Sanremo 2017, il vincitore è Francesco Gabbani

Ascolti pari al 58,4% per la finale, Conti e De Fillipi chiudono con gloria

Il Sanremo di Carlo Conti e Maria De Filippi si chiude col botto. La finale che ha incoronato vincitore Francesco Gabbani è stata vista da una media di 12.022.000 di telespettatori con il 58,4% di share. Il dato migliore per una finale dal 2009, l’anno del 59esimo Festival presentato da Paolo Bonolis con Luca Laurenti. Nel 2016 erano stati 11 milioni 223 mila i telespettatori, pari al 52.52% di share, a seguire la finale del Festival di Sanremo. Ascolti superiori anche rispetto al 2015 quando l’ultima serata del festival era stata seguita in media da 11 milioni 843 mila spettatori, pari al 54.21% di share. Ad aprire la quinta e ultima puntata del Festival sono i Ladri di carrozzelle con il brano “Stravedo per la vita”. La performance, come annunciato negli scorsi giorni, è dedicata all’ex componente Piero Petrullo che di recente si è tolto la vita. Poi Carlo Conti lancia il televoto per le 16 canzoni in gara e presenta anche stavolta gli eroi del quotidiano: questa volta sono carabinieri e poliziotti che parlano della loro attività come “passione”. Tra gli esponenti della polizia c’è anche lo zio del piccolo Samuel, il bambino che nella tragedia di Rigopiano ha perso i genitori. Poi sul palco dell’Ariston, per la prima volta come ospite, arriva Zucchero che canta “Ci si arrende”. Fa il suo ingresso anche Maria De Filippi, che evita le “temute” scale, spiegando: “Non le ho fatte perché sono rispettosa del festival. Facendole sarei scesa guardando solo i miei piedi”. Inizia la gara e ogni campione viene introdotto dal videomessaggio di un altro artista.  Il palco dell’Ariston si trasforma nell’ultima puntata in “C’è posta per te” con Geppi Cucciari a condurre e Maria a fare da ospite. La busta è Carlo Conti. “Maria, è vero che presenti l’anno prossimo Sanremo?”, chiede Geppi. E la De Filippi: “Te lo dico in diretta, ciaone”. Dopo le battute, però, c’è anche spazio per un monologo serio. “Siamo abituati alle bugie. Tipo un anno fa è morto in Egitto un ragazzo italiano, Giulio Regeni, e non abbiamo capito ancora perché”, ricorda. Infine un riferimento alle donne spesso vittime di sessismo. “Stasera io mi schiero dalla parte della donna”, dice la comica schierandosi contro il titolo sessista di Libero sulla sindaca di Roma Virginia Raggi. “Giudicare una donna per quello che molti maschi vorrebbero in dono è sbagliato”, conclude l’attrice.

Vengono assegnati i primi premi: dopo la vittoria nella serata delle cover Ermal Meta si porta a casa anche il “Premio della Critica Mia Martini – Sezione Campioni” con la sua “Vietato morire”; invece a Fiorella Mannoia e alla sua “Che sia benedetta” va il “Premio della Sala Stampa Radio-Tv-Web Lucio Dalla – Sezione Campioni”. Il premio Giancarlo Bigazzi per il Miglior arrangiamento, votato dai professori dell’Orchestra, va invece ad Al Bano per “Di rose e di spine”. Francesco Gabbani con “Occidentali’s Karma”, invece, si porta a casa il premio TimMusic, dedicato al brano più ascoltato in streaming durante la serata finale sull’app TimMusic. Con il brano Occidentali’s Karma, Francesco Gabbani, vince la sessantasettesima edizione del Festival di Sanremo con cui  rappresenterà l’Italia all’Eurovision Song Contest 2017, che si terrà a Kiev a maggio.

Nicola Massaro

Anticipo di primavera per la musica dal vivo in Sardegna

Dall’inizio del nuovo anno sono partite in Sardegna alcune iniziative che coinvolgono nomi importanti della musica nazionale e internazionale. Il Jazz è una delle filiere da sempre fra le più amate e sostenute in Sardegna e il Jazz Club Network organizzato dalla Cedac sta registrando forte consenso nelle location interessate.

Dopo il debutto della  pianista e cantante Francesca Tandoi che lo scorso 12 gennaio ha avviato la prima al Jazzino di Cagliari, insieme a Giuseppe Bassi (contrabbasso) e Lorenzo Tucci (batteria) con la replica la sera seguente al Poco Loco di Alghero i riflettori si sono accesi su Gianluca Petrella, uno dei più grandi trombonisti del panorama internazionale, apprezzato per il suo talento e la bravura tecnica ma anche per l’inventiva e la versatilità stilistica ed espressiva.

