Nuovi assetti nel comparto alimentare delle conserve

Un’importante acquisizione economica cambia gli assetti proprietari nella filiera alimentare nazionale nel settore dei prodotti freschi e conservati, destinati alla grande distribuzione organizzata. E’ il gruppo Generale Conserve-ASdoMAR, protagonista di un nuovo cambio nella proprietà azionaria, una svolta che, secondo gli indicatori di mercato, segnerà  nuovi sviluppi di crescita per l’azienda italiana con sede a Genova. Nata sul finire degli anni ’80 come Società commerciale di importazione conserve ittiche, sotto la guida del Presidente Vito Gulli, azionista di riferimento dal 2001, in poco più di dieci anni, è passata da piccola realtà dedicata esclusivamente alla commercializzazione di prodotti ittici di qualità, a impresa con due stabilimenti produttivi di proprietà, circa 555 dipendenti e un fatturato di 155 milioni di euro in costante incremento rispetto agli anni precedenti.

“Con l’operazione, che si è perfezionata in data odierna, il gruppo che fa capo a Adolfo Valsecchi, entrato in Generale Conserve nel 2014, consolida ulteriormente la propria quota di maggioranza. Contestualmente ha fatto il suo ingresso nella Società una nuova Compagine Azionaria di primari Investitori Finanziari”.

L’incipit del comunicato stampa emesso nella mattinata del 3 febbraio annuncia i nuovi rilevanti assetti societari scaturiti dall’operazione. Adolfo Valsecchi, che ha ricoperto la posizione di Amministratore Delegato in primarie Aziende Alimentari Europee con sede a Londra e a Parigi, dopo più di 40 anni di esperienza nel business internazionale dei prodotti alimentari di marca, da oggi assume, oltre alla carica già ricoperta di Amministratore Delegato, anche quella di Presidente della Società.

La nuova compagine azionaria conferma la strategia di rafforzare ulteriormente la presenza dei marchi ASdoMAR e DE RICA sul Mercato Italiano, ampliando la gamma prodotti e la loro presenza nei diversi canali distributivi con l’obiettivo di portare i propri marchi ASdoMAR e DE RICA anche sui Mercati Europei puntando sull’immagine di Prodotto Alimentare, Sostenibile, “Made in Italy”, di Alta Qualità.

L’azienda rappresenta oggi un modello di riferimento per qualità-innovazione prodotto e tecnologia produttiva; ha un posizionamento distintivo, sviluppato nel corso degli ultimi 10 anni grazie alla strategia e alla vision del Presidente Vito Gulli: “La Qualità e il Rispetto”. Ciò ha reso Generale Conserve-ASdoMAR testimone autorevole in tema di Corporate Social Responsibility, Sostenibilità Ambientale in generale e della Pesca in termini specifici, presso tutti gli stakeholders. In tale contesto ricordiamo l’adesione al progetto della ong “Friend of the sea” ed alle relative certificazioni di sostenibilità ambientale ottenute dalla stessa organizzazione internazionale. Un team di consulenti aziendali, rappresentanti fra i principali studi legali d’affari nazionali, ha patrocinato le controparti per condurre a buon fine tutte le fasi delle articolate transazioni. La rinnovata proprietà intende rafforzare ulteriormente la presenza dei marchi ASdoMAR e DE RICA sul Mercato Italiano, ampliando la gamma prodotti e la loro presenza nei diversi canali distributivi. Annuncia altresì l’obiettivo di portare gli stessi marchi anche sui Mercati Europei puntando sull’immagine di Prodotto Alimentare, Sostenibile, “Made in Italy”, di Alta Qualità. Il raggiungimento dei nuovi target punterà sullo sviluppo delle tecnologie del processo produttivo, sulle innovazione di prodotto, sulla pianificazione e il controllo finanziario.  I nuovi soci, infine, sono un gruppo di investitori finanziari di trentennale esperienza nel Private Equity, con un particolare focus nel settore dei beni di largo consumo di marca premium. Il loro intervento in Generale Conserve-ASdoMAR è teso ad accompagnare il socio di maggioranza nei progetti di crescita del gruppo e dei suoi marchi, anche per linee esterne.

Luigi Coppola

Theatrum Mundi: a Pompei la prima rassegna di drammaturgia antica.

Uno spazio che si riappropria della sua naturale attitudine, questo è il Teatro Grande di Pompei, che dal prossimo 22 giugno e fino al 23 luglio ospiterà la prima edizione della rassegna di drammaturgia antica “Pompeii Theatrum Mundi”, un ciclo di rappresentazioni immaginato per il teatro antico del più imponente sito archeologico del mondo.

