Mirko Basilisco è stato eletto Vice Presidente Nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria

Mirko Basilisco è stato eletto Vice Presidente Nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria nel corso dell’Assemblea Nazionale tenuta il 29 novembre scorso a Roma.

Si tratta di un risultato importante per la regione Abruzzo che vede per la prima volta eletto un proprio rappresentante ai vertici dei Giovani Imprenditori di Confindustria

“È un onore essere stato scelto per rappresentare i giovani imprenditori a livello nazionale,” ha dichiarato Mirko Basilisco. “Lavorerò con determinazione e responsabilità per dare voce alle esigenze di chi, come me, crede nella forza del fare impresa. Accanto a Maria Anghileri e a una squadra così dinamica e preparata, ci impegneremo a promuovere soluzioni concrete e innovative per lo sviluppo del nostro Paese.”

Il neo eletto ha 36 anni è di Pescara ed  è Consigliere di Amministrazione con delega allo Sviluppo Commerciale di un’azienda che è eccellenza nazionale nel settore del confezionamento conto terzi, specializzata in soluzioni per i settori alimentare, agroalimentare e medicale.

Nel corso dell’Assemblea sono state anche delineate le linee strategiche per il lavoro che la nuova dirigenza si troverà a portare avanti nel corso dei prossimi anni.

Antonio Desideri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto credits Confindustria Abruzzo Medio Adriatico:  Gruppo Presidenza, Mirko Basilisco secondo da sinistra

Pratiche di intervento e prevenzione

La natura stessa dell’arte medica sta nella prevenzione della malattia.

In  campo medico si intendono con prevenzione tutte le pratiche utilizzate per evitare la comparsa della malattia.

Esistono tre livelli di prevenzione: primaria, secondaria e terziaria.

Ci occuperemo della prevenzione primaria in quanto questo è il compito che Ippocrate affidò ai propri allievi  esortandoli “a fare di ogni paziente il proprio medico” ovvero istruendo ogni individuo ad assumersi la responsabilità personale della propria salute, assumendo uno stile di vita conforme alle regole della natura.

Una comunità costituita da cittadini  attivi e consapevoli  dovrà darsi una norma di comportamento e pretendere dai propri rappresentanti leggi e regolamenti che siano realmente corrispondenti alle vere necessità della popolazione.

Ippocrate riassunse in cinque aspetti i presupposti ineluttabili per la conservazione e recupero dello stato di equilibrio che corrisponde alla condizione di buona salute,  raffigurate nei cinque pilastri della salute:  coscienza, ambiente, alimentazione, movimento, rilassamento.

Questi pilastri devono essere i presupposti fondamentali per l’organizzazione  del sistema sanitario di ogni nazione che si definisca civile e democratica, costituendo il servizio di prevenzione primaria.

Visite, analisi ed altri tipi di indagini di laboratorio rappresentano il secondo livello di prevenzione. Importantissimo senz’altro, ma che funziona solo per accertarsi  se l’individuo si è già ammalato o sta per ammalarsi. La prevenzione terziaria si  occupa di trattare malattie croniche, trattando il paziente con lo scopo di prevenire complicanze  o ulteriori danni.

Questo sistema è descritto nel testo di medicina interna dell’Imperatore Giallo nel quale il Maestro afferma che “uno Stato che si occupi della salute del suo popolo quando la malattia è già in atto, equivale a forgiare le armi quando la battaglia già imperversa o a scavare i pozzi quando si muore di sete”.

Alessandra Federico

Non sei sola. La Municipalità 2 unita contro la violenza contro le donne

Il 27 novembre si è tenuto presso la Sala Consiliare della Municipalità 2 del Comune di Napoli l’incontro “Non sei sola” promosso dalla stessa Municipalità sul tema della violenza contro le donne in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che si ricorda il 25 novembre di ogni anno.

E’ stato un momento di riflessione tra Istituzioni, Associazioni presenti sul territorio, esperti e allievi dell’ISIS Casanova e dell’ISIS Elena di Savoia.

L’iniziativa è stata l’occasione per riflettere sul fenomeno della violenza di genere e approfondire i dati statistici sulla violenza di genere e la normativa nazionale ed internazionale a tutela delle vittime di violenza.

Attenti e partecipativi i giovani presenti in sala.

