Ricco calendario per la Festha Manna a Porto Torres

Un ricco calendario di eventi e spettacoli attende turisti e residenti nel periodo compreso tra il 18 e il 21 maggio. Il 20 avrà luogo il concerto dei Cordas et Cannas al Parco San Gavino.

La Giunta comunale ha approvato il calendario degli eventi che prevedono tre serate di spettacoli nel cuore della città, Piazza Umberto I, e una all’insegna della musica made in Sardegna in quello che è il luogo storico della festa, a pochi passi dalla basilica romanica dedicata ai Martiri Turritani. Molti gli eventi collaterali: concerti, cabaret ed esibizioni folk faranno che saranno il fil rouge degli eventi collaterali della Festha Manna, tra il 18 e il 21 maggio.

“Riusciremo a dare il via agli eventi collaterali della Festha Manna già dal venerdì sera, anche per venire incontro alle richieste degli operatori del commercio”, sottolinea l’Assessora alla Cultura, Alessandra Vetrano. “Ma non sarà l’unica novità di quest’anno – aggiunge l’Assessora – perché oltre a riproporre lo spettacolo folk dei gruppi uniti dal culto per San Gavino, in programma domenica 20 maggio nel parco urbano davanti alla basilica, arricchiremo la serata con l’esibizione di una band espressione della cultura isolana, ambasciatrice della musica sarda, i Cordas et Cannas”.

Gli spettacoli del 19, 20,21 avranno luogo in Piazza Umberto I.

Protagonisti della prima serata i Carovana Folk con brani inediti e cover riarrangiate dei più grandi cantautori e gruppi della musica italiana. La serata del 19 sarà all’insegna del cabaret con i comici Marco “Baz” Bazzoni e Paolo Migone, conosciuti dal grande pubblico anche grazie alle numerose apparizioni televisive sui canali Rai e Mediaset.

Lunedì 21 maggio spazio allo spettacolo musicale con i Rock Tales, gruppo che ripercorre la storia del rock dagli anni Cinquanta ai giorni nostri.

“Potremo far leva, quest’anno, per la prima volta, sul sostegno della Fondazione di Sardegna, che ha riconosciuto l’importanza della nostra festa dal punto di vista storico, culturale e sociale. Sull’origine della Festha Manna si trovano riscontri in pubblicazioni risalenti a ben quattro secoli fa. Si compone di rituali che si ripetono nel tempo, come il pellegrinaggio notturno da Sassari e le processioni di Pentecoste. Una festa, quindi, densa di significati e caratterizzata da una grande partecipazione popolare. Elementi che ne decretano l’importanza e motivano l’esigenza di una maggiore attenzione verso essa anche da parte delle istituzioni. Per questo – afferma Alessandra Vetrano – ci concentreremo maggiormente sulla comunicazione, implementando la diffusione del materiale promozionale nei centri del territorio, su Facebook, in tv e finanziando un video promozionale della Festha Manna, un prodotto moderno e snello che potremo diffondere nelle fiere, nei media tradizionali e nei traghetti con la collaborazione delle compagnie di navigazione”.

“La Festha per i Martiri Turritani merita i riflettori – aggiunge il Sindaco Sean Wheeler – e il nostro obiettivo deve essere quello di preservare le tradizioni, creare momenti di aggregazione e amplificare la conoscenza di questa celebrazione, le cui origini sono antichissime. Nei mesi scorsi abbiamo avuto interlocuzioni con le compagnie di navigazione chiedendo di promuovere la Festha Manna presso i loro utenti. È di questi giorni la notizia che Grimaldi Lines ha attivato per la prima volta delle agevolazioni per i visitatori che da Barcellona e Civitavecchia sbarcheranno in città in occasione dell’evento. Ringraziamo la compagnia per l’avvio di questa iniziativa diffusa su social, web e stampa. Sarà un’ulteriore vetrina promozionale per Porto Torres – conclude il primo cittadino – e per la sua festa più antica e più attesa”

Un calendario molto articolato e di sicuro interesse per un evento che trova nella ricerca storica le sue radici profonde rappresentando per la comunità un momento di grande rilevanza dal punto di vista storico, culturale, sociale e di riscoperta delle tradizioni.

