Spagna: Catalogna, indipendentisti sempre più determinati

Dopo la grande marcia di Barcellona – organizzata per rendere omaggio alle vittime degli attentati terroristici dello scorso 17 e 18 agosto – aumentano le tensioni tra il governo centrale spagnolo e Barcellona. Mariano Rajoy – capo del governo spagnolo – ha chiesto invano ai separatisti della Catalogna di rinunciare al referendum indipendentista previsto per il primo ottobre.
Secondo Carles Puigdemont – capo dell’esecutivo catalano – è impossibile frenare la volontà di un popolo che vuole votare. Tuttavia, secondo Rajoy, la maggioranza dei catalani non desidera questo referendum. La stampa spagnola è rimasta indignata non soltanto per le bandiere indipendentiste durante la marcia di Barcellona, ma anche per fatto che il fanatismo indipendentista, ponendo la questione di una Catalogna autonoma davanti alla memoria delle vittime del terrorismo, stia tentando di rompere un senso di unità nazionale che è indispensabile anche nella lotta contro Daesh.
Intanto, i collettivi indipendentisti si preparano a lanciare una campagna in favore del referendum previsto per il primo ottobre.
Danilo Turco

Il 5 lire del Manzoni

Un valore importante per una collezione è costituito dal 5 lire del Manzoni. È il pezzo più importante di una serie di sei francobolli (10 – 15 – 30 – 50 centesimi, 1 lira e 5 lire) emessa nel cinquantenario della morte del Letterato – Poeta. È sicuramente tra i più rari francobolli commemorativi di posta ordinaria insieme con la serie del Congresso filatelico di Trieste del 1922 e i due alti valori della serie delle Crociere Italiane del 1924 che ebbero però una tiratura inferiore. Ciò è dovuto alla grande dispersione avvenuta di questo francobollo a causa della gomma di cattiva qualità, appiccicaticcia e tenace, che produceva facilmente macchie gialle e rossastre, degli annullamenti falsi, numerosissimi ed infine del formato, che offriva spesso il fianco a possibili difetti di dentellatura.
Vale la pena precisare che tutti i sei valori furono venduti solo a Milano e a Roma, ovviamente perché la prima era la patria del Poeta e la seconda perché luogo delle celebrazioni dell’evento e capitale d’Italia. In verità alcuni pezzi furono usati in altre città anche durante la validità del francobollo, ma sono così tanti quelli con annullo postumo che non vengono presi neanche in considerazione.
La stampa venne effettuata a Roma dallo stabilimento grafico Petitti. Sembra che comunque da questo stabilimento furono immessi sul mercato clandestinamente scarti di stampa, con o senza gomma ed anche non dentellati. Alcuni di questi francobolli furono anche manipolati alterando la dentellatura, addirittura con una doppia dentellatura. Tutte cose abbastanza visibili ed anche poco apprezzate. Ma inquadriamo per un attimo i “dati anagrafici”.
– Data di emissione: 29 dicembre 1923
– Validità: fino al 28 gennaio 1924
– Stampa: tipografica
– Colore: violetto e nero
– Gomma: bianca o giallognola, lucida
– Carta: tra media e sottile a macchina
– Filigrana corona con due simboli per francobollo
– Dentellature a pettine
– Tiratura 35.000 esemplari
Solo per la cronaca va ricordato che l’incisione del 5 lire fu fatta da Enrico Federici, lavorando l’effigie di Manzoni molto finemente. Dico ciò perché una delle falsificazioni dell’epoca riproduceva l’immagine del Manzoni quasi come una scimmia e quindi facilmente individuabile come falso.
Il 5 lire ebbe anche corso nelle colonie italiane e, sovrastampato in rosso, fu usato in Cirenaica, Eritrea, Somalia e Tripolitania, ne furono stampati all’incirca 3750 esemplari per ogni Colonia.
Le varietà conosciute sono poche e fra queste spicca quella con il centro fortemente spostato dalla corona, spostamento di circa 2 mm; con queste caratteristiche ne sono conosciuti 50 esemplari.
Sempre come varietà ci sono quelle con la filigrana capovolta. Il 14° esemplare di uno dei quattro quarti di foglio presenta un interessante ritocco, un tratto verticale più marcato, che completa la parte destra dell’ornato floreale di sinistra (non è un bisticcio di parole), teoricamente con queste caratteristiche, visto il quantitativo di francobolli emessi (35.000) dovrebbero essere 175, ma, come già detto, le distruzioni e le dispersioni hanno creato dei forti vuoti sul già esiguo numero di francobolli.
In ultimo va ricordato che su lettera forse non esistono, ma se c’è qualcuno che lo possiede potrebbe valere anche una fortuna. Altra combinazione assai rara sono le coppie. Occhio ai falsi!

