Il mistero dell’iceberg perfetto

È stato individuato e fotografato dalla NASA nei giorno scorsi un bizzarro iceberg dalla forma rettangolare perfetta che ha subito scatenato sui social media la caccia all’intervento alieno.

Lo strano fenomeno è stato individuato vicino alla piattaforma di ghiaccio di Larden C, nella penisola antartica. Le foto mostrano uno spesso blocco di ghiaccio lungo un miglio che spicca minaccioso da un mare di acqua gelata e sottile, e che si pensa sia stato recentemente scheggiato.

Gli scienziati hanno preso lo scatto da un aereo usato per monitorare il cambio di terra e ghiaccio marino nel Polo Sud e, non appena reso noto, molti hanno sottolineato la sua forma particolare in relazione, alternativamente, con un lavoro di Photoshop o come opera aliena.

Tuttavia la scienziata della NASA Kelly Brunt, esperta dei ghiacci e dei loro comportamenti, ha spiegato che il processo causa della stranezza è, invece, abbastanza comune. Esistono due tipi di iceberg: un primo tipo, molto comune, anche nel nostro immaginario collettivo, prismatico come quello che speronò il Titanic, per intenderci; il secondo tipo, meno comune, chiamato “iceberg tabulare” la cui forma e sviluppo è assimilabile a quella di un’unghia che cresce troppo e alla fine si spezza. Questo spiega la forma bizzarra dell’iceberg individuato dalla NASA; staccandosi dalla piattaforma ghiacciata, esso si è spezzato in maniera geometrica e regolare, nessun alieno, dunque, soltanto madre natura.

Come per tutti gli iceberg, anche per quelli tubolari vale la regola del 10%, per cui la parte visibile è solo quella minima e superficiale, il resto, la quasi totalità della sua mole, rimane sommerso.

L’operazione della NASA che ha portato a questa scoperta si chiama Icebridge, la più vasta missione di ricognizione aerea dei poli mai fatta. Con questa missione la NASA vuole raccogliere immagini tridimensionali dall’Artico e Antartide come non è mai stato fatto prima.

I voli di Icebridge offriranno, ogni anno, uno sguardo sui rapidi cambiamenti dei ghiacci di Groenlandia e Antartide, aiutando a completare i dati raccolti con il satellite della Nasa IceSat nel 2003 e 2010, e ICESat-2, programmato per il 2018. I voli si faranno da marzo a maggio in Groenlandia e da ottobre a novembre in Antartide.

Nicola Massaro

 

Una Luna di “fragola” ufficializza l’ingresso dell’estate

planet-1039933_640

Una “Luna di fragola” segna ufficialmente l’inizio della stagione estiva.

Non accadeva dal lontano 1967 che il giorno più lungo dell’anno, il solstizio d’estate, coincidesse con la cosiddetta “Strawberry moon”. Una rara sovrapposizione di eventi astronomici: la successiva ricapiterà solo il 21 giugno 2062. Niente a che vedere, però, con il colore vermiglio che il nostro satellite veste durante le eclissi di Luna, quando il cono d’ombra della Terra ne oscura la superficie colorandola di rosso. Il curioso nome, diffuso dai nativi americani, fa invece riferimento alla luna piena di giugno, il mese della raccolta delle fragole. Sul sito dell’Unione astrofili italiani (Uai), si legge che nel giorno più lungo dell’anno, il Sole sorge infatti alle 5:36 e tramonta alle 20:51. Il giorno dura, quindi, 15 ore e 15 minuti. Chi si trovasse a trascorrere questa giornata in corrispondenza del Tropico del Cancro, avrebbe il Sole esattamente a perpendicolo sulla testa, nel momento in cui raggiunge il punto più alto nel cielo. Un osservatore che fosse, invece, al Circolo polare artico, non lo vedrebbe mai tramontare per tutta la giornata, mentre al Circolo polare antartico andrebbe incontro a 24 ore di buio. Da oggi in poi le giornate, che si erano finora gradualmente allungate, torneranno ad accorciarsi. È il periodo dell’anno che gli scienziati denominano estate astronomica, che si concluderà a dicembre con il solstizio d’inverno. Ma non c’è solo la Luna di fragola a illuminare il cielo in questo primo scorcio d’estate. Nelle notti di fine giugno un protagonista incontrastato del cielo brilla, di luce riflessa, sulle nostre teste: Saturno. Il 25 giugno torna, difatti, “Occhi su Saturno”, una serata osservativa, giunta alla sua quinta edizione, in cui in tutta Italia astrofili ed appassionati orientano i propri telescopi verso il gigante gassoso del Sistema solare per seguirne l’affascinante sistema di anelli. Chi non avrà la fortuna di gioire di questa vista all’aria aperta, potrà comunque seguire lo spettacolo, a partire dalle 23 della sera. Ancora qualche giorno di attesa e un altro gigante gassoso del nostro sistema planetario farà parlare di sé. Si avvicina, l’appuntamento con Giove.

Nel giorno in cui gli Usa celebrano la festa dell’Indipendenza, il 4 luglio, il pianeta sarà raggiunto dalla sonda Nasa “Juno”, dopo un lungo viaggio di cinque anni e quasi tre miliardi di km. La missione della Nasa, di cui l’Italia, con l’Agenzia spaziale italiana (Asi), è partner principale, consentirà nei prossimi venti mesi di studiare in maniera più approfondita il pianeta, come mai si era fatto prima d’ora.

Nicola Massaro

seers cmp badge