Le Universiadi di Napoli 2019. Bilancio positivo

Le Universiadi, o Olimpiadi Universitarie, sono a detta di tutti tra le più grandi manifestazioni sportive mondiali, seconde per importanza e per numero di partecipanti solo ai Giochi Olimpici, ed alla pari con le Olimpiadi invernali.

La manifestazione nacque ufficialmente in Italia, con la prima edizione svoltasi a Torino nel 1959, eppure l’idea di mettere insieme i migliori atleti universitari del mondo a gareggiare sotto la bandiera olimpica è di molto precedente; già dal 1923, infatti, si organizzavano nel Bel Paese campionati sportivi internazionali tra giovani universitari, ma non con ampio respiro.

Dal 1959, dunque, ogni 2 anni, l’inno delle Universiadi risuona in giro per il mondo, anche se l’Italia continua a mantenere il primato di edizioni organizzate, ben 5 con l’appena conclusasi manifestazione di Napoli 2019, che è stata pure la XXXma.

Con il sostegno del Governo nazionale, che ha accompagnato la candidatura del capoluogo partenopeo, e la collaborazione con le Università italiane e campane, il CUSI (Centro Universitario Sportivo Italiano) e il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), la Regione Campania aveva ottenuto la designazione per la città lo scorso 5 marzo 2016 ed ha ospitato l’edizione estiva dell’Universiade dal 3 al 14 Luglio 2019.

Il viaggio della fiaccola del sapere, simbolo delle Universiadi, che per tradizione parte sempre da Torino, per il percorso di questa edizione ha toccato diverse città tra cui Losanna, sede della FISU (Federazione Internazionale dello Sport Universitario), Milano, Assisi, Roma, Matera, Avellino, Benevento, Caserta ed è, infine, arrivata a Napoli il 2 luglio, incontrando la sirena Partenope, mascotte ufficiale della XXXma Universiade estiva.

Un piccolo bilancio per questa edizione, raccoglibile in poche parole: la straordinarietà dei nostri giovani volontari; più di 5000 che hanno fatto funzionare bene l’intera macchina organizzativa, diventando uno dei simboli di questa Universiade partenopea.

Le delegazioni presenti si sono tutte complimentate per questi ragazzi e per il loro lavoro, mettendo un po’ da parte le tante polemiche che pure ci sono state, per l’incapacità di portare a termine i lavori di ristrutturazione di parecchie strutture sportive scelte come sedi delle gare.

Si sono occupati di tutto questi ragazzi, dal montaggio dei frigoriferi alla gestione dei magazzini, passando per le attività di comunicazione e di assistenza agli accreditati. Insomma una esperienza a 360 gradi, applicando quelle cose che normalmente si scrivono nel curriculum: intraprendenza, problem solving, etc, messe in pratica per davvero, tanto nelle varie “venue”, quanto nei diversi settori della manifestazione. Bravissimi.

Rossella Marchese

TEDxYouth, i giovani che vogliono riappropriarsi del futuro

La terza edizione del TEDxYouth quest’anno si è svolta a Roma.

Questa è la formula dedicata ai giovani che rientra nel novero della TED Conference, il simposio online dedicato alla condivisione di idee che meritano di essere diffuse, che avviene con appuntamento annuale in cui  i “thinkers” famosi in tutto il mondo sono invitati a condividere le loro conoscenze e passioni.

Tutti i TEDx sono eventi no profit, organizzati da volontari  che credono nel principio fondante della piattaforma: la condivisione delle idee.

Il TEDxYouth nazionale ha visto sfilare sul palco dell’Auditorium della Conciliazione di Roma i 12 speaker finalisti selezionati tra centinaia di partecipanti provenienti da tutte le scuole di secondo grado d’Italia; il tema di quest’anno è stato “l’Alfabeto del Futuro”.

Ognuno di loro ha portato davanti ad una platea folta ed eterogenea le proprie idee per l’interpretazione del futuro; tra loro c’è chi vuole fare la differenza per rompere il silenzio opprimente intorno alla malattia mentale, chi non vede l’ora di esplorare le nuove frontiere dello spazio, chi arriva da molto lontano con un passato difficile, ma vuole lavorare nel presente per un futuro che integri tutti.

Idee di giovani che rappresentano una società complessa che hanno provato ad interpretare e raccontare secondo la loro personale visione del cambiamento di codici e linguaggi in atto in ambito tecnologico, sociale ed economico.

Dopo le due edizioni di Bologna, si è tenuto nella Capitale il terzo appuntamento del TEDxYouth previsto dall’accordo triennale tra TEDx e MIUR.

Nella presentazione del progetto per quest’anno si legge: “in questi ultimi anni, il progresso scientifico ha determinato trasformazioni così radicali e a ritmi così accelerati da rendere il presente quasi inafferrabile. Un mondo veloce, fatto di nuovi paradigmi, nuovi lavori con cui i giovani sono chiamati a interagire. Quali sono le loro idee, percezioni e visioni? Quali saranno i pilastri della nuova società, i linguaggi con cui creare nuove relazioni, e che struttura avranno queste relazioni?”.

Di questo nuovo alfabeto i ragazzi hanno scritto nelle lettere inviate per candidarsi al TEDxYouth di Roma 2019.