Salvatore Adinolfi

Gli ABBA di nuovo insieme dopo una “breve pausa” di 35 anni

Con un post sulla loro pagina Instagram il gruppo svedese ABBA dà il grande annuncio del ritorno: “Tutti noi quattro sentivamo, dopo 35 anni, che sarebbe stato bello riunire le forze e ritrovarci in studio. Lo abbiamo fatto ed è stato come se il tempo non fosse passato e ci fossimo presi solo una piccola vacanza. Un’esperienza entusiasmante”.

Gli Abba si sono chiusi in studio per registrare nuove canzoni, dopo le ultime, tra cui la più famosa “One of Us”, contenute nell’album del 1981 The Visitors,l’ultimo dato alle stampe dal gruppo. Già lo scorso autunno, Benny Andersson aveva comunicato che nel 2019 ci sarebbe stato un tour della band sottoforma di ologramma. Ora “addirittura” la reunion.  “La decisione di andare avanti con l’entusiasmante virtual tour ha avuto “conseguenze inattese”, hanno affermato i cantanti.

Il nome ufficiale degli Abba è comparso per la prima volta nel 1974, con “Waterloo”, con cui il gruppo vinse a Brighton il Gran premio dell’Eurovision, imponendosi all’attenzione internazionale e scalando le vette delle classifiche mondiali. Del 1975 è l’album “Abba”, da cui è tratto il singolo “Mamma mia!”, a sua volta colonna portante, insieme ai grandi successi del gruppo svedese, dell’omonimo musical rappresentato in tutto il mondo e del film blockbuster. Il meglio deve però ancora arrivare. Dal loro quarto album realizzato nel 1976, “Arrival”, sono estratti tre singoli di grande successo: “Money, Money, Money”, “Knowing Me, KnowingYou” e la celeberrima “Dancing Queen”, che è presentata al Teatro dell’Opera di Stoccolma alla presenza del re di Svezia, la sera del 18 giugno 1976 alla vigilia del suo matrimonio con Silvia Sommerlath a cui è dedicato. “Dancing Queen” raggiunge la prima posizione in 14 Paesi, tra cui gli Stati Uniti.

Nel 1978 gli ABBA sono all’apice della carriera. Convertono un teatro inutilizzato costruendo uno studio di registrazione modernissimo a Stoccolma, e sono celebrati da numerosi altri complessi, tra cui i Led Zeppelin di “In Through the Out Door”. A maggio il gruppo fa un’intensa campagna promozionale negli Stati Uniti e canta allo show di Olivia Newton-John. Il singolo “Summer Night City” è nei primi posti delle classifiche e anticipa lo stile che gli ABBA stanno per adottare nel loro prossimo album. Nel gennaio 1979 Björn Ulvaeus e Agnetha Fältskog annunciano di aver deciso, di comune accordo, di divorziare. La notizia suscita grande scalpore tra i media e le speculazioni sul futuro del gruppo iniziano a fioccare. Ma gli ABBA assicurano fan e stampa: la band continuerà a suonare.Lo stesso anno esce anche il secondo Greates Hits del gruppo, “Greatest Hits Vol. 2”, che contiene il singolo “Gimme! Gimme! Gimme! (A Man After Midnight)”, ripresa nel 2005 da Madonna nel singolo “Hung Up”. La canzone è l’ennesimo successo commerciale e la loro più grande hit in stile Disco: arriva in cima alle classifiche di Francia, Svizzera, Belgio, Finlandia ed Irlanda e diventa il loro singolo a raggiungere la posizione più alta in Giappone. Nel settembre 1979 partono per un tour che tocca il Nord America, dove fanno 17 date tutte esaurite: 13 negli Stati Uniti e 4 in Canada. Il tour nordamericano termina con un concerto a Toronto davanti a 18 mila persone. A ottobre danno inizio alla parte europea del tour: 23 date, compresi sei concerti con il “tutto esaurito” alla Wembley Arena di Londra. Nel marzo 1980 approdano in Giappone, dove, appena arrivati all’Aeroporto di Tokyo-Narita, vengono assediati da migliaia di fan. Il gruppo fa dodici concerti nel Paese, i cui biglietti fanno il tutto esaurito. Sarà l’ultimo tour degli ABBA.

