Jerry Lewis, una carriera di risate tra genio e sregolatezza

Ha fatto ridere il mondo scardinando i canoni della commedia per più di 50 anni e quell’ironia che gli ha regalato un posto al sole a Hollywood è stata la sua salvezza da un’infanzia povera e vagabonda al seguito dei genitori teatranti, immigrati russi di origini ebraiche, da cui Lewis erediterà la passione per il palcoscenico e la verve comica. Cacciato dalla scuola di Irvington per aver picchiato un insegnante che parlava male degli ebrei, il giovane Jerry, all’anagrafe Joseph Levitch, passa attraverso mille mestieri, tra cui quello di maschera a Brooklyn, dove i suoi sketch comici non passano inosservati e gli aprono le porte dello spettacolo, complice anche l’incontro con un certo Dean Martin, che sarà suo partner per i successivi 10 anni, tra teatro, cinema e tv. Il successo è immediato, e il mix delle due personalità fa colpo sul pubblico americano del dopoguerra, desideroso di un nuovo tipo di comicità: 16 film targati Paramount, oltre a centinaia di pezzi teatrali, televisivi e radiofonici e persino una serie a fumetti, consacrano il sodalizio artistico e ne fanno due dei più famosi attori del periodo, almeno fino alla rottura, avvenuta nel ’56 per attriti personali tra le due star.

Non solo grandi attori americani come Whoopi Goldberg e  Patton Oswalt esaltano la straordinaria bravura del comico, ma anche la Casa Bianca gli dedica una nota, in cui viene definito un uomo che “ci ha fatto ridere per oltre mezzo secolo” e che “ha cambiato la vita di milioni di persone con il suo impegno benefico”.

Dal 1966 fino a tempi recentissimi, infatti, Telethon, di cui Lewis è stato l’inventore, ha raccolto fondi contro la distrofia muscolare, diventando uno degli appuntamenti fissi della televisione americana. Nella nota, Sarah Huckabee Sanders , l’addetta stampa della Casa Bianca, ha anche affermato che Lewis “ha vissuto il sogno americano” e “ha veramente amato questo Paese, e il Paese gli ha restituito l’amore”. “Il nostro pensiero è con la sua famiglia, ora che ricordiamo la vita straordinaria di uno dei nostri più grandi intrattenitori e benefattori”, ha poi concluso. Jim Carrey spiega che “quel pazzo di Lewis non era uno stupido”, ma un “innegabile genio” della comicità. L’ex-Grinch racchiude poi in una frase tutta la sua ammirazione per l’attore scomparso: “Io sono perché lui è stato”. Sulla stessa scia anche Mark Hamill: “Da bambino vivevo per i suoi film. Nessuno può gareggiare con la sua ilarità. Un genio”. Jamie Lee Curtis, ricordando le collaborazioni tra sua madre Janet Leigh e il comico, dice che nella sua famiglia Lewis “era diventato molto importante”.

Nicola Massaro

 

Ritratto di una donna: Hillary Clinton

 

Ritratto di donna: Hillary Clinton, tra Watergate e Martin Luther King, la storia dell’avvocatessa che sognava la Casa Bianca.

La storia di Hillary Diane Rodham, prima donna candidata alla Presidenza degli Stati Uniti d’America, è fatta, per la gran parte, della sua caparbietà, che certamente può renderla odiosa a molti americani, molti dei quali giovani, ma che rimane il tratto caratterizzante della sua persona.

La granitica immagine che lascia trasparire di sé, perfettamente controllata e misurata, sembra cozzare di fronte al terremoto interno che sta attraversando la politica statunitense e, per certi versi, non sembra convincere, eppure, quello stesso atteggiamento contenuto, che la rende così poco “appetibile” al pubblico americano, dissimula un carattere forte, fuori del comune.

Cresciuta in una famiglia conservatrice, la giovane Hillary è fin da subito influenzata da un credo politico repubblicano tanto che, ancora studentessa, lavora per il candidato repubblicano Barry Goldwater nella campagna presidenziale del 1964. Sarà la morte di Martin Luther King, che conobbe personalmente nel 1962, a cambiare le carte in tavola: le idee di Hillary si spostarono verso valori più liberali portandola a militare tra le fila del Partito Democratico, dando l’inizio ad una grande carriera.

La sua formazione professionale si forgia presso la prestigiosa Yale Law School, dove incontra il suo futuro marito, Bill Clinton. Gli anni alla Yale saranno decisivi: lavora per gli emigrati, partecipa alla campagna presidenziale del democratico George McGovern, si avvicina ai bambini lavorando allo Yale Child Study Center, occupandosi di abusi su minori, offre la propria assistenza legale gratuita ai meno abbienti. Hillary si laurea a Yale nel 1973 con una tesi sui diritti dei minori e decidendo di approfondire con studi magistrali di medicina infantile.

La bravura, la tenacia e la grande conoscenza della materia politica portano la giovane avvocatessa ad entrare nello staff d’inchiesta dell’impeachment presidenziale durante lo Scandalo Watergate, nonché a diventare membro, una di sole due donne, dell’University of Arkansas.  Da sempre vicina alle tematiche dell’emancipazione femminile, decide di mantenere il suo cognome anche dopo il matrimonio; ed infatti, è proprio la questione femminile una delle tematiche che più le sta a cuore. In un suo discorso ha dichiarato: “Siamo qui per portare avanti la causa delle donne e per portare avanti la causa della democrazia, e rendere assolutamente chiaro che le due sono inseparabili. Non ci può essere vera democrazia fino a che le voci delle donne non saranno ascoltate”.

Le conquiste di questa donna sono state innumerevoli, tra queste, la partnership nel Rose Law Firm, uno degli studi legali più prestigiosi dell’Arkansas, nel 1979: la prima donna a riuscirci. Con l’elezione di Bill Clinton alla Presidenza degli States nel 1993, Hillary ridefinisce per sempre il ruolo di First Lady: è la prima donna ad entrare alla Casa Bianca con un “curriculum” ed una carriera professionale di primo piano. Affinerà le sue doti politiche tanto da riuscire a gestire intelligentemente e dignitosamente il Sexgate del marito e, dopo essere stata travolta da uno dei più grandi scandali degli Stati Uniti, ritrovare la lucidità necessaria per accettare la carica di Segretario di Stato nel 2008, e per lanciarsi, nel 2013, nella corsa alla Presidenza USA.

La sua vita racconta molto bene l’evoluzione della società americana, non ci resta che aspettare ancora qualche giorno per conoscerne l’ultimo stadio.

 

Rossella Marchese

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