Ricordando Anna Marchesini, regina dell’ironia

A pochi giorni dalla scomparsa vogliamo ricordare Anna Marchesini, regina dell’ironia e dei mille volti.

Era nata a Orvieto, il 19 novembre 1953, morta nella sua città il 30 luglio scorso, diplomata nel 1979 all’Accademia d’Arte drammatica Silvio d’Amico dove è tornata nel 2007 come insegnante, debutta ancora allieva nell’estate del 1976 con Tino Buazzelli nello spettacolo “Il Borghese Gentiluomo”.

La sua lunga carriera sempre all’insegna dell’intelligenza, del sarcasmo e dell’ironia ha spaziato dal teatro, alla televisione ed anche il mondo dei libri ma l’affetto del grande pubblico e la popolarità anche all’estero arriva con l’incontro all’inizio degli Anni ‘80 con Solenghi e Lopez con cui dà vita allo straordinario Trio e a memorabili interpretazioni. Alla fine degli studi entra nella compagnia Teatrale per la regia di Virginio Puecher (Piccolo di Milano) nello spettacolo “Platonov” di Anton Cecov.

Nel 1980 è con Mario Scaccia nello spettacolo “Il Trilussa Bazar”, l’anno successivo con la regia di Mario Maranzana ne “Il Barbiere di Siviglia” e nel 1982 ne “Il Fantasma dell’Opera”. È proprio il 1982 l’anno svolta: l’incontro avvenuto tra le risate, come lei stessa ha più volte raccontato, prima con Solenghi e poi con Lopez, la nascita del Trio e l’inizio della “sfrenata” e “libidinosa” attività come autrice-attrice-regista. Scritturati dalla Rai di Genova per 13 puntate di un varietà radiofonico del sabato mattina, ne arrivarono a fare ben 52 su Radio2. Poi la tv con Tastomatto, nel 1985-86 la grande maratona di Domenica In, 40 puntate, e nel 1987 l’edizione di Fantastico 7 passata alla storia: in uno sketch il trio prese in giro l’Ayatollah Khomeini. Per ritorsione l’Iran Air sospese i voli con l’Italia e il governo iraniano richiamò l’ambasciatore a Roma e chiuse l’Istituto italiano di cultura.

Nel 1988 debutta il primo spettacolo del Trio a teatro “Allacciare le cinture di sicurezza” al Sistina con il tutto esaurito e repliche per tre anni. È la volta dello strepitoso successo della parodia de “I Promessi Sposi”  trasmesso in 5 puntate da Rai 1 con ascolto medio di 13 milioni e picchi di 17.

Nel ‘90 ancora teatro con “In principio era il Trio”. Poco dopo il Trio si scioglie e i tre attori continuano con successo carriere soliste. Nel 2008 torna in televisione, dopo una lunga assenza per la sua malattia, nella celebrazione dei 25 anni di attività del Trio con “Non esiste più la mezza stagione”.

Mille volti aveva la comica umbra, gli occhialini a punta della sciroccata “Signorina Carlo”, la focosa Dolores-Bella Figheira e il suo portoghese rivisitato , la cuffietta della “cameriera secca dei signori Montagné”, i pettegolezzi da condominio della Sora Flora, la sbandata Giulietta, delusa dai suoi rapporti con Romeo, che masticando chewin gum se la prende in romanesco con il suo innamorato. E poi ancora le lucine di Lucia Mondello che si fulminano baciando Lorenzo “o come diceva tutti Renzo”, la rossa del “Roxy bar” e la sessuologa Merope Generosa.

A chi le domandava da dove nascevano i suoi personaggi, la Marchesini rispondeva che gli erano sempre scappati “un po’ come la pipì” e che ognuno di loro rifletteva parte delle sue caratteristiche personali.  Durante la sua carriera ha dato vita a più di cento personaggi, da sola o nell’ambito del celebre Trio, che ha riunito nel 2008 con Massimo Lopez e Tullio Solenghi dopo lo scioglimento del 1995.

Eccentriche, mai banali, le sue “caricature” erano ispirate dalla passione per la vita, sua e degli altri. Basti pensare che uno dei primi personaggi che scrisse fu la Sora Flora, casalinga pettegola e disperata, l’unico che parlava un dialetto,  il vernacolo di Orvieto dove lei era nata. Proprio la Marchesini dichiarò di essersi ispirata ad una donna che abitava sotto casa sua.

Le sue donne erano eroine comiche a loro insaputa. Anna Marchesini era capace di instillare ad ogni personaggio la sua eclettica personalità. Curiosa com’era dell’esistenza, come disse in una delle sue ultime interviste, e del suo lato ridicolo. Autrice di tre romanzi Il terrazzino dei gerani timidi (Bur), Di Mercoledì (Bur)e Moscerine (Rizzoli). Lascia la figlia Virginia di 23 anni appena laureata.

 

Nicola Massaro

I “Cinque Sensi” del Procida Film Festival 2016

vlcsnap-2016-06-10-17h07m45s359La storia del cinema è continuamente attraversata da tentativi di forzare i limiti dello schermo, per trasformare la superficie piatta e finita in uno spazio concreto, percepibile, percorribile, potenzialmente non-finito. La pellicola, da sola, cerca in ogni momento di restituire le specificità delle rappresentazioni sceniche delle origini, fatte di sensi e costruite sulla stimolazione plurisensoriale dello spettatore.

È ovvio, tuttavia, che con il passare del tempo e l’avanzamento delle tecnologie si sia passati da fasi di coinvolgimento a fasi di allontanamento sensoriale di chi guarda, a volte per una scelta stilistica e di pensiero, altre per poca incisività; ma l’esigenza di circondare lo spettatore resta, ancora domina l’idea di rappresentare un mondo fatto di immagini che possano bucare lo schermo e colpire lo spettatore anche oltre i cinque sensi conosciuti.

Il discorso sarebbe davvero ampio e porterebbe lontano, per ricondurlo più vicino a noi ci si può catapultare dentro l’esperienza festivaliera del Procida Film 2016, gara di corti cinematografici che provengono da ogni angolo del mondo.

Il tema dei Cinque Sensi scelto per quest’anno ha portato più di 700 opere a concorrere per la vittoria, che è stata assegnata al corto My awesome sonouros life di Giordano Torreggiani, tanto bello e poetico da rendere a pieno l’idea di un festival cinematografico ispirato dai cinque sensi (visibile su www.procidafilmfestival.it).

Tutti i sensi coinvolti fuori e dentro il proiettore, con le composizioni armoniche live di Antonio Onorato, la danza flamenca della ballerina Dominga Andrias e l’esibizione visiva e tattile della cantante Aida Frigino, avvolta da ali fatte di capelli,  nonché con i film fuori concorso che hanno tracciato il solco di ogni serata del Festival (che si è tenuto sull’isola dal 7 all’11 giugno): Il Pranzo di Babette di Gabriel Axel, Ultima Fermata di Giambattista Assanti, Segni di Agnese Rizzello, La Seconda Natura di Marcello Sannino, opere sensoriali da annusare, toccare, sentire, assaporare e naturalmente guardare.

Il risultato è stato un percorso eterogeneo dalla musica alla letteratura, all’arte in senso stretto, il tutto mescolato e tenuto assieme dall’interpretazione cinematografica.

 

Rossella Marchese

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