Apocalisse di fuoco in Portogallo, incendio senza precedenti devasta ed uccide

Una intensa ondata di caldo africano, unita a venti molto forti e un fulmine che in queste condizioni climatiche estreme ha innescato, nella notte tra il 16 e il 17 giugno, un incendio di proporzioni gigantesche nella foresta di Pedrograo, nella zona centrale del Portogallo, a 30 km dalla città patrimonio Unesco di Coimbra.

Per giorni le fiamme non sono state domate, tanto era estesa l’area colpita, ma ad oggi, pur con il fuoco circoscritto e comunque ancora attivo, il bilancio tra vittime e feriti è pesantissimo: 63 morti accertati, tra cui 4 bambini, e 119 feriti. Delle vittime accertate, tra cui intere famiglie che campeggiavano nella zona, buona parte sono state ritrovate carbonizzate nelle proprie automobili, sorprese e rimaste bloccate dalle fiamme sulla strada statale 236, che attraversa la fitta foresta di pini ed eucalipti e che si è trasformata in una trappola impenetrabile.

“La più grande tragedia con vittime in un incidente di questo tipo”, ha dichiarato il Premier Antonio Costa, mentre il Ministro della Difesa, Jorge Gomes, ha spiegato che la nube di fumo generatasi dalla vastità dell’incendio ha rallentato gli elicotteri e gli aerei antincendio nell’opera di spegnimento dei vastissimi focolai.  Intanto sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale.

Tuttavia si è fatto il possibile e l’impossibile per domare le fiamme.

Il dispiegamento delle forze messe in campo è stato imponente: 700 pompieri attivi su quattro fronti, due ancora violenti, e squadre di psicologi a dare sostegno ai sopravvissuti, molti dei quali in stato di shock per la perdita dei loro familiari; ma anche l’Unione Europea sta facendola sua parte e il Presidente della Commissione Junker ha subito annunciato l’attivazione del meccanismo UE di protezione civile che porterà a Lisbona uomini e risorse. Spagna e Francia hanno inviato mezzi aerei per aiutare il Portogallo a lottare contro le fiamme e anche due canadair italiani sono partiti a dare manforte.

Escluso il dolo, la natura è, dunque, l’unica responsabile della tragedia, con delle condizioni climatiche estreme alle quali, evidentemente, l’uomo ancora non sa far fronte.

Tutto questo all’indomani dell’uscita degli Stati Uniti, secondo inquinatore globale dopo la Cina, dagli Accordi di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici e dei tweet di Trump sul concetto di riscaldamento globale, inventato, a suo dire, da e per i cinesi con l’obiettivo di annullare la competitività dell’industria americana.

Rossella Marchese

 

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