Elena Puliga inaugura a Porto Torres “Musica & Natura 2017”

Nella suggestiva e straordinaria ribalta dell’altare maggiore nella basilica dei Santi Martiri Turritani a Porto Torres (Sassari), la giovanissima organista turritana Elena Puliga ha inaugurato nella serata del 25 luglio i concerti sinfonici inseriti nel palinsesto della dodicesima edizione della rassegna musicale “Musica & Natura”.  Il consueto campus estivo di seminari musicali e concerti, organizzato dall’Associazione Musicando Insieme, richiama sin dal 1990 stagisti, studenti e docenti da vari luoghi della penisola e da diverse località internazionali. Sono oltre cento i  ragazzi provenienti quest’anno dalla Sardegna e da altre regioni italiane con un esponente di origini coreane. Molti i musicisti di caratura mondiale  impegnati nelle masterclass che in questa edizione saranno tenute per la prima volta nel Palazzo del Marchese, sede istituzionale del Comune, dedicata negli ultimi anni ad ospitare iniziative ad alto valore storico e culturale. Saranno quattordici i concerti che si terranno nella Basilica di San Gavino mentre il prologo con una prova a quattro mani dei painisti Olesya Romanko e Roberto Piana si è tenuto lo scorso 21 luglio nel chiostro di san Francesco ad Alghero.  L’esordio turritano si è avviato in una straordinaria atmosfera di attesa con una dedica particolare alla memoria di don Antonio Sanna, scomparso lo scorso 18 dicembre 2016.  Antonio Sanna, sacerdote, musicista, compositore autodidatta, è stato il  fondatore dei due principali cori polifonici turritani che in oltre 40 anni di attività, hanno rappresentato la polifonia sarda in tutto il mondo. La scelta di affidare al giovanissimo talento, l’esibizione solista all’organo, non è stata casuale, proprio per il forte legame tra il Maestro e l’allieva prediletta, pronta nel cogliere e maturare le competenze musicali, espresse nel concerto con una conduzione autorevole e convincente. Nata nel 1996 a Sassari, Elena Puliga è avviata prestissimo, all’età di quattro anni, allo studio della musica nel corso propedeutico della Scuola Civica di Musica “Fabrizio De Andrè” di Porto Torres. A sei anni entra nel gruppo corale dei Piccoli Cantori della Resurrezione diretti dal già citato Antonio Sanna che l’ha sempre incoraggiata e stimolata in tutto il suo percorso. A nove anni inizia lo studio del pianoforte sotto la guida del giovane pianista, già affermato Maestro, Michele Nurchis. A dodici entra al Conservatorio “Luigi Canepa” di Sassari nella classe di pianoforte del Maestro Maurizio Paciariello, nel 2012 avvia lo studio dell’organo sotto la guida dei maestri Emanuele Vianelli (puntuale nel sostenerla al cambio degli spartiti, durante il concerto) e Adriano Falcioni. Corista nel coro dei Cantori della Resurrezione di Porto Torres diretti dal Maestro Antonio Sanna, ha frequentato diversi corsi di perfezionamento pianistico con i maestri Bruno Canino, Antonio Ballista, Roberto Piana, Angela Oliviero, e corsi di interpretazione e perfezionamento organistico con i Maestri Enrico Viccardi, Emanuele Vianelli, Klemens Schnorr, Alfonso Fedi, Gerhard Gnann e Daniel Zaretsky. Vanta una partecipazione nell’ambito del Festival del Mediterraneo 2017 alla XVII Rassegna Internazionale Organistica fra i giovani talenti.

L’interpretazione di sei autori classici (Antonio de Cabezòn – Dietrich Buxtehude – Johann Sebastian Bach – Cèsar Franck – Marco Enrico Bossi – Alexandre Guilmant ) ha consumato una prestazione elevatissima che ha ammaliato il numeroso pubblico in una autentica rapsodia. Fughe e sonate eccellenti che hanno evidenziato torsioni fisiche importanti nel dominio dello splendido strumento con una eleganza nei gesti da veterana concertista. Le notevoli estensioni alla tastiera con i cambi appropriati nei registri alle serie delle canne dell’organo, hanno fatto il resto. Per una luna e meritata ovazione finale.