Il giovane musicista pugliese, classe 1975, si è reso protagonista in una notte stellare lo scorso 27 gennaio al Poco Loco ad Alghero. Nella Riviera del Corallo (seconda tappa in Sardegna dopo la prima tappa al Jazzino a Cagliari) alla testa del suo 70’s Trio con Michele Papadia (Hammond Organ, Wurlitzer, Moog, effetti) e Stefano Tamborrino (batteria e percussioni) ha realizzato un suggestivo viaggio indietro nel tempo. Veleggiando strepitose sonorità con gli stantuffi degli ottoni, tra tinte acide e sonorità funky. Creando immaginarie visioni, accompagnate da ironiche e stravaganti didascalie, dove le radici e le armonie esplorano nelle viscere della Black Music della metà del secolo scorso, per approdare nelle contaminazioni mediterranee contemporanee.

Il ricco cartellone Cedac comprende altri importanti appuntamenti. Massimo Ferra & Javier Girotto Duo debutterà  giovedì 16 febbraio alle 21.30 al Jazzino di Cagliari, per replicare  venerdì 17 febbraio alle 21 al Caffè Gana ’e Gorreto di Siniscola e infine sabato 18 febbraio alle 20.30 al Vecchio Mulino di Sassari – con un repertorio originale di pezzi scritti elaborati dai due artisti per questa nuova formazione.  Il suono, la storia e il fascino del Jazz mediterraneo con il Riccardo Lay & Sandro Satta Duo – giovedì 23 febbraio alle 21.30 al Jazzino di Cagliari e venerdì 24 febbraio alle 20.30 al Vecchio Mulino di Sassari.

Si torna al Poco Loco di Alghero con la direzione artistica di Massimiliano Saba il 2 marzo per uno straordinario evento. Gli ancestrali suoni dell’Isola su metriche incalzanti vibreranno con il Gavino Murgia Blast Quartet feat Mauro Ottolini – il nuovo progetto del sassofonista nuorese con Aldo Vigorito al contrabbasso e Pietro Jodice dietro piatti e tamburi e con la partecipazione del trombonista Mauro Ottolini. Lo speciale tour sardo partirà il 28 febbraio al Jazzino di Cagliari per approdare anche a Siniscola il 1° marzo (Caffè Gana ’e Gorreto di Siniscola)  e concludere dopo la tappa algherese, il 3 marzo al Vecchio Mulino a Sassari.

Fra gli ospiti del Jazz Club Network ricordiamo la preziosa voce di Elena Ledda che accompagnerà  Mauro Palmas & Francesco Medda/Arrogalla nelle tre uscite di Cagliari, Sassari e Siniscola dal 9 all’11 marzo. Unica data nell’Isola, mercoledì 5 aprile alle 21.30 al Jazzino di Cagliari, per il pianista statunitense  John Medeski, originario del Kentucky. Spazio poi alla canzone d’autore con Davide Casu: il poliedrico pittore, poeta e musicista, porta nell’Isola le melodie dell’album “Il Poeta” (realizzato in collaborazione con il musicista Marcello Peghin) nel concerto in programma mercoledì 20 aprile al Jazzino di Cagliari e venerdì 22 aprile al Vecchio Mulino di Sassari e infine sabato 23 aprile a Siniscola. Sul palco insieme all’artista algherese l’ensemble strumentale formato da Marcello Peghin (chitarre), Salvatore Maltana (contrabbasso), Tore Mannu (percussioni) e Gianrico Manca (batteria) nell’Isola in un’interessante alchimia tra culture e linguaggi, tra memoria e futuro. L’epilogo si consumerà il 28 aprile al Poco Loco di Alghero (dopo il prologo la sera precedente al Razzino di Cagliari) con il duo Soulenco, alias la cantante e compositrice Serena Brancale (voce e multipara) e il percussionista, compositore e cantante messicano Israel Varela (batteria) con l’apporto prezioso di Alessandro Gwis,  pianista degli Aires Tango nonché autore e interprete di colonne sonore per il cinema. Il  fascino della musica improvvisata coinvolgerà anche i teatri dell’isola.

Francesca Corrias, Franca Masu, Simona Molinari le vocalist impegnate con i loro musicisti in serate uniche nelle sale di San Gavino Monreale, Arzachena e Cagliari.

Sul portale dedicato ( http://www.cedacsardegna.it/stagione-di-musica-2016-2017/musica-cagliari-2016-2017/ )  maggiori approfondimenti.