Salvatore Adinolfi

Il 1840 e i primi francobolli

Nel lontano 1° maggio del 1840 presso gli uffici postali inglesi inizia la vendita dei primi francobolli della storia: il black penny ed il two pence azzurro, entrambi con l’effigie della Regina Vittoria, contornata da un fregio decorativo. Il francobollo nasce non per abbellire la lettera, ma per avere in anticipo la tassa sulla spedizione.
Prima di quel fatidico 1° maggio le lettere venivano comunque spedite ed il pagamento era a carico del destinatario. Importo che non era mai uguale, perché la lettera spesso doveva passare in molte regioni e per ogni passaggio, chiamato “porto”, si aggiungeva qualche spicciolo. Ma la cosa che più indispettiva è che all’arrivo il destinatario poteva rifiutarsi di ritirare la lettera e la tassa non era pagata.
Molti si potranno chiedere perché ciò poteva avvenire, era pur sempre la lettera di un parente, di un amico, diceva qualcosa, ma, all’atto pratico, l’importo del trasporto era, diciamo, notevole e quindi in un’economia povera anche quei pochi centesimi potevano servire. La fame aguzza l’ingegno, questo è un motto valido in tutto il mondo ed anche a quel tempo il mittente ed il destinatario spesso erano d’accordo, infatti, nella maggior parte dei casi, il destinatario voleva sapere solo se il mittente stava bene e nient’altro. Questa cosa fu superata mettendo dei segni sulla lettera, noti solo alle parti, tipo alfabeto Morse, con i quali il destinatario capiva la situazione, aveva saputo le condizioni del parente, dell’amico e quindi non c’era più la necessità di ritirare la lettera.
Questo giochino in certi ambienti è durato molti anni e quando poi si è scoperto il trucco l’amministrazione postale è passata al contrattacco. Così inventarono un sistema che prevedeva la tassa in partenza e non più in arrivo, per cui il destinatario doveva per forza di cose ritirare la lettera, visto che era già pagata, da qui il termine “franco-bollo”, proprio in funzione di questo preventivo pagamento.
Salvatore Adinolfi

Verso politiche culturali integrate

Verso politiche culturali integrate si muove la Regione Campania confermando questa sua linea con la nomina nel Comitato Scientifico per l’arte e la cultura della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee tre illustri nuovi componenti.
Il Presidente della Giunta regionale della Regione Campania, On. Vincenzo De Luca, infatti lo scorso luglio ha nominato nel Comitato Scientifico della Fondazione il prof. Massimo Osanna, Direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, il dott. Sylvain Bellenger, Direttore generale del Museo e Real Bosco di Capodimonte, e la dott.ssa Bice Curiger, Direttrice della Fondazione Vincent Van Gogh di Arles, che si uniscono a Hou Hanru, Direttore artistico del MAXXI-Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, e Gianfranco Maraniello, Direttore del MART-Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, entrambi già in carica su nomina del CdA della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.
L’incarico, a titolo gratuito, durerà tre anni.
“Desidero esprimere – afferma il prof. Pierpaolo Forte, presidente della Fondazione – tutta la nostra soddisfazione ed un ringraziamento al Presidente De Luca per queste scelte, che confermano l’indirizzo della Regione Campania verso politiche culturali integrate sul territorio, grazie anche all’eccellente intesa tra le nostre Istituzioni, che sono importanti componenti, regionali e statali, della Repubblica”.
“In queste nomine si può leggere, oltre che la propensione internazionale del Madre, il rafforzamento della intensa collaborazione già avviata con Pompei, con cui stiamo lavorando a Pompei@Madre. Materia archeologica, in programma per il prossimo autunno, e del dialogo, sempre più coinvolgente, tra le collezioni e la programmazione rivolta alla contemporaneità di Capodimonte e Madre.E ci spingono a confermare il massimo impegno nel concorso allo sviluppo civile, culturale e sociale del territorio, in sinergia con le altre istituzioni culturali che operano in Campania” ha concluso il prof. Forte.