L’intera manifestazione, diretta da Luca de Fusco, che firmerà anche la regia di alcune delle cinque grandi opere previste da cartellone, è nata dalla collaborazione tra il Teatro Stabile di Napoli e la Soprintendenza di Pompei; in programma ci saranno grandi tragedie tese a privilegiare ed esaltare il rapporto tra lo spazio scenico e la narrazione teatrale.

Apriranno il programma due capolavori di Eschilo: l’Orestea, affidata a Luca de Fusco, e il Prometeo, per la regia di Massimo Luconi, entrambe produzioni del Teatro Stabile di Napoli; Luconi firma anche la regia di Antigone, una storia africana, di Jean Anouilh, del Terzo piano teatro, a seguire Le Baccanti di Euripide, coproduzione di Napoli e Torino e per la regia dei Andrea de Rosa, concludendo con Seneca e la sua Fedra, diretta da Carlo Cerciello e prodotta dall’Istituto nazionale del dramma antico (INDA), quella gloriosa fondazione, per intenderci, che da 52 anni organizza e promuove le rappresentazioni classiche presso il Teatro greco di Siracusa.

Pompei ritorna a vivere, con il rito catartico della rappresentazione scenica ricreato nel Teatro Grande; l’edificio, edificato in età sannitica e completamente sepolto dall’eruzione del 79 d.C., fu il passatempo preferito dai laboriosi e ricchi romani che abitavano quei luoghi, nonché luogo d’eccezione in cui andavano in scena le così dette fabulae atellanae, le farse popolari di origine locale in cui si rideva rappresentando scene familiari di amori, corna e scherzi.

Ebbene, anche se con un programma un po’ lontano dalla antica e più ludica destinazione del Teatro Grande, Theatrum Mundi è il palco ideale per suggellare la rinascita del sito archeologico.

Rossella Marchese

Sanremo 2017, il vincitore è Francesco Gabbani

Ascolti pari al 58,4% per la finale, Conti e De Fillipi chiudono con gloria

Il Sanremo di Carlo Conti e Maria De Filippi si chiude col botto. La finale che ha incoronato vincitore Francesco Gabbani è stata vista da una media di 12.022.000 di telespettatori con il 58,4% di share. Il dato migliore per una finale dal 2009, l’anno del 59esimo Festival presentato da Paolo Bonolis con Luca Laurenti. Nel 2016 erano stati 11 milioni 223 mila i telespettatori, pari al 52.52% di share, a seguire la finale del Festival di Sanremo. Ascolti superiori anche rispetto al 2015 quando l’ultima serata del festival era stata seguita in media da 11 milioni 843 mila spettatori, pari al 54.21% di share. Ad aprire la quinta e ultima puntata del Festival sono i Ladri di carrozzelle con il brano “Stravedo per la vita”. La performance, come annunciato negli scorsi giorni, è dedicata all’ex componente Piero Petrullo che di recente si è tolto la vita. Poi Carlo Conti lancia il televoto per le 16 canzoni in gara e presenta anche stavolta gli eroi del quotidiano: questa volta sono carabinieri e poliziotti che parlano della loro attività come “passione”. Tra gli esponenti della polizia c’è anche lo zio del piccolo Samuel, il bambino che nella tragedia di Rigopiano ha perso i genitori. Poi sul palco dell’Ariston, per la prima volta come ospite, arriva Zucchero che canta “Ci si arrende”. Fa il suo ingresso anche Maria De Filippi, che evita le “temute” scale, spiegando: “Non le ho fatte perché sono rispettosa del festival. Facendole sarei scesa guardando solo i miei piedi”. Inizia la gara e ogni campione viene introdotto dal videomessaggio di un altro artista.  Il palco dell’Ariston si trasforma nell’ultima puntata in “C’è posta per te” con Geppi Cucciari a condurre e Maria a fare da ospite. La busta è Carlo Conti. “Maria, è vero che presenti l’anno prossimo Sanremo?”, chiede Geppi. E la De Filippi: “Te lo dico in diretta, ciaone”. Dopo le battute, però, c’è anche spazio per un monologo serio. “Siamo abituati alle bugie. Tipo un anno fa è morto in Egitto un ragazzo italiano, Giulio Regeni, e non abbiamo capito ancora perché”, ricorda. Infine un riferimento alle donne spesso vittime di sessismo. “Stasera io mi schiero dalla parte della donna”, dice la comica schierandosi contro il titolo sessista di Libero sulla sindaca di Roma Virginia Raggi. “Giudicare una donna per quello che molti maschi vorrebbero in dono è sbagliato”, conclude l’attrice.