In arrivo a Sassari la grande musica d’autore italiana. Il prossimo 11 febbraio il cantautore romano Niccolò Fabi sarà al teatro comunale con il suo ultimo lavoro “Una somma di piccole cose” alle ore 21.00. Un concerto imperdibile organizzato dall’associazione di Cagliari “Forma e poesia nel Jazz”. La prevendita è già attiva on lune e nei punti vendita sassaresi. Nella primavera del Nord Sardegna si staglia ancora una notte da ricordare, questa volta con l’anteprima dello storico Festival Abbabula organizzato a Sassari dall’associazione “Le ragazze terribili”: il prossimo 8 aprile sul palco del teatro Verdi ci sarà Carmen Consoli con suo ultimo album “Eco di sirene”.  Anche per questo concerto è già aperta la prevendita.

Prima di concludere, non possiamo dimenticare a proposito del jazz, colui che rappresenta l’isola  in tutto il mondo in questo speciale orizzonte. Il 22 febbraio al teatro Verdi di Sassari Paolo Fresu e l’Orchestra Jazz di Sardegna saranno impegnati in una grande serata di musica e solidarietà con “Un concerto per la vita”. L’incasso sarà devoluto in favore dell’associazione di Oncoematologia “Mariangela Pinna” Onlus.

Luigi Coppola

Al via la terza edizione di “Pizza1one”

Dal 30 gennaio al 1 marzo 2017 al format tv Pizza1one, giunto alla terza edizione, si sfideranno a colpi di farina 192 pizzaioli.

37 puntate della durata di 35 minuti ognuna, porteranno i concorrenti alla meta per la conquista del trofeo “Città di Napoli”.

A presentare l’iniziativa il presidente dell’Istituto Nazionale Pizza (INP) Claudio Ospite, il conduttore Peppe Nardelli, dal regista Antonio Canitano coadiuvato da Adele Ceniccola. Con loro il vincitore della scorsa edizione, Nino Pannella, pizzaiolo acerrano di 22 anni che nella primavera 2016 ha vinto anche il campionato mondiale dei pizzaioli a Las Vegas, gli studenti dell’Istituto Cavalcanti di Napoli e alcuni importanti pizzaioli “giudici di forno”, a loro il gravoso compito di valutare i concorrenti sulla base della lavorazione e della cottura della pizza. Tra i giudici Attilio Albachiara, Nunzio Cacialli, Fabio Cristiano, Marco Di Pasquale, Maurizio Ferrillo, Luca Piscopo, Errico Porzio, Antonio Tammaro, Angelo Tramontano. Cinque invece i giurati che dovranno dare  un voto sul gusto e sull’abbinamento dei prodotti. Si tratta di personaggi provenienti dal mondo dello sport, del cinema, della cultura e da diverse categorie professionali. Per ogni puntata verrà scelto il concorrente fra i sei presenti che passerà il turno. Dalle semifinali gli 8 migliori pizzaioli che si sfideranno a suon di farina nella finalissima.

Solo 4 minuti per preparare la pizza, infornarla e servirla nel piatto. Novità dell’edizione 2017 la pizza per celiaci.

“Con questa trasmissione vogliamo valorizzare la pizza, un piatto che è il vero ambasciatore del made in Italy nel mondo, ma anche dare la massima visibilità alla figura del pizzaiolo” ha affermato Ospite. Anche la scenografia del programma, curata da Davide Delehaye, che sarà registrato negli studi televisivi di ItaliaMia, calerà spettatori e concorrenti nella mitica atmosfera del Golfo di Napoli. “Abbiamo voluto riprodurre l’ambiente cordiale di una pizzeria – ha sottolineato il regista Canitano – esaltando però il lavoro del pizzaiolo, grazie anche all’utilizzo di sette telecamere e all’uso di una nuova grafica”. “Il pizzaiolo, il suo lavoro e il prodotto finale saranno i veri protagonisti dello show” ha affermato il conduttore Nardelli, che si cimenta per la prima volta con il food dopo una lunga esperienza nel mondo dello spettacolo.

Il regolamento, la brochure e la scheda di adesione al campionato sono consultabili sul sito www.istitutonazionalepizza.it insieme a tutti i contatti e le informazioni per partecipare.

Salvatore Adinolfi

Mal’essere, Davide Iodice e l’Amleto di Shakespeare

Davide Iodice si confronta con l’Amleto di Shakespeare in Mal’essere in scena dal 1° al 12 febbraio al Teatro San Ferdinndo di Napoli.