Le nomine rafforzano ed arricchiscono il lavoro che le istituzioni culturali e museali presenti nel territorio della nostra regione stanno svolgendo per la promozione e il rilancio della cultura e dell’arte.

Alessandra Desideri

Ance: approfondire gli strumenti offerti dall’UE

Pronti a partire per Lussemburgo, Bruxelles e Londra per essere sempre più al fianco delle aziende nel percorso dell’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese italiane.
Il settore delle costruzioni ha una lunga tradizione nel nostro Paese e per favorire lo sviluppo del settore che può rappresentare un vero e proprio volano per la ripresa vanno ricercati sempre migliori strumenti e promosse le essellenze presenti. Proprio per questo Gerardo Biancofiore, presidente delle Pmi dell’Ance Comitato Estero (Associazione Nazionale Costruttori Edili) e presidente di ANCE Puglia e Foggia guiderà la delegazione impegnata in una vera e propria missione strategica per approfondirne ulteriormente la conoscenza e per veicolare idee e richieste delle aziende in programma dal 20 al 22 settembre. Trasporti, energia e ambiente, turismo, edilizia residenziale e commerciale, saranno i settori prioritari sotto i riflettori, esaminati alla luce delle opportunità di finanziamento.
“La nostra iniziativa – spiega Gerardo Biancofiore – avrà un taglio istituzionale e al tempo stesso pragmatico. Abbiamo da tempo messo in atto una strategia finalizzata alla crescita della presenza internazionale delle nostre PMI, con missioni in diversi Paesi, particolarmente in un’area dalle grandi prospettive di sviluppo per il comparto, come l’Est Europa. Con la prossima missione vogliamo consentire alle nostre imprese di affinare gli strumenti a loro disposizione, con una migliore comprensione delle diverse modalità di finanziamento assicurate dall’UE e delle molteplici forme di partnership realizzabili per dare concretezza ai progetti delle pmi. Come sempre, agiamo in un’ottica di sistema” Biancofiore prosegue dicendo “crediamo che favorire le aggregazioni tra le imprese e il consolidamento di relazioni proficue con realtà istituzionali e intermediari creditizi, a ogni livello, possa permettere al grande patrimonio di creatività e di spirito imprenditoriale dei nostri iscritti di continuare a manifestarsi con successo, proseguendo una crescita estera già in atto, anche per gli effetti della nostra azione”.
Alessandra Desideri

Anno record nei musei, boom visitatori in tutta Italia

Ferragosto, oltre a spiagge e relax, quest’anno anche tanta cultura e arte. I musei italiani hanno festeggiato il picco dell’estate facendo il pieno di visitatori e confermando l’anno record per i luoghi della cultura, come spiega il ministro Dario Franceschini secondo cui il 2017 “potrebbe chiudere con 50 milioni di ingressi” nei siti statali. E non si parla solo di “big”, come il Colosseo, che ha raccolto quasi 22 mila visitatori, e gli Uffizi oltre 14 mila, ma anche delle tantissime strutture piccole e medie che fanno dell’Italia un multiforme e ininterrotto museo a cielo aperto. Il 14 e il 15 agosto ben 10.038 visitatori hanno affollato la Galleria dell’Accademia di Firenze, 8.420 il Giardino di Boboli, 4.170 il Palatino, 3.723 il Foro Romano, 2.237 Palazzo Pitti, 2.227 le Cappelle Medicee, 1.179 le Terme di Caracalla, 1.077 il Museo Nazionale Romano e 813 il Museo Nazionale Archeologico di Taranto.  Nella sola giornata di Ferragosto sono stati 2.324 gli ingressi ai Musei Reali di Torino, 1.932 quelli alla Galleria Borghese di Roma, 1.106 al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, 849 alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma e 828 al Museo di Capodimonte, dove nel Real Bosco si sono riversati 5.535 visitatori. A Torino, inoltre, l’iniziativa del biglietto d’ingresso a 1 euro a Ferragosto ha fatto entrare oltre 9 mila persone nei quattro siti della Fondazione Torino Musei: 3.239 a Palazzo Madama, 2.030 al Museo d’Arte Orientale, 1.229 alla galleria d’Arte Moderna, 2.756 al Borgo Medievale. Nei quattro giorni del ponte le presenze complessive sono state 14.316. Pienone anche al museo nazionale di Reggio Calabria che sta festeggiando i 45 anni dalla scoperta dei Bronzi di Riace, esattamente il 16 agosto 1972, con una media di 3 mila visitatori al giorno per tutto agosto. Affluenza in crescita anche nei musei e parchi archeologici di Locri, Crotone e Monasterace e la Cattolica di Stilo è stata meta di oltre trecentocinquanta visitatori. A Napoli oltre tremila persone, hanno partecipato alle visite guidate del Teatro di San Carlo e ieri 6227 visitatori, record assoluto di presenze in una sola giornata, hanno visitato il Museo del tesoro di San Gennaro facendo anche posticipare la chiusura di due ore per consentire, a tutti coloro che erano in coda da ore, di entrare. Tanti visitatori anche nelle Marche. Il 14 e 15 agosto la Galleria Nazionale delle Marche e il Palazzo del Duca Federico hanno accolto 2.200 persone. La Rocca di Gradara, teatro dell’amore sfortunato fra Paolo e Francesca, qualcosa di più: 2.300 visitatori. E anche in Sardegna, la regina delle spiagge, in molti si sono riversati nei luoghi di cultura per visitare monumenti e musei e non solo a Cagliari e a Sassari: a Caprera è stata buona l’affluenza al Compendio Garibaldino e al museo nazionale Memoriale Giuseppe Garibaldi e a Cabras in centinaia hanno visitato i resti della colonia fenicia di Tharros e il museo dei Giganti di Mont’e Prama.

