Addio Luciano De Crescenzo, ti saluta la Napoli di Bellavista

Ci mancherà molto l’ingegnere, filosofo, scrittore Luciano De Crescenzo. La sua Napoli tanto amata e descritta sempre con profonda dolcezza, semplicità ed ironia, ma anche con profonda attenzione e passione e raccontata come città poliedrica, dalla cultura plurimillenaria, dalle mille sfaccettature, ne piange la scomparsa.

Un uomo, De Crescenzo, che aveva deciso di abbandonare il suo incarico alla IBM, il posto fisso, per lanciarsi nella sua passione, la scrittura che tante soddisfazioni gli ha dato con i suoi libri 50 libri, con 18 milioni di copie vendute nel mondo, di cui 7 milioni solo in Italia. Le sue opere sono state tradotte in 19 lingue e diffuse in 25 paesi. Ma non solo. Come non ricordare fra i suoi film gli indimenticabili “Così Parlò Bellavista” e  “32 dicembre”.

Uomo di spettacolo oltre che di cultura ha accompagnato per decenni tantissimi lettori e spettatori al cinema e in tv,  come non ricordare alcuni brani diventati cult e impressi nella memoria non solo dei napoletani come il mitico “incrocio a croce uncinata” che descriveva la situazione del traffico cittadino della metropoli napoletana. E ancora la sua lezione sugli uomini d’amore e uomini di libertà e il fatto che i primi amino il presepe mentre i secondi l’albero, i primi il bagno, i secondi la doccia.  Il tempo per De Crescenzo era un’emozione e una grandezza bidimensionale nel senso che “lo vivi in lunghezza e larghezza, se lo vivi in larghezza con alti e bassi a 60 anni avrai solo 30 anni”, mentre l’eternità la definiva come un’istante.

Il mondo della cultura ha perso oggi, dopo Andrea Camilleri scomparso appena ieri, un altro grande simbolo per molte generazioni, un uomo mite, allegro, gentile, astuto, intelligente, una personalità includente.

In un’intervista rilasciata a Marzullo era convinto di andare in Paradiso. Ed è lì che vogliamo immaginarlo oggi.

Bianca Desideri

seers cmp badge