Eugenio Tibaldi e le architetture minime

Uno STUDIO  sulle  “ARCHITETTURE MINIME”, quello del progetto di Eugenio Tibaldi a cura di Brunella Velardi. Si tratta del quarto appuntamento di Art, do not disturb, un ciclo espositivo dedicato all’arte contemporanea, promosso e ospitato dall’Hotel Palazzo Caracciolo – MGallery by Sofitel. A mettere in modstra le loro opere sono giovani artisti e curatori che sono invitati a a pensare e realizzare opere site-specific per l’antica residenza aristocratica di via Carbonara.

Per gli organizzatori dell’evento “l’intervento di Tibaldi, dislocato tra il chiostro grande e i piani superiori, si pone in continuità con la ricerca che l’artista porta avanti nei lavori degli ultimi anni, rivolta a osservare i diversi meccanismi con cui l’uomo si appropria degli spazi urbani, riallacciando  le fila di un’estetica che parte dalla raccolta di segni residuali rispetto alla cultura dominante”.  Ma qual è il punto di partenza di questo quarto appuntamento? “Il punto di partenza – evidenziano gli organizzatori – è, questa volta, una meticolosa indagine sui giacigli dei senzatetto, classificati in base alle loro caratteristiche strutturali e stilistiche alla stregua di edifici tradizionali e definiti dall’artista stesso “architetture minime”. La convivenza fra la macrostoria del complesso antico e le microstorie innestate da Tibaldi diviene specchio di una coesistenza che è in atto nelle nostre città e non si risolve in un conflitto ma prevede, fin dal principio, una tacita resa”. Interessante il concetto alla base dell’architettura minima che non ambisce “all’eternità ma, come la permanenza in un albergo, dura in media due o tre giorni: installazioni e documentazione fotografica innescano allora una riflessione sulle differenti forme dell’abitare transitorio”. Il lavoro dell’artista e del curatore quindi varia di volta in volta. “Attraverso il costante lavorio di dinamiche informali e lontano dal fascino immobile della storicizzazione, è possibile secondo l’artista rintracciare altre possibili declinazioni dell’estetica che scardinano il nostro modo di concepire il conformarsi dello spazio urbano e le dinamiche con cui esso si fa dimora dell’uomo”.

Il ciclo di eventi di Art, do not disturb è immerso nel contemporaneo e coinvolge un nucleo di curatori composto da Luciana Berti, Claudia Borrelli, Mario Francesco Simeone, Brunella Velardi, con il coordinamento scientifico di Angela Tecce. A questi  si aggiungeranno ulteriori contributi. A conclusione di ciascuna mostra, le opere degli artisti andranno a far parte di una collezione permanente, visitabile negli ambienti di Palazzo Caracciolo.

Un’iniziativa destinata a far parlare e a costituire un modello da riproporre.  La mostra è visitabile fino al 31 gennaio 2017.

 

Alessandra Desideri

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