CETA: approvazione del Parlamento europeo

L’accordo commerciale CETA – Comprehensive Economic and Trade Agreement – tra Ue e Canada è stato ratificato dal Parlamento europeo mercoledì 15 febbraio.

L’accordo CETA, ratificato dal Parlamento europeo mira a incrementare il commercio di beni, servizi e investimenti tra l’Ue e il Canada. Questo trattato è stato spesso denominato un “Tafta 2” (Trans-Atlantic Free Trade Agreement) suscitando numerose inquietudini. Prima del passaggio attraverso tutti i parlamenti nazionali e regionali dell’Ue, la votazione del Parlamento europeo consente un’applicazione provvisoria del testo già a partire da aprile 2017.

Il CETA mira ad agevolare la creazione di nuove opportunità per le imprese in Ue, le quali potranno risparmiare più di 500 milioni di euro ogni anno, somma spesa fino ad oggi per acquistare i diritti su varie merci esportate verso il Canada. Le imprese dell’Ue beneficeranno di un accesso senza precedenti al mercato canadese a tutti i livelli: federale, provinciale e municipale. Le piccole imprese, spesso impossibilitate a fronteggiare i costi delle procedure amministrative, saranno tra i primi beneficiari di questo accordo e potranno risparmiare tempo e denaro evitando ad esempio, le lunghe procedure doganali e alcune spese legali elevate.

Infine, i consumatori dell’Ue potranno beneficiare di una scelta maggiore pur preservando le normative europee. Solo i prodotti e i servizi in perfetta conformità con le norme europee potranno entrare nel mercato Ue. Infatti, il CETA non modificherà la normativa Ue in materia di sicurezza alimentare concernente l’interdizione di alcuni prodotti tra cui gli OGM e la carne agli ormoni.

Danilo Turco

CETA: l’accordo UE-Canada

L’accordo UE-Canada denominato CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) è diventato un tema molto delicato per la Commissione europea. Martedì 5 luglio, il commissario per il commercio Cecilia Malmström ha dovuto presentare una proposta per la ratifica dell’accordo tra l’Unione europea e il Canada concluso nell’autunno 2014. Diverse fonti europee assicurerebbero che la Commissione sosterrebbe una proposta di accordo “non misto”, soggetta solo all’approvazione del Parlamento europeo e dei 28 governi degli Stati membri dell’UE. Il presidente Juncker aveva difeso pubblicamente questa posizione davanti ai dirigenti europei martedì 28 giugno in occasione di un vertice a Bruxelles. Ciò nonostante, trovare nel Consiglio europeo una maggioranza di Stati disposti a sostenere un accordo “non misto” sembra sempre più complicato.

L’opposizione al CETA, quasi inesistente fino alla metà del 2015, da allora non ha cessato di crescere soprattutto in Francia, Germania, Belgio e Austria. Una parte della sinistra, degli ambientalisti e dei movimenti populisti solleva contro questo testo le stesse rimostranze con cui è stato criticato il TAFTA (Trans-Atlantic Free Trade Agreement) – l’accordo di libero scambio in corso di negoziazione con gli Stati Uniti – e cioè: la mancanza di trasparenza, il rischio di un peggioramento dei servizi pubblici e il perseguimento della liberalizzazione a oltranza.

La Commissione non punta a commettere una negazione della democrazia, ma sostiene che l’accordo CETA possa essere considerato come “non misto”. Bruxelles auspicherebbe una ratifica dell’accordo entro la fine del 2016, in seguito alle votazioni in seno al Consiglio e al Parlamento europeo. Un vertice UE-Canada con il primo ministro Justin Trudeau sarebbe già stato progettato per il mese di ottobre.

Questa primavera, il Parlamento vallone e quello lussemburghese hanno espresso alcune riserve sul CETA. La Slovenia inoltre, ha contestato il meccanismo di risoluzione delle controversie previsto dall’accordo tra gli Stati e le multinazionali.

Al fine di evitare un’entrata in vigore molto tardiva, la Commissione ha studiato la possibilità di raccomandare un’applicazione provvisoria dell’accordo CETA, nell’attesa delle approvazioni nazionali.

Gli attacchi diretti in generale contro la Commissione europea, giudicata troppo politica, e in particolare contro il suo presidente, che non esita a opporsi agli Stati su alcuni temi (come il CETA), si sono intensificati soprattutto dopo la vittoria del Leave in occasione del referendum nel Regno Unito.

 

Danilo Turco

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