Europa e Brexit

Si è tenuto il 17 giugno a Palazzo Serra di Cassano presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici la presentazione del libro “Nozioni  giuridiche fondamentali europee”, La scuola di Pitagora editrice, di Umberto Aleotti.

A parlare del libro ma soprattutto di Europa e delle tematiche legate alla vita dei cittadini eutorpei sono stati: Prof. Ing. Mario Raffa, già Ordinario di Ingegneria Economico-Gestionale Università degli Studi di Napoli “Federico II” – Componente del Consiglio Direttivo del Premio Nazionale per l’Innovazione; Prof. Antonio Lanzaro, già Aggregato di Giurisprudenza Università degli Studi di Napoli “Parthenope” – Presidente Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus; Avv. Maurizio Bianco, già Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli; Prof.ssa Antonella Batà, Aggregato di Ingegneria Industriale Università degli Studi di Napoli “Federico II”; Dott. Emilio Contrasto, Segretario Generale UNISIN – Confsal – Direttore editoriale Rivista Professione Bancario; Avv. Francesco Avolio, Vicepresidente della Delegazione Campania dell’Unione Avvocati Europei (U.A.E.). Ha moderato l’incontro la giornalista Dott.ssa Bianca Desideri.

Abbiamo già parlato di Europa nei giorni scorsi con l’avvocato e docente universitario Umberto Aleotti, ritorniamo ora sull’argomento su un tema specifico quello della Brexit che non avevamo affrontato nella precedente intervista.

 

Avvocato, si parla tanto di Brexit. In che cosa consiste l’uscita di un Paese dall’Unione?”
Con previsione innovativa rispetto al precedente testo dei Trattati vigenti, il Trattato di Lisbona del 2007 ha con l’articolo 50 (T.U.E.) stabilito che ogni Stato membro ha il diritto di recedere dall’Unione europea conformemente alle proprie norme costituzionali, notificando tale intenzione al Consiglio europeo. Dalla notifica iniziano a decorrere due anni durante i quali l’Unione deve negoziare con lo Stato membro interessato un accordo che fissi le condizioni del recesso. L’uscita si perfeziona, e le norme dell’Unione non sono più applicabili allo Stato in questione, con l’entrata in vigore dell’accordo di recesso o, in mancanza, trascorsi i due anni dalla notifica, salvo che il Consiglio europeo, d’intesa con lo Stato in uscita, non decida all’unanimità di prorogare tale termine.

La procedura di recesso è stata attivata per la prima volta dal Regno Unito, nel giugno del 2016, quando i cittadini britannici sono stati chiamati, con un referendum, ad esprimersi sulla loro permanenza nell’Unione europea, e la consultazione ha dato esito positivo all’uscita (cd. Brexit) con il 51,9% dei voti a favore e il 48,1% dei voti contrari.

Il Parlamento britannico ha così autorizzato il Primo Ministro britannico, Theresa May, a presentare la lettera con la quale è stata chiesta, il 29 marzo 2017, la formale attivazione della procedura di uscita dall’organizzazione allo scopo di porre fine, dopo quarantaquattro anni, alla partecipazione del Regno Unito al disegno di integrazione europea. Da questa data sono partiti i due anni fissati dall’articolo 50, che, com’è ormai noto, sono spirati con un nulla di fatto. Il Regno Unito ha pertanto dovuto chiedere una proroga del termine, accordata dal Consiglio europeo fino al 31 ottobre 2019, per trovare un accordo con l’Unione.

Qual è la sua opinione sulla Brexit?

Il mio auspicio è che lo Stato britannico decida di chiedere una nuova proroga, più lunga, per rimeditare la sua scelta, eventualmente con un nuovo referendum, e ritirare la richiesta di recesso (cd. Bremain). Il patrimonio comune di valori di cui noi europei siamo portatori include a pieno titolo il Regno Unito, culla delle libertà fondamentali (si ricordi la Magna Charta Libertatum del 1215), così come il patrimonio culturale del Regno Unito trova la sua origine in quello europeo, ad esempio la sua lingua, che deriva per metà dal francese.

La condivisione di valori, cultura, razza (indoeuropea), storia, religione (cristiana), oltre che dei più recenti quarantaquattro anni di integrazione, non può essere polverizzata da un 3,8 % di voti di scarto a favore della Brexit e deve far riflettere sulla stretta connessione che esiste tra il Paese britannico e il continente, per la quale probabilmente nessuno dei due può fare a meno dell’altro.

