Due donne omaggiano il grande Viviani

Autore verace, Raffaele Viviani ha saputo regalarci magnifiche pagine non solo di ammirevole intensità artistica, ma di alto valore documentario antropologico e sociologico. La sua “Bammenella ’e copp’’e Quartiere”, con tutta la sua viscerale devozione al suo uomo carnefice (“Pe’ mme ’o ’ssenziale/ è quanno me vasa carnale./ Me fa scurda’ tutt’’o mmale/ ca me facette fa’!”), la sua sudditanza masochisticamente accettata ed affettivamente giustificata (“E tutte ’e sserate,/ chillo m’accide ’e mazzate!/ Me vo’ nu bene sfrenato,/ ma nun ’o dà a pare’!”), il piccolo mondo che ruota intorno alla figura di Mast’Errico, l’irriducibile speranza della nubile che è protagonista di “’O struscio”, la penosa condizione operaia splendidamente espressa in “Fravecature”, tratteggiano realtà, psicologiche e sociali, con ogni probabilità di ardua comprensione in altri contesti geografici, ma ben vere, perciò doverose di sensibile, colta attenzione, se si vuole comprendere l’uomo in tutte le sue sfaccettature.

Ad omaggiare l’illustre poeta e drammaturgo di Castellammare di Stabia, prossimamente, il collaudato duo costituito da Anita Pavone e Tiziana Tirrito, attrici di solida esperienza, da qualche anno in felice sodalizio artistico nei ruoli di Perzechella e Serafina con i quali esplorano la più significativa napoletanità. Così sabato 15 aprile, alle 21, saranno al Piccolo teatro CTS di Caserta, coadiuvate dal fisarmonicista Giulio Fazio, per “Perzechella e Serafina e li cunti d’’a vita ’e Papilluccio”, scritto da Anita Pavone.

Difficile prevedere la qualità di un evento teatrale, oneroso ipotizzarla, ma, conoscendo la chiara bontà dell’autore de “La morte di Carnevale”, la bravura, e piacevolezza scenica, delle due protagoniste e l’efficacia dei loro spettacoli già svolti, diventa quasi urgenza garantirne qui i sicuri meriti.

Rosario Ruggiero

Reggia di Caserta ospita i capolavori di Klimt

Dopo il successo registrato a Firenze, la Klimt Experience sbarca in Campania. Arrivano tutti, in blocco, alla Reggia di Caserta. Non gli originali, ma riproduzioni multimediali fedelissime, per un tipo di exhibit virtuale che attira sempre più pubblico.  “Il Bacio”, “Giuditta”, “L’Albero della vita” e altre numerosissime opere: i capolavori di Gustav Klimt saranno in mostra nel palazzo vanvitelliano da metà maggio fino al prossimo ottobre, diffusi da  trenta laser su megaschermi con risoluzione addirittura superiore al Full Hd.

I visitatori potranno ammirare  ben 700 immagini a grandezza naturale dedicate alla vita e alle opere del grande artista viennese. Il percorso includerà anche un’area interattiva, con ulteriori contenuti multimediali e didattici attuabili su un touch screen e proiezioni 3d da ammirare con gli occhiali Samsung Gear VR. Il prezzo del biglietto sarà di 10 euro, aggregato a quello della reggia.

Il perfezionismo di Gustav Klimt era leggendario, tanto che lavorò per tre anni al ritratto di Elisabeth Bachofen-Echt, figlia di una sua importante mecenate. Elisabeth era costretta a posare per ore. Klimt prendeva degli schizzi della ragazza in diverse pose, ma non era mai soddisfatto del risultato. Poiché Elisabeth dal canto suo criticava sia le posizioni come pure gli abiti scelti, si arrivò ben presto allo scontro e, durante una discussione, Klimt alla fine sbottò: “Dipingo una ragazza come mi pare e piace e basta!”. Dopo tre anni Elisabeth Bachofen-Echt perse la pazienza, si recò allo studio di Klimt, prese il quadro dal cavalletto e se lo portò a casa. Quando in seguito Klimt lo vide esposto nel salotto della famiglia avrebbe dichiarato, di cattivo umore: “Non le assomiglia per nulla”. La committente non si fece assolutamente scoraggiare da questa affermazione e commissionò a Klimt il ritratto di sua madre, Charlotte Pulitzer. “Contro Klimt” era il titolo di un’opera di Hermann Bahr in cui lo scrittore austriaco si schierava apertamente a favore del controverso artista. Nulla nella produzione artistica di Gustav Klimt aveva suscitato reazioni tanto appassionate quanto i Fakultätsbilder realizzati per l’Università di Vienna. Uno dei primi bozzetti di questo ciclo allegorico per la raffigurazione della Filosofia mostrava, nella parte inferiore, un giovane profondamente immerso nei propri pensieri. Quando il rettore dell’università vide questa immagine, circondata da coppie strette in abbracci sensuali e appassionati, sostenne che il ragazzo, in quella posa, non pensasse tanto alla filosofia quanto piuttosto sembrasse domandarsi come nascessero i bambini. Un’artista istrionico dal talento straordinario.

Nicola Massaro

 

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