Vengono assegnati i primi premi: dopo la vittoria nella serata delle cover Ermal Meta si porta a casa anche il “Premio della Critica Mia Martini – Sezione Campioni” con la sua “Vietato morire”; invece a Fiorella Mannoia e alla sua “Che sia benedetta” va il “Premio della Sala Stampa Radio-Tv-Web Lucio Dalla – Sezione Campioni”. Il premio Giancarlo Bigazzi per il Miglior arrangiamento, votato dai professori dell’Orchestra, va invece ad Al Bano per “Di rose e di spine”. Francesco Gabbani con “Occidentali’s Karma”, invece, si porta a casa il premio TimMusic, dedicato al brano più ascoltato in streaming durante la serata finale sull’app TimMusic. Con il brano Occidentali’s Karma, Francesco Gabbani, vince la sessantasettesima edizione del Festival di Sanremo con cui  rappresenterà l’Italia all’Eurovision Song Contest 2017, che si terrà a Kiev a maggio.

Nicola Massaro

Anticipo di primavera per la musica dal vivo in Sardegna

Dall’inizio del nuovo anno sono partite in Sardegna alcune iniziative che coinvolgono nomi importanti della musica nazionale e internazionale. Il Jazz è una delle filiere da sempre fra le più amate e sostenute in Sardegna e il Jazz Club Network organizzato dalla Cedac sta registrando forte consenso nelle location interessate.

Dopo il debutto della  pianista e cantante Francesca Tandoi che lo scorso 12 gennaio ha avviato la prima al Jazzino di Cagliari, insieme a Giuseppe Bassi (contrabbasso) e Lorenzo Tucci (batteria) con la replica la sera seguente al Poco Loco di Alghero i riflettori si sono accesi su Gianluca Petrella, uno dei più grandi trombonisti del panorama internazionale, apprezzato per il suo talento e la bravura tecnica ma anche per l’inventiva e la versatilità stilistica ed espressiva.

Il giovane musicista pugliese, classe 1975, si è reso protagonista in una notte stellare lo scorso 27 gennaio al Poco Loco ad Alghero. Nella Riviera del Corallo (seconda tappa in Sardegna dopo la prima tappa al Jazzino a Cagliari) alla testa del suo 70’s Trio con Michele Papadia (Hammond Organ, Wurlitzer, Moog, effetti) e Stefano Tamborrino (batteria e percussioni) ha realizzato un suggestivo viaggio indietro nel tempo. Veleggiando strepitose sonorità con gli stantuffi degli ottoni, tra tinte acide e sonorità funky. Creando immaginarie visioni, accompagnate da ironiche e stravaganti didascalie, dove le radici e le armonie esplorano nelle viscere della Black Music della metà del secolo scorso, per approdare nelle contaminazioni mediterranee contemporanee.

Il ricco cartellone Cedac comprende altri importanti appuntamenti. Massimo Ferra & Javier Girotto Duo debutterà  giovedì 16 febbraio alle 21.30 al Jazzino di Cagliari, per replicare  venerdì 17 febbraio alle 21 al Caffè Gana ’e Gorreto di Siniscola e infine sabato 18 febbraio alle 20.30 al Vecchio Mulino di Sassari – con un repertorio originale di pezzi scritti elaborati dai due artisti per questa nuova formazione.  Il suono, la storia e il fascino del Jazz mediterraneo con il Riccardo Lay & Sandro Satta Duo – giovedì 23 febbraio alle 21.30 al Jazzino di Cagliari e venerdì 24 febbraio alle 20.30 al Vecchio Mulino di Sassari.

Si torna al Poco Loco di Alghero con la direzione artistica di Massimiliano Saba il 2 marzo per uno straordinario evento. Gli ancestrali suoni dell’Isola su metriche incalzanti vibreranno con il Gavino Murgia Blast Quartet feat Mauro Ottolini – il nuovo progetto del sassofonista nuorese con Aldo Vigorito al contrabbasso e Pietro Jodice dietro piatti e tamburi e con la partecipazione del trombonista Mauro Ottolini. Lo speciale tour sardo partirà il 28 febbraio al Jazzino di Cagliari per approdare anche a Siniscola il 1° marzo (Caffè Gana ’e Gorreto di Siniscola)  e concludere dopo la tappa algherese, il 3 marzo al Vecchio Mulino a Sassari.