Alessandra Desideri

All’Istituto per gli Studi Filosofici presentazione del libro di Umberto Aleotti

Lunedì 17 giugno alle ore 16.30 a Palazzo Serra di Cassano sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici sarà presentato il libro di Umberto Aleotti, avvocato, docente universitario, “Nozioni giuridiche fondamentali europee.

Un libro per parlare di Europa ad esperti ma anche a quanti vogliono conoscere meglio le Istituzioni europee e il loro funzionamento. All’Autore poniamo alcune domande.

Quali strumenti ha il cittadino italiano ed europeo per poter far valere i propri diritti oltre i confini della propria Nazione?

Si tratta di distinguere i diritti da tutelare. Se sono diritti che discendono da normative italiane, possono essere fatti valere davanti ai giudici nazionali, se si tratta di diritti che derivano da normative dell’Unione europea davanti ai giudici europei. La tutela giurisdizionale dinanzi ai giudici europei può avvenire tanto in via diretta, presentando ricorsi presso le cancellerie dei giudici europei  quanto in via indiretta, ossia utilizzando il meccanismo del rinvio pregiudiziale, che implica il passaggio attraverso la valutazione e l’ordinanza di rinvio dei giudici nazionali.

Quali sono i giudici dell’Unione Europea?

Esiste nel diritto dell’Unione europea il principio del doppio grado di giudizio. Chi vuole ricorrere in maniera diretta dinanzi ai giudici U.E. deve adire in primo grado il Tribunale e, in secondo grado, impugnando le decisioni del Tribunale e solo per motivi di diritto, la Corte di giustizia. In via indiretta, ossia tramite rinvio pregiudiziale, può essere adita solo la Corte di giustizia. Si ricordi che diverso da questo sistema giurisdizionale è il sistema della Corte europea dei diritti dell’uomo, che afferisce al Consiglio d’Europa, che è un’organizzazione internazionale differente dall’Unione europea. Dinanzi a questa Corte, in un unico grado di giudizio, si possono far valere i diritti previsti da un altro trattato internazionale, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (C.E.D.U.).

Si parla molto dei parametri che l’Italia deve rispettare nel proprio Bilancio per non sforare i parametri imposti dalla UE. Di cosa si tratta?

Si tratta del cd. fiscal compact, un trattato firmato a Bruxelles il 2 marzo 2012 , con il quale gli Stati firmatari hanno stabilito un maggiore coordinamento tra le loro politiche fiscali (imposizione fiscale su cui si regge la spesa pubblica), stabilendo una serie di regole tra le quali, ad esempio, l’impegno ad inserire il pareggio di bilancio (equilibrio tra entrate e uscite degli enti pubblici) in disposizioni interne vincolanti di natura fondamentale, preferibilmente costituzionali (così è avvenuto con la modifica del nostro articolo 81 della Costituzione nel 2012). Queste disposizioni servono a creare maggiore armonia tra le politiche fiscali degli Stati dopo che, nel 2002, c’è stata l’unificazione delle loro politiche monetarie (cd. unione monetaria).

Come è nata l’idea di scrivere questo libro e a chi si rivolge?

Il progetto di un’Europa unita, così come elaborato dai padri fondatori dell’Unione europea conserva sempre, secondo me, il suo irresistibile fascino. L’edificazione di una casa comune in Europa, attorno ai valori della pace, della libertà, della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti umani possiede ancora la sua attrattiva tanto per le giovani generazioni quanto per quelle meno giovani, in mezzo alle quali si colloca la mia, che ha visto cadere, il 9 novembre 1989, il muro di Berlino, simbolo di un’epoca di conflitti, divisioni e oppressione, in cui i valori indicati non avevano ancora avuto l’opportunità di affermarsi nella loro esatta dimensione. Il libro nasce dunque con l’idea di incuriosire, chiarire, appassionare, non far dimenticare ed è diretto non solo a chi si confronta con questo genere di tematiche durante il proprio corso di laurea ma anche a chi nel percorso post-universitario o lavorativo dovesse entrare in contatto con questa realtà.

Alessandra Desideri

Maggio dei Monumenti 2019 di Napoli: il diritto ad essere felici

La scelta maturata dagli organizzatori del Maggio partenopeo per quest’anno è stata davvero evocativa e prende ispirazione dal 220mo anniversario della Rivoluzione Napoletana, 1799-2019, e dal pensiero di Gaetano Filangieri, che di quella rivoluzione fu inspiratore postumo.