Antonio Desideri

FoCS, Napoli è, Leo Napoli Svevo insieme per parlare di Codice rosso e violenza di genere

Lunedì 25 novembre 2024 alle ore 10.30, in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” la Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus – Centro Studi e Ricerche “Mario Borrelli”, in piazzetta San Gennaro a Materdei n. 3, Napoli,  e l’Associazione Culturale “Napoli è” organizzano un incontro di informazione e formazione dal titolo “Codice rosso e violenza di genere”.

“L’incontro – evidenziano gli Organizzatori –  si inserisce nel programma di iniziative che vengono portate avanti in sinergia per sensibilizzare e agire concretamente per contribuire in tutti gli ambiti all’eliminazione della violenza contro le donne”

“Si tratta di un ulteriore momento di riflessione che vede la continua positiva sinergia tra Istituzioni e Associazioni – proseguono gli Organizzatori – nell’ambito del percorso “Una nuova stagione dei diritti” iniziativa nata alcuni anni fa che vuole essere un appuntamento costante per parlare di diritti e di concreta tutela degli stessi in un periodo di particolare complessità quale quello che stiamo vivendo”.

A portare i saluti saranno: Avv. Roberto Marino, Presidente  Municipalità 2  Comune di Napoli; Dott. Enrico Platone, Consigliere delegato Consulta Associazioni, Organizzazioni di volontariato e ETS Municipalità 2 Comune di Napoli; Dott. Francesco Polio, Presidente  Leo Zona 1 – Presidente Leo Club Napoli Svevo Distretto 108 Ya Lions International.

Interverranno: Prof. Antonio Lanzaro, Presidente Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus; Dott.ssa Bianca Desideri, Giornalista – Giurista – Direttore Centro Studi e Ricerche “Mario Borrelli” Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus – Vice Presidente Associazione Culturale “Napoli è”; Dott.ssa Matilde Colombrino, Assistente Sociale Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus; Dott.ssa Assunta Landri, Psicologa – Psicoterapeuta  – Consulente Esperto “Codice Rosso” della Procura della Repubblica di Napoli presso il Tribunale di Napoli; Avv. Argia Di Donato, Presidente NomoΣ Movimento Forense; Immacolata Raiano, Presidente Commissione Politiche Sociali Municipalità 2 Comune di Napoli.

Magistrate finalmente. Le prime giudici d’Italia: intervista all’autrice Eliana Di Caro

Qual è il contesto storico in cui è ambientato il libro “Magistrate finalmente”?

Tra i temi affrontati dall’Assemblea Costituente vi fu il divieto per le donne di entrare in magistratura, stabilito da una legge del 1919. L’articolo 7 di quella legge impediva loro di ricoprire incarichi pubblici come quello di prefetto, direttore generale, ufficiale giudiziario, magistrato appunto, oltre a precludere le cariche elettive e molto altro. Le 21 donne elette all’Assemblea si batterono con determinazione per eliminare queste discriminazioni, ma incontrarono forti resistenze e non riuscirono a raggiungere il loro obiettivo. Solo dopo anni, con una nuova legge – la n. 66 del 9 febbraio 1963 – le italiane ottennero finalmente il diritto di accedere alla magistratura.

Chi sono le protagoniste del libro e qual è il loro ruolo nel contesto della magistratura italiana?

Le protagoniste del libro Magistrate finalmente. Le prime giudici d’Italia sono le pioniere che vinsero il primo concorso aperto anche alle donne dopo l’approvazione della legge del 1963. Racconto come si arrivò a quella legge e, nella seconda parte, le sfide affrontate dalle prime magistrate italiane, donne che non solo dovettero dimostrare le proprie capacità professionali in un contesto tradizionalmente dominato dagli uomini, ma anche rompere barriere sociali e culturali. Attraverso le loro esperienze, Magistrate finalmente mette in luce le difficoltà e le battaglie che le otto protagoniste hanno vissuto per affermare la loro presenza in un ambito cruciale della società italiana. Il libro si sofferma sugli anni ‘60, ‘70, ‘80 sino al sorpasso delle donne sugli uomini in magistratura, avvenuto per la prima volta nel 1987, quando su 300 idonei nel concorso, oltre 150 erano donne.

Quali difficoltà e resistenze hanno incontrato le prime donne magistrate italiane nel loro percorso professionale?