Fra gli ospiti del Jazz Club Network ricordiamo la preziosa voce di Elena Ledda che accompagnerà  Mauro Palmas & Francesco Medda/Arrogalla nelle tre uscite di Cagliari, Sassari e Siniscola dal 9 all’11 marzo. Unica data nell’Isola, mercoledì 5 aprile alle 21.30 al Jazzino di Cagliari, per il pianista statunitense  John Medeski, originario del Kentucky. Spazio poi alla canzone d’autore con Davide Casu: il poliedrico pittore, poeta e musicista, porta nell’Isola le melodie dell’album “Il Poeta” (realizzato in collaborazione con il musicista Marcello Peghin) nel concerto in programma mercoledì 20 aprile al Jazzino di Cagliari e venerdì 22 aprile al Vecchio Mulino di Sassari e infine sabato 23 aprile a Siniscola. Sul palco insieme all’artista algherese l’ensemble strumentale formato da Marcello Peghin (chitarre), Salvatore Maltana (contrabbasso), Tore Mannu (percussioni) e Gianrico Manca (batteria) nell’Isola in un’interessante alchimia tra culture e linguaggi, tra memoria e futuro. L’epilogo si consumerà il 28 aprile al Poco Loco di Alghero (dopo il prologo la sera precedente al Razzino di Cagliari) con il duo Soulenco, alias la cantante e compositrice Serena Brancale (voce e multipara) e il percussionista, compositore e cantante messicano Israel Varela (batteria) con l’apporto prezioso di Alessandro Gwis,  pianista degli Aires Tango nonché autore e interprete di colonne sonore per il cinema. Il  fascino della musica improvvisata coinvolgerà anche i teatri dell’isola.

Francesca Corrias, Franca Masu, Simona Molinari le vocalist impegnate con i loro musicisti in serate uniche nelle sale di San Gavino Monreale, Arzachena e Cagliari.

Sul portale dedicato ( http://www.cedacsardegna.it/stagione-di-musica-2016-2017/musica-cagliari-2016-2017/ )  maggiori approfondimenti.

In arrivo a Sassari la grande musica d’autore italiana. Il prossimo 11 febbraio il cantautore romano Niccolò Fabi sarà al teatro comunale con il suo ultimo lavoro “Una somma di piccole cose” alle ore 21.00. Un concerto imperdibile organizzato dall’associazione di Cagliari “Forma e poesia nel Jazz”. La prevendita è già attiva on lune e nei punti vendita sassaresi. Nella primavera del Nord Sardegna si staglia ancora una notte da ricordare, questa volta con l’anteprima dello storico Festival Abbabula organizzato a Sassari dall’associazione “Le ragazze terribili”: il prossimo 8 aprile sul palco del teatro Verdi ci sarà Carmen Consoli con suo ultimo album “Eco di sirene”.  Anche per questo concerto è già aperta la prevendita.

Prima di concludere, non possiamo dimenticare a proposito del jazz, colui che rappresenta l’isola  in tutto il mondo in questo speciale orizzonte. Il 22 febbraio al teatro Verdi di Sassari Paolo Fresu e l’Orchestra Jazz di Sardegna saranno impegnati in una grande serata di musica e solidarietà con “Un concerto per la vita”. L’incasso sarà devoluto in favore dell’associazione di Oncoematologia “Mariangela Pinna” Onlus.

Luigi Coppola

Draghi e il G30

La delicata questione sollevata dall’inchiesta della Mediatrice europea Emily O’Reilly riguarda Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea (BCE), forse troppo vicino alle banche.

Emily O’Reilly, eletta Mediatrice europea nel luglio 2013, è stata riconfermata nel 2014 per un mandato quinquennale. Una lettera di venerdì 20 gennaio annuncia l’avvio di un’inchiesta sull’appartenenza dell’italiano al Gruppo dei Trenta (G30), un forum internazionale che comprende i dirigenti del settore finanziario pubblico e privato, ma anche sul coinvolgimento degli alti responsabili della BCE nei lavori di questo gruppo di esperti del settore bancario.

L’inchiesta parte da una denuncia presentata dalla ONG Corporate Europe Observatory di Bruxelles (CEO) sui legami tra lobby e istituzioni europee. Il G30 riunisce i governatori delle banche centrali di vari Paesi, economisti di alto livello (come K. Rogoff) e presidenti di istituzioni private (come JP Morgan e UBS). In questo gruppo e con poca trasparenza, banchieri e membri della BCE si incontrano con il rischio che un potenziale conflitto di interessi possa minacciare l’indipendenza dell’istituzione.

