A Matera il Women’s Fiction Festival

La fantasia, la scrittura, la creatività, sono tutte parole al femminile che bene si adattano a presentare l’idea (altro termine di genere della nostra lingua) che sta dietro al Women’s Fiction Festival, l’unico Festival europeo dedicato alla narrativa femminile e che ha dalla sua la particolarità della formula del Congresso per letterati, nel senso più letterale possibile che ha il vocabolo. Ogni anno, infatti, da 13 anni, scrittura e letteratura vengono celebrate con una 3 giorni, dal 28 al 30 settembre, di approfondimento culturale fra i Sassi di Matera, per un’occasione di incontro unica per chi legge e per chi scrive.

La novità del Festival, pensato e voluto da Elizabeth Jennings, Maria Paola Romeo, Mariateresa Cascino e Giovanni Moliterni, sta nel suo format che propone per la prima volta il modello del Congresso, inteso come unico luogo in cui far convergere donne lettrici, scrittrici e protagoniste del mondo editoriale internazionale; e in esso convergono master class e corsi di scrittura creativa, “briefings for thriller writers” dedicati ai giallisti, appuntamenti a tu per tu tra scrittori, editor, agenti letterari e consulenti editoriali, incontri con il pubblico e con gli allievi delle scuole, happy hour, concerti, nonché  la premiazione letteraria denominata “La Baccante”.

Tema di quest’anno: gli “equi-libri”, per cui protagonisti del mondo della letteratura, del giornalismo, della scienza punteranno l’attenzione sugli equilibri possibili raccontando storie di realtà e fantasia, di amore e di guerra, di fughe e bugie, di quotidianità e voglia di cambiamento.

Anche per il Women’s Fiction Festival la priorità sta nel favorire il processo di crescita e di empowerment delle donne, attraverso i libri, la letteratura e l’editoria e, quindi, attraverso tutte le possibili forme in cui esse possono esprimere il proprio rapporto con la cultura e la carta stampata (o quella digitale), creando e raccontando storie, esperienze, testimonianze capaci di stimolare il cambiamento nella società.

Tra i vari ospiti di questa edizione 2017: Donato Altomare, Tommaso Avati, Federico Baccomo, Giulia Beyman, Flavia Borelli, Laura Calosso, Cristina Cassar Scalia, Luigi Catalani, Gianluca Caporaso, Francesca Cecca, Teresa Ciabatti, Mark Dawson, Tiziana D’Oppido, Flumeri & Giacometti, Alessandro Garigliano, Gabriella Genisi, Paola Gianinetto e molti altri. Ma nel corso degli anni tantissimi sono stati gli autori che hanno incontrato i lettori di tutte le età nelle scuole e nelle piazze, tra cui:  Margaret Mazzantini, Clara Sanchez, Sveva Casati Modigliani, Lina Wertmüller, Inge Feltrinelli, Nick Hornby, Daniel Pennac, Nicholas Sparks, Stefano Benni, Alessandro Baricco, Giuliana Sgrena e Gianrico Carofiglio.

Rossella Marchese

 

Brexit: la questione del confine tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda

Il Coordinatore del Parlamento europeo per la Brexit si è recato in Irlanda per valutare le conseguenze dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

La nascita di una frontiera tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda è una delle questioni prioritarie nelle negoziazioni sulla Brexit. Guy Verhofstadt – Coordinatore del Parlamento europeo per la Brexit – si è recato in Irlanda per valutare l’attuale situazione politica e valutare le possibili opzioni per il futuro. Alcuni punti sono stati stabiliti:

– Primo, l’Irlanda non può e non deve essere uno strumento di mercanteggiamento nelle negoziazioni della Brexit, questo non sarebbe nell’interesse né dell’Irlanda né dell’Ue.

– Secondo, è di fondamentale importanza che le negoziazioni tra il Regno Unito e l’Unione europea preservino l’accordo di pace di Venerdì Santo del 1998 che pose fine a un conflitto trentennale che causò più di 3500 vittime nell’Irlanda del Nord.

– Terzo, l’Ue ambisce anche a mantenere la zona di libero spostamento tra l’Irlanda e il Regno Unito.

Una volta garantiti i primi due punti, i 27 Stati membri dell’Ue si sono mostrati disponibili a studiare tutte le possibili soluzioni per evitare la creazione di un confine problematico e difficile da gestire nell’Irlanda del Nord.