Nicola Massaro

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Jerry Lewis, una carriera di risate tra genio e sregolatezza

Ha fatto ridere il mondo scardinando i canoni della commedia per più di 50 anni e quell’ironia che gli ha regalato un posto al sole a Hollywood è stata la sua salvezza da un’infanzia povera e vagabonda al seguito dei genitori teatranti, immigrati russi di origini ebraiche, da cui Lewis erediterà la passione per il palcoscenico e la verve comica. Cacciato dalla scuola di Irvington per aver picchiato un insegnante che parlava male degli ebrei, il giovane Jerry, all’anagrafe Joseph Levitch, passa attraverso mille mestieri, tra cui quello di maschera a Brooklyn, dove i suoi sketch comici non passano inosservati e gli aprono le porte dello spettacolo, complice anche l’incontro con un certo Dean Martin, che sarà suo partner per i successivi 10 anni, tra teatro, cinema e tv. Il successo è immediato, e il mix delle due personalità fa colpo sul pubblico americano del dopoguerra, desideroso di un nuovo tipo di comicità: 16 film targati Paramount, oltre a centinaia di pezzi teatrali, televisivi e radiofonici e persino una serie a fumetti, consacrano il sodalizio artistico e ne fanno due dei più famosi attori del periodo, almeno fino alla rottura, avvenuta nel ’56 per attriti personali tra le due star.

Non solo grandi attori americani come Whoopi Goldberg e  Patton Oswalt esaltano la straordinaria bravura del comico, ma anche la Casa Bianca gli dedica una nota, in cui viene definito un uomo che “ci ha fatto ridere per oltre mezzo secolo” e che “ha cambiato la vita di milioni di persone con il suo impegno benefico”.

Dal 1966 fino a tempi recentissimi, infatti, Telethon, di cui Lewis è stato l’inventore, ha raccolto fondi contro la distrofia muscolare, diventando uno degli appuntamenti fissi della televisione americana. Nella nota, Sarah Huckabee Sanders , l’addetta stampa della Casa Bianca, ha anche affermato che Lewis “ha vissuto il sogno americano” e “ha veramente amato questo Paese, e il Paese gli ha restituito l’amore”. “Il nostro pensiero è con la sua famiglia, ora che ricordiamo la vita straordinaria di uno dei nostri più grandi intrattenitori e benefattori”, ha poi concluso. Jim Carrey spiega che “quel pazzo di Lewis non era uno stupido”, ma un “innegabile genio” della comicità. L’ex-Grinch racchiude poi in una frase tutta la sua ammirazione per l’attore scomparso: “Io sono perché lui è stato”. Sulla stessa scia anche Mark Hamill: “Da bambino vivevo per i suoi film. Nessuno può gareggiare con la sua ilarità. Un genio”. Jamie Lee Curtis, ricordando le collaborazioni tra sua madre Janet Leigh e il comico, dice che nella sua famiglia Lewis “era diventato molto importante”.

