Trump e lo “spettro della deglobalizzazione”

L’editoriale “Le fantasme de la démondialisation” pubblicato il 14 novembre dal quotidiano francese Le Monde, evidenzia come la rivoluzione tecnologica e il fenomeno della delocalizzazione del lavoro continueranno indipendentemente da chi considera il successo elettorale di Donald Trump un segnale premonitore della fine della globalizzazione.

Il nuovo Presidente degli Stati Uniti ha denunciato gli svantaggi della globalizzazione. Brexit ha vinto grazie ai voti delle regioni della Gran Bretagna colpite dalla deindustrializzazione in parte imputabile alla delocalizzazione. Pertanto, i partiti europei di estrema destra (come Front National in Francia) interpretano la vittoria di Trump come un segnale della fine della globalizzazione.

La propaganda del nuovo presidente USA ha sfruttato una realtà già nota da diversi anni: la globalizzazione ha ridotto le ineguaglianze tra il Nord e il Sud del globo, ma con le delocalizzazioni – soprattutto in Cina divenuta l’atelier del mondo – ha depauperato molti territori europei e americani. Tuttavia anche la rivoluzione tecnologica ha contribuito allo smantellamento dei vecchi bacini d’impiego. Infatti, il progresso tecnologico favorisce la delocalizzazione più dell’ideologia della globalizzazione.