Danilo Turco

Riforme per l’Ue: diritto d’iniziativa dei cittadini europei e finanziamento dei partiti politici

Importanti modifiche istituzionali sono state suggerite dal Presidente Juncker durante il discorso annuale del 13 settembre sullo stato dell’Unione.

Durante il discorso annuale sullo stato dell’Unione svoltosi lo scorso 13 settembre, il Presidente Juncker ha evidenziato la necessità di un progresso in senso democratico dell’Ue capace di consentire una migliore articolazione dei partiti europei. Cambiamento democratico è il titolo dell’ultima delle 10 priorità della Commissione Juncker. Per rinforzare la legittimità democratica all’interno dell’Ue mediante una maggiore partecipazione dei suoi cittadini, la Commissione europea ha adottato 2 proposte di riforma concernenti: il regolamento sull’iniziativa dei cittadini europei e, quello sui partiti politici europei e le fondazioni politiche europee.

Timmermans – Vicepresidente della Commissione – ha affermato che il fine è fornire ai cittadini dell’Ue gli strumenti di partecipazione al processo democratico. Pertanto, l’obiettivo è non soltanto abbassare il limite minimo per l’iniziativa dei cittadini europei da 18 a 16 anni (fornendo più opportunità a livello digitale per esercitare questo diritto ed eliminando molti oneri), ma anche migliorare i partiti politici al fine di informare meglio gli europei sul legame tra partiti nazionali e partiti europei. Il finanziamento dei partiti dovrà riflettere meglio le scelte democratiche fatte dai cittadini con le elezioni europee.

Il Trattato di Lisbona ha dotato i cittadini europei del diritto d’iniziativa. Mediante questo diritto, un numero minimo di un milione di cittadini può chiedere alla Commissione di proporre nuove norme europee e in questo modo contribuire meglio alla formulazione del programma politico europeo.

Sin dalla sua nascita nel 2014, la Commissione Juncker ha migliorato il funzionamento di questo dispositivo. Con il nuovo approccio, le decisioni sono adottate a livello politico dal collegio dei commissari e, in certi casi, è autorizzata la registrazione parziale. Solo l’iniziativa Stop Brexit è stata rifiutata dalla Commissione Juncker (non rientrando nell’ambito di applicazione del regolamento). Tuttavia, la Commissione ha cambiato la sua posizione iniziale, registrando l’iniziativa Stop TTIP (dopo il suo annullamento da parte della Corte di Giustizia dell’Ue).

Per agevolare la fase di registrazione dell’iniziativa, la Commissione coopererà con gli organizzatori al fine di garantirne l’ammissibilità. E’ prevista l’istituzione di un servizio on-line gratuito per la raccolta dati e un sistema identificativo elettronico anche per garantire la traduzione delle iniziative in tutte le lingue dell’Ue. Per agevolare la procedura, la Commissione ha intenzione di ridurre i dati e il numero di formulari richiesti (2 invece dei 13 attuali). Tali diversità dipendono dall’esistenza di regole differenti a livello nazionale.

La proposta di riforma dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee è funzionale alle richieste del Parlamento europeo, di contrasto a un impiego improprio dei soldi dei contribuenti europei (a volte, membri differenti di uno stesso partito nazionale hanno sponsorizzato la creazione di diversi partiti europei). Inoltre, non solo il sistema di ripartizione del finanziamento tra i partiti politici europei non è proporzionalmente adeguato ai risultati ottenuti alle elezioni europee, ma i partiti hanno anche difficoltà a raggiungere la soglia prevista per il cofinanziamento. La Commissione propone un incremento (dall’85% al 95%) del finanziamento allocato in base al risultato degli scrutini (nel sistema attuale il 15% del finanziamento è ripartito tra i partiti indipendentemente dal numero dei voti ottenuti). La maggiore trasparenza cui la proposta ambisce, richiede ai partiti nazionali di esporre sul loro sito sia il logo sia il programma del partito europeo cui sono collegati.

Le due proposte di legge presentate venerdì 15 settembre dalla Commissione devono ancora essere adottate dal Parlamento europeo e dal Consiglio. La Commissione spera in un dibattito rapido e costruttivo.

Danilo Turco

 

Elezioni in Germania: AfD, fratture interne

Frauke Petry, copresidente di AfD, ha inaspettatamente rifiutato di far parte del gruppo parlamentare del suo partito dopo un risultato elettorale positivo.