Nicola Massaro

 

 

Il teatro napoletano al tempo della contestazione

Il ’68 è il protagonista assoluto del libro, fresco di stampa, di Enzo Grano, mass-mediologo, trascrittore, sceneggiatore, saggista e molto altro ancora , autore di 44 volumi, intitolato “Il teatro napoletano al tempo della contestazione”.

Colto, simpatico, ironico, poliedrico, Enzo Grano riesce a trasmettere con grande forza l’amore per il teatro, la televisione e il cinema. Mai noiosi ma sempre particolarmente interessanti e stimolanti i suoi interventi e le sue pubblicazioni.
Del ’68 è stato protagonista e testimone e in questa duplice veste pervade di testimonianze, ricordi, aneddoti l’intera trama del volume.
Il libro si apre con l’interrogativo “Cosa furono gli anni Sessanta?” e con la sua testimonianza tratta dal dramma “Marilyn”: “Io c’ero in quegli anni sessanta, intreccio di motivi pop, di cronaca nera e cinismo sfuso, definiti dai più “irripetibili”. IO c’ero e come. E c’ero, per dirla tutta, ad occhi aperti”.
Il volume è stato presentato nel corso del seminario “Scrittura di scena”, stage con la partecipazione didattica di Enzo Grano e Arturo Martorelli (Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), organizzato dall’Associazione Culturale “Napoli è”, in collaborazione con l’AIMC Napoli Centro e l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici a Palazzo Serra di Cassano. Il video dell’incontro è disponibile su Youtube.
Un libro da leggere tutto d’un fiato per ricordare o per conoscere, per chi non l’ha vissuto, cinquanta anni dopo, il fermento culturale e artistico di quella stagione di contestazione ma anche e soprattutto di energia produttiva che è stata il Sessantotto.
Alessandra Desideri

Il reddito di cittadinanza: in Finlandia e… in Italia

Il governo Finlandese non proseguirà l’esperimento di un assegno mensile di circa 560 euro ai disoccupati, ritenendo i sussidi alti e non stimolanti a cercare lavoro. In Italia si discute sulla proposta del M5Stelle.
In Finlandia, già a dicembre 2017, il Parlamento aveva approvato una nuova legge che condizionava il mantenimento degli assegni a un’attività lavorativa pari ad almeno 18 ore ogni tre mesi, senza le quali i versamenti sarebbero stati ridotti, proprio per invogliare i cittadini al lavoro. Nel 2019 il governo della Finlandia avrebbe dovuto avviare la seconda fase dell’esperimento, versando il sussidio anche ad alcuni occupati, ma questa proposta del progetto non si realizzerà, considerati i risultati raggiunti da tale sperimentazione, risultati che saranno pubblicati il prossimo anno, ma il ministro delle Finanze di Helsinki, Petteri Orpo, in una sua intervista al quotidiano Hufvudstadsbladet, ha anticipato che i sussidi risultavano alti e questo fatto non incentivava il disoccupato a cercare un lavoro. D’altra parte, appaiono delusi gli esperti che avevano sostenuto l’iniziativa, osservando che due anni di osservazione sull’esperimento sono da ritenere troppo brevi per poter trarre conclusioni attendibili. Secondo loro si sarebbe dovuto concedere al progetto più tempo e più denaro per ottenere risultati affidabili, è l’opinione del professor Olli Kangasin una sua intervista all’emittente televisiva finlandese YLE.
Cosa accade oggi in Italia? La proposta del reddito di cittadinanza (Rdc) è stata presentata dal M5s e prevede un reddito di disoccupazione, ma che risulta condizionato alla partecipazione attiva al mercato del lavoro. Cioè il meccanismo funzionerebbe in tal modo: il lavoratore scoraggiato si iscrive al centro per l’impiego (Cpi). La suddetta iscrizione comporta lo sforzo attivo di ricerca di un lavoro (coadiuvato dal Cpi), remunerato dal Rdc. L’erogazione del reddito è condizionata a non rifiutare più di tre offerte di lavoro (se “consone”), pena la perdita del beneficio. In tal caso il Rdc è in realtà un reddito di disoccupazione che risulta però condizionato alla partecipazione attiva al mercato del lavoro, che richiama alcuni aspetti della teoria sul lavoro e la disoccupazione di Keynes. I critici sulla proposta ritengono che i finanziamenti al Rdc produrrebbero un forte incremento del deficit e poi, in generale, effetti minimi su occupazione e reddito.
Danilo Turco