La BCE è diventata il supervisore delle 126 più grandi banche dell’eurozona ed è anomalo – secondo K. Haar ricercatore di CEO –  che in un tale contesto il personale dell’istituzione possa, senza alcun controllo, scambiare informazioni con gli istituti che supervisiona. Secondo Haar il G30, nato nel 1978, da gruppo di esperti si è trasformato in una lobby bancaria.

Pertanto, due concezioni di politica monetaria si scontrano:

– la linea dura (di CEO), secondo cui tra banchieri centrali e stakeholder esterni non dovrebbe esistere alcun rapporto, al fine di eliminare qualsiasi potenziale conflitto di interessi;

– la visione più morbida e pragmatica che vede essenziale un dialogo, poiché la BCE necessita  di misurare l’impatto delle sue misure monetarie per migliorarne il funzionamento.

Anche se il Mediatore europeo non ha un potere vincolante, i suoi pareri sono spesso seguiti e CEO spera in una maggiore trasparenza durante le riunioni del G30.

Danilo Turco

Al via la terza edizione di “Pizza1one”

Dal 30 gennaio al 1 marzo 2017 al format tv Pizza1one, giunto alla terza edizione, si sfideranno a colpi di farina 192 pizzaioli.

37 puntate della durata di 35 minuti ognuna, porteranno i concorrenti alla meta per la conquista del trofeo “Città di Napoli”.

A presentare l’iniziativa il presidente dell’Istituto Nazionale Pizza (INP) Claudio Ospite, il conduttore Peppe Nardelli, dal regista Antonio Canitano coadiuvato da Adele Ceniccola. Con loro il vincitore della scorsa edizione, Nino Pannella, pizzaiolo acerrano di 22 anni che nella primavera 2016 ha vinto anche il campionato mondiale dei pizzaioli a Las Vegas, gli studenti dell’Istituto Cavalcanti di Napoli e alcuni importanti pizzaioli “giudici di forno”, a loro il gravoso compito di valutare i concorrenti sulla base della lavorazione e della cottura della pizza. Tra i giudici Attilio Albachiara, Nunzio Cacialli, Fabio Cristiano, Marco Di Pasquale, Maurizio Ferrillo, Luca Piscopo, Errico Porzio, Antonio Tammaro, Angelo Tramontano. Cinque invece i giurati che dovranno dare  un voto sul gusto e sull’abbinamento dei prodotti. Si tratta di personaggi provenienti dal mondo dello sport, del cinema, della cultura e da diverse categorie professionali. Per ogni puntata verrà scelto il concorrente fra i sei presenti che passerà il turno. Dalle semifinali gli 8 migliori pizzaioli che si sfideranno a suon di farina nella finalissima.

Solo 4 minuti per preparare la pizza, infornarla e servirla nel piatto. Novità dell’edizione 2017 la pizza per celiaci.

“Con questa trasmissione vogliamo valorizzare la pizza, un piatto che è il vero ambasciatore del made in Italy nel mondo, ma anche dare la massima visibilità alla figura del pizzaiolo” ha affermato Ospite. Anche la scenografia del programma, curata da Davide Delehaye, che sarà registrato negli studi televisivi di ItaliaMia, calerà spettatori e concorrenti nella mitica atmosfera del Golfo di Napoli. “Abbiamo voluto riprodurre l’ambiente cordiale di una pizzeria – ha sottolineato il regista Canitano – esaltando però il lavoro del pizzaiolo, grazie anche all’utilizzo di sette telecamere e all’uso di una nuova grafica”. “Il pizzaiolo, il suo lavoro e il prodotto finale saranno i veri protagonisti dello show” ha affermato il conduttore Nardelli, che si cimenta per la prima volta con il food dopo una lunga esperienza nel mondo dello spettacolo.

Il regolamento, la brochure e la scheda di adesione al campionato sono consultabili sul sito www.istitutonazionalepizza.it insieme a tutti i contatti e le informazioni per partecipare.

Salvatore Adinolfi

Una petizione contro la chiusura del PSP Elena d’Aosta

Il  presidio sanitario polifuzionale Elena d’Aosta non deve chiudere! Questo l’oggetto della petizione promossa dal Movimento per il diritto alla salute e rivolta al Presidente della Repubblica, al Presidente della Regione Campania, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Sanità, al Prefetto di Napoli, al Presidente della Regione Campania, all’Assessore alla Sanità della Regione Campania, al Sindaco di Napoli e ai presidenti delle 10 Municipalità della Città di Napoli.

