Campi Flegrei. Tra i fuochi della storia

I Campi Flegrei sono i protagonisti  della pubblicazione de La Repubblica nella collana Novanta-Venti in collaborazione con Guida Editori.

Il volume è curato da Ottavio Ragone e Conchita Sannino in collaborazione con Valeria De Paola, Anna Laura La Rosa, con la prefazione di Maurizio Molinari  e il saluto del Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi  e attraverso  i contributi degli autori i lettori possono approfondire i Campi Flegrei sotto vari aspetti, quello scientifico, quello storico, quello relativo alla popolazione, ecc., ma vediamoli in dettaglio.

I contributi sono divisi in settori. La scienza con Carlo Doglioni “Il vulcanismo e l’importanza delle geoscienze”, Fabrizio Curcio “Il piano per la popolazione”, Mauro Antonio Di Vito “In ascolto della terra” e “Il Monte Nuovo”, Francesca Bianco “I campi ardenti della Campania”, Italo Giulivo “485mila vite da proteggere”, Dario Del Porto “Il decreto del governo”, Gennaro Annunziata “La vulnerabilità degli edifici”, Iunio Iervolino “Terremoti e costruzioni”.

Le voci dei territori con Luigi Manzoni “Resilienza puteolana”, Josi Della Ragione “La sicurezza è un diritto”, Pasquale Raicaldo “1970, lo sgombero del Rione Terra”.

La cultura e l’ambiente con Fabio Pagano “Il segno della Storia”, Francesco Maisto “Un paesaggio che seduce”, Matteo Palumbo “Paesaggio di ombre e fumi: da Petrarca a Freud a Rossellini”, Marino Niola “Il fuoco amico”, Luigi Vicinanza “Hamilton, il fascino della terra che arde”,  Renata Caragliano “Artemisia Gentileschi nella cattedrale di Pozzuoli”, Patrizia Rinaldi “Ballando sui Campi”, a cura dell’Ufficio Stampa INGV e del Gruppo di Lavoro INGV Vulcani “Le domande più frequenti sui campi flegrei”.

Un volume arricchito da piante, grafici, immagini per scoprire e vivere i Campi Flegrei.

Antonio Desideri

Passeggiata di Natale al Centro Antico di Napoli

Durante il periodo delle festività natalizie è divenuta ormai consuetudine recarsi al centro antico di Napoli per vivere i momenti davvero magici che questo luogo  offre ai suoi visitatori.

In questi nostri  brevi appunti vogliamo  offrire una strenna  che illustra alcune strade, protagoniste del Natale, che rappresentano la parte più antica  di Napoli, quella  compresa  tra la collina  e il mare e che non ebbe sufficiente  spazio per la sua evoluzione urbanistica.

Questa era in principio divisa in tre arterie principali parallele, dette “decumani” (inferiore, maggiore e superiore), intersecate da molte vie più strette dette cardini. Le tre arterie erano dedicate rispettivamente ad Apollo, ai Dioscuri e a Cerere. Col tempo altre civiltà si sovrapposero ai dedali di templi, case e palazzi che erano stati costruiti. Cerchiamo di ricostruire questo iter prendendo in considerazione i vari avvenimenti che l’hanno determinato.

Entriamo in piazza Dante, incontriamo uno spazio che era fuori delle mura e fu incorporato nella città nell’anno 1765 e a cui venne dato il nome di “Foro Carolino”, dedicandolo  a Carlo III di Borbone. Questo spazio  racchiude l’emiciclo del Vanvitelli, costituito da un imponente colonnato  su cui poggia una balaustra  adornata da 26 statue di figure femminili di epoca classica. Sulla destra del colonnato era stato edificato il carcere di San Felice,  ora scomparso. Alle spalle, il monastero di San Sebastiano, con la scuola liceale ed il Collegio di musica, successivamente trasferito nell’ex convento di San Pietro a Maiella.

Nel colonnato  venne realizzata  una nicchia  che ospitò in un primo momento  la statua di re Carlo III di Borbone, sostituita poi in epoca murattiana da quella di Napoleone Bonaparte, infine divenne l’entrata del convitto che assunse il nome di Vittorio Emanuele II. L’orologio sull’ingresso, di epoca borbonica, ha una particolarità di cui parleremo in un prossimo articolo.

Una  commissione presieduta da Luigi Settembrini, su proposta  di Paolo Emilio Imbriani, deliberò, nell’anno 1872, di innalzare una statua  a Dante Alighieri la cui realizzazione fu affidata allo scultore Tito Angelini. L’opera fu completata in breve tempo e installata nel centro della piazza che d’allora fu intitolata al sommo poeta.

Proseguiamo ed inoltrandoci nel Centro antico attraversiamo Port’Alba, antichissimo accesso che ai tempi della sua edificazione era posta più internamente ed era stata soprannominata dal popolo “porta sciuscella” per la presenza  di un albero di carrube.

La porta fu fatta realizzare nell’anno 1624  dal Vicerè Duca d’Alba che fece aprire un varco nel mezzo di un antico torrione angioino. Dopo alcuni anni sulla sua sommità  fu fatta installare la statua di San Gaetano Thiene, proveniente dalla porta dello Spirito Santo.

Varcando la porta si fa ingresso nel centro Antico dando inizio ad una straordinaria  passeggiata nel tempo che ci farà percorrere oltre 2500 anni di storia, tra arte, leggende  e magia.

Ma di  questo tratteremo nei prossimi racconti.

Alessandra Federico

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