Il bilancio dell’Unione europea condiziona il futuro

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Sono in atto le trattative su bilancio europeo e stabilizzazione dell’Eurozona. Nel primo caso il compromesso sembra possibile da raggiungere, ma la situazione è più complessa e pare difficile un accordo riguardo al secondo caso.
Esistono due tavoli attualmente in Europa che stanno lavorando alacremente e il primo affronta le questioni e le prospettive finanziarie per il periodo 2021-2027; il secondo riguarda le politiche per la stabilizzazione dell’Eurozona.
Il primo tavolo sta elaborando i principali comparti di spesa per gli anni successivi e questa volta si trova ad affrontare questioni importanti, alcune diverse novità, come la Brexit, in quanto la fuoriuscita dall’Unione della seconda economia europea produce una riduzione del bilancio europeo di quasi il 10 per cento del totale, cioè di circa 12-13 miliardi di euro all’anno in meno, che devono essere compensati con altre risorse. Inoltre è diffusa la percezione che alcuni Paesi e cittadini europei (vedi i sondaggi di Eurobarometro) non trovano soddisfacente continuare a concentrare la spesa sulle tradizionali azioni di politica realizzate sino ad ora, cioè agricoltura e politiche di coesione (per oltre il 75 per cento del bilancio), perché rappresentano un passato e non più il futuro, che presenta nuove necessità di impegno finanziario sui cosiddetti “beni pubblici” europei, cioè difesa, sicurezza, protezione delle frontiere, investimenti ambientali e agenda digitale. In realtà, qualcosa l’Unione è già riuscita a realizzare in favore di questi ambiti, nonostante le rigidità del bilancio europeo, si pensi alla Guardia costiera europea e al Fondo europeo per la difesa, ma risulta urgente un investimento maggiore nel futuro su queste politiche. La Commissione presenterà proposte concrete a partire da maggio 2018. Inoltre, sono in atto molti lavori preparatori di vari Paesi, su possibili proposte alternative al passato, che ad esempio prevedono un ampio spazio a un meccanismo di finanziamento più trasparente e più concentrato sulle “risorse proprie” dell’Unione. E’ dunque previsto un bilancio un po’ più ampio di quello attuale (un 1 per cento più qualcosa del Pil dei Paesi rimanenti), con una riduzione del ruolo delle politiche tradizionali a vantaggio dei “beni pubblici” europei e per l’Italia, in particolare, si auspica che si riesca ad ottenere l’impegno di voler superare il Trattato di Dublino, con un aumento del finanziamento europeo sulle politiche di controllo delle frontiere.
Il secondo tavolo poi, riguarda le politiche per la stabilizzazione dell’Eurozona e su questo la Francia e l’Italia si sono molto spese sino ad ora per giungere a realizzare un bilancio per l’euro o almeno una capacità fiscale condivisa per l’Eurozona, con un ministro delle finanze europeo e su questo a giugno è previsto un Consiglio europeo dedicato a voler definire a riguardo proposte operative, o perlomeno una road map precisa. È molto probabile che l’agenda finale del Consiglio europeo di giugno venga ridimensionata, poiché nel 2019 ci saranno le elezioni europee, per cui ogni possibilità di progresso ulteriore sarà rinviata al 2020. Ma non va ignorato il rischio che questo può comportare, perché senza progressi seri sulle politiche di stabilizzazione dell’area, con una prossima crisi finanziaria si può anche mettere in pericolo l’Eurozona stessa. La situazione del nostro Paese è migliorata rispetto al 2011, riducendo i rischi, ma comportamenti finanziari irresponsabili nel futuro potrebbero di nuovo pregiudicarla.
Danilo Turco

