Terrorismo: Barcellona, Cambrils e lo spettro dell’autonomia catalana

 

In seguito ai due attentati di Barcellona e Cambrils, la pista di matrice terroristica si conferma. Il 19 agosto 2017 gli editorialisti della stampa spagnola hanno evidenziato l’importanza della questione unità nazionale in rapporto alla lotta contro il terrorismo.

L’articolo “Espagne: après les attentats, le spectre de l’autonomie de la Catalogne”, pubblicato da RFI il 19 agosto 2017, evidenzia come la stampa spagnola critichi quasi in modo unanime i commenti fatti da Carles Puigdemont – Presidente della Regione “Generalitat de Catalogne” – relativi al fatto che gli attacchi terroristici di Barcellona e Cambrils non muteranno (nonostante le interdizioni del sistema giudiziario e del governo di Madrid) la tabella di marcia relativa al referendum per l’indipendenza della Catalogna previsto per il primo ottobre.

Secondo il quotidiano (di Madrid) ABC, una tale dichiarazione evidenzia l’inopportunità politica o peggio ancora un errore etico sul significato del concetto d’interesse generale e di bene comune. Il giornale Catalano La Vanguardia critica la strumentalizzazione politica dell’attentato ed evidenzia come in nemici della Catalogna non siano a Madrid (e viceversa). Gli antagonisti della Spagna sono coloro i quali ritengono che il tempo del dialogo e dell’intesa abbia ceduto il posto a quello dei rimproveri e degli insulti. El Pais ritrae il popolo spagnolo come la carta vincente, pronto a essere esemplare e a mobilitarsi all’insegna della frase “No tinc por” (“io non ho paura” in catalano).

La sicurezza è una dei temi in cui le frizioni tra la regione della Catalogna e il governo centrale spagnolo sono particolarmente alte. La Catalogna e Madrid hanno migliorato i livelli di cooperazione. A luglio, il Ministro dell’Interno e la polizia catalana si sono riuniti per la prima volta dopo diversi anni. La polizia catalana è diventata parte del centro d’intelligence contro il terrorismo e il crimine organizzato. Tuttavia, a dispetto di tutti questi sforzi, i dispositivi di sicurezza di Barcellona sono spesso considerati inadeguati.

Molte critiche provengono dai partiti dell’opposizione e dal Ministero dell’Interno che aveva richiesto delle misure preventive e di protezione – mediante l’impiego di barriere e di più polizia – nei punti nevralgici della città. Il comune di Barcellona era d’accordo sull’incremento delle misure di sicurezza, ma solo in occasione di grandi eventi (come concerti o importanti partite di calcio). Pertanto, tali misure non dovevano costituire un approccio strategico quotidiano. Sulle Ramblas il comune aveva preferito impiegare una persistente presenza di polizia, ma senza installare blocchi di cemento. Secondo alcune critiche fatte al sindaco di Barcellona Ada Colau, queste barriere avrebbero potuto impedire alla vettura di proseguire il suo tragitto e di conseguenza avrebbero reso il bilancio in termine di vittime meno grave. Tuttavia, il sindaco ha replicato che è impossibile garantire la sicurezza al 100%.

Al momento dell’attentato, il comune di Barcellona aveva un livello di allerta pari a 4 (stabilito nel 2015, in seguito agli attentati successi in Francia) su una scala in cui il massimo livello è 5. Quest’ultimo livello prevede il dispiegamento dell’esercito per le strade della città.

Danilo Turco

 

 

 

 

Tredici anni di Soap Box Race

Ha compiuto tredici anni la “Soap Box Race” di Verbicaro, gara di velocità e simpatia estetica di particolari veicoli a quattro ruote la cui unica forza propulsiva è la gravità in discesa. Un chiaro successo per Agostino Cirimele, creatore ed organizzatore dell’evento e per l’amministrazione cittadina, attualmente capeggiata dal sindaco Francesco Silvestri, che sensibilmente permette l’iniziativa.

Approvazione anche dalla lontana Australia, con la presenza di Jessica Zerlinda Gnata, curatrice di analoga manifestazione nel suo continente e recentissima spettatrice di gare statunitensi, la quale non ha nascosto stupita ammirazione per la vivace creatività nostrana.

Ad irrobustire interesse e valore della manifestazione, il convegno imperniato sul tema del contributo della guida automobilistica in gara per la sicurezza della conduzione di veicoli su strada.

