Il teatro napoletano al tempo della contestazione

Il ’68 è il protagonista assoluto del libro, fresco di stampa, di Enzo Grano, mass-mediologo, trascrittore, sceneggiatore, saggista e molto altro ancora , autore di 44 volumi, intitolato “Il teatro napoletano al tempo della contestazione”.

Colto, simpatico, ironico, poliedrico, Enzo Grano riesce a trasmettere con grande forza l’amore per il teatro, la televisione e il cinema. Mai noiosi ma sempre particolarmente interessanti e stimolanti i suoi interventi e le sue pubblicazioni.
Del ’68 è stato protagonista e testimone e in questa duplice veste pervade di testimonianze, ricordi, aneddoti l’intera trama del volume.
Il libro si apre con l’interrogativo “Cosa furono gli anni Sessanta?” e con la sua testimonianza tratta dal dramma “Marilyn”: “Io c’ero in quegli anni sessanta, intreccio di motivi pop, di cronaca nera e cinismo sfuso, definiti dai più “irripetibili”. IO c’ero e come. E c’ero, per dirla tutta, ad occhi aperti”.
Il volume è stato presentato nel corso del seminario “Scrittura di scena”, stage con la partecipazione didattica di Enzo Grano e Arturo Martorelli (Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), organizzato dall’Associazione Culturale “Napoli è”, in collaborazione con l’AIMC Napoli Centro e l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici a Palazzo Serra di Cassano. Il video dell’incontro è disponibile su Youtube.
Un libro da leggere tutto d’un fiato per ricordare o per conoscere, per chi non l’ha vissuto, cinquanta anni dopo, il fermento culturale e artistico di quella stagione di contestazione ma anche e soprattutto di energia produttiva che è stata il Sessantotto.
Alessandra Desideri

Napoli è: Donne e violenza. Voci e parole, al Caffè dell’Epoca

La violenza sulle donne è uno dei principali drammi con cui l’umanità si confronta giorno per giorno in ogni parte del pianeta. La violenza è trasversale, senza distinzioni culturali, sociali, economiche, religiose, di razza,  Paese o continente. Nel nostro Paese il femminicidio ha già fatto, secondo alcune stime, 116 vittime dall’inizio del 2016, anno non ancora concluso e migliaia e migliaia di episodi gravi di stalking.

Nel 1999 l’Assemblea Generale dell’ONU decretò il 25 novembre Giornata Internazionale per la lotta alla violenza sulle donne e in questa giornata molte sono le iniziative in  tutto il mondo per sensibilizzare le donne a denunciare la violenza e creare le condizioni culturali perché non si ripetano tanti episodi tragici.

Anche l’Associazione Culturale “Napoli è”, da sempre sensibile ed impegnata nel campo della tutela dei diritti, in particolare delle fasce più deboli (bambini, donne, anziani, persone con disabilità),  e delle politiche di pari opportunità ha organizzato domenica 27 novembre 2016 alle ore 10.00 a Napoli nella Sala del Caffè dell’Epoca in via Costantinopoli n. 81, nell’ambito della manifestazione indetta dal Comune di Napoli #SVERGOGNATI in occasione della Giornata Internazionale per la lotta contro la violenza sulle donne, l’incontro “Donne e Violenza. Voci e Parole”.

L’iniziativa si propone di sensibilizzare le donne attraverso la testimonianza letteraria e giuridica a denunciare ogni forma di violenza e a farle sentire protette dalla “rete”. A parlare di violenza contro le donne Giuseppe Desideri, presidente dell’Associazione, Enzo Grano, massmediologo, Gerardo Grossi, docente di lingua spagnola presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, Bianca Desideri, direttore responsabile di napolie.it online ed esperta di politiche di genere e pari opportunità, Antonella Verde, avvocato giuslavorista, Rossella Marchese e Nicola Massaro, p. avvocati.

Graditissimi ospiti dell’evento culturale: Vincenzo Aurino, Anna Bartolomucci, Nazario Bruno, Renato Cammarota, Lino Cavallaro, Graziella Cerbella, Giovanni D’Amiano, Carlo Del Preite, Vincenzo De Pascale, Caterina De Simone, Roberto Di Roberto, Luigi Esposito, Peppe Esposito, Teresa Esposito,  Giuseppe Iaquinta, Ida Noviello, Giulio Pacella, Liliana Palermo, Tina Piccolo, Irene Pumpo, Marisa Pumpo Pica, Tullio Sabella, Lidia Sanseverino.

A moderare e coordinare gli interventi il critico letterario Ino Fragna.

Un momento di riflessione e di approfondimento per contribuire insieme a sviluppare sempre di più consapevolezza e informazione.

 

Alessandra Desideri

Marilyn il mito americano sotto il riflettore di Enzo Grano

Marilyn il fenomeno biondo che ancora oggi affascina ed appassiona gli amanti del cinema e perché no quelli del gossip è la protagonista del libro-dramma di Enzo Grano.

