Dentellatura e odontometro

Un aspetto importante della filatelia è l’esplorazione del campo delle varietà prodotte dalla c.d. dentellatura.

La dentellatura può essere “a pettine”, oppure “lineare” e questo è quanto facilmente rilevabile guardando il francobollo per lo spazio perfettamente diritto nell’alveo del dente e fa capire che la perforazione è lineare mentre quello un po’ obliquo risponde alla dentellatura a pettine. Questa sottile differenza in molti casi determina un’infinità di varietà. Ovviamente ciò non deve preoccupare chi si accosta alla filatelia perché, come al solito, queste sono le esagerazioni degli specialisti che intravedono ed individuano in ogni particolare anche infinitesimale delle differenze da collezionare e, tra una tiratura e l’altra, potete scommettere che di differenze anche con la stessa punzonatrice ce ne sono molte.

L’odontometro è lo strumento per poter vedere le dentellature,  può essere manuale, a puntini o a sbarrette. Quindi questo è lo strumento “essenziale” per chi vuole cominciare a fare una prima scrematura tra le varie dentellature; ma per chi deve visionare grossi quantitativi, per non stancarsi eccessivamente perché utilizzare l’odontometro a mano per molte volte stanca, ecco che è stata inventata una macchina che consente di analizzare ogni singolo francobollo e in un battibaleno si ottiene l’esatta dentellatura del pezzo inserito. È una macchina che costa un pochino, neanche eccessivamente se vogliamo, ma serve laddove ci sono molti pezzi da visionare e sicuramente farà risparmiare moltissimo tempo. Le misurazioni elettroniche sono quasi sempre perfette e laddove la macchina non riesce a leggere segnala con una serie di trattini l’impossibilità. Tutto ciò comunque è possibile laddove ci sono francobolli sciolti, sulle lettere invece è indispensabile quello a mano.

Salvatore Adinolfi

Collezionisti in erba

Quando ero piccolo mi capitò tra le mani un opuscolo insieme ad un grosso raccoglitore. Erano di mio fratello ed erano stati richiesti ad Astra Francobolli, una società che si occupava di materiale filatelico e spediva a domicilio in contrassegno un librone con tante fotografie di francobolli rigorosamente in bianco e nero sul quale attaccare con famose linguelle i francobolli di tutto il mondo, tutto il materiale era anche comprensivo di una piccola vaschetta nera in cui collocare il francobollo per visionarne la filigrana.

In quel manuale delle giovani promesse della filatelia erano riportate in maniera abbastanza dettagliata tutte le regole che un piccolo collezionista in erba doveva conoscere, regole comunque tuttora valide e per certi aspetti essenziali. Si partiva dalla cosa più ovvia che era quella di fornire indicazioni su come scollare un francobollo da una lettera. Sembrerà strano ma anche questo aveva ed ha delle regole. A questo punto è opportuno comunque chiarire un concetto che non era all’epoca ben evidente e che oggi, invece, è molto apprezzato. Tanti anni fa non era diffusa la cultura della storia postale intesa come oggi la conosciamo, per storia postale si intende la conservazione del francobollo sulla lettera originaria andando così a ricercare le date più vicine all’emissione come anche le date ultime della validità dello stesso, gli usi postumi che talvolta si facevano del francobollo.

Nel passato e fino al 1975 il francobollo aveva una “scadenza fisica” e non era consentito l’utilizzo dopo quella data, chi lo faceva era considerato un fraudolento; ma naturalmente alcune lettere per ignoranza di chi le mandava e per superficialità nei controlli riuscivano a sfuggire alla norma creando ulteriori motivi di interesse per il collezionista. Parliamo di quei valori filatelici non usati con continuità nel senso che in una serie di francobolli c’era quello che serviva come valore ordinario e quelli invece che servivano per fornire una gamma di servizi in più, tipo raccomandate, espressi, posta pneumatica ed altri.

Un tempo, prima dell’avvento della “posta prioritaria”, i servizi postali erano diversificati ed ovviamente anche i costi. Prima dell’avvento della posta prioritaria il costo di un francobollo era di molto inferiore a quello attuale. Per fare un paragone: con l’euro il servizio ordinario, soppresso definitivamente a favore della tariffa unica il 20 maggio 2006,  era pagato 0,41 centesimi di euro oggi lo stesso servizio costa 0,95 centesimi e si è sostanzialmente anche snaturata la motivazione per cui la posta prioritaria fu ideata e cioè per dare un’accelerazione alla consegna. Il servizio più o meno è rimasto uguale mentre abbiamo avuto una maggiorazione del costo, come sempre è facile far soldi in regime di monopolio.

I nostri lettori scuseranno la digressione, ma tornando alle nozioni elementari riportate nell’opuscolo va ricordato che il francobollo non deve mai essere immerso in acqua calda, va messo in acqua a temperatura ambiente e si scollerà dalla lettera naturalmente.

Nello stesso opuscolo citato c’era anche una strana sequenza di pallini, uno vicino all’altro e tutti con un diametro che andava dal più piccolo al più grande ma di questo parleremo in un altro articolo.

Salvatore Adinolfi

Il 1840 e i primi francobolli

Nel lontano 1° maggio del 1840 presso gli uffici postali inglesi inizia la vendita dei primi francobolli della storia: il black penny ed il two pence azzurro, entrambi con l’effigie della Regina Vittoria, contornata da un fregio decorativo. Il francobollo nasce non per abbellire la lettera, ma per avere in anticipo la tassa sulla spedizione.
Prima di quel fatidico 1° maggio le lettere venivano comunque spedite ed il pagamento era a carico del destinatario. Importo che non era mai uguale, perché la lettera spesso doveva passare in molte regioni e per ogni passaggio, chiamato “porto”, si aggiungeva qualche spicciolo. Ma la cosa che più indispettiva è che all’arrivo il destinatario poteva rifiutarsi di ritirare la lettera e la tassa non era pagata.
Molti si potranno chiedere perché ciò poteva avvenire, era pur sempre la lettera di un parente, di un amico, diceva qualcosa, ma, all’atto pratico, l’importo del trasporto era, diciamo, notevole e quindi in un’economia povera anche quei pochi centesimi potevano servire. La fame aguzza l’ingegno, questo è un motto valido in tutto il mondo ed anche a quel tempo il mittente ed il destinatario spesso erano d’accordo, infatti, nella maggior parte dei casi, il destinatario voleva sapere solo se il mittente stava bene e nient’altro. Questa cosa fu superata mettendo dei segni sulla lettera, noti solo alle parti, tipo alfabeto Morse, con i quali il destinatario capiva la situazione, aveva saputo le condizioni del parente, dell’amico e quindi non c’era più la necessità di ritirare la lettera.
Questo giochino in certi ambienti è durato molti anni e quando poi si è scoperto il trucco l’amministrazione postale è passata al contrattacco. Così inventarono un sistema che prevedeva la tassa in partenza e non più in arrivo, per cui il destinatario doveva per forza di cose ritirare la lettera, visto che era già pagata, da qui il termine “franco-bollo”, proprio in funzione di questo preventivo pagamento.
Salvatore Adinolfi

seers cmp badge