L’epilogo dell’edizione 2017, sarà nel Concerto di Ferragosto con l’Ars Musicandi Ensemble, nella direzione della Maestra Elisabetta Maschio. Da ricordare uno speciale appuntamento in chiave Jazz con il duo Gavino Murgia al sax ed Enrico Intra al piano il 12 agosto.

La manifestazione è promossa dall’Associazione “Musicando Insieme” e patrocinata dalla Regione Sardegna, dai Comuni di Porto Torres e Alghero, dalla Parrocchia Santi Martiri Turritani, dalla Fondazione Meta e dal centro artistico culturale Il Chiostro.

Luigi Coppola

 

Costruire in Italia un museo che racconti la storia dell’Europa

A Bruxelles lo hanno pensato già nel 2007 e ad oggi il progetto deve essere solo eseguito: un nuovo hub culturale costruito nella ex clinica di un nobile dentista morto nel 1935, sarà il Museo d’Europa.

Il museo dovrebbe esporre su ogni piano oggetti simbolo prestati o donati dai singoli Paesi;  tutto a Bruxelles, nella capitale d’Europa, il luogo in cui le folle dovrebbero precipitarsi ad imparare com’è e come sarà fatta l’Europa.

Tuttavia sono in molti a pensare che un museo d’Europa dovrebbe essere costruito in ogni Stato membro; in Italia, ad esempio, per molti cittadini sarebbe indispensabile una sede della Casa d’Europa in ogni paese, da rendere tappa obbligata per le scolaresche in gita. E così potrebbe essere anche in Francia, Spagna, Portogallo o Germania: la presenza di un luogo fisico  in cui tutti i cittadini, specialmente quelli in corso di formazione, possano vedere materialmente e tutta insieme la complessa composizione del progetto Europa Unita, con tutti i suoi popoli, le sue identità, i suoi oggetti e i suoi paesaggi.

E siccome da Roma non si è ancora mosso nessuno, lo scrittore e critico letterario napoletano Michele Rak ha colto, per primo, la palla al balzo ed ha proposto Napoli come sede italiana della casa della storia europea. La posizione, nel cuore del Mediterraneo, e la stratificazione culturale così visibile in città, potrebbero fare di Napoli un luogo perfetto per mostrare la convivenza tra le diversità; sedi storiche e suggestive per esprimere tutto questo non mancano: tra tante, Palazzo Fuga (una volta maestoso Real Albergo dei Poveri), che si affaccia su Piazza Carlo III, l’illuminatissimo e amatissimo sovrano di Napoli e Spagna, e potrebbe essere un simbolo potente. I soldi europei, troppo spesso poco e mal spesi dal nostro Paese, potrebbero fare il resto.

Il progetto europeo della Casa d’Europa è pensato in 24 lingue, affinché tutti possano capire e riconoscersi in un’identità comunitaria, ma gli storici di Bruxelles che ci stanno lavorando su hanno pensato ad un’immagine dell’Europa a partire dall’anno Mille. Rimarrebbero fuori dalla ricostruzione storica dell’identità europea, dunque, gli Imperi di Roma e di Bisanzio, Carlomagno e i suoi paladini, gli scrittori sacri e profani che crearono con le loro penne d’oca un ponte tra la nuova Europa e l’Antico Mediterraneo, ricopiando e conservando testi che altrimenti sarebbero andati perduti per sempre; tutti esempi di come l’Europa abbia mutato pelle e fisionomia nel corso dei secoli e, pertanto, necessari.

Rossella Marchese

Tammorre al Bosco

Giovedì 27 si è tenuto, sul Belvedere del Real Bosco di Capodimonte, il concerto del Trio Tarantae e lezione di danze popolari, per tutti, con Raffaella Vacca. L’appuntamento, che ha avuto per scopo precipuo la conoscenza, divulgazione e partecipazione attiva al patrimonio musicale popolare, conclude il ciclo di due incontri voluto e curato dalla cantante Aurora Giglio  e dall’associazione MusiCapodimonte da lei presieduta.