“Una iniziativa di democrazia diretta” quella promossa dal Movimento che, nel testo della petizione, sottoscrivibile dal 31 gennaio 2017 evidenzia l’esigenza di una rivisitazione del piano sanitario della Regione Campania che prevederebbe la “chiusura di servizi, ospedali e pronto soccorso, senza peraltro provvedere a realizzare quei servizi intermedi che comunque sono previsti dalle  leggi nazionali e dallo stesso piano sanitari nazionale”. “Noi riteniamo –  si legge ancora nella petizione – che il piano regionale vada rivisto sotto l’ottica del diritto alla salute dei cittadini che, in uno stato democratico, sono i reali depositari del potere”.  Il PSP Elena d’Aosta è un presidio situato in un edifico storico donato con finalità d’uso e posto in una posizione geografica “felice per l’accesso dell’utenza, con due ingressi, giardino, posti auto per gli utenti e di facile accesso per i disabili motori” che evidenziano gli estensori della petizione “sta subendo  un progressivo disfacimento”. La richiesta del Movimento prevede  non solo la richiesta di non chiusura ma anche che “il Presidio  Sanitario Polifunzionale Elena d’Aosta, sia ulteriormente potenziato con altri  ambulatori e servizi,  a garanzia del Diritto alla  salute ed al benessere dei cittadini”.

Alessandra Desideri

Mal’essere, Davide Iodice e l’Amleto di Shakespeare

Davide Iodice si confronta con l’Amleto di Shakespeare in Mal’essere in scena dal 1° al 12 febbraio al Teatro San Ferdinndo di Napoli.

Una riscrittura in napoletano della tragedia del grande Bardo firmata da un gruppo di rapper. Un’esperienza che il regista Davide Iodice prova a descrivere: “in questo tempo di “paranze d’‘e criature” e di criature morti ammazzati, di padri che mandano – ancora – i figli alla strage, nell’Elsinore dove vivo, tra Forcella e Sanità, qui mi riappare l’ombra di Amleto, qui sento che non è tanto questione di essere o non essere ma di mal’essere, nel senso doppio della nostra lingua che dice insieme di persona cattiva ma anche di un profondo scoramento esistenziale: essere o non essere il male, piuttosto. Nessuno più e meglio dei numerosissimi rapper dei nostri territori sa esprimere, a parer mio, questo malessere oggi”.

Una esperienza non certo facile, quella del regista e della produzione curata dal Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale, ma che si inserisce in quella personale ricerca “da sempre attenta a far risuonare l’eco emotiva della rappresentazione scenica lungo sentieri e luoghi non canonici, di forte impatto sociale”. Una ricerca-indagine che vede numerosi impegnativi titoli: “La fabbrica dei sogni”, “Un giorno tutto questo sarà tuo”, “Mangiare e bere. Letame e morte“,“Mettersi nei panni degli altri-Vestire gli ignudi” del progetto “Che senso ha se solo tu ti salvi” ispirato a Le sette opere di misericordia di Caravaggio, “Il velo”, del progetto sostenuto dalla Comunità Europea, Città in scena/Cities on stage, nel 2015, Euridice e Orfeo, Drommar (realizzato con il Folkteatern di Goteborg) e Sonnai, entrambi parte della “ricerca itinerante sui sogni degli ultimi” del regista.

La trama shalesperiana risuonerà con il dramma del Principe di Danimarca nelle voci dei rapper e degli attori evidenziando agli spettatori scorci e ferite della città odierna di sorprendente e inquietante attualità.

“Con questo Mal’essere – ha dichiarato Davide Iodice – si può provare a dire qualcosa su Napoli, da Napoli, scartando l’imperante e cinica oleografia criminale, questo tempo di paranze dei bambini, un’estetica del male che stiamo assecondando, dove le crew dei rapper sono paranze vitali, di chi ha scelto l’arte al posto delle pistole”.