Una riscrittura in napoletano della tragedia del grande Bardo firmata da un gruppo di rapper. Un’esperienza che il regista Davide Iodice prova a descrivere: “in questo tempo di “paranze d’‘e criature” e di criature morti ammazzati, di padri che mandano – ancora – i figli alla strage, nell’Elsinore dove vivo, tra Forcella e Sanità, qui mi riappare l’ombra di Amleto, qui sento che non è tanto questione di essere o non essere ma di mal’essere, nel senso doppio della nostra lingua che dice insieme di persona cattiva ma anche di un profondo scoramento esistenziale: essere o non essere il male, piuttosto. Nessuno più e meglio dei numerosissimi rapper dei nostri territori sa esprimere, a parer mio, questo malessere oggi”.

Una esperienza non certo facile, quella del regista e della produzione curata dal Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale, ma che si inserisce in quella personale ricerca “da sempre attenta a far risuonare l’eco emotiva della rappresentazione scenica lungo sentieri e luoghi non canonici, di forte impatto sociale”. Una ricerca-indagine che vede numerosi impegnativi titoli: “La fabbrica dei sogni”, “Un giorno tutto questo sarà tuo”, “Mangiare e bere. Letame e morte“,“Mettersi nei panni degli altri-Vestire gli ignudi” del progetto “Che senso ha se solo tu ti salvi” ispirato a Le sette opere di misericordia di Caravaggio, “Il velo”, del progetto sostenuto dalla Comunità Europea, Città in scena/Cities on stage, nel 2015, Euridice e Orfeo, Drommar (realizzato con il Folkteatern di Goteborg) e Sonnai, entrambi parte della “ricerca itinerante sui sogni degli ultimi” del regista.

La trama shalesperiana risuonerà con il dramma del Principe di Danimarca nelle voci dei rapper e degli attori evidenziando agli spettatori scorci e ferite della città odierna di sorprendente e inquietante attualità.

“Con questo Mal’essere – ha dichiarato Davide Iodice – si può provare a dire qualcosa su Napoli, da Napoli, scartando l’imperante e cinica oleografia criminale, questo tempo di paranze dei bambini, un’estetica del male che stiamo assecondando, dove le crew dei rapper sono paranze vitali, di chi ha scelto l’arte al posto delle pistole”.

Su drammaturgia dello stesso Davide Iodice e testi e riscritture dei rapper Gianni De Lisa detto ‘O Yank e Pasquale Fernandez detto Sir (dei Fuossera), Alessandro Caricchia detto Joel, Paolo Romano detto Sha One, Ciro Perrotta detto Op Rot, Damiano Rossi detto Capatosta, in scena recitano gli attori Salvatore Caruso, Luigi Credendino, Veronica D’Elia, Angela Garofalo, Francesco Damiano Laezza, Marco Palumbo, Antonio Spiezia insieme ai rapper attori Gianni De Lisa detto ‘O Yank, Vincenzo Musto detto Oyoshe, Paolo Romano detto Sha One, Damiano Rossi detto Capatosta, Peppe Sica detto Oh. Scene di Tiziano Fario, costumi di Daniela Salernitano, luci di Davide Iodice e Angelo Grieco,  musiche di Massimo Gargiulo. Un’ora e cinquanta minuti di uno Shakespeare napoletano.

Alessandra Desideri

Oscar 2017, “Fuocoammare” nella cinquina dei documentari

Fuocoammare, il documentario del 2016 di Gianfranco Rosi sull’isola di Lampedusa che lo scorso febbraio ha vinto l’Orso d’oro al Festival del cinema di Berlino è stato nominato per l’Oscar come Miglior documentario. L’annuncio è stato dato durante l’evento organizzato per comunicare tutte le nomination agli Oscar.

