era arrivato il momento del distacco. La scrittura l’ho allenata nei racconti, che sono stati pubblicati in raccolta da Erasmo, una piccola casa editrice di Livorno e tenendo diari fin da bambina. Sono convinta che, alla fine, le cose accadono quando arriva il momento che debbano accadere. E che la scrittura sia un processo in divenire, che ha bisogno di una buona dose di umiltà.

Diversamente da alcuni suoi colleghi scrittori, le storie che narra, non derivano in modo evidente dalle tematiche che affronta nella sua professione. Quali sono i bisogni prioritari che la inducono a scrivere un romanzo o dei saggi da pubblicare?

Non escludo di scrivere, prima o poi, qualcosa che attinga alla mia esperienza di educatrice e logopedista. Ma non ho risposte esatte riguardo al meccanismo dell’argomento narrativo. L’unica cosa della quale ho certezza è che necessito di un coinvolgimento emotivo rispetto a ciò che intendo raccontare. Devo percepire un’urgenza per avere la necessità di passare tante ore al chiuso, davanti a uno schermo. In caso contrario sentirei di esercitare esclusivamente un mero esercizio di stile. E, se così fosse, ci sarebbero così tante cose da fare per occupare meglio il tempo, non trova? Il tempo è l’unica cosa preziosa di cui dovremmo imparare a disporre con rispetto.

Da molti anni vive a Livorno. In comune con la sua città d’origine probabilmente c’è solo il mare, il porto e probabilmente la presenza di molti conterranei che hanno lasciato il golfo reale per motivi di lavoro. Cosa vorrebbe portare sempre con sé della cultura napoletana, a Livorno come in altri luoghi italiani?  

Non sono una napoletana nostalgica, tuttavia so che essere nata a Napoli, e averci vissuto gli anni che indubbiamente sono formativi nel processo di crescita, mi ha portato ad essere ciò che ora sono, sebbene il fatto di essermene allontanata mi spinga a definirmi “napòlide”, per dirla alla Erri De Luca, e a non riconoscermi più né a Livorno né nella mia città d’origine. Credo, però, che ogni luogo abbia la capacità di plasmare il nostro sguardo sul mondo in maniera esclusiva. Ed è questo che porto con me di Napoli: il modo che la città mi ha insegnato a guardarmi attorno. Non saprei dirlo diversamente.

Nella nostra società contemporanea, preda di tante criticità e paure, quale sentimento espresso in Palazzokimbo riterrebbe indispensabile, di quale personaggio sente la maggiore mancanza?

Innanzitutto la dignità dei due genitori di Stella e di tutti gli abitanti del palazzo. Poi la forza della madre, la sua capacità di resistenza, di rimboccarsi le maniche e di battere i coperchi di fronte ai soprusi della vita. Infine, lo sguardo “marginale” di Stella, quel suo desiderio di cercare il bello anche nella desolazione, l’albero stento che cresce ai bordi dell’autostrada che le dice che, a ben guardare, un ritaglio di speranza è la sola opportunità che possiamo darci per cercare di essere persone migliori. È proprio Stella è il personaggio che mi manca di più, il suo mettersi in un angolo per riuscire a vedere le cose da un’ottica decentrata, da una prospettiva periferica. Oggi, assieme a paure e criticità, assistiamo a una smania di protagonismo che rischia di snaturare la visione del mondo in cambio di una miopia egocentrica, che può sfociare in un individualismo cannibale. Allargare lo sguardo, spostarsi dal “centro”, ci fa vedere l’altro. Ed è quello che Stella prova a fare.

Il 30° Salone del Libro di Torino è una edizione molto attesa e discussa dopo le recenti evoluzioni del mercato editoriale nazionale che hanno acceso nuovi riflettori su altre piazze con nuovi soggetti, Milano e la Nave di Teseo per non fare nomi. Cosa prova una amante artigiana delle parole come lei rispetto a queste dinamiche?  

Credo che non sia utile avere questa sorta di “dispersione di energie”. Sarebbe stato meglio puntare su un evento unico, convergere tutte le risorse per potenziarlo al pari di altre Fiere Internazionali, e io, al Salone del libro di Torino, sono affezionata. In quanto alle dinamiche editoriali, queste dovrebbero essere volte, piuttosto, a portare alla luce una buona letteratura, a condurre il lettore alla qualità. Gli editori, insomma, dovrebbero riappropriarsi del ruolo che ben hanno ricoperto nel passato e porsi domande importanti rispetto a ciò che vorrebbero porgere ai lettori. Temo che però i libri si stiano trasformando per lo più in “prodotti” e, attorno a essi, ci sia un proliferare di spettacolarizzazione un po’ svilente. Non ho grande esperienza rispetto a questo. Ciò che dovrebbe fare uno scrittore è mettere le proprie energie, il proprio cuore e la propria onestà in ciò che scrive, occuparsi di questo, sostanzialmente. “Cercare la calma, e qualche volta trovarla”.

Luigi Coppola

Omaggio a Giuseppe Antonello Leone

“Il maestro più completo del nostro secolo”, secondo l’autorevole giudizio del critico d’arte Philippe Daverio, Giuseppe Antonello Leone, pittore, scultore, mosaicista, incisore, poeta e didatta, sarà ricordato martedì 23 maggio, alle 17,30, nel Palazzo Reale di Napoli, nel corso di una serata organizzata dalla Fondazione Premio Napoli e dall’Associazione Lucana “Giustino Fortunato”. A parlare del poliedrico artista, allievo di Emilio Notte e amico di Carlo Levi, Rocco Scotellaro e Leonardo Sinisgalli, ad un anno circa dalla scomparsa, Aldo Masullo, Isabella Valente, Dora Celeste Amato e Francesco Lucrezi, introdotti da Marisa Tortorelli Ghidini

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