Chi sceglie l’unione civile

Nel 2016, in Italia, quando è stata introdotta le legge sulle unioni civili, due terzi delle registrazioni sono state fra uomini, ma col tempo le disparità si vanno attenuando quando aumentano i diritti garantiti.

In Italia esiste un divario fra le coppie omosessuali e gay e lesbiche che non si avvalgono nella stessa misura dei diritti che le nuove leggi riconoscono.

Secondo l’Istat due terzi delle unioni civili registrate nel 2016 sono fra uomini e Bologna è il comune in cui tali unioni risultano le più numerose.

Le unioni fra due donne non hanno raggiunto, negli ultimi due anni, il 30 per cento. Tale differenza dipende da molti fattori, come ad esempio il minor numero di lesbiche presenti nella popolazione italiana e in quella di molti paesi occidentali. In altri termini, per un fattore culturale sono più numerosi gli uomini a dichiararsi non eterosessuali e/o bisessuali. Questo non vale solo per l’Italia, ma per tutti i Paesi per i quali abbiamo dati (tabella 1), anche se la distanza fra gli uni e le altre sta diminuendo.

 

Cattura

 

Numerosi sono i Paesi che da tempo hanno legiferato in favore delle unioni civili con leggi che riconoscevano alle coppie omosessuali una parte dei diritti e degli obblighi del matrimonio. Il primo Paese è stato la Danimarca(1989), a seguire si trovano Norvegia, Svezia, Olanda, Belgio, Francia e altri. All’inizio la quota di unioni civili costituite da donne è stata molto più bassa di quella che si è avuta in Italia, con il 19% in Danimarca nel 1989 e il 26% nei quattro anni dopo in Norvegia e poi in Svezia(1995). Anche nei Paesi nei quali la legge sulle unioni civili è stata approvata alcuni anni dopo, il divario di genere iniziale era significativo. Nel 1999, in Francia, la quota delle coppie di lesbiche è stata il 34 per cento delle unioni e medesimo nel Regno Unito, (2005), mentre in Svizzera(2007), è risultata al 29%.

Danilo Turco

I “Comuni Marziani” atterrano nelle scuole sarde 

L’avvistamento c’è stato, l’incontro pure. Gli effetti (collaterali o meno) potranno destare

qualche risveglio muscolare in una apparente indifferenza o nella ostentata distanza dagli argomenti trattati nel tour sardo di una inedita compagnia teatrale. Compagnia, che, forte delle proprie competenze nel dialogo con l’universo adolescenziale (13 mila giovani spettatori delle scuole italiane hanno conosciuto il progetto in dieci anni di attività) non ha deluso le aspettative di diverse centinaia di studenti sardi di alcuni istituti scolastici medi superiori di Cagliari e Sassari.  Nella mattinata del 27 ottobre, dopo i due spettacoli al teatro Massimo di Cagliari,  l’Auditorium via Monte Grappa a Sassari si popola delle classi terze e quinte di alcune scuole cittadine. Sul palco la Compagnia Tecnologia Filosofica di Torino con lo spettacolo di teatro danza “Comuni Marziani”. Un progetto nato nel 2007 con l’obiettivo di approfondire i temi delle diverse identità sessuali e delle affettività fra gli adolescenti. La proposta di un percorso laico di conoscenza e condivisione delle personali inclinazioni è affrontato con testi e musiche, ma soprattutto con un linguaggio emozionale di gesti e corpi in movimento. Protagonisti i ragazzi, i loro luoghi di incontro (la scuola, le vacanze, la discoteca) con i sogni e le aspettative tipiche delle tappe adolescenziali dove sorgono inevitabili conflitti nella scoperta di affetti e pulsioni diverse da quelle ritenute normali.  L’alternarsi dei costumi e dei colori gioca proprio sugli stereotipi di una società “normale” ancora molto lontana, quella italiana, da tollerare con rispetto pieno, legami e sentimenti “fuori dalle regole”.

Il progetto, riconosciuto a livello nazionale come una delle “buone pratiche”, ha ottenuto il patrocinio dell’Unar, l’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Ministero Pari Opportunità. E’ sostenuto da Agedo (l’associazione di genitori, parenti e amici di persone LGBT) e da Amnesty International.

Al termine dello spettacolo la dirigente scolastica del liceo Giovanni Spano, Maria Paola Curreli, avvia un dibattito con gli studenti in platea insieme ad alcuni attori della compagnia (Stefano Botti e Aldo Torta) e con il rappresentante del MOS Sassari, Massimo Mele.

Alcuni interventi denotano la curiosità e la semplicità di approccio ai temi dell’omosessualità e delle relazioni sentimentali. “Una cosa normale che si può pensare nell’Umanità” – afferma uno studente che ammette di aver visto per la prima volta uno spettacolo teatrale su queste tematiche. A prescindere dalle diverse posizioni in campo su questioni complesse, soprattutto all’interno delle famiglie e nelle loro possibilità, non sempre agevoli di relazionarsi con l’esterno, l’opportunità didattica teatrale ha confermato una pronta e matura risposta dei ragazzi oltre la soddisfazione dei propri docenti.

 

Luigi Coppola

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