Fuocoammare era stato inizialmente inserito nella lista dei possibili candidati al premio per il Miglior film straniero, ma ne era stato escluso a una successiva selezione. “È meraviglioso, è stata una battaglia, negli ultimi giorni non ci credevo più. Ho portato Lampedusa a Hollywood”. Gianfranco Rosi è felice come un bambino che gioca sulla sabbia, e nell’incontro via skype da Tokio, dove Fuocoammare sta uscendo, chiede ai media: “Mi volete bene?”. E poi: “Ho promesso alla distributrice giapponese che se fossi entrato nella cinquina degli Oscar avrei fatto l’uomo sandwich davanti al cinema per portare il pubblico in sala”. Gianfranco Rosi è nato ad Asmara, in Eritrea, nel 1964, e a vent’anni si è trasferito a New York per studiare cinema. Il suo primo mediometraggio – si chiamano così quando non sono né corti né lunghi – si intitola Boatman ed è stato realizzato dopo un viaggio in India. Nel 2010 Rosi ha girato El sicario – Room 164, un film-intervista su un ex sicario messicano che lavorava per  un cartello della droga. Rosi è però noto al cosiddetto “grande pubblico” italiano dal 2013, quando il suo documentario Sacro GRA – girato sul Grande Raccordo Anulare di Roma – ha vinto il Festival di Venezia. Gli esperti di cinema parlano di Rosi come di un regista che ama conoscere a fondo i posti dove sono ambientate le storie che racconta: per girare Fuocoammare, per esempio, ha vissuto più di un anno a Lampedusa. “Siamo molto felici che un film così importante e complesso abbia raggiunto questo splendido risultato. Un’opera che non solo risponde appieno alla mission di Servizio Pubblico ma va oltre nell’alimentare un racconto che Rai si impegna a far diventare sempre più internazionale” commenta Antonio Campo Dall’Orto, direttore generale Rai. “L’Italia è il Mediterraneo e Lampedusa ne è non solo il centro geografico, ma soprattutto l’anima –  prosegue il DG –  un luogo di accoglienza e di apertura, esempio più alto della cultura italiana, al tempo stesso inno all’accoglienza e alla bellezza. “Fuocoammare” incarna questo ideale in tutta la sua forza, facendosi messaggio globale di solidarietà”. “Un’altra prova –  conclude Campo Dall’Orto –  che l’audiovisivo italiano è un luogo di eccellenza capace di avere un impatto nella costruzione della pubblica opinione globale su temi tanto difficili quanto importanti come la questione dei migranti”. Un film che può andare a confrontarsi nel luogo dove il cinema è “bigger than life”, più grande della vita, nel tempio di quest’arte dove si riuniscono le più grandi macchine produttive di cinema del mondo. Un film che, nel suo piccolo, ci spinge a fare la vita più grande, più degna, più aperta. E un film che parla dall’Italia a tutto il mondo, e ora lo continua a fare da un luogo particolarmente ascoltato. Grazie a uno sforzo magnifico del nostro cinema pubblico, e grazie agli sforzi congiunti dei due ministeri MiBACT e Mise, che ci dimostra se ce ne fosse ancora bisogno, che l’unione e il collegamento degli sforzi, riesce a portarci in alto. E una piccola, curiosa soddisfazione per un evento unico. È la seconda volta che un documentario italiano arriva alla Cinquina degli Oscar. La prima, nel 1962, fu con ‘La Grande Olimpiade’ di Romolo Marcellini, il film che celebrava i Giochi del ‘60 a Roma. Una storia di successo italiana. Il film era prodotto dall’Istituto Luce.

 

Nicola Massaro

 

People’s Choice Awards 2017: trionfa Ellen DeGeneres

Gli americani amano Ellen DeGeneres. Mercoledì 18 gennaio, la conduttrice e comica americana è diventata la più premiata nella storia dei People’s Choice Awards, i premi assegnati ogni anno dai fan, con un totale di 20 statuette. Parata di stelle del mondo “pop” e grande show all’insegna dell’informalità e del divertimento. Il glamour protagonista del red carpet soprattutto per l’abito sfoggiato da Jennifer Lopez, regina della serata in uno splendido vestito Reem Acra con cui ha ritirato il premio come Favorite Tv Crime Drama Actress. Durante la 43esima edizione svoltasi al Microsoft Theatre di Los Angeles e presentata da Joel McHale, la DeGeneres ne ha vinte tre molto importanti di statuette, migliore conduttrice, voce animata e collaborazione comica. Due le regine indiscusse della serata: Ellen DeGeneres, già citata, l’altra ‘maestà’ è stata invece Britney Spears, che ha vinto quattro statuette, tra cui Miglior Artista Donna, Miglior Artista Pop e Social, e per la sua collaborazione “comica” con la DeGeneres. A trionfare come artista maschile è stato invece Justin Timberlake. Johnny Depp è, invece, stata la vera sorpresa della serata dato che, all’indomani, della definizione dei dettagli del suo divorzio da Amber Heard nessuno si aspettava potesse presentarsi sul palco dei People’s Choice Awards. Invece l’ha fatto per ringraziare quanti “hanno avuto fiducia in me durante i momenti più brutti”. Il riferimento è sicuramente alle accuse di violenza domestica che sono state fatte a suo carico dall’ex moglie e alla sofferenza per la morte di sua madre. È un Johnny Depp commosso e di poche parole, che sottolinea più volte la parola “grazie”. “Senza di voi non sarei qui”, ha detto. Mentre Jennifer Lawrence e Ryan Reynolds, il cui Deadpool si è aggiudicato il premio come Miglio Film d’azione, sono rispettivamente i migliori attori femminile e maschile. Le Fifth Harmony, vincitrici come Miglior Gruppo, si sono esibite per la prima volta come quartetto, dopo il recente abbandono di Camila Cabello. Grey’s Anatomy  e The Big Bang Theory hanno vinto di nuovo come miglior serie drammatica e commedia, ma questa volta i beniamini dei due show non erano presenti alla serata. Come ogni anno, dei 64 vincitori nelle categorie musicali, televisive e cinematografiche, solo alcuni hanno ritirato i premi in persona. Blake Lively e Jennifer Lopez, che hanno vinto per le loro interpretazioni in Paradise Beach – Dentro l’Incubo e Shades of Blue, hanno ricordato il bisogno di ruoli femminili, la Lively ha confessato che il suo sogno di sempre è incontrare le Spice Girls.