La storia straordinaria di Girolamo, l’italiano che sbarcò ad Honolulu

John Owen Dominis, principe consorte e governatore di Oahu, Honolulu, era di origini italiane, figlio di John Dominis, ovvero del conte Girolamo di Dalmazia, un italiano di fine Ottocento fuggito dalla dominazione austroungarica di quel periodo e sbarcato negli Stati Uniti, a Boston,  nel 1823. Lì, il conte Girolamo cambiò nome e sposò una certa Mary Jones, facoltosa figlia di mercanti bostoniani, dalla quale ebbe, appunto, suo figlio John Owen, futuro sovrano nel Pacifico. Questa storia, infatti, inizia come molte, immigrazione, ricerca di una vita migliore etc, ma poi prende una piega inaspettata e rocambolesca, degna di un romanzo salgariano. Da Boston, infatti, Mr. Dominis, fu conte di Dalmazia, salpò presto. Capitano esperto e coraggioso, fu tra i primi a riuscire a penetrare nel territorio dell’Oregon, dove importò per la prima volta pecore e semi di pesco e inventò uno strumento per calcolare la tela da impiegare nella fabbricazione delle vele; dall’Oregon alla volta di Honolulu, dove si trasferì con moglie e figlio nel 1846 e alla fine, come si conviene ad vero avventuriero, partì per un ultimo viaggio, non più come comandante ma come passeggero, con destinazione Manila e Cina, da cui non fece più ritorno.

Tuttavia la storia non finisce con la morte del capitano John Dominis; suo figlio sposò, poi, la principessa Lydia Kamaka’eha Pk e divenne principe consorte quando lei fu incoronata regina ad Honolulu.

Alla morte del principe consorte John Owen Dominis, la regina Lydia cercò di indagare sulle sue origini e su quelle del suocero, fino ad allora rimaste nel mistero. Scoprì, dunque, che i discendenti del capitano risiedevano a Zara ed erano originari dell’isola di Arbe, nella Dalmazia settentrionale, ancora sotto la dominazione austroungarica agli inizi del Novecento, assieme ad una porzione di nord Italia. La regina, affascinata dalla storia rocambolesca del suocero, scrisse a quei discendenti lontani per fargli visita, ma quelli, spaventati dall’indigena e non volendo compromettere il loro nome, le negarono il consenso. Lydia, nel frattempo destituita dagli americani, morì ad Honolulu 1917 senza scoprire le origini del marito e del suocero.

Eppure questa strana ed esotica storia si è salvata ed è arrivata fino a noi, assieme ad altre tutte raccolte in un volume dal titolo Storie straordinarie di italiani nel Pacifico, a dimostrazione di quanto valga il detto scolpito in tre righe sulla facciata del Palazzo della Civiltà Italiana: “popolo di Santi, poeti e navigatori”.

Rossella Marchese

 “Despacito” è il brano più ascoltato in streaming di tutti i tempi

Anche il 2017 non sfugge alla regola del tormentone che, puntuale, invade radio e tv del Paese.  C’è chi dice di odiarla, ma come tutti i tormentoni non si finisce mai di cantarla, e di suonarla. È “Despacito”, la canzone di Luis Fonsi e Daddy Yankee, incoronata oggi brano più ascoltato di sempre sulle piattaforme di streaming, come YouTube e Spotify. Sulla traccia è stato cliccato il tasto “play” 4,6 miliardi di volte.  Polverizzato il precedente record che apparteneva a Justin Bieber e al suo singolo “Sorry” del 2015, rimasto, si fa per dire, a 4,38 miliardi di riproduzioni. Al terzo posto c’è Ed Sheeran, con “Shape of you”, ascoltata 4,07 miliardi di volte. Ad annunciarlo è stata la Universal Music Latin Entertainment, decisamente orgogliosa dell’affermazione internazionale di un brano in spagnolo.