Nicola Massaro

 

Daniel Craig sarà James Bond per il nuovo film previsto nel 2019

Daniel Craig tornerà a vestire lo smoking di James Bond. L’attore inglese ha confermato che interpreterà di nuovo l’agente segreto più famoso del cinema durante la sua apparizione nel The Late Show With Stephen Colbert del 15 agosto. La conferma è arrivata dopo che Stephen Colbert ha ricordato all’attore la sua dichiarazione di qualche mese fa, nella quale annunciava di non avere intenzione di tornare a recitare nei Bond movies. “Era due giorni dopo la fine delle riprese di Spectre, ha risposto Craig, ero ancora esausto per la stanchezza e invece di dire qualcosa di vago e grazioso ho detto qualcosa di stupido”. Ha però assicurato che il prossimo sarà davvero l’ultimo film su 007 da lui interpretato: “Voglio finire alla grande, non vedo l’ora”. Il 25mo film della saga più longeva della storia del cinema è previsto in uscita a novembre del 2019. L’attore ha però deciso di richiedere un maggior utilizzo delle controfigure per realizzare le sequenze d’azione, come desiderato anche dalla moglie Rachel Weisz.

Secondo quanto riporta il quotidiano Mirror l’interprete di James Bond starebbe ancora sopportando le conseguenze della realizzazione del precedente lungometraggio: “Rachel non lo vuole vedere di nuovo in agonia. Nessuno dei suoi dolori e fastidi fisici se ne è andato completamente. Sono arrivati ad un accordo, duramente si impegnerà sul set ma nelle scene più pericolose si tirerà un po’ indietro questa volta”. Craig aveva ammesso: “Mi sono infortunato al ginocchio e mi hanno dovuto operare. Mi hanno dovuto ricostruire la spalla destra, l’altro ginocchio ha richiesto un intervento chirurgico e mi sono fatto male al pollice”. La Weisz, in passato, aveva sottolineato: “Non ho sposato James Bond. 007 non si sposa. Ho visto l’agente andare al letto con delle ragazze senza sposarle. Daniel è un attore molto bravo e pieno di talento. Nella realtà apprezziamo la vita normale”.

Nicola Massaro

Il dark web, quello che si nasconde nel lato oscuro di internet

Il caso di Chloe Ayling, la modella inglese rapita a Milano con lo scopo di essere venduta sul dark web a facoltosi clienti come schiava sessuale, pur con tutte le sue zone d’ombra e particolari ancora poco chiari, ha riacceso l’interesse mediatico per il mondo sommerso che si cela dietro ed oltre i rassicuranti confini di Google.

Non molti, infatti,sanno che il 90% delle pagine internet sono sospese in un limbo che non si può raggiungere con Google o con altri motori di ricerca; quello è il territorio selvaggio ed anonimo del “dark web”, ma anche quello chiuso del “deep web”, dove si possono nascondere attività criminali, quali pedopornografia, traffico di armi e droga, assieme alle comunicazioni riservate (e le richieste di aiuto) dei dissidenti dei regimi autoritari o degli attivisti.

Innanzitutto, è bene fare una precisazione terminologica: se il deep web è quella parte di internet non indicizzata dai comuni motori di ricerca in cui rientrano nuovi siti, pagine web a contenuto dinamico, siti privati aziendali o web software, il dark web costituisce una parte, un sottogruppo, del deep web. Anch’esso è inaccessibile ai motori di ricerca comuni, perché si appoggia su reti sovrapposte ad internet chiamate genericamente “Darknet” e per accedervi sono necessari speciali software che nascondono gli indirizzi IP. Ed è proprio l’anonimato ad attirare nel dark web criminali di vario tipo, ma non solo.

Una volta entrati nel dark web si può accedere tra vari siti e forum più o meno segreti, di cui naturalmente bisogna conoscere gli indirizzi. Alcuni nascondono attività criminali, ma altri permettono di fornire informazioni importanti nel più perfetto anonimato, oppure permettono a gruppi di dissidenti, in Paesi retti da regimi autoritari, di organizzarsi e comunicare tra loro e con il resto del mondo, anche per chiedere aiuto. Lo stesso Edward Snowden e gli attivisti delle primavere arabe hanno usato il “lato oscuro” di internet per sfuggire alla censura ed ai controlli. Poi ci sono i forum, dove si possono incontrare organizzazioni estremiste, l’Isis è tra queste, oppure e-commerce illeciti su cui acquistare droga, armi o documenti falsi.