Lunedì 25 settembre, Conferenza stampa di AfD (Alternativa per la Germania), Frauke Petry – copresidente di AfD – ha rifiutato di far parte del gruppo del suo partito al Bundestag dopo il successo elettorale. AfD, considerato un partito di estrema destra, ha sorpreso la Germania ottenendo il 12,6 % dei voti alle elezioni legislative. Pertanto, Alexander Gauland e Alice Weidel – i due leader della campagna – insieme a Jörg Meuthen e Frauke Petry – i due copresidenti del partito – hanno visto l’AfD (un giovane partito con pochi anni di vita) diventare la terza forza politica della Germania.

Petry ha dichiarato che Alternativa per la Germania oltre ad essere un partito di opposizione, ambisce anche a governare. Tuttavia, AfD è un partito molto lacerato al proprio interno. In esso si fronteggiano due opposte visioni: quella di Petry – la più moderata – e l’altra più radicale dei suoi tre colleghi, i quali considerano le divergenze espresse da Petry come una mancanza di responsabilità particolarmente inappropriata, specialmente in questo momento.

Pertanto, il futuro di Petry all’interno di AfD è ormai compromesso. Da una parte, Alice Weidel – candidata alla presidenza del gruppo al Bundestag – ha chiesto che Petry lasci il partito (anche altri esponenti di AfD condividono quest’opinione). Dall’altra, Frauke Petry considera, da diverse settimane, l’eventualità di una scissione ormai come inevitabile.

Disporrà Frauke Petry delle risorse sufficienti per realizzare le sue ambizioni e fondare un nuovo gruppo? Dei circa 90 membri AfD eletti al Bundestag, una ventina sono conosciuti per le loro posizioni particolarmente radicali. Tuttavia, una trentina di membri difende la linea più moderata di Petry. La rimanente parte del gruppo è composta da deputati difficilmente classificabili.

Occorre almeno il 5% dei deputati del Bundestag per costituire un gruppo e l’obiettivo di Petry, in teoria, non sembra impossibile. Tuttavia, anche se non dovesse nascere questo gruppo dissidente all’interno del Bundestag, la decisione di Frauke Petry potrebbe creare altre difficoltà all’AfD. Questa estate, alcuni militanti di diversi Länder hanno costituito Alternative Mitte (Alternativa di centro), una corrente che punta a controbilanciare l’influenza di Björn Höcke, responsabile del partito in Turingia e figura importante dell’ala radicale di AfD.

La creazione di un gruppo dissidente AfD è stata annunciata lunedì al Parlamento regionale del Länder di Meclemburgo-Pomerania Anteriore, dove il conflitto tra l’ala moderata e quella radicale covava già da tempo.

Alternativa per la Germania rischia di dover fronteggiare una crescente opposizione interna.

Danilo Turco

La nuova Miss Italia 2017 è Alice Rachele Arlanch

È  Alice Rachele Arlanch la nuova Miss Italia 2017, seconda la bellunese Laura Coden di Feltre. Alice Rachele Arlanch in gara con il numero 7, ha 21 anni ed è miss Trentino Alto Adige 2017. Alta 1.78, ha gli occhi verdi e i capelli castani; studentessa di Giurisprudenza, sogna di diventare avvocato per tutelare i diritti delle minoranze. Ali­ce viene da una picc­ola frazione del comune di Vallarsa (Tn), un paesino di sole 14 anime.

La prima dichiarazione: “Sono distrutta, ma felice”, la Miss ha affidato a Instagram Stories la prima dichiarazione “ufficiale” dopo essere stata coronata Miss Italia: “Sono distrutta, veramente stanca morta, ma sono altrettanto felice. Ringrazio tutte le persone che mi hanno scritto e che mi hanno sostenuto. Vi mando un bacione!”. Infine la 21enne, facendo vedere la corona tra le sue mani, sussurra: “E’ mia!”. Una ragazza semplice, con sani valori e principi, acquisiti crescendo nella piccola comunità di Anghebeni, comune di Vallarsa nel Trentino, ma racconta le sue splendide sensazioni da nuova regina della bellezza con spigliatezza e maturità. In quel paesino ci torna con frequenza anche se la sua esistenza è divisa tra Rovereto e Trento dove studia. Una vita che però da oggi cambia. Ma lei non si scompone. “Sono al secondo anno di Giurisprudenza, mi specializzerò in diritto internazionale, il mio sogno è lavorare alla Fao perché sono sensibile ai problemi delle minoranze. Mi ispiro ad Angelina Jolie, e voglio laurearmi nei tempi canonici”. E allora Miss Italia? “Questo mondo, spiega Alice Rachele, mi affascina ma non come possibile cantante o showgirl. Mi piacerebbe provare l’esperienza nella moda”. Poi c’è lo sport, soprattutto il calcio. “Ho una grande passione che mi è stata trasmessa dai miei genitori Silvano e Irene che sono milanisti. Anche io amo i colori rossoneri anche se il mio fidanzato Andrea è juventino. Conosco regole e schemi pallonari. Mi vedo bene in un ruolo di opinionista tecnica come Melissa Satta”. Ma Alice Arlanch sperava di diventare Miss Italia? “Mi sono messa in gioco perché ci credevo anche se la mia favorita era la Miss Milano Francesca Valenti. Volevo riportare la corona in Trentino 11 anni dopo Claudia Andreatti e ci sono riuscita”. Le regione che ha collezionato il maggior numero di vittorie è la Sicilia, con ben 11 miss. Seguono il Lazio e la Lombardia con 10, il Veneto con 6, il Friuli e la Calabria con 5, il Piemonte e la Toscana con 4 a testa, Campania e Marche con 3, Emilia Romagna, Liguria, Sardegna ed Umbria con 2 ed infine Puglia e Abruzzo con una sola miss.