Su drammaturgia dello stesso Davide Iodice e testi e riscritture dei rapper Gianni De Lisa detto ‘O Yank e Pasquale Fernandez detto Sir (dei Fuossera), Alessandro Caricchia detto Joel, Paolo Romano detto Sha One, Ciro Perrotta detto Op Rot, Damiano Rossi detto Capatosta, in scena recitano gli attori Salvatore Caruso, Luigi Credendino, Veronica D’Elia, Angela Garofalo, Francesco Damiano Laezza, Marco Palumbo, Antonio Spiezia insieme ai rapper attori Gianni De Lisa detto ‘O Yank, Vincenzo Musto detto Oyoshe, Paolo Romano detto Sha One, Damiano Rossi detto Capatosta, Peppe Sica detto Oh. Scene di Tiziano Fario, costumi di Daniela Salernitano, luci di Davide Iodice e Angelo Grieco,  musiche di Massimo Gargiulo. Un’ora e cinquanta minuti di uno Shakespeare napoletano.

Alessandra Desideri

Moonage Mantra, l’anteprima dei Dorian Gray in Sardegna

“Schizofrenia come ricchezza, diversità come valore, distanza come bellezza.

MOONAGE MANTRA è un polveroso Moleskine dove annotare i passaggi che portano all’eliminazione della parte trasparente della coscienza”.

Le didascalie che presentano l’ultimo album dei Dorian Gray preludono un progetto composito che va oltre i canoni abituali di un lavoro discografico. Per presentarlo nell’isola dove circa trenta anni fa, a Cagliari, avvenne la genesi della prima formazione; una selezione della band ha realizzato un tour in quattro tappe iniziato lo scorso 26 gennaio a Villamasargia, nel Sulcis-Iglesiente e conclusosi ad Alghero la domenica successiva.

DSC_0031Cinque autori, una band divisa in due, 16 pagine di rappresentazioni visionarie mutanti, in cui sono delineati personaggi, storie e diverse espressioni di uno stesso infinito, quello che ci manca da sempre. Le tavole originali di Marino Neri, Ausonia, Andrea Bruno, Davide Toffolo e Gildo Atzori inserite nella monografia che accompagna il disco, rappresentano la pop art del ventunesimo secolo, in uno scenario in cui suoni e immagini si fondono in un unico contenitore. MOONAGE MANTRA è un lavoro in cui musica, arte, innovazione formano un unico, grande affresco, un concentrato di arte contemporanea che utilizza più linguaggi e canoni di comunicazione. Per la prima volta, tutto questo è contenuto in un disco in vinile a 33 giri. Una confezione che racchiude oltre la collezione di immagini con i testi dei brani, anche una pen drive con le tracce in formato digitale.

Sabato 28 gennaio la tournèe  sarda ha fatto tappa a Porto Torres. Al circolo Acli “Al Baccanale”, Davide Catinari, voce storica e fondatore del gruppo, è stato accompagnato da Samuele Dessì (tastiera e chitarra) e Nico Meloni (chitarra acustica). Il set unplugged che offre un saggio del lavoro, contempla una importante connotazione di visioni riprodotte in tempo reale con una inedita metodica artigianale che contamina colori di china e proiezioni digitali. La mano agile e indomita di Gildo Atzori sostituisce il pennino robotico di un immaginario sismografo dove la rilevazione elettronica è sostituita dai sensori cognitivi del disegnatore che declina e traduce musiche e parole prodotte dai compagni in ribalta. Sul foglio prendono forma e vita schizzetti grafici dalle forme e colori che evolvono rispetto alle sensibilità sonore recepite. Un incontro di voci e immagini che cattura l’attenzione del pubblico.

La serata, presentata da Luigi Coppola (collaboratore di varie testate online, fra le quali la nostra), si è arricchita con la proiezione di un concept video intitolato “La luna negli occhi”, protagonista lo stesso Catinari, mentore e frontman di una straordinaria band di frontiera. In circa trent’anni di attività Dorian Gray ha collezionato eventi e attestati unici sulla scena globale. Prima formazione europea a esibirsi in Cina nel 1992 e attiva nei principali club europei (Londra, Berlino), vincitrice del premio Mei nel 2009, lo scorso anno è stata l’unica formazione italiana ammessa a partecipare al prestigioso festival Canadian Music Week di Toronto.

La condizione del bipolarismo è alla base dei contenuti sviluppati nell’album.

Dorian Gray e Golem Love sono due diverse caratterizzazioni per la stessa anima. La prima, rappresentata dai brani in italiano, è la condizione irrisolta del disagio interiore del qui e ora, la seconda, cantata in inglese, rappresenta la distruzione della consapevolezza attraverso l’innocenza. Lo stesso Catinari racchiude così la poetica del progetto: “Se Dorian Gray è lo sguardo disincantato sugli effetti di un’immortalità fine a se stessa, Golem In Love è il bambino che vuole mettere il mare in un secchiello. Visioni parallele di un percorso circolare che tende all’infinito, schizofrenia raccontata con amore”.