Dalla Net-Art al Post-Internet, le due correnti dell’arte digitale

 

Da una parte ci sono gli artisti che utilizzano Internet come medium e come soggetto delle proprie opere, e per questo si parla di Net Art; dall’altra parte, gli artisti che mettono in scena le metafore della tecnologia e le trasformazioni emotive, cognitive e culturali che contraddistinguono l’era digitale, sono questi i ricercatori dell’arte Post Internet. Questi ultimi, nati tutti dagli anni Ottanta in poi, si confrontano con la condizione digitale per descrivere gli effetti delle nuove tecnologie e di internet sulla cultura e sulla società contemporanee, mentre i pionieri della Net Art contestano i canali canonici di fruizione dell’arte.

Insomma, due visioni dissonanti, che oscillano tra interpretazione e rifiuto.

Alcuni nomi, per avere una percezione del fatto che si sta discutendo di fenomeni concreti: Ryan Trecartin, artista americano 37enne, immagina nei suoi video un futuro in cui l’intercambiabilità dell’identità online diventerà una realtà, i suoi personaggi cambiano sesso a loro piacimenti ed il loro corpo può essere preso in affitto ed usato come una multiproprietà; Ed Atkins, londinese di 36 anni, per le sue visioni apocalittiche utilizza l’animazione digitale per realizzare corpi fantastici ed iperefficienti, ma deboli e consunti, come se i soggetti si svuotassero delle loro caratteristiche umane per raggiungere la perfezione virtuale ed immateriale. Questi sono solo alcuni, i più noti, del “settore”.

Le ultime tendenze, dalle visioni ottimistiche degli anni Novanta, si sono evolute verso un approccio artistico più critico, che rispecchia il disagio contemporaneo dell’uomo di fronte alla tecnologia sempre più efficiente ed intelligente, con i suoi algoritmi capaci di condizionare le scelte ed i comportamenti, nonché di immagazzinare un numero inconcepibile di dati sensibili.

La terribile constatazione di trovarsi di fronte ad un oceano di dati, troppo vasto per essere compreso, diventa sentimento artistico nelle opere di Camille Hernot, Mark Leckey e Hito Steyerl; basta farsi un giro in rete, o più semplicemente su Youtube, per capire la fama di cui godono. Soprattutto la Steyerl, che oltre ad essere una delle artiste più interessanti è pure un’attenta critica e divulgatrice dei fenomeni di trasformazione della rete con le sue video installazioni che descrivono le relazioni tra individui e forze economiche nel presente globalizzato. E, su tutto questo nuovo che avanza, poco compreso, troneggiano le parole di un altro artista post concettuale digitale, Seth Price, che arriva a sostenere che l’arte pubblica di oggi trova spazio su internet e consiste proprio nel modo in cui gli utenti si scambiano informazioni, quasi a suggerire che l’arte sia soprattutto una questione di dispersione di immagini, interscambiabili e modificabili all’infinito.

Di fronte a questa proliferazione di correnti e di immagini appare opportuno chiedersi, dunque, come distinguere gli artisti tra i miliardi di altri utenti online; quale sarebbe il ruolo dell’artista, quando tutti fanno qualcosa che assomiglia ad arte e che può essere presa per buona.

Siamo di fronte all’ammissione di una sconfitta o all’avverarsi della profezia di un’avanguardia di massa: una società esteta dove, grazie alla tecnologia, tutti saranno artisti, produttori e soprattutto consumatori.