“Despacito” ha raggiunto la vetta della classifica di 45 paesi, incluso il Regno Unito dove mai, prima ad ora, una canzone in questa lingua aveva registrato un tale successo. Non solo: questa è anche la terza canzone in spagnolo a scalare fino alla posizione numero 1 la Billboard Hot 100 americana, dopo “La bamba” e “La Macarena”.

“Ciò che è successo con “Despacito” è davvero stupefacente”, ha commentato Luis Fonsi, che, almeno quest’estate, a 39 anni, ha rubato al compatriota Ricky Martin il titolo di cantante portoricano più amato al mondo. Un fenomeno nato a gennaio ed esploso in fretta negli ultimi mesi grazie, anche a Justin Bieber, che ha realizzato una versione remixata di “Despacito”, sempre al fianco di Daddy Yankee e Luis Fonsi. Il cantante ha così dichiarato: “Vengo da Puerto Rico e vivo a Miami. Viviamo in un momento in cui si vuole dividere la gente costruendo muri. Essere riuscito, con una canzone a mettere insieme persone e culture, è ciò che mi rende orgoglioso”. “Lo streaming è un connettore per il pubblico di tutto il mondo ed ha aiutato la mia musica a raggiungere ogni angolo del pianeta. E’ veramente un onore sapere che Despacito è ora la canzone più  ascoltata in streaming della storia”, ha commentato Fonsi.

Nicola Massaro

A Napoli è di scena “La Certezza e il Dubbio”

Napoli e Chicago si incontreranno martedì 25 luglio, alle 20, sul palcoscenico partenopeo del teatro Tram di via Port’Alba, 30, attraverso la creatività di Ginny Syker e di Teresa Mangiacapra, nell’ambito della II edizione dell’Art Performing Festival ideato e diretto da Gianni Nappa, con “La Certezza e il Dubbio”, trittico teatrale diviso ne “L’iniziazione”, “Maddalena, pescatrice di anime” e “L’incontro”, imperniato sulla ricerca dell’armonizzazione definitiva tra natura maschile e natura femminile per mezzo della metabolizzazione  della storia, delle sue ingenuità e dei suoi errori.

Con le autrici, Clara ed Anna Bocchino, Teresa Raiano e Luigi Montefoschi. Musiche originali di Victor Sanders, cantate da Layne Jackson e la collaborazione di Silvana Campese, Fausta Base, “Fiorillo Arte” e l’associazione culturale “Le Tre Ghinee/Namesiache”.

Banche centrali: verso la fine del sostegno monetario

La Banca Centrale Europea (BCE), così come il Federal Reserve System (FED) statunitense, prepara gradualmente il ritiro del suo supporto economico monetario. Tuttavia, secondo Benoît Cœuré – membro dell’Executive Board dell’European Central Bank –, questo cambiamento sarà molto prudente finché l’inflazione sarà reputata troppo debole.
Sia i mercati, sia gli Stati membri dell’Ue, vivono da molto tempo una lenta e continua iniezione di moneta che alcuni riservatamente si augurano essere senza fine. Tuttavia, da qualche settimana le banche centrali dell’eurozona e degli USA incrementano i segnali di pianificazione per un ripiegamento prudente di queste eccezionali misure di aiuto all’economia, che (sin dalla crisi) hanno consentito un abbassamento del costo del credito e l’allontanamento della deflazione.
Lo svezzamento non sarà indolore. Nei prossimi mesi, FED ha intenzione di ridurre il volume dei debiti e dei titoli finanziari acquistati per alleviare il settore finanziario durante la crisi. La pubblicazione – giovedì 6 luglio – del rapporto BCE sulla riunione di giugno ha rivelato la fiducia dell’Istituto di Francoforte sulla solidità della ripresa. Questo, secondo alcuni economisti, potrebbe annunciare una nuova riduzione in autunno dei programmi di riacquisto dei debiti pubblici e privati nel 2018.
Cœuré – membro dell’Executive Board dell’European Central Bank – evidenzia come già lo scorso dicembre la BCE abbia ridotto l’estensione dell’acquisto dei beni senza mettere in questione il sostegno economico. L’Istituto di Francoforte ha già adattato la sua politica monetaria e continuerà a farlo – adeguando qualitativamente e quantitativamente i suoi strumenti alla flessibilità – in modo molto prudente e in funzione dell’inflazione (vacillante nell’eurozona). In questi ultimi mesi, l’indice dei prezzi si è avvicinato all’obiettivo del 2% per effetto dell’aumento del costo del petrolio e delle misure BCE. Secondo Cœuré, le elargizioni monetarie della BCE non hanno alimentato bolle speculative; inoltre, i tassi negativi non danneggiano gli Istituti finanziari (ai quali però spesso sono particolarmente invisi).
Infine, Cœuré afferma che la BCE comunicherà in modo trasparente le misure e le sue percezioni in ambito economico per confermare agli investitori e ai governi il fatto che essi devono prepararsi a rinunciare al sostegno monetario. Tuttavia, questi ultimi saranno informati con largo anticipo in modo da potersi organizzare adeguatamente.
Danilo Turco