Ci sono diversi episodi che raccontano il clima di diffidenza e di non adeguata considerazione delle neo giudici. Ad esempio, alla milanese Emilia Capelli accadde, nel 1977, di essere chiamata una sera per un’emergenza presso il carcere minorile “Beccaria”, dove era scoppiata una rivolta. Al suo arrivo venne scambiata per un’assistente sociale, un equivoco che rifletteva i pregiudizi sull’identità e sui ruoli attribuiti alle donne. Graziana Calcagno (ligure, costruì il suo intero percorso a Torino), quando ormai era già approdata in Corte d’Appello agli inizi degli anni 80, incontrò l’ostilità di un collega che si rifiutava persino di sedere con lei – in quanto donna –  in camera di consiglio (alla fine quest’uomo andò in pensione anticipatamente). Giulia De Marco, originaria di Cosenza ma anche lei attiva prima a Milano e poi a Torino, ricorda come il tradizionale “tocco” (il copricapo formale dei giudici) fosse pensato solo per gli uomini, al punto da caderle continuamente sul viso: un dettaglio simbolico che la dice lunga. Nel tempo, dando prova della loro preparazione e serietà, le otto pioniere hanno conquistato il rispetto dei colleghi e degli avvocati: parlava la qualità del loro lavoro, nel silenzio e lontano dai riflettori.

Quali sono alcuni esempi di casi giudiziari significativi trattati dalle prime donne magistrate italiane?

Le prime magistrate hanno accompagnato l’evoluzione della società che a partire dalla fine degli anni ‘60 cominciò a cambiare pelle con l’approvazione di leggi come quella sul divorzio, sul diritto di famiglia, sull’interruzione della gravidanza.

Tra i vari provvedimenti messi in atto dalle giudici, c’è ad esempio quello deciso da Capelli sul delicato caso di una coppia di Testimoni di Geova che rifiutava una trasfusione di sangue per la propria figlia affetta da una malattia emolitica. Capelli, dopo la segnalazione del medico, nominò immediatamente una curatrice speciale per consentire la trasfusione, agendo nell’interesse della minore contro la volontà dei genitori e così salvando la vita della piccola. Maria Gabriella Luccioli, classe 1940, di Terni, prima donna approdata alla Corte di Cassazione nel 1988, presiedette il collegio dell’Alta Corte che si pronunciò sul caso di Eluana Englaro, autorizzando la sospensione delle cure forzate. Una decisione coraggiosa, che suscitò feroci polemiche e segnò un prima e un dopo.

In che modo l’ingresso delle donne nella magistratura ha influenzato il sistema giudiziario italiano?

Certamente l’arrivo delle donne ha introdotto nuove sensibilità e approcci interpretativi nella giurisprudenza, importanti soprattutto nel diritto di famiglia, nella tutela dei minori e nei diritti civili. La presenza femminile ha permesso una visione più completa e attenta su temi quali la violenza domestica, sulle questioni di genere, ambiti sui quali pesava lo sguardo esclusivamente maschile.

Negli anni anche le donne hanno cominciato a ricoprire incarichi di vertice, ma è proprio nei ruoli apicali che permane ancora una netta distanza tra uomini e donne nel sistema giudiziario italiano. La nomina della prima donna a Prima presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, risale solo al marzo 2023: sono dovuti passare 60 anni dalla legge che ha cancellato il divieto di partecipare al concorso.

L’ingresso delle donne ha anche contribuito ad una maggiore attenzione verso l’equilibrio tra vita privata e professionale, influenzando il sistema a livello organizzativo. Ad esempio, negli anni, la magistratura ha iniziato a prendere in considerazione misure che tengano conto delle esigenze familiari, sia per le donne che per gli uomini, creando un ambiente di lavoro più inclusivo.

Qual è il messaggio principale che vuole trasmettere con il libro “Magistrate finalmente”?

Questo è un pezzo della nostra storia che non si conosce a sufficienza, un passo avanti importante verso la parità, e per questo credo sia necessario e istruttivo conoscerlo. Le esperienze delle prime giudici, e ancor prima delle Madri Costituenti che hanno lottato per loro, ci insegnano che bisogna coltivare la memoria, non stancarsi di battersi per i diritti, non darli mai per acquisiti, guardare sempre avanti.