“Il diritto alla felicità. Filangieri e il ‘700 dei Lumi” , è stata questa la dedica precisa della edizione 25 del Maggio dei Monumenti e quest’anno più che mai il programma del Maggio è stato frutto di un lavoro interistituzionale tra i più importanti enti culturali della città: l’Università degli studi di Napoli Federico II, l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, l’Accademia di Belle Arti di Napoli, l’Institut Français di Napoli, la Biblioteca Nazionale di Napoli, il Teatro di San Carlo, l’Istituto Italiano per gli Studi Storici “Benedetto Croce”, la Società Napoletana di Storia Patria, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, il Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli, il Museo Civico Filangieri di Napoli, Palazzo Zevallos di Stigliano e il Certame Vichiano, per citare i più rappresentativi.

Dai luoghi di Napoli dove visse e operò Gaetano Filangieri e quelli legati alla sua nobile e filantropica famiglia, ai principi illuministici tratti dalla sua opera (primo fra tutti la ricerca della felicità) che ispirarono l’intesa seppur breve esperienza della Repubblica Napoletana del 1799, i palazzi, le
chiese, i musei, i teatri e le piazze della città sono tornati ad essere espressione della vivacissima fioritura culturale e artistica della seconda metà del ‘700, che poi è il filo conduttore di tutte le iniziative.

Ci sono stati reading, concerti, spettacoli teatrali, conferenze, mostre, convegni e visite guidate, come tradizione vuole, eppure il tema da sviluppare è stato davvero ispirato e transnazionale perché quando Filangieri scrisse la sua Scienza della Legislazione, nel 1782, teorizzò il suo ideale di società giusta non attorno al concetto di proprietà, bensì a quello di felicità nazionale, e lo portò per primo in tutta Europa, intendendo come benessere di ogni singolo cittadino e fine ultimo di ogni buon governo il perseguimento di un giusto sistema di leggi e di un’istruzione pubblica e universale, basi per assicurare ad ognuno la sua quota di benessere.

Il concetto in questione veniva direttamente dalla Dichiarazione di Indipendenza americana, Filangieri e Benjamin Franklin si scrivevano, si stimavano e certamente si influenzarono a vicenda, e spinse il filosofo partenopeo a cercare di ricreare quell’utopia di società felice anche in Italia, sull’esempio di quanto era successo negli Stati Uniti con la città di Philadelphia. Tentativo in parte riuscito, ma questa è un’altra storia da raccontare.

Rossella Marchese

Rivive la Napoli dei Sedili, in mostra al Complesso di Santa Maria La Nova

Sulla scia del Maggio Napoletano, che ancora si fa sentire in città con gli ultimi eventi dedicati all’amato Gaetano Filangieri e alla sua opera tutta tesa alla ricerca di una società Settecentesca perfetta, l’Associazione Culturale Napoli è ha portato nelle sale del Complesso Monumentale di Santa Maria La Nova la sua personale declinazione del Maggio dei Monumenti di quest’anno, attraverso una mostra fotografica ispirata ai Sedili Napolitani, le antiche sedi di decentramento del potere amministrativo cittadino, fino al 1800 attive in città.

Secondo Filangieri, perseguire la felicità nella sua forma massima e più sublime significa puntare alla giustizia delle leggi e alla perfetta amministrazione del potere per tutti i cittadini, cosa che, a Napoli, l’antica distribuzione del potere nei Sedili tentava di attuare da tempo immemore.

Per questo una mostra fotografica a tema; allestita non solo per spiegare dove e come i Sedili Napolitani  in città volessero garantire una funzionale amministrazione del potere, ma anche per ricordare il rapporto intercorrente tra Napoli e i suoi figli illustri, sicuramente ispirati dal luogo in cui vivevano.

Grazie alla collaborazione e all’amicizia, che lega Napoli è e l’I.S. “G. Marconi” di Giugliano in Campania, una delegazione di studenti partecipa attivamente a tutti gli eventi legati al tema degli antichi Sedili promosso dall’Associazione. E anche l’attuale mostra, a Santa Maria La Nova ancora fino al 22 giugno, vede, infatti, i ragazzi coinvolti in prima persona nel progetto, con delle tavole fotografiche che hanno come focus il Sedile di Nilo.

Assieme a queste in mostra anche alcune opere dell’artista Alex Preti e le fotografie di Enzo Barbieri, Alessandra Desideri e Maria Nemoianni, che rappresentano parti del percorso culturale che Napoli è persegue, attraverso l’idea del Palio dei Sedili, ormai da 22 anni.

Infine, le tavole esplicative dell’Architetto Laura Bourellis danno il senso globale all’intera mostra, facendo vedere concretamente allo spettatore dove operassero i Sedili rappresentati nelle altre opere.

La mostra è visitabile dal lunedì al venerdì, dalle 7 alle 17, con ingresso libero.

Rossella Marchese

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