Sarah Jessica Parker lancia le sue scarpe in Italia

Dici  e pensi alla moda ed al glamour: non a caso l’attrice che con i suoi look in Sex and The City ha fatto sognare una generazione di donne. Da sempre catalizza l’attenzione suoi suoi piedi, immancabilmente calzati in modelli da urlo, sandali preziosi, stivaletti haute couture, décolleté multicolor. Non stupisce che dall’alto dei suoi tacchi a stiletto, Sarah Jessica abbia deciso di lanciare una capsule collection in joint-venture con il gigante Amazon, per regalare a tutte le sue ammiratrici l’emozione di calzare una scarpa da sogno.

“La possibilità di collaborare con Amazon Moda in Europa è un’opportunità estremamente emozionante – ha detto l’attrice – Dopo aver lanciato la mia collezione con Amazon negli Stati Uniti circa un anno fa, adesso non vediamo l’ora di curarne una bella, creativa e attraente per i clienti europei. Unire le forze con Amazon Moda in Europa è un enorme privilegio per noi e siamo desiderosi di continuare a potenziare questa nostra relazione”.

A promuovere i prodotti ci pensa lei stessa, volto e testimonial del suo brand, anche sui social network. Secondo l’attrice, che adesso si cimenta come designer, le sue creazioni non sono soltanto belle, ma anche comode. “Le donne devono sentirsi sensuali, ma le scarpe devono essere pure una festa per i piedi” ha sottolineato. “Sappiamo che la collezione di scarpe di Sarah Jessica Parker è una di quelle che i nostri clienti adoreranno, le collezioni precedenti hanno registrato una forte domanda negli Stati Uniti, ora nostri clienti in Europa potranno beneficiare di un’ampia selezione che include alcune colorazioni esclusive, disponibili solo su Amazon”, ha dichiarato il Vice Presidente Amazon Fashion Europe. I modelli, prodotti in Italia, saranno disponibili online nella sezione moda di Amazon da ottobre 2017.

Nicola Massaro

Frankenstein, il mostro ginevrino ispirazione per la scienza

Frankenstein è ginevrino: il personaggio del libro di Mary Shelley nacque 201 anni fa sui bordi del Lemano, durante una sfida letteraria tra gli ospiti di Lord Byron, a villa Diodati a Cologny. Un aspetto messo in evidenza nelle celebrazioni in corso per il bicentenario del personaggio. Ma al di là delle circostanze legate al soggiorno ginevrino della scrittrice, il personaggio del dottor Victor Frankenstein, padre della creatura, è presentato nel romanzo come uno scienziato di Ginevra, figlio di un sindaco, ma è passato alla storia come il Prometeo moderno: il creatore di un essere umanoide che prese il suo stesso nome.

Ebbene, da Ginevra a Bonn il salto non è così eccessivo, ma fino a Mosca c’è ben altra distanza da tenere in considerazione, eppure, queste tre città sono legate da un fil rouge che le unisce proprio nel nome di Frankenstein.