 

Eliana Di Caro è giornalista al Sole 24 Ore dal 2000: dopo aver lavorato al mensile Ventiquattro e alla redazione Esteri del quotidiano, dal 2012 è al supplemento della Cultura “Domenica”, nel ruolo di vice caposervizio e curatrice delle sezioni di Storia ed Economia e società. È tra le autrici di Donne della Repubblica (il Mulino, 2016), Basilicata d’autore (Manni, 2017), Donne nel 68 (il Mulino, 2018), Donne al futuro (il Mulino, 2021). Ha pubblicato Andare per Matera e la Basilicata (il Mulino, 2019), Le vittoriose (Il Sole 24 Ore, 2020), Le Madri della Costituzione (Il Sole 24 Ore, 2021). Scrive dei temi legati alle donne – dei loro diritti e dell’emancipazione femminile – e della terra lucana. Appassionata di tennis, ogni tanto recensisce qualche libro sull’argomento.

Giuseppina Capone

 

Una fantastica scoperta non voluta

Ad inizio del mese scorso a Napoli alcuni scavi clandestini hanno portato alla luce una chiesa di età medioevale, probabilmente del XI secolo e con essa anche tantissimi piccoli reperti di quello stesso periodo storico.

La eccezionalità di questa incredibile scoperta è che tutti gli scavi sono stati fatti in maniera illecita e proseguivano da diversi mesi e il “bottino” del responsabile degli scavi comprendeva anche quasi 500 reperti di epoca romana.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, con la collaborazione della Soprintendenza Archeologica alle Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, ha sequestrato circa 10.000 frammenti ceramici di natura archeologica di epoca romana e medievale, che provenivano da diversi scavi condotti in corrispondenza di locali in utilizzo a chi stava effettuando lo scavo.

La chiesa, reperto principale, è situata ad 8 metri di profondità e presenta un’abside sulla quale è raffigurata un’iconografia di Cristo, con una scritta in latino e anche grande parte della pavimentazione realizzata in lastre di marmo bianco di spoglio, con le decorazioni che ricordano il Sacello di Sant’Aspreno, situato vicino al luogo della scoperta. Seppur casuale e non voluto, questo ritrovamento è eccezionale e importantissimo, poiché ha portato alla luce elementi decorativi ed artistici che potranno essere studiati per avere un quadro più netto e completo dell’arte medievale della nostra regione e della città di Napoli.

Rocco Angri

4 novembre, ricordando i nostri caduti

Come ogni anno anche questo 4 novembre si celebra il Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate.

Nel 1921 la salma del “Milite Ignoto” fu scelta tra 11 corpi non identificati da Maria Bergamas, una madre italiana che aveva perso un figlio nella Prima Guerra Mondiale, in rappresentanza di tutte le donne che avevano avuto figli caduti in guerra. La salma, trasportata su un convoglio speciale che partì da Aquileia per arrivare a Roma dove sarebbe stata tumulata a nell’Altare della Patria il 4 novembre 1921, giorno dell’Unità Nazionale e giornata delle Forze Armate Italiane.

La celebrazione del 4 novembre fu istituita nel 1919 per commemorare la vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale. Fu scelta questa data che coincideva con l’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti (firmato il 3 novembre 1918) che sancì la resa dell’Impero austro-ungarico all’Italia.

Un giorno in cui ricordare non solo i caduti della Prima Guerra Mondiale ma anche del Secondo conflitto mondiale e di tutte le guerre combattute o che, purtroppo, si stanno combattendo.

In questo giorno il mio pensiero va in particolare al giovane Francesco Altomonte, insignito di riconoscimento al valor militare, caduto a soli 23 anni a Tobruk il 12 ottobre 1942 durante la Seconda Guerra Mondiale mentre era imbarcato su una torpediniera di scorta ad un convoglio. Il sacrificio e il nome di Francesco, che non ho potuto conoscere se non attraverso le fotografie e i ricordi di famiglia, è stato giustamente ricordato con altri caduti in guerra nella lapide collocata in piazza dei Martiri a Palizzi Marina in provincia di Reggio Calabria e la sua storia e quella dei giovani caduti della torpediniera Antares è presente nel sito https://conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.com/2019/01/antares.html che ringrazio per aver pubblicato la foto di Francesco.

Forte in questo giorno è il richiamo alla pace in tutte le parti del mondo.

Bianca Desideri

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