Anfiteatro di Nola nuovamente visibile

Nola è un centro ricco di storia, addirittura più antico di Roma, grazie ai resti risalenti all’età del bronzo, al nome di origine etrusca “Hyria” e a quello sannitico “Nuvla” e diventato un vero e proprio punto di riferimento nella penisola durante l’epoca romana.

Parlare della “Festa dei gigli” (classificata come bene immateriale del patrimonio UNESCO) sarebbe limitativo, visto ciò che il territorio nolano ha da offrire, come il famoso “Anfiteatro Laterizio”, risalente al I sec a.C., che misura all’incirca 138×108 m, di cui purtroppo al giorno d’oggi è stato portato alla luce circa un terzo, anche se in questi ultimi mesi il vento sembra star cambiando.

La Soprintendenza dell’Area metropolitana di Napoli, rappresentata dall’arch. Mariano Nuzzo, ha programmato la riqualificazione dell’area dell’anfiteatro, cercando di riportare alla luce l’intera struttura, che magari darà spazio a nuove scoperte, e di aprire al pubblico lo spazio che riguarda anche le mura della città.

L’anfiteatro fu realizzato intorno al 80 a.C. sotto commissione di Silla, che dopo aver conquistato la città di Nola, ordinò una sorta di sviluppo civile e urbanistico, che racchiudeva nel progetto la realizzazione della struttura vicino alle mura della città, di cui ancora oggi possiamo vedere i resti.

Nel corso dei secoli l’anfiteatro subì diverse ristrutturazioni, tra cui una in cui si sostituirono le mura precedenti con delle nuove in tufo, più resistenti, che intorno al XV sec furono usate per la realizzazione della facciata di Palazzo Orsini.

Disponiamo anche di alcune testimonianze scritte, prima tra tutte quella di Ambrogio Leone nel suo “De Nola”, nel 1514 e altre fonti minori aragonesi che ci parlano della maestosità dell’anfiteatro, ed infine lo storico polacco Karl Beloch, amante di Napoli e dintorni, parla dell’anfiteatro come opera che sta andando a deteriorarsi, infatti era visibile ben poco, visto l’innalzamento del terreno e la poca attenzione che veniva data all’area.

Nel 1993 finalmente gli scavi hanno portato alla luce una piccola parte dell’anfiteatro, ma ci auguriamo che i lavori avviati dalla Soprintendenza, che dovrebbero terminare il 25/12/2023 diano ottimi risultati, conferendo a Nola un ulteriore motivo di vanto e sperando che nuovi elementi possano far tornare un flusso turistico per ammirare i resti dell’antica civiltà romana.

Rocco Angri

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