Paul Poiret:  l’inventore del kimono

Paul Poiret nasce a Parigi il 20 aprile del 1879. Paul era figlio di commerciante di tessuti e aveva manifestato, sin da bambino, la sua passione per la moda e per il disegno. Suo padre, che non credeva minimamente che l’arte avrebbe potuto dargli certezze economiche, una volta terminati gli studi, gli trovò lavoro presso la fabbrica di un suo amico che produceva ombrelli. Questo tipo di lavoro, per Paul, era molto frustrante e noioso: fuggivo con l’immaginazione progettando abiti per una bambola e disegnando Toilettes di fantasia”.

Il giovane aspirante stilista di moda voleva a tutti i costi inseguire il suo più grande sogno e decise, così, di recarsi da Madame Chéruit (che dirigeva la maison Raudnitz) per mostrarle i suoi figurini di moda. Inaspettatamente ella fu compiaciuta dei lavori di Paul e non solo li acquistò ma lo invogliò a continuare. Questa fu una piccola certezza per Poiret che gli diede la grinta necessaria per non arrendersi nel perseguire  i suoi obiettivi. Da lì a poco, infatti, iniziò a visitare le case di moda più importanti di Parigi per vendere i suoi figurini  e nel 1898 Doucet (famoso stilista di moda di quel tempo) gli propose di lavorare in esclusiva per lui. Doucet,  rimase folgorato dalle creazioni di Paul tanto da lasciargli lo spazio per i suoi esperimenti, tra cui una mantellina rossa abbottonata sulla schiena di cui si realizzarono 400 modelli. In breve tempo,  Doucet, essendo sempre più entusiasta del lavoro si Poiret, gli affidò la realizzazione di costumi di scena per alcune attrici clienti della Maison. Nel 1900 trovò lavoro da Worth (primo stilista del 1800) poiché, dopo la sua morte, il suo primogenito notò che la maggior parte della clientela non era più nel fior fior della gioventù e di conseguenza costringeva la maison a non aggiornarsi con le nuove tendenze di moda e difatti a non riusciva ad avere nuova clientela. Il figlio di Worth diede a Paul un grande incarico: rinnovare l’immagine della maison con creazioni innovative per i più giovani. Capi semplici e pratici sembravano essere molto richiesti e Paul tentò con un tailleur dalla linea molto semplice. Purtroppo, però, non ebbe gran successo poiché la clientela, al contrario di ciò che sembrava, era troppo affezionata al gusto vistoso e ai grandi ricami per accettare le novità.  Il rapporto si concluse quindi molto presto lasciando come unica testimonianza una toilette per la contessa Greffulhe.

La prima maison di Poiret

“Quando veniva l’autunno, tornavo dalla foresta di Fontsinebleau con una carrozza carica di foglie dorate, bruciate dal sole, e in vetrina le mescolavo con panni e velluti degli stessi colori. Quando nevicava, evocavo tutta la magia dell’inverno con stoffe di lana bianche, tulle e mussole combinate con rami secchi, e vestivo la realtà del momento intraprendendola in un modo che incantava i passanti”.

Paul Poiret aprì la sua prima maison nel 1903: due piccoli saloni e una vetrina sulla strada. Usufruì della vetrina per esporre le sue nuove meravigliose creazioni che ben presto attirarono tutte le donne tanto da farlo diventare uno dei luoghi canonici delle passeggiate parigine. L’intento di Paul era di andare a passo con le esigenze del momento liberando la donna dal corsetto che costringeva il corpo femminile ad assumere la linea a S, e sostituendolo con una cintura rigida e steccata alla quale era cucita la gonna. Continuò  a realizzare, appunto, abiti pratici e comodi come il mantello-kimono che divenne il prototipo di tutta una serie di creazioni successive. Lo chiamò Confucius e ogni donna ne acquistava almeno uno.

“Come tutte le grandi rivoluzioni, anche quella era stata fatta nel nome della libertà. Fu ancora nel nome della libertà che raccomandai l’abbandono del corsetto e l’adozione del reggiseno che da allora ha fatto fortuna”.
Da quel momento in poi, Poiret, cominciò a lavorare ad una nuova collezione basandosi solo sull’idea di donna moderna. Si trasferì, nel 1910, all’Hotel Partculier, in cui si divertiva ad organizzare spesso grandi feste. Poco tempo dopo creò il primo pantalone femminile (Jupe-coulotte) da indossare sotto la gonna. Due mesi dopo, accompagnato dalle sue modelle, con indosso capi firmati Poiret, iniziarono per Paul lunghi viaggi in giro per l’Europa, che furono per lui fonte di grande ispirazione per le nuove  creazioni. Al ritorno da questi meravigliosi e interessanti viaggi, Poiret aprì un nuovo atelier all’interno della quale i giovani lavoratori producevano profumi, mascara, e tanti altri cosmetici.

Nel 1914 organizzò una manifestazione per rappresentare il mercato americano e parigino con lo scopo di far collaborare la moda parigina e quella americana.  New York: proposta da parte di Paul per una nuova linea che consisteva la realizzazione di gonne corte e ampie con criolina. Finita la guerra, Paul, tornò a Parigi ma una tragica notizia lo scosse terribilmente: la morte dei suoi due figli e la decisione di sua moglie di voler la separazione. Afflitto dal forte dolore per la perdita di persone a lui care, decise di tornare a viaggiare ma questa volta verso il Marocco. Altra meta di grande ispirazione il Marocco per Paul, tornò, infatti, con un bagaglio ricco di nuove idee che diede, così, alle sue nuove collezioni un tocco di eleganza in più grazie anche all’utilizzo di nuovo materiale lussuoso come stoffe pregiate e ricamate. Sfortunatamente, nemmeno i suoi viaggi e le sue nuove collezioni gli furono d’aiuto in quel periodo di grande crisi e preso dalla disperazione decise di organizzare un’ennesima festa in cui appiccò un incendio per salvare le persone e portarle in salvo nel suo atelier. Nemmeno nei panni da supereroe riuscì a salvar la sua fama da stilista. Ma nel 1930 disse: “Sono solo, anche se mi rimangono alcuni nipoti e amici che credo mi vogliano bene. Sono tornano con passione alla pittura che ho sempre amato e praticato e nulla mi sembra più bello di esprimersi con i colori. Mi hanno proposto di rimettermi in attività, potrebbe succedere. Mi sento molti abiti sotto la pelle”.

Alessandra Federico

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