Nicola Massaro

Sal Da Vinci, l’Italiano di Napoli

La sera di Natale 2016, il teatro Augusteo a Napoli  era un pullulare festoso. Foyer gremito, famiglie, tanti giovani pronti a riempire platea e galleria per l’ennesimo “tutto esaurito” che si ripeteva dall’esordio avvenuto sei giorni prima.

“Italiano di Napoli” è l’ultimo lavoro teatrale di Sal Da Vinci, icona della rinnovata scuola etnica e popolare, avviata a  Napoli dal padre Mario agli albori degli Anni Sessanta.  Lo spettacolo è iniziato con un confronto proiettato in digitale fra il prototipo di un’artista nazionale e il suo alter ego partenopeo. I profili impegnati in una gag di estrazione televisiva si identificano nel cantattore Sal che incarna il messaggio del progetto: avvicinare Napoli e il “napoletano” ad una realtà nazionale integrata.

Lo scopo si realizza in una ricostruzione di una fabbrica dismessa, una industria dei sogni rappresentata da un’Italia dismessa anch’essa ma speranzosa di rientrare sulle  ribalte degli antichi splendori. Interpretata da una brillante Lorena Cacciatore impegnata in più riprese nel canto e nei testi. Decisamente nazional popolari e ricchi di scambi al fulmicotone, quelli scritti dall’autore e amico Alessandro Siani che firma anche la regia della commedia musicale dove un ruolo essenziale e decisivo non limitato alla classica “spalla” è efficacemente assolto da Davide Marotta. Completa il poker nella prosa Lello Radice, abituale partner sulle scene calcate dal Da Vinci, questa volta impegnato ad interpretare il custode dell’abbandonato cantiere dei sogni.

Lo spettacolo ha una struttura musicale e coreografica imponente affidata nelle scenografie a Roberto Crea con le coreografie (molto belle) di Marcello e Momo Sacchetta e le luci di Francesco Adinolfi.

Alloggiati in un piano superiore rispetto alla ribalta i sei musicisti costituiscono la piattaforma acustica ideale per i brani interpretati da Sal, arricchiti da un ottimo corpo di ballo da otto elementi dove figura anche il giovane figlio, Francesco Da Vinci. Ricco il repertorio musicale, tratto essenzialmente dall’ultimo album “Non si fanno prigionieri”, realizzato con la collaborazione di Renato Zero. Importante la presenza di Zero negli arrangiamenti di Da Vinci, a suo agio nella visitazione di “Più su”. Le cover dei grandi autori italiani contemplano anche Battisti (Io vivrò)  e Mina (Se telefonando). Attento oltre modo e più rigido al centro del palco nelle riletture dei colleghi senior nazionali, Sal si scioglie, per la gioia dei suoi sostenitori che lo supportano nei cori e refrain, nei suoi brani.

Non potevano mancare gli accenni alla scuola dei classici partenopei con una latineggiante “’E spingule frangese” oltre una versione  moderna di “Comme facette mammeta”.

Struggente e carico l’omaggio paterno, subissato dagli applausi, con le note di “Preghiera e na mamma”.  Un’atmosfera resa elettrica dalle evoluzioni aeree di ballerine volteggianti sospese nel vuoto anche ad altezze importanti, ancorate a cavi trasparenti che innalzano i toni dell’adrenalina in platea. L’epilogo con il pubblico in piedi nella prolungata ovazione, vede il

giovane monarca del rinnovato canto di Partenope, ringraziare e salutare i suoi fans.

Riuscito l’esperimento di sdoganare gli antichi vezzi degli strali autoctoni neo melodici e compattare un pubblico di ampio respiro dialogante con la vasta filiera nazionale e popolare della canzone italiana. In scena sino al 15 gennaio uno show godibile ed esportabile in tutte le piazze della penisola.