Rossella Marchese

Juventus – Napoli: 0-1

Ieri, con una impresa quasi epica, il Napoli ha battuto la Juve con un gol di Koulibaly al 90′, riaprendo la corsa scudetto e portandosi a -1 dai bianconeri a quattro giornate dalla fine del campionato. Fino al 90′ la Juventus è stata brava a parare tutte le stoccate del Napoli riuscendo a subire pochissimo col grande lavoro difensivo di Benatia in grandissima forma, mentre Reina è stato quasi uno “spettatore non pagante” perché non è stato molto impegnato, non avendo subito praticamente tiri in porta. L’impresa del Napoli è ancora più grande se si pensa che la  Juventus in casa aveva perso quest’anno solo in un’occasione e che aveva concesso un solo gol nelle ultime nove partite, lasso di tempo in cui aveva portato a casa ben 8 vittorie e un pareggio per 0-0 contro l’Inter. Alla squadra del Napoli va il merito di averci creduto fino alla fine e di aver sfruttato l’unico errore concesso dalla retroguardia bianconera. Vittoria meritata, dunque, e ora imperdibili, non solo per i tifosi partenopei, le ultime quattro giornate che saranno praticamente 4 finali.

Al termine del match, cortei, sirene spiegate, gente in strada in tutti i quartieri della città. Al rientro in aereo la squadra del Napoli ha trovato all’aeroporto migliaia di persone, che hanno voluto ringraziare la squadra per questa partita che qualcuno ha definito “perfetta”. Il popolo napoletano dopo questa impresa ci crede adesso più che mai e intona sempre più forte: “Abbiamo un sogno nel cuore, Napoli torna campione”.

Maria Grazia Palmarini

Le nuove declinazioni femminili del noir

Il tempo dei personaggi letterari stereotipati sembra essersi concluso, pure nella tanto amata letteratura di genere.  Le donne che popolano la nuova scena del crimine non hanno più nulla a che vedere con le femme fatale seduttive e manipolatrici degli anni di Raymond Chandler, né appaiono rassicuranti come l’argutissima ed anziana Miss Marple; bensì esse sono fragili e piene di insicurezze, oscillando addirittura tra fasi maniacali e depressive. Personaggi complessi, spesso creati da donne, difficili da incasellare e che, pertanto, riscrivono la grammatica del genere.

Ultima, in ordine cronologico, a rompere con il passato, almeno sulla scena italiana è la poliziotta in pensione Sara, creata dalla penna di Maurizio De Giovanni, lo scrittore partenopeo che si era inventato i personaggi sgangherati dei Bastardi di Pizzofalcone e soprattutto l’impareggiabile commissario Ricciardi, amatissimo dai lettori.

Con Sara al tramonto, invece, l’autore presenta una donna inquietante, difficile persino da collocare tra i “buoni”, piena di contraddizioni e con un passato pesante che è l’ossatura stessa del personaggio; e del resto, nel noir, il peso del passato per il protagonista ha un ruolo fondamentale, pari quasi all’intreccio. Anche Teresa Battaglia, il commissario profiler della scrittrice Ilaria Tuti, è una protagonista del tutto particolare, il lettore la incontra a 60 anni, un’età piuttosto insolita per un personaggio letterario, piena di esperienza ma totalmente sola.

Nevrosi, fragilità e tenacia contraddistinguono anche l’ispettrice Maria Dolores Vergani, nata dall’estro di Elisabetta Bucciarelli, oppure Petra Delicado, sovrintendente della polizia di Barcellona dell’autrice spagnola Alicia Gimènez-Bartlett. Perfino la malattia non viene risparmiata a queste nuove figure letterarie, diventando parte integrante della narrazione; è il caso di Aurora Scalviati, profiler della polizia italiana della scrittrice Barbara Baraldi, che soffre di un disturbo bipolare che tenta di dominare attraverso i farmaci e le sedute clandestine di elettroshock, oppure della famosa Lisbeth, protagonista antisociale e mentalmente instabile della saga Millennium, probabilmente uno dei personaggi letterari più affascinanti degli ultimi anni.

In ogni caso, pur riflettendo sfumature di giallo e nero così diverse, le donne detective fanno quello che da sempre il crimine letterario ambisce fare: mettere a nudo la complessità dell’animo umano, non solo dei cattivi, ma, forse, soprattutto di chi il male è costretto a guardarlo in faccia. In questo, le nuove protagoniste sulla scena letteraria italiana ed internazionale  non hanno nulla da invidiare, quanto a complessità, all’ex poliziotto Fabio Montale, monumentale personaggio simbolo del noir mediterraneo del grande Jean Claude Izzo.