In definitiva, una bella prova turistica di un piccolo centro della provincia di Cosenza in attesa di ben più lusinghieri interessamenti da parte di istituzioni più ampie di quella strettamente locale, a facilmente prevedibile vantaggio, non solo cittadino o regionale, ma, se opportunamente valorizzata, finanche nazionale.

Rosario Ruggiero

Dal pennello di Maria Wilma Cazzaniga opere rare di Picasso in Calabria

Dipinti rari di Pablo Picasso sono stati ultimamente visibili sulla collina cosentina di Verbicaro, nello storico Palazzo Cavalcanti, sortiti dal pennello di Maria Wilma Cazzaniga, autrice, infatti, di oltre venti piacevoli “falsi d’autore” che riproducono lavori dell’illustre maestro spagnolo, realizzati con tecniche miste, diverse da quelle originali, e che vanno dai colori acrilici all’uso di inchiostri, gessetti, catrame o vernici. Si tratta di opere che Picasso teneva per sé, pubblicamente viste solo dopo la sua scomparsa, in gran parte raffiguranti donne (ma non mancano paesaggi), che complessivamente coprono il suo periodo produttivo che va dal 1932 al 1963.

Superfluo sottolineare l’importanza della copia come esercizio tecnico per un pittore. “È stato come leggere un libro – chiosa Maria Wilma Cazzaniga –. Man mano che rifacevo quei segni, in quei contrasti di nero e bianco ho potuto capire sempre di più il diabolico ed il celestiale che muovevano, dal cuore, la mano dell’artista”

Ben palese anche l’utilità divulgativa della riproduzione di opere di pregio e la provocazione estetica, e più ampiamente intellettuale, di una rivisitazione pittorica con altre tecniche. Così che non può che essere lodata questa iniziativa, organizzata dall’associazione “La casa degli Artisti”, ed evidentemente sostenuta dal Comune di Verbicaro, che si inserisce in una offerta turistica e culturale estiva del piccolo centro calabrese, come di consueto, veramente sorprendente per ampiezza, varietà, interesse e coinvolgimento praticamente di tutte le fasce d’età, ma soprattutto, di benevola accoglienza di artisti ed esperti di ogni luogo, come stavolta il caso di questa pittrice  proveniente dalla lontana Monza ma frequentatrice estiva da lunga data della vicina San Nicola Arcella con, al suo attivo, specifici studi artistici svolti, mostre collettive e personali, interessi professionali in ambito architettonico ed una certa esperienza didattica.

Rosario Ruggiero

WikiLeaks: 11 anni di rivelazioni e la nuova frontiera sembrano essere i dati sensibili

Per 11 anni 1 è stata l’organizzazione votata a a scovare intrighi diplomatici, scandali di Stato, negoziati segreti e molto altro, per poi trasformare tutte quelle informazioni in biblioteca digitale universale. Ma oggi, a detta di alcuni, l’organizzazione fatta di haker ed attivisti votati alla verità a tutti i costi, dopo aver cambiato le regole del gioco, sembra esservi entrata.

Questo pare sia successo all’indomani della pubblicazione dei “leaks” sul Partito Democratico americano, con Hillary Clinton che, in piena campagna elettorale presidenziale, ha dovuto difendersi per quelle migliaia di mail piene di dati sensibili di cittadini americani date in pasto alla rete, puntando il dito sull’intelligence russa; un episodio che ha fatto dichiarare persino ad un tipo come Edward Snowden la necessità per WikiLeaks  di moderare i contenuti.

Analizzando il passato recente dell’organizzazione si potrebbero distinguere due ondate ben evidenti di contenuti rivelati: la prima riguarda le guerre, con i dossier su Iraq ed Afghanistan; la seconda, inerente i trattati di libero scambio e le multinazionali; mentre per la terza ondata, contemporanea, riguarderebbe proprio le campagne elettorali e la montagna di dati sensibili in ballo con esse. Con la pubblicazione delle mail in piena campagna elettorale statunitense e le accuse alla Russia da parte di Hillary Clinton si è aperta a tutti gli effetti una nuova fase per Wikileaks che potrebbe diventare, oltre l’organizzazione che agisce in nome della trasparenza e protegge la segretezza delle sue fonti e dei suoi donatori, anche uno strumento per altri interessi. Questo, almeno è quello che sostengono personalità come il filosofo Slavoj Ziziek o Geert Lovink, teorici delle culture di rete, che parecchio stanno dibattendo sul futuro di WikiLeaks in questo periodo, preoccupati per la deriva che potrebbe prendere la questione delle mail e dei dati sensibili finiti sul web. Eppure l’organizzazione non smette di essere percepita dall’opinione pubblica internazionale come quella che ha avuto il merito di aver liberato i documenti e di averli interpretati per la prima volta in crowdsouring, insieme ad altri.