Il 30 maggio 2015 Ross Ulbricht, creatore di Silk Road, è stato condannato in primo grado all’ergastolo per associazione a delinquere, frode informatica, distribuzione di false identità, riciclaggio di denaro e traffico di droga su internet, entrando di diritto nella storia dei più cattivi del dark web.

L’enormità del fenomeno di cui si sta tentando di dare un’idea è difficilmente calcolabile: il web visibile, cioè quello che motori di ricerca tradizionali sono in grado di indicizzare, è composto da una mole impressionante di pagine, qualcuno ha stimato tra i 60 ed i 120 miliardi, ma per il deep web una valutazione del genere risulta folle. Anand Rajaraman, uno che di deep web si è occupato a lungo ha dichiarato in un’intervista al Guardian che l’unica stima credibile potrebbe essere 500 volte più grande. Ed in questo mare sterminato di dati lo scarto tra legalità e illegalità si fa labile, così che nell’immensità del deep web le zone grigie la fanno da padrone e il fatto di non conoscerne quasi alcunché permette di imbattersi nel più depravato degli psicopatici o nel più geniale degli scienziati con la stessa probabilità.

Rossella Marchese

Il terrore sulla Rambla di Barcellona

Finita la dolorosa identificazione delle vittime dell’attentato di Barcellona dello scorso 17 agosto,  costato la vita anche a 3 italiani, ricominciano le polemiche sulle indagini e sulla sicurezza. Madrid e le istituzioni catalane sono in disaccordo sullo smantellamento o meno della cellula jihadista. Ucciso il ricercato Younes Abouyaaqoub di 22 anni e di origine marocchina che il fuggitivo che faceva parte del commando che giovedì 17 agosto si è reso protagonista di due attacchi, uno a Barcellona, con 13 morti (oltre 120 i feriti, 15 in condizioni critiche) e l’altro sul lungomare di Cambrils dove c’è stata una vittima. Otto, invece, sono i terroristi morti e 4 si trovano in stato di arresto.

Se da Madrid il ministro dell’Interno, Ignacio Zoido, ha affermato il totale smantellamento del nucleo terroristico, in considerazione degli arrestati e degli uccisi dalla polizia, i Mossos d’Esquadra, le forze dell’ordine catalane, nonché il Ministro dell’Interno catalano, Joaquim Forn, hanno smentito il governo centrale. La diversità di vedute appare quantomeno inquietante e tende a rafforzare i dubbi dell’opinione pubblica riguardo l’effettivo coordinamento delle forze di polizia nelle indagini e lo scambio di informazioni prima e dopo le stragi terroristiche che stanno insanguinando l’Europa.

Così, nel frattempo, il giovane Abouqaaquob, esecutore materiale dell’attentato sulla Rambla, quello che si è lanciato con un furgone bianco  a velocità folle sulla gente indifesa, fuggitivo è stato rintracciato ed ucciso; mentre il covo degli jihadisti ad Alcanar, saltato in aria durante la preparazione di ordigni esplosivi, ha rivelato la programmazione meticolosa di attentati di portata ancora più grande e distruttiva. Secondo il capo dei Mossos, l’esplosione imprevista della villetta avrebbe stravolto i piani degli attentatori che avrebbero così optato per l’attacco con il furgone lanciato sulla Rambla. Ma poteva essere la Sagrada Familia l’obiettivo originario.

Durante le operazioni di bonifica attorno alla villetta di Alcanar, mercoledì notte, si è verificata un’altra deflagrazione che ha ferito 6 agenti, così sarebbero stati localizzati altri due depositi di esplosivo nel retro della casa. Tanto da rendere necessarie diverse esplosioni controllate e l’evacuazione degli abitanti di alcuni palazzi limitrofi. Eppure, anche di fronte a tutto ciò gli assassini di Barcellona non si sono fermati, portando avanti i loro propositi di morte.

A lasciare ancor più perplessi, anche  la dichiarazione del rabbino capo di Barcellona che ha invitato la sua comunità, da lui definita condannata, a pensare di comprare proprietà in Israele per lasciare la Catalogna, un posto oramai “perso”, dal quale è meglio andarsene prima che dopo.

Rossella Marchese

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