Luigi Coppola

22° Concerto di Capodanno della Nuova Orchestra Scarlatti

Il 22° compleanno del Concerto di Capodanno della Nuova Orchestra Scarlatti si festeggia il 1° gennaio 2017. Appuntamento al Teatro Mediterraneo alla Mostra d’Oltremare di Napoli alle ore 19.30 per vivere l’evento di inizio anno con nuovi ritmi, nuovi colori, nuove emozioni con le musiche di G. Rossini, J. Strauss, M. de Falla, P. de Sarasate, G. Gershwin e molti altri. L’orchestra è diretta dalla ventiseienne  M° Beatrice Venezi e violino solista è il giovanissimo diciannovenne Gennaro Cardaropoli, salernitano, vincitore del Premio Abbado 2015.

Gli organizzatori promettono “un programma variegato adatto a tutte le età, gusti e provenienza, non solo per il pubblico napoletano dunque ma anche per i tantissimi turisti presenti in città, inserito tra gli eventi di punta del “Natale a Napoli 2016 – ‘e pazzielle”, la rassegna promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli”.

Per gli amanti della musica il brio del Rossini italiano e anche un po’ “napoletano” della Sinfonia dall’opera Elisabetta, regina d’Inghilterra, la Vienna delle vivacissime Polke di Strauss ma anche la Spagna di de Falla, di Pablo de Sarasate con la Fantasia su temi della Carmen di Bizet per proseguire con l’America e una particolare versione della Rhapsody in Blue di Gershwin.

Il gran finale è affidato a Napoli e alle sue più note pagine strumentali e melodie, diventate ormai indiscusse e amate ambasciatrici della città del Vesuvio nel mondo.

Buon concerto e buon 2017!

 

Rossella Marchese

Morta la regina Leila di Star Wars: Carrie Fisher

“Sono nata famosa”, disse una volta Carrie Fisher, figlia di due delle più grandi star di Hollywood degli anni Cinquanta, l’attrice Debbie Reynolds e il cantante Eddie Fisher.

Carrie Fisher non avrebbe potuto scampare a una vita di fama, con i privilegi e il caos che ne derivano. Divenne una celebrità pe il suo talento solo quando interpretò l’eroica principessa Leila nel primo film di Star Wars nel 1977, aveva solo 19 anni ed era la protagonista femminile principale, e nei due sequel degli anni Ottanta, ebbero un enorme successo e divennero una pietra miliare della cultura pop. Star Wars divenne un universo a sé, con sei sequel, finora, e legioni di fan devoti che esaminano minuziosamente ogni battuta dei dialoghi e ogni cambio di costume della principessa Leila in cerca di significati esoterici.

La Fisher recitò in decine di altri film per il cinema e la tv, ma quello della principessa Leia resta il ruolo della sua vita. La scomparsa di Carrie Fisher ha scosso non solo i fan di “Star Wars”, ma soprattutto i colleghi che hanno lavorato con lei sul set della saga. Tanti i messaggi di dolore e di ricordo rivolto all’indimenticabile principessa Leila, dal suo “amore” cinematografico Han Solo-Harrison Ford fino all’ideatore George Lucas, passando per il “fratello” Mark Hamill e J.J. Abrams, regista de “Il Risveglio della Forza”.

A piangere l’attrice sono arrivate le parole dei compagni di avventura di “Guerre stellari” (1977), “L’Impero colpisce ancora” (1980) e “Il ritorno dello Jedi” (1983), ma anche del film che ha riaperto la saga nel 2015, “Star Wars: Il risveglio della Forza”.

Harrison Ford sul set, ma anche fuori, come recentemente rivelato dalla stessa attrice è stato il suo compagno e ha così descritto Carrie Fisher: “Una persona unica nel suo genere, brillante, originale, divertente ed emotivamente impavida. Ha vissuto la sua vita con coraggio. Ci mancherà a tutti”. Mark Hamill ha commentato con un laconico “devastato”, che dice tanto, mentre George Lucas ha rilasciato un comunicato stampa in cui, oltre alla condoglianze, la definisce “intelligente, un’attrice, scrittrice e comica di talento, con una personalità colorata che tutti amavamo. In Star Wars interpretava la nostra Principessa, grande e potente, esuberante, saggia, piena di speranza, in un ruolo più difficile di quanto la gente possa pensare”.