È dell’ultim’ora la notizia che un gruppo di biologi dell’Istituto di Fisica e Tecnologia di Mosca (Mipt) e dell’Università di Bonn, hanno ricreato in laboratorio il “cuore di Frankenstein”. Come spiegano nell’articolo “Synchronization of excitable cardiac cultures of different origin” pubblicato questo mese sulla rivista Biomaterials Science, frammenti di miocardio di diversa origine sono stati collegati tra di loro e fatti battere all’unisono, esattamente come fece il dottor Victor sulla sua creatura, creando dei patch cardiaci universali, il cui impianto nel futuro potrebbe diventare un’alternativa al trapianto di cuore per chi ha cardiomiopatie.  Ad oggi, come ha affermato Konstantin Agladze, uno degli autori dello studio e professore presso il Mipt, non è possibile sostituire parti di cuore danneggiato, ma soltanto trapiantarne uno in toto. Grazie alla scoperta di Agladze e dei suoi colleghi, in futuro e in teoria, sarà invece possibile creare una sorta di “cuore di Frankenstein”, com’è stato battezzato, usando frammenti di tessuto cardiaco di due diverse specie. Gli scienziati russi e i loro colleghi tedeschi hanno impiantato cellule di ratti e topi, sia appena nati che adulti, e ne hanno seguito la crescita e l’interazione con l’aiuto di un microscopio a fluorescenza. Queste colture di cellule erano in grado di comunicare tra di loro, generare un segnale elettrico e trasmetterlo alle fibre muscolari adiacenti, anche se appartenevano a diverse specie di roditori: ratto e topo.

Si può creare, dunque, un unico tessuto cardiaco eccitabile, anche con cellule diverse e a diversi stadi di sviluppo, appartenenti a specie animali differenti sebbene molto simili: ratto e topo e, di conseguenza, scimmia ed essere umano. Al momento però, la sperimentazione sull’uomo è ancora lontana, perciò il primo cuore di Frankenstein sarà quello di un roditore.

Rossella Marchese

Russia: Mosca sospende il suo contributo al budget del Consiglio d’Europa

La Russia ha annunciato venerdì 30 giugno la sospensione del suo contributo al budget del Consiglio d’Europa.

Sergueï Lavrov – Ministro russo degli affari esteri – ha avvertito (in una conversazione telefonica) Thorbjorn Jagland – Segretario Generale del Consiglio d’Europa – che la Russia non contribuirà al budget del Consiglio finché la restaurazione totale dei diritti della delegazione russa nell’istituzione di Strasburgo non sarà ripristinata. I rappresentanti russi dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) sono spogli del diritto di voto da aprile 2014 (una conseguenza delle sanzioni inflitte a Mosca per l’annessione russa della penisola della Crimea). L’APCE è priva di potere legislativo e si occupa di favorire il dialogo soprattutto su questioni inerenti alla democrazia e ai diritti umani. L’Assemblea ha sede a Strasburgo e si riunisce 4 volte l’anno durante una sessione plenaria della durata di una settimana. L’APCE è composta dai rappresentanti designati dai Parlamenti nazionali dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa.

La risposta di Mosca alla votazione sulle sanzioni è stata il boicottaggio dei lavori dell’Assemblea parlamentare cui i delegati russi non partecipano da più di 3 anni. Daniel Holtgen – porte-parole di Thorbjorn  Jagland – ha informato che il Segretario Generale, dopo essere stato avvisato da Sergueï Lavrov, discuterà le implicazioni di tale decisione con il Comitato dei Ministri.

I dissidi tra la Russia e il Consiglio d’Europa non sono recenti. L’Istituto di Strasburgo ha da qualche tempo accusato Mosca di non impegnarsi fino in fondo nella lotta contro la tortura e contro le violazioni dei diritti umani in Russia (soprattutto in Cecenia). Mosca, invece, ha accusato regolarmente il Consiglio d’Europa di una politica fatta di due pesi e due misure: eccessivamente critica verso la Russia e troppo indulgente verso i Paesi occidentali.

Danilo Turco

 

 

 

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