Castel Sant’Elmo, uno sguardo dall’alto della fortezza

L’instancabile Vice presidente dell’Istituto Italiano dei Castelli Sezione Campania, architetto Luigi Maglio,  è impegnato in questo periodo a far scoprire il castello che domina la città di Napoli dalla collina del Vomero ai numerosi visitatori che si rivolgono all’IIC Campania.

Rivolgiamo all’architetto alcune domande per meglio conoscere l’importanza e la storia del castello.

Architetto, come mai avete scelto proprio Castel Sant’Elmo per queste “visite al castello”?

E’ un opportunità offerta dall’iniziativa “domenica al museo” promossa dal MiC che consente al pubblico di accedere gratuitamente nei luoghi d’arte gestiti dal Ministero la prima domenica di ciascun mese. In forza di ciò, e nell’ambito di un protocollo d’intesa sottoscritto tra l’Istituto Italiano dei Castelli ed il Polo Museale Campano, da molti anni ormai svolgiamo questa attività di promozione e conoscenza.

Cosa visitare nel castello?

L’itinerario che propone l’Istituto è volto ad illustrare soprattutto le caratteristiche architettoniche e difensive del complesso,  straordinaria opera di ingegneria militare del XVI secolo, per certi versi anticipatrice di soluzioni che saranno applicate più avanti, nel coso dell’ulteriore evoluzione delle fortificazioni. Feritoie, caditoie, ponti levatoi, fossati, rivellini, merli e merloni, bombarde e bombardiere: i visitatori vengono introdotti all’affascinante e originale linguaggio che contraddistingue l’architettura difensiva dell’età moderna. Il forte di Sant’Elmo  è una gigantesca struttura con pianta  stellare a sei punte, provvista di un articolato sistema di gallerie difensive e la piazza d’armi superiore un tempo dotata di artiglierie a lunga gittata. La difesa passiva era basata su enormi spessori murari in tufo, poiché la parte inferiore del complesso fortificato venne ricavata scavando l’interno della collina. La difesa attiva era affidata a grandi casematte, dotate di cannoniere in grado di consentire il tiro da diverse angolazioni.
Un impegno che si aggiunge a quello che vi vede protagonisti in numerose iniziative…

In effetti, oltre alle attività sociali rivolte in via prioritaria ai propri soci, l’Istituto promuove mensilmente conferenze – aperte a tutti  – riguardanti i castelli e le opere fortificate della regione e dell’Italia meridionale, itinerari di visita ai castelli, presentazioni di libri, etc. Ricordo inoltre il corso di castellologia, fiore all’occhiello della nostra sezione regionale, che si svolge ogni anno da febbraio a giugno.

Programmi futuri legati ai castelli di Napoli?

L’obiettivo resta sempre lo stesso, ovvero creare un itinerario di fruizione integrato che comprenda i quattro castelli  – S. Elmo, Castel Capuano, Castel dell’Ovo e Castel Nuovo: bisognerà capire però quali saranno i tempi effettivamente necessari per il recupero  di queste strutture (a parte S. Elmo) ed in particolare quelle gestite dal Comune di Napoli; l’accesso a Castel Nuovo è contingentato per problemi di sicurezza mentre a  Castel dell’Ovo i lavori che inizieranno a breve potrebbero durare due anni.  Poi, a parte, c’è il problema della salvaguardia delle mura aragonesi.

E a quelli della Campania?

Si sono appena concluse le Giornate Nazionali dei Castelli che hanno visto protagonisti, nella nostra regione, i castelli di Baia, Apice, Agropoli, Vairano Patenora, Melito Irpino e Pimonte, con itinerari di grande suggestione, e già stiamo pensando a quali potrebbero essere in futuro i monumenti coinvolti. Avvieremo una riflessione sulle mura bastionate e sul castello di Carlo V a Capua e probabilmente sul forte del Vigliena a  S. Giovanni a Teduccio (nella periferia orientale di Napoli). Ma potranno essere anche riconfermate alcune delle location di maggiore successo dell’ultima edizione.  L’invito rivolto a tutti gli appassionati di castelli resta sempre lo stesso: seguirci sui nostri canali social facebook ed Instagram  ed iscriversi al gruppo aperto “Istituto Italiano dei Castelli regione Campania” che conta già 3700 partecipanti.

Antonio Desideri

 

(Foto di A. Fresca e A. Amitrano)

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