Lascia sua madre, sua figlia Billie Lourd e un fratello, il produttore e regista Todd Fisher. In tutti questi anni lei e sua madre avevano solidarizzato finendo per diventare una vecchia e litigiosa coppia da commedia. Un documentario sulle loro vite intrecciate, Bright Lights: Starring Carrie Fisher and Debbie Reynolds, andrà in onda per HBO nel 2017. Almeno la Fisher sarà prima nei titoli di testa.

 

Nicola Massaro

(To) Be in Jazz, a Sassari la sedicesima edizione

Tutto pronto per l’edizione 2016 di “(To) Be in Jazz – I Concerti Aperitivo”, la tradizionale rassegna musicale, vero culto, negli eventi del Natale sassarese.  L’iniziativa, organizzata dall’Associazione Blue Note Orchestra (ABNO) con il contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Sassari, della Regione Sardegna, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Turismo e della Fondazione di Sardegna, rinnova l’appuntamento (4 – 11 – 18 dicembre a Palazzo di Città) con gli appassionati di jazz, con una doppia programmazione per ciascuna domenica: alle ore 11.00 ed alle ore 19.30.

Tre i progetti che animeranno la parte musicale di “To Be in Jazz” a cura dei compositori e arrangiatori Roberto  Spadoni, Mario Corvini e Mario Raja: “Afro American Composer”, in scena domenica 4, “Omaggio a Nino Rota” domenica 11 e “Such Sweet Thunder” il 18 dicembre con la partecipazione dell’attrice Anna Bonaiuto.

L’esordio, domenica 4 dicembre, è affidato al progetto “Afro American Composer” del compositore, chitarrista, arrangiatore e direttore romano Roberto Spadoni. In questa interpretazione una selezione OJS (formata da Gian Piero Carta sax contralto e soprano, Massimo Carboni sax tenore, Marco Maiore sax baritono, Luca Uras e Giovanni Sanna Passino tromba, Salvatore Moraccini trombone, Antonio Pitzoi chitarra, Mariano Tedde pianoforte, Alessandro Zolo contrabbasso, Luca Piana batteria) esegue un corpus di opere elaborato da alcuni dei musicisti jazz che maggiormente hanno esplorato questo dialettico rapporto tra scrittura e improvvisazione. Il concerto evocherà le potenti energie di Charles Mingus, l’eleganza ironica e swingante di Gerry Mulligan, l’introspezione un po’ allucinata di Thelonious Monk. la lirica ispirazione di Billy Strayhorn, le  trame magnetiche di Miles Davis e Wayne Shorter, la sfacciata spontaneità di Wes Montgomery.

Un “Omaggio a Nino Rota” diretto dal trombonista, compositore Mario Corvini, arrangiatore del progetto, caratterizzerà il secondo concerto, domenica 11 dicembre.

La musica di Rota si presta in modo particolare a questa interpretazione di stile in chiave jazz sia per la validità delle sue composizioni sia per gli sviluppi armonici sempre originali. Le sue melodie hanno un canto tipicamente italiano con forti componenti classiche, basti pensare ai temi per Federico Fellini, binomio artistico indissolubile a cui è dedicata gran parte del concerto.

La manifestazione si conclude domenica 18 dicembre con il progetto “Such Sweet Thunder” dedicato all’omonima suite di Duke Ellington, con gli arrangiamenti scritti per l’organico dell’Orchestra Jazz della Sardegna,  dal sassofonista, compositore ed arrangiatore napoletano Mario Raja, da decenni appassionato studioso della musica del “Duca”. Un progetto che unisce alle particolari suite la lettura di alcuni passi delle opere di Shakespeare, affidata ad Anna Bonaiuto, una delle attrici italiane di maggior talento, famosa per essere stata la protagonista de “L’Amore Molesto” di Mario Martone, vincitrice di vari premi tra cui il David di Donatello ed il Globo d’Oro come attrice protagonista. Ha lavorato nel “Caimano” di Nanni Moretti e ne “il Divo” di Paolo Sorrentino.

Al termine dei concerti il pubblico avrà la possibilità di partecipare alla degustazione proposta dal Museo del Vino di Berchidda, con i vini della Cantina Gabriele Palmas di Sassari, delle Tenute Sella & Mosca di Alghero e della Cantina Nuraghe Crabioni di Sorso. Il gusto dei vini in degustazione è esaltato da alcune eccellenze tipiche della nostra isola: il pane con lievito naturale della bottega Madrigosas di Mariella Pinna e Talia Tidore di Olmedo,  i  formaggi artigianali sardi di Mario Piras di Ozieri ed i  salumi di qualità del Salumificio Bardana di Ozieri.  

Approfondimenti e info su http://www.abno.com/.

 

Luigi Coppola

 

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