Collaborazioni prestigiose, a partire da Blaine L. Reininger (voce dei Tuxedomon) compaiono nell’album che sarà in vendita su più circuiti dal prossimo 10 febbraio con l’etichetta Cassavetes Connection. La serata è stata arricchita con la tipica ospitalità gastronomica locale con la direzione artistica di Donatella Parodi e la regia in consolle di Mario Francesconi.

 

 

Oscar 2017, “Fuocoammare” nella cinquina dei documentari

Fuocoammare, il documentario del 2016 di Gianfranco Rosi sull’isola di Lampedusa che lo scorso febbraio ha vinto l’Orso d’oro al Festival del cinema di Berlino è stato nominato per l’Oscar come Miglior documentario. L’annuncio è stato dato durante l’evento organizzato per comunicare tutte le nomination agli Oscar.

Fuocoammare era stato inizialmente inserito nella lista dei possibili candidati al premio per il Miglior film straniero, ma ne era stato escluso a una successiva selezione. “È meraviglioso, è stata una battaglia, negli ultimi giorni non ci credevo più. Ho portato Lampedusa a Hollywood”. Gianfranco Rosi è felice come un bambino che gioca sulla sabbia, e nell’incontro via skype da Tokio, dove Fuocoammare sta uscendo, chiede ai media: “Mi volete bene?”. E poi: “Ho promesso alla distributrice giapponese che se fossi entrato nella cinquina degli Oscar avrei fatto l’uomo sandwich davanti al cinema per portare il pubblico in sala”. Gianfranco Rosi è nato ad Asmara, in Eritrea, nel 1964, e a vent’anni si è trasferito a New York per studiare cinema. Il suo primo mediometraggio – si chiamano così quando non sono né corti né lunghi – si intitola Boatman ed è stato realizzato dopo un viaggio in India. Nel 2010 Rosi ha girato El sicario – Room 164, un film-intervista su un ex sicario messicano che lavorava per  un cartello della droga. Rosi è però noto al cosiddetto “grande pubblico” italiano dal 2013, quando il suo documentario Sacro GRA – girato sul Grande Raccordo Anulare di Roma – ha vinto il Festival di Venezia. Gli esperti di cinema parlano di Rosi come di un regista che ama conoscere a fondo i posti dove sono ambientate le storie che racconta: per girare Fuocoammare, per esempio, ha vissuto più di un anno a Lampedusa. “Siamo molto felici che un film così importante e complesso abbia raggiunto questo splendido risultato. Un’opera che non solo risponde appieno alla mission di Servizio Pubblico ma va oltre nell’alimentare un racconto che Rai si impegna a far diventare sempre più internazionale” commenta Antonio Campo Dall’Orto, direttore generale Rai. “L’Italia è il Mediterraneo e Lampedusa ne è non solo il centro geografico, ma soprattutto l’anima –  prosegue il DG –  un luogo di accoglienza e di apertura, esempio più alto della cultura italiana, al tempo stesso inno all’accoglienza e alla bellezza. “Fuocoammare” incarna questo ideale in tutta la sua forza, facendosi messaggio globale di solidarietà”. “Un’altra prova –  conclude Campo Dall’Orto –  che l’audiovisivo italiano è un luogo di eccellenza capace di avere un impatto nella costruzione della pubblica opinione globale su temi tanto difficili quanto importanti come la questione dei migranti”. Un film che può andare a confrontarsi nel luogo dove il cinema è “bigger than life”, più grande della vita, nel tempio di quest’arte dove si riuniscono le più grandi macchine produttive di cinema del mondo. Un film che, nel suo piccolo, ci spinge a fare la vita più grande, più degna, più aperta. E un film che parla dall’Italia a tutto il mondo, e ora lo continua a fare da un luogo particolarmente ascoltato. Grazie a uno sforzo magnifico del nostro cinema pubblico, e grazie agli sforzi congiunti dei due ministeri MiBACT e Mise, che ci dimostra se ce ne fosse ancora bisogno, che l’unione e il collegamento degli sforzi, riesce a portarci in alto. E una piccola, curiosa soddisfazione per un evento unico. È la seconda volta che un documentario italiano arriva alla Cinquina degli Oscar. La prima, nel 1962, fu con ‘La Grande Olimpiade’ di Romolo Marcellini, il film che celebrava i Giochi del ‘60 a Roma. Una storia di successo italiana. Il film era prodotto dall’Istituto Luce.

 

Nicola Massaro

 

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