Rossella Marchese

 

“Tempi interessanti” alla Biennale 2019

“May You Live in Interesting Times”, in effetti sarebbe questa la dicitura letterale del tema alla base della 58ma Biennale di Venezia; un’espressione della lingua inglese che è stata erroneamente attribuita ad un’antica maledizione cinese che evocherebbe catastrofi ed apocalissi, ma che sottintende, piuttosto, un periodo di cambiamento, magari di crisi, ma non per questo devastante, “tempi interessanti”, appunto, come la più felice traduzione italiana sta ad indicare.

E vivere in questi tempi interessanti, significa fare i conti con l’intelligenza artificiale, la iperpersonalizzazione degli oggetti, la pervasività dei mass media, le fake news, le identità perdute o rivendicate, i cambiamenti climatici, tutti argomenti che mettono in discussione le categorie di pensiero traballanti esistenti, con un concetto che domina, più o meno, in tutti i padiglioni dell’Arsenale e dei Giardini: il labirinto.

Molti degli artisti rappresentati (settantanove e anagraficamente giovani), infatti, si sono ispirati al labirinto per dare l’idea dell’incertezza storica in cui viviamo; gli oggetti si ingigantiscono fino a schiacciare lo spettatore che non ne riconosce più l’utilità, gli spazi circoscritti si scompongono e si dilatano, mentre le innumerevoli istallazioni di realtà virtuale vogliono surrogare i sensi degli esseri umani.

L’intera istallazione del padiglione Italia è un omaggio a Italo Calvino e si intitola: “0”, liberamente suscitato dal saggio La sfida al labirinto del 1962. Enrico David, Chiara Fumai e Liliana Moro sono stati gli interpreti scelti dei tempi interessanti proposti dal nostro Paese, con opere storiche e figure antropomorfe che si snodano lungo un percorso non lineare fatto di pareti di diversa altezza, stanze di varia misura, passaggi e vicoli ciechi.

Estremamente interessanti, le istallazioni artistiche ospitate da molti palazzi storici della città, su tutte quelle proposte dall’European Cultural Centre che, complementare e parallelo alle esposizioni principali della Biennale, propone artisti emergenti di ogni parte del globo, ognuno testimone della globalizzazione che divora le tradizione della propria terra d’origine. Le Seichelles con l’istallazione digitale di una parodia del buon selvaggio, la Cina con le gigantesche tele a righe verticali di Lu Xinjian, il Mozambico e le sculture interamente realizzate con i bossoli dei proiettili, Taiwan e i libri illeggibili scolpiti in un legno profumato di cipresso. Sono solo alcune delle suggestioni colte per la città.

Vale la pena passare per la laguna, c’è tempo fino al 24 novembre, per farsi un’idea di quello che il mondo pensa di questi tempi interessanti.

Rossella Marchese

 

(Foto di Rossella Marchese)

Sarco alla Biennale di Venezia

Viviamo in tempi interessanti, anche per morire. Sarco, abbreviativo per sarcofago, esprime esattamente il senso di infinite possibilità ed incertezze che spalanca un futuro super automatizzato.

Sarco è esposto a Venezia per la Biennale 2019, in una stanzetta piuttosto appartata e con tanto di cartellino all’ingresso che scoraggia i sensibili ad entrare, perché all’interno è rappresentato, in stampa 3D, il punto più estremo della volontà umana.

Appena entrati, posereste gli occhi su una capsula, piuttosto elegante nel design, ergonomica, pensata per interagire con il corpo umano, sostanzialmente per un unico scopo: indurne la morte.

Sarco, infatti, è una capsula per l’eutanasia.

Similissima nella forma ad uno di quegli abitacoli  che si vedono nei film di viaggi nel tempo, la macchina è progettata per dare la morte al soggetto che la desidera, per ipossia.

L’ideatore di Sarco, l’australiano attivista pro eutanasia Philip Nitschke, spiega, in un video divulgativo sul monitor che accompagna “l’opera”, che l’aspirante suicida, qualora decidesse di agire, dovrà compilare un test online per accertare il pieno possesso delle facoltà mentali. L’esito positivo del test darà quindi diritto a un codice d’accesso da inserire nel macchinario: a quel punto ed entro 24 ore, si potrà entrare nella capsula, chiudere il portello e, infine, schiacciare il bottone per il comando del rilascio dell’azoto.

La morte, secondo Nitschke, sopraggiungerà in circa un minuto, subito dopo la perdita di coscienza. C’è anche un pulsante “stop”, concepito come sistema di sicurezza per un ripensamento improvviso.

Perchè in laguna è sbarcata una macchina di questo tipo non è di difficile intendimento; il tema della Biennale di quest’anno è già da solo sufficiente a spiegare una simile scelta, inoltre è innegabile che la portata di pensiero dietro una siffatta opera è immensa e la Biennale da sempre smuove le coscienze, ed ancora, guardando la sua linea, Sarco potrebbe essere facilmente scambiato per un oggetto di design.

Sul sito dedicato si legge: “what if we dared to imagine that our last day might also be one of our most exciting?”. Eutanasia elegante e pacifica. Una provocazione? Marketing? O un’umana aspirazione?

La macchina in questione rimarrà esposta per 6 mesi prima di essere spedita in Svizzera (paese dove l’eutanasia è legale) dove sarà utilizzata per la prima volta.

Philip Nitschke ha pensato anche ai Paesi dove l’eutanasia è illegale e dove, quindi, il prodotto non sarà commercializzato: Sarco potrà essere stampato in 3D e utilizzato.

Rossella Marchese

 

 

 

(Foto di Rossella Marchese)

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