Rossella Marchese

La 48ma Giornata Internazionale della Terra

La Giornata della Terra si celebra il 22 aprile dal 1970, anno in cui fu indetta per la prima volta dalle Nazioni Unite seguendo gli intenti del movimento ecologista degli Stati Uniti, con lo scopo principale di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi cari al futuro del Pianeta: dall’inquinamento globale, all’estinzione di specie animali e vegetali.

Tra gli ideatori della Giornata della Terra ci fu il senatore democratico statunitense Gaylord Nelson, che aveva già organizzato una serie di incontri e conferenze dedicati ai temi dell’ambiente, come risposta ai fatti di Santa Barbara del 1969. Tra gennaio e febbraio di quell’anno, infatti, in California ci fu uno dei più gravi disastri ambientali degli Stati Uniti, causato dalla fuoriuscita di petrolio da un pozzo della Union Oil a largo della costa di fronte Santa Barbara; l’equivalente di circa 100.000 barili di greggio si riversarono nell’oceano  per quasi 10 giorni senza che nessuno riuscisse ad intervenire efficacemente. L’incidente portò Nelson a occuparsi in modo più attento e continuativo delle questioni ambientali, ricalcando quanto avevano fatto i movimenti giovanili di protesta contro la guerra del Vietnam.

Dunque, il 22 aprile 1970 si tenne la prima Giornata della Terra, cui parteciparono milioni di cittadini statunitensi, con il coinvolgimento di migliaia di college, università e altre istituzioni accademiche, nonché associazioni ambientaliste. Fu anche istituito l’Earth Day Network (EDN), un’organizzazione diventata internazionale, con lo scopo di coordinare le iniziative dedicate all’ambiente durante tutto l’anno (dell’EDN oggi fanno parte migliaia di movimenti e associazioni da tutto il mondo).

Dato il successo e l’interesse intorno alla Giornata della Terra, l’anno seguente le Nazioni Unite ufficializzarono la propria partecipazione all’organizzazione dell’evento, dando nuova visibilità e rilievo all’iniziativa. In oltre 45 anni, la Giornata della Terra ha contribuito in modo determinante allo svolgimento di iniziative ambientali in tutto il mondo che, nel 1992, portarono all’organizzazione a Rio de Janeiro del cosiddetto Summit della Terra, la prima conferenza mondiale dei capi di stato sull’ambiente. Da allora la Giornata della Terra è anche diventata l’occasione per divulgare informazioni scientifiche, educando alla consapevolezza  gli  individui, sui rischi che comporta il riscaldamento globale e sulle soluzioni che possono essere adottate per contrastarlo.

A partire dagli anni 2000, grazie alla diffusione di internet, lo spirito fondante dell’Earth Day ed in generale la celebrazione dell’evento sono state promosse a livello globale. Le manifestazioni conseguenti sono riuscite a coinvolgere oltre 5.000 gruppi ambientalisti al di fuori degli Stati Uniti, raggiungendo centinaia di milioni di persone, e molti noti personaggi dello spettacolo.

Nel corso degli anni la partecipazione internazionale all’Earth Day è cresciuta superando oltre il miliardo di persone in tutto il mondo: è l’affermazione della “Green Generation”, che guarda ad un futuro libero dall’energia da combustibili fossili, in favore di fonti rinnovabili, ed alla responsabilizzazione individuale verso un consumo sostenibile, fino allo sviluppo di una green economy e a un sistema educativo ispirato alle tematiche ambientali.

Rossella Marchese

L’arte di Ianuario a Salerno

Sarà inaugurata domenica 22 aprile prossimo, alle 11, nella Pinacoteca Provinciale di Salerno, “Alchimie Solari”, esposizione di opere in ceramica raku, maioliche a lustro  e metalli di Giancarlo Ianuario Solaris.

La mostra, che sarà presentata da Giacomo Lodetti, e che si avvale di un testo critico a cura di Franco Bertoni, sarà visibile fino al 3 giugno prossimo, esclusi i lunedì, dalle 9 alle 19,45.

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