Nella lunga e “corposa” attività letteraria, di commediografo e sceneggiatore, oltre che di saggista e docente di Enzo Grano non poteva mancare un lavoro sul biondissimo mito americano che ha fatto sognare tante generazioni e che resta ancora oggi un’icona di bellezza e di mistero, soprattutto per la sua tragica morte.

Norma Jeane Baker Monroe al secolo Marilyn Monroe è una figura complessa e non ancora completamente scoperta. Una infanzia sicuramente difficile, con una paternità incerta e non presente. Infanzia trascorsa tra affidamenti ad alcune famiglie e la presenza di una madre ricoverata in ospedale psichiatrico, matrimoni, amanti alcuni illustri, aborti.

Una vita artistica di successo anche se fatta spesso di compromessi come il mondo del cinema, per stessa ammissione dell’attrice, prevedeva. Chi non ricorda alcuni dei film che l’avevano consacrata diva: Giungla d’asfalto, Eva contro Eva, Nata ieri, Matrimoni a sorpresa, Niagara, Gli uomini preferiscono le bionde, Come sposare un milionario, La magnifica preda, Quando la moglie è in vacanza, A qualcuno piace caldo, solo per citarne alcuni.

Una tragica fine ancora avvolta da una nube di mistero e supposizioni. Questa è la donna protagonista del libro-dramma di Enzo Grano.

Già dalla copertina si presagisce l’andamento dell’intera sceneggiatura che attraverso le parole dei protagonisti e le indicazioni per la messa in scena traccia la figura della donna che ha ispirato anche Andy Warhol.

Protagonista la donna, la sua “fragile” figura, la sua immagine pubblica ma anche e soprattutto quella privata, la sua sofferenza e la sua morte per suicidio o almeno così riportano le cronache e il referto del medico.  Ma fu vero suicidio? Questa è la domanda che si pongono i personaggi anche sulla scena.

Il processo inscenato da Enzo Grano per la morte di Marilyn vede scomporsi, in un’altalenante contraddittorio fra i personaggi, la vita di Norma Jean – Marilyn portando allo scoperto dubbi, aspetti noti e meno noti della sua vita di donna e del suo percorso di attrice sotto i riflettori della macchina del cinema e nel buio della propria solitudine.  Amatissima, ma non effettivamente amata si sentiva probabilmente Marilyn, questo dubbio emerge anche nel corso degli interrogatori in scena. Sposa giovanissima, poi di nuovo sposa e stavolta non di un operaio di una fabbrica ma dello sportivo di successo Joe Di Maggio e poi ancora dello scrittore Arthur Miller.

Carica di amore ma anche di fisicità. Nonostante la fama e la gloria, era solo Norma, anzi come viene più volte rimarcato dal presidente nel processo scenico, Marilyn.

L’apertura del secondo tempo del dramma nel volume è preceduto da una frase di Marylin che sintetizza la sua carriera artistica, parole velate da amarezza.

Miller, uno dei personaggi in scena, parla anche del desiderio di Marilyn di essere madre, il desiderio di un figlio che non ebbe e che forse “avrebbe compensato la sua ansia di rassicurazione”.

La voglia di una vita normale prendeva sempre più piede nella mente dell’attrice, per una donna senza radici che invece voleva metterle in un luogo, non importava quale, con un uomo e con un figlio che l’avrebbe “rassicurata” e che avrebbe proseguito la sua esistenza mortale oltre la morte. Ma ciò non le fu dato di ottenere dalla vita. Successo sì tanto, ammirazione sì tanta, felicità poca.

La sintesi del rapporto tra Miller e la Monroe emerge nel secondo atto quando i due protagonisti, il Presidente della Giuria e Miller, parlano del lavoro dello stesso Miller “Dopo la caduta”.

Anche lo spostarsi da un personaggio all’altro dell’inquadratura dell’occhio di bue, la musica di sottofondo, le immagini di film che scorrono, il cambio di luci fa sì che l’attenzione venga di volta in volta attratta non solo dalle parole ma anche dai gesti e dai movimenti dei protagonisti, dalla scena, dai particolari.

La conclusione del processo-dramma è lasciata a Mister X, una donna vestita da uomo, che ripercorre gli ultimi tragici mesi della vita di Marilyn, con le testimonianze di coloro che propendevano per la tesi che non si trattò di suicidio ma di suicidio indotto per farla tacere su verità scomode che avrebbero potuto sconvolgere l’establishment americano, come ad esempio la storia della gravidanza e dell’aborto in Messico poco prima della sua fine.

Con il suo Marilyn  Enzo Grano come scrive in coda al volume ha “cercato di mettere in scena i fatti”, ha “cercato di chiamare alla ribalta le persone, per conoscerle. Fatti e persone, a loro modo,hanno inteso raccontarmi una storia. La più vera possibile, atteso che le parole impiegate,pur dovute ai fatti, sgorgano, sorgive, dal fonte battesimale dell’Autore, che si alimenta dal ripetersi meccanico, senza tempo, della storia stessa”.

Bianca Desideri

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