Nicola Massaro

Essere o non essere (vaccinati)? La legge decide per tutti

Lo sappiamo, la legge 119/2017 sulle vaccinazioni obbligatorie è una realtà ormai consolidata e recepita, eppure ancora non si spengono le polemiche attorno alla disposizione. Ancora pochi giorni fa si leggeva su La Tribuna di Treviso, che durante un dibattito con lo scrittore Gianni Lannes, apertamente schierato contro i vaccini, i presenti si organizzavano per mettere su una resistenza “gandhiana” contro la circolare del Ministero della Salute che rende operativa la legge e porta definitivamente a 10 il numero dei vaccini obbligatori.

Diventano obbligatorie l’anti poliomielite, anti difterite, anti tetanica, anti epatite B, anti pertosse, e anti emofilo B (esavalente) che si fanno al terzo mese di vita; seguono anti morbillo, parotite, rosolia e varicella. Non tutti i bambini nati dal 2001 al 2017 dovranno però farle tutte, perché per ogni classe di età verranno considerate solo le vaccinazioni previste a suo tempo dal piano vaccinale. Va specificato che l’obbligo vale anche per i richiami. In caso non si dovesse adempiere al dictat normativo è prevista per i genitori, dopo un richiamo formale dell’Asl e un colloquio informativo, una multa da 100 a 500 euro e soprattutto, permane, fino al momento dell’assolvimento dell’obbligo, il divieto di accesso per il bambino ad asili nido o a scuole dell’infanzia, mentre potrà accedere alla scuola dell’obbligo.

Pertanto i contrari parlano di inviolabilità del corpo, di legge contro tutte le carte a tutela dei diritti umani e di autismo, che potrebbe essere misteriosamente legato, quale possibile conseguenza negativa, all’inoculazione, il tutto senza che esista a riguardo alcuno studio scientifico dimostrativo: una caccia alle streghe adatta ai nostri tempi.

Eppure già gli antichi Greci avevano notato, ai tempi della peste di Atene (descritta da Tucidide e da Lucrezio) che coloro che l’avevano presa in forma lieve ne erano diventati immuni. E già nel 1796 Edward Jenner aveva inoculato del siero estratto da una pustola di vaiolo bovino in un ragazzo, rendendolo immune al vaiolo umano, ufficialmente scomparso nel 1980 (non grazie ad una resistenza “gandhiana” al problema).

La Natura, dimostrata scientificamente, fa sì che nelle popolazioni in cui almeno l’80% degli individui è vaccinato si sviluppi una immunità di gruppo, che tutela anche le minoranze non vaccinate, quelle che il vaccino non possono farlo per una intolleranza congenita. Ma, quando il tasso di vaccinazione scende, una malattia dormiente può risvegliarsi: è già successo negli anni ’90 con il morbillo in Inghilterra e la difterite in Russia e succede ancora e costantemente in molte zone dell’Africa con la polio.

Diventa fondamentale, quindi, che la medicina sappia parlare ai pazienti e ricordare costantemente, ad esempio, che l’idea che il vaccino può causare l’autismo, diffusa nel 1998 dal medico inglese A.J. Wakefield, fu dimostrata falsa da studi successivi  e Wakefield fu addirittura incriminato e condannato per frode.

Rossella Marchese

Presentate le nuove veline per il prestigioso bancone del tg satirico: Shaila e Mikaela

Come da tradizione, una è mora e una è bionda: alla partenza di Striscia la notizia, fissata per il prossimo 25 settembre, mancano ancora alcuni giorni, ma dopo la conferma di Michelle Hunziker, è tempo di conoscere le nuove veline. Sono la mora Shaila Gatta, 21 anni, e la bionda Mikaela Neaze Silva, 23 anni, le nuove Veline di “Striscia la notizia”. “Tv, Sorrisi e Canzoni” le ha intervistate in anteprima e ha scoperto che Shaila si è trasferita da Napoli a Roma per seguire la sua passione per la danza, Mikaela è anche lei ballerina e ha un passato da giramondo: ha infatti vissuto in Russia, Angola, Italia e Cina.

“Sono nata a Secondigliano, un quartiere di Napoli. La mia passione è sempre stata la danza e a 16 anni mi ha spinto a trasferirmi a Roma dove ho studiato danza moderna” ha raccontato Shaila “Nella capitale ho fatto le mie prime esperienze televisive, come Amici e Ciao Darwin”.

Più itinerante invece la vita della compagna Mikaela: “Sono nata a Mosca perché lì mio papà, che è dell’Angola, e mia mamma, che è afghana, si sono conosciuti mentre studiavano medicina. Sono tornata a vivere in Angola fino a sei anni e poi ci siamo trasferiti a Genova. Qui ho vissuto e studiato danza, poi sono partita per una tournée in Cina”.

Le due ragazze che presto saliranno sul bancone più famoso d’Italia sono già note al pubblico. Entrambe hanno infatti già avuto diverse esperienze televisive.

Shaila è stata una delle allieve della quattordicesima edizione di Amici di Maria De Filippi, mentre Mikaela, padre angolano e mamma afghana, ha fatto parte del corpo di ballo di Zelig Circus e della trasmissione di Sky “Dance dance dance”.

Nicola Massaro

Quando il signor Kafka voleva il posto fisso

 Nell’archivio delle Assicurazioni Generali di Trieste, aperto al pubblico da poco, è stato trovato il curriculum inviato da un certo Franz Kafka da Praga, giovane di belle speranze e molto raccomandato da uno zio di Madrid.

L’impiegato Kafka aveva un posto fisso e ci teneva molto. Il fatto di essere stato raccomandato da suo zio, già membro del gruppo Generali e figlio, a sua volta, del console degli Stati Uniti a Praga, è sua stessa menzione della domanda di assunzione trovata negli archivi triestini. Al formulario disposto dall’ufficio assunzioni della compagnia era pure allegato un protocollo a stampa dalle condizioni rigidissime: disponibilità incondizionata, straordinari  senza compenso, due settimane di vacanza ogni due anni, tre mesi di preavviso prima di poter dare le dimissioni.

Santi in paradiso, stipendi lesinati che non consentirebbero di vivere se non ci fosse l’aiuto della famiglia. Modernità impressionanti quelle dell’Impero Austro-Ungarico di inizio secolo scorso.

Alle Assicurazioni Generali l’avvocato Kafka sarebbe rimasto dall’ottobre 1907 al luglio 1908. All’inizio era felice dell’assunzione, sognava una carriera all’estero, ma restò per lo più confinato, come Gregor Samsa nella sua Stanza. Dalle lettere di quel periodo emerge un quadro di mobbing, umiliazioni in ufficio, persino pensieri di suicidio, sia pure risolti in forma kafkiana, è il caso di dire… «se fossi capace di farlo, allora non avrei più bisogno di uccidermi», andava scrivendo. Già alla seconda settimana aveva iniziato a cercare un altro posto di lavoro, in gran segreto, per non avere una macchia sul curriculum. E anche l’altro sarebbe stato un posto fisso, ottenuto con un’altra raccomandazione eccellente.

L’orrore che Kafka ebbe per il lavoro d’ufficio è storia. Arrivò a farsi volontario per la Prima Guerra Mondiale, arrivando a scrivere che avrebbe preferito esplodere in prima linea in trincea, piuttosto che farsi esplodere il cervello nelle retrovie.

C’è chi ha fatto notare che la sua scrittura geniale deve al suo lavoro più di quanto quel lavoro gli ha sottratto alla scrittura: il primo pensiero del protagonista delle Metamorfosi è come giustificherà la sua assenza dal lavoro e se la sua condizione di insetto gli darà diritto all’assicurazione sanitaria; l’angoscia del protagonista del Castello è che lo hanno assunto ma che non c’è alcun responsabile che gli dica cosa fare.

Quando la tubercolosi lo costrinse ad abbandonarlo, il lavoro gli mancò più di quanto lo avesse infastidito. Non lo licenziarono, né lo bollarono come esubero, gli versarono regolarmente la pensione, da Praga a Berlino. Non veniva decurtato alla fonte, ma da come le banche approfittavano a danni dei clienti dell’iperinflazione tedesca: «i miei soldi preferisco perderli io, piuttosto che nella rimessa da una banca all’altra», scrisse furibondo in una delle sue Lettere a Felice, il più bel poema sulla posta che sia mai stato scritto.

Rossella Marchese

BCE: prosegue una strategia prudente

In seguito alla riunione svoltasi giovedì 7 settembre a Francoforte, il Consiglio dei governatori della Banca Centrale Europea (BCE) non ha mutato la sua strategia prudente.

Il Consiglio dei governatori BCE, i governatori delle Banche centrali e i membri del Comitato esecutivo si sono riuniti a Francoforte in un contesto di crescita. Nessuna nuova decisione è stata presa né in merito ai tassi d’interesse né su un eventuale ammorbidimento del Quantitative Easing (QE). Tale attendismo della BCE dipende sia dalla rimonta dell’euro (mercoledì ha raggiunto 1,1936 dollari) sia dalle dimissioni negli USA di Stanley Fischer – Vice-Presidente della Federal Reserve (FR) – che attestano il clima negativo esistente tra la Casa Bianca e i vertici della Banca Centrale americana.

Secondo gli analisti dell’istituto statunitense Citi, lo status di forza dell’euro serra le condizioni monetarie dell’eurozona. L’indebolimento dell’inflazione ha pertanto rinvigorito la strategia prudente della BCE. Un incremento dei tassi di cambio provoca sull’economia il medesimo effetto restrittivo causato da un aumento dei tassi d’interesse.

La rivalorizzazione della moneta unica rispetto al dollaro si attesta al 15% dall’inizio dell’anno e ha ottenuto un guadagno pari al 3,9% a partire dal 20 luglio. In questa data, durante la loro ultima riunione, i governatori BCE hanno manifestato la loro preoccupazione riguardante un’eccessiva rivalutazione specialmente sui mercati del cambio.

La BCE considera l’euro non soltanto dal punto di vista del cambio col dollaro, ma anche rispetto alle altre valute, ciò determina il tasso di cambio effettivo (TCE). Tale TCE ha ottenuto un incremento pari a 6,1% dall’inizio dell’anno e 1,7% a partire dal 20 luglio. Questo ha contribuito a diminuire l’inflazione. Secondo gli analisti di BNP-Paribas, a parità di tutte le altre variabili, a ogni incremento del TCE pari all’1%, l’inflazione flette dello 0,1% dopo un anno.

Anche se i prezzi dei consumatori sono aumentati negli ultimi mesi, il livello dell’inflazione non è quello auspicato da Mario Draghi. Il Presidente Draghi ha ripetuto che il mandato della BCE è la stabilità dei prezzi intesa con un tasso di inflazione pari o leggermente inferiore al 2%. Vi è una ripresa della crescita e i rischi della deflazione sembrano essersi dissolti. Pertanto, la Banca Centrale Europea può giustificare il proseguimento della sua strategia prudente.

Danilo Turco

Spagna: Catalogna, indipendentisti sempre più determinati

Dopo la grande marcia di Barcellona – organizzata per rendere omaggio alle vittime degli attentati terroristici dello scorso 17 e 18 agosto – aumentano le tensioni tra il governo centrale spagnolo e Barcellona. Mariano Rajoy – capo del governo spagnolo – ha chiesto invano ai separatisti della Catalogna di rinunciare al referendum indipendentista previsto per il primo ottobre.
Secondo Carles Puigdemont – capo dell’esecutivo catalano – è impossibile frenare la volontà di un popolo che vuole votare. Tuttavia, secondo Rajoy, la maggioranza dei catalani non desidera questo referendum. La stampa spagnola è rimasta indignata non soltanto per le bandiere indipendentiste durante la marcia di Barcellona, ma anche per fatto che il fanatismo indipendentista, ponendo la questione di una Catalogna autonoma davanti alla memoria delle vittime del terrorismo, stia tentando di rompere un senso di unità nazionale che è indispensabile anche nella lotta contro Daesh.
Intanto, i collettivi indipendentisti si preparano a lanciare una campagna in favore del referendum previsto per il primo ottobre.
Danilo Turco

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