Un giorno all’improvviso. I racconti delle donne al tempo del Covid

Il libro realizzato da Giulia giornaliste Sardegna è stato presentato nell’Aula Magna dell’Ateneo sassarese.

“Le letture di quel periodo non sono finite. Ci sarà ancora da sedimentare. Ci saranno <<narratori feriti>>.  Una fragilità nascosta dalla società, confusa sempre con la debolezza.”.

La conclusione della relazione di Romina Deriu, presidente del Corso di Studi in Comunicazione pubblica  e Professioni dell’informazione presso l’Università di Sassari, dischiude rinnovati percorsi di studi e indagini da percorrere nei tempi in divenire.

L’intervento citato ha contribuito con altrettanti autorevoli relatori nel realizzare un seminario di studi realizzatosi presso l’Aula Magna dell’ateneo sassarese nella mattinata dello scorso 13 aprile.

L’iniziativa organizzata dall’associazione GIULIA Giornaliste Sardegna in collaborazione con UNISS ha realizzato la quindicesima presentazione del volume Un giorno all’improvviso. Il testo, redatto dal lavoro corale di una selezione delle giornaliste associate è stato pubblicato nell’agosto dello scorso anno con il sostegno della Fondazione di Sardegna.

L’incontro è stato moderato da Vannalisa Manca – Giulia giornaliste – già consigliera dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna.

L’introduzione ai lavori del prorettore d’ateneo, prof. Andrea Fausto Piana, ha ricordato l’attuale transizione post pandemica del virus, avviatasi verso la fase endemica, secondo le attese risoluzioni OMS.

Un upgrade scientifico che sconta la crisi di un impatto sociale per un dramma mondiale capace di esasperare varie forme di violenze, discriminazioni, diseguaglianze.

Uno scenario dove un campione pari al settantasette per cento della popolazione U.E. dichiara che è aumentata la violenza domestica con gravi ricadute negli ambiti di lavoro.

I rappresentanti delle istituzioni locali hanno offerto testimonianze fortemente partecipate sulle esperienze personali vissute durante il lockdown.

“Un insieme di odio e di eroismo”: la nefasta quarantena sassarese nel ricordo del sindaco Nanni Campus. Il primo cittadino ha insistito sul senso della memoria. Sul ricorso al giudizio, spesso improprio, per usare un eufemismo, sui tragici eventi che coinvolsero un elevatissimo numero di ospiti della struttura per anziani Casa Serena.

“Un lavoro interessante” –  il progetto editoriale presentato in Aula Magna – nel pensiero di Giacomo Spissu. Il presidente della Fondazione di Sardegna nell’evocare la volatilità degli eventi rispetto a una impreparazione globale ha ricordato lo straordinario impegno della comunità scientifica mondiale.

Capace di trovare rapidamente risposte adeguate. Di fronte a una generale tendenza sociale di voler rimuovere il dolore e le giornate più drammatiche di quel periodo, Spissu ha ribadito l’esigenza di non dimenticare.

Leggere queste testimonianze, documentate dalle bellissime immagini, fissate negli scatti della fotografa Daniela Zedda, aiuta a non dimenticare.

Susi Ronchi, presidente Giulia giornaliste Sardegna, arrivata da Cagliari, ha ripreso il percorso formativo realizzato a livello nazionale da Giulia giornaliste, sin dalla sua nascita, avvenuta nel 2017. Una realtà consolidatasi nel breve come affidabile riferimento in vari ambiti istituzionali del Paese.

“Siamo riusciti con questo libro a dare uno spaccato sulla realtà lavorativa della Sardegna che è partita da una presa di coscienza delle difficoltà lavorative, sociali, di relazione, di cura. Difficoltà che abbiamo affrontato tutti noi durante la pandemia.” ha detto, tra l’altro, Ronchi. Sottolineando gli ottimi riscontri del libro. Tali da ipotizzare una eventuale nuova edizione in ristampa.

Alla presentazione del libro hanno contribuito anche gli interventi di Eugenia Tognotti, professoressa ordinaria di Storia della Medicina e Scienze Umane per gli Studi Antropologici (Uniss), e Antonietta Mazzette, professoressa ordinaria di Sociologia Urbana (Uniss).

Tognotti, esponendo una comparazione scientifica fra la pandemia influenzale della spagnola(1918-1920) e la pandemia virale del covid19, ha manifestato la maggiore esposizione delle donne ai fenomeni complessi patiti con il regime sanitario.

Mazzette,tra le curatrici della postfazione del libro, ha colto aspetti sociali non secondari. Riflessioni nate da ricerche effettuate nel mezzo della pandemia. Condivise con i colleghi ricercatori – ognuno collegato dal suo studio – in una circolazione telematica di idee sul significato della sanità pubblica.

Riprendendo alcuni punti sviluppati dalla prof.ssa Deriu possiamo convergere sul dato di fatto  che “il covid ha aumentato le diseguaglianze”. Urge pertanto “ripensare le politiche sociali in senso ampio. Con un welfare che tratti l’educazione affettiva e sentimentale.”

Un giorno all’improvviso è un bel libro anche esteticamente, nella grafica: comunica il bisogno dibellezza. Un bisogno, negato in quel periodo dove la bellezza era cercata con i cori dai balconi e gli striscioni di senso civile “io resto a casa”.

Impossibile ricordare qui tutte le autrici che hanno collaborato al progetto editoriale, alle protagoniste delle testimonianze raccolte. Molte delle quali presenti alla presentazione nell’ateneo sassarese. La cosa più opportuna è condividere un atto responsabile e civile alla memoria collettiva del Paese. Le esperienze di vita custodite in questo libro ne rappresentano una importante opportunità.

Luigi Coppola

 

 

(Foto: Intervento del Sindaco Nanni Campus)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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