A guardare bene, il dibattito riguarda anche un futuro con tante WikiLeaks, ed in effetti le piattaforme per trasferire in forma anonima verità scomode sono già più di una: c’è il software opensource GlobaLeaks, c’è l’italiano IrpiLeaks, oppure le associazioni come Transparency  che offrono portali alle potenziali “sentinelle” in attesa che la legge le tuteli appieno.

Ma WikiLeaks ha aperto anche una nuova era del giornalismo; l’organizzazione di Assange per alcune rivelazioni collabora anche con i media partner, in Italia, ad esempio,  con L’Espresso.

Anno dopo anno questa task force di giornalisti provenienti da 65 paesi ha rivelato casi di corruzione ed evasione fiscale di proporzioni enormi; poi succede che online finiscano i dati sensibili di cittadini inermi e ciò pone al centro dell’attenzione i modi radicali di WikiLeaks.

Si potrebbe parlare di costo da pagare per il futuro della democrazia dell’informazione, ma per Assange, che ancora conserva la ragione dalla sua e la simpatia della gente, la strada aperta da WikiLeaks è insostituibile per le democrazie: tutti gli attori politici, le aziende, devono rendere conto di ciò che fanno, non basta che dicano di agire nell’interesse comune, ma da quando c’è WikiLeaks devono anche dimostrarlo.

Rossella Marchese

 

 

 

Donald Trump critica le nuove sanzioni contro la Russia

Il Presidente statunitense Donald Trump pur non avendo posto il veto al testo votato dal Congresso, reputa rischiose le nuove sanzioni contro la Russia: potrebbero causare un riavvicinamento tra Russia, Cina e Corea del Nord.

Mercoledì 2 agosto, il Presidente Donald Trump ha firmato la legge che il Senato statunitense ha adottato contro la Mosca a causa dell’ingerenza della Russia nelle elezioni presidenziali americane. In aggiunta a tale motivazione vi è anche l’ingerenza russa in Ucraina e l’annessione della Crimea. Le sanzioni riguardano il settore economico russo, in particolare quello energetico.

La legge – che sanziona anche l’Iran e la Corea del Nord – rappresenta un forte segnale di adesione non solo repubblicano, ma anche democratico e complica un eventuale riavvicinamento con la Russia desiderato dal Presidente statunitense. Donald Trump, essendo coinvolto in un affare di presunti legami tra la sua equipe e Mosca, vive una condizione di estremo controllo su tutto ciò che potrebbe apparire come una potenziale concessione in favore di Vladimir Putin.

Il Presidente statunitense ha scelto di non utilizzare il suo potere di veto (che il Congresso avrebbe potuto facilmente superare rivotando il progetto con una maggioranza dei due terzi) e, dopo aver firmato, ha evidenziato come tali sanzioni siano imperfette poiché potrebbero riavvicinare Russia Cina e Corea del Nord. Trump, in un comunicato, ha affermato come tale legge limiti i margini d’azione dell’esecutivo, ostacolando il raggiungimento di un buon accordo per il popolo americano.

Alcune critiche circa le sanzioni contro la Russia provengono anche da una parte dell’Unione europea che teme per i propri approvvigionamenti di gas (denunciando un’azione unilaterale USA). Tuttavia, Donald Trump ha voluto evidenziare come per la nuova formulazione, le osservazioni degli alleati europei siano state prese in considerazione. Il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha affermato di essere soddisfatto di tale ammorbidimento, ma ha promesso una celere risposta nel caso in cui le sanzioni dovessero ledere alcune imprese europee.

Mosca aveva reagito alle nuove sanzioni americane annunciando l’espulsione di 755 diplomatici statunitensi e affermando che un cambiamento in positivo nei rapporti USA-Russia difficilmente sarà raggiunto nel breve periodo. Il ministro degli affari esteri russo ha descritto come pericolosa la linea politica intrapresa dagli Stati Uniti d’America e, il Premier russo Medvedev ha accusato gli USA di aver scatenato – mediante l’impiego di sanzioni insensate – una vera guerra commerciale contro la Russia.

Danilo Turco

Le antiche vestigia del passato diventano set per l’arte contemporanea

Da un paio di anni,ormai, sembra essere la moda del momento: da Pompei a Roma l’arte contemporanea si insedia tra le antiche rovine con mostre, istallazioni, proiezioni ed eventi.
Oggi, insomma, il rapporto tra l’arte viva ed i resti dell’antichità non sembrano improntati al dialogo o all’introspezione da parte degli artisti, bensì, ad un occhio superficiale, usate come cornice legittimante, come magnifica scenografia.
Si potrebbe pensare che un movente culturale per questi crossover antico-moderno, all’interno dei musei, nei centri storici o nei siti archeologici, sia da ricercarsi nella natura di frammento che segna ogni opera d’arte contemporanea: frammenti che possono trovare un filo di continuità artistica in un passato glorioso ed altrettanto frammentato dal tempo; ma è impossibile non notare che questo fenomeno si lega, in quanto sottospecie, ad un genere largamente diffusosi, quello dell’uso dei grandi complessi archeologici, dei poli museali e dei monumenti come location per eventi di ogni tipo. Dalla sfilata di moda che Fendi ha ambientato “nella” fontana di Trevi, agli aperitivi a tema del MANN, gli esempi non si contano. Pompei che diventa set continuo di concerti esclusivi e i Fori Imperiali che mutano per ospitare grandi eventi mediatici.
Insomma, le opere e le operazioni culturali site specific, quelle che possono sposarsi in maniera perfetta con l’ambiente che le ospita, sembrano diventare sempre più una priorità nel nostro Paese, che sta affinando lo stile e le scelte in questo campo, per non urtare la sensibilità dei molti puristi e dei critici, ma che ancora commette errori grossolani, rischiando, nel patrocinare di tutto e di più, l’incomprensione e l’inutilità di alcuni progetti.
Per evitare la morte dei monumenti, ovviamente, si deve tentare l’impossibile, soprattutto perché un monumento perisce non solo per incuria o abbandono, ma anche per riforme sbagliate; alterare la natura o la destinazione di un opera del passato potrebbe contribuire alla sua distruzione nella percezione degli uomini contemporanei che lo hanno di fronte.
L’artista serbo Mark Lulik nel 2009 realizzò un’opera che bene ha sintetizzato il concetto di banalizzazione del monumento in cui potrebbe sfociare la tendenza degli eventi site specific: una grande iscrizione rossa, realizzata in legno e plastica in cui si legge “Death of the monument”.

Rossella Marchese

 NA LETTERA ‘E TOTO’

Ino Fragna, poeta e critico letterario, noto nel panorama culturale non solo napoletano, ha voluto con questa sua poesia omaggiare il grande Totò nel cinquantenario della morte.

 

NA LETTERA ‘E TOTO’

So’ cinquant’anne ca me ne so’ ghiuto

e nun pozzo dì’ ca ‘e me v’îte scurdàto.

Televisione, cinema, triato

chest’arta mia l’hanno ricanusciuta.

 

Chist’anno po’ vuie avite esagerato,

dduie monumente, libbre, fest’’e piazza!

Si forze nun fuie nobbele pe’rrazza

sti cinquant’anne m’hanno consacrato!

 

Comme nu personaggio d’’a Livella

so’ asciut’’e sera pe’  na cammenata

d’’e ppart’’a Sanità me so’ avviato

ma chello c’aggio visto nun è bbello…

 

Surdate mmiez’â via cu ‘e mitra ‘mmano,

dice ca stanno ccà pe’ vvia d’’e stese…

so’ vvoce ‘e venneture, panne spase?

“Vuie nun sapite niente? Eppure è stano”

 

M’ha ditto ‘o parrucchian’’e San Vicienzo

“ ma vuie nun stat’’ô munno ‘a verità?”

“Me dispiace, chesta è ‘a Sanità”

“addo’ s’è pperz’’o limite e ‘a pacienza!”

Diteme Reverè: che ssongo ‘e stese?

“So’ sparatorie c’hanno ‘a fa’ mpressione”

“’a statua mmiez’ô llargo… è nu guaglione”

“ e ‘a bbenedico trenta vote ô mese!”.

 

Che brutta fine ha fatto stu quartiere,

i’ te smuntav’’e guappe cu ‘a resata,

sti criminale mbece, a mmano armata,

accideno pe’ sfizio e pe’mmestiere!

 

Nun me pô ffà’ cuntento chesta festa

e favuze me sape st’allerìa

quanno ‘a paura corre mmiez’â via

e  po’ ve fa nzerrà porte e ffeneste!

 

No, nun ce torno cchiù ‘int’â Sanità,

è na buscia ca tutt’è comme aiere,

ve l’aggio ‘a dì’: faciteme ‘o piacere,

napulità… mparateve a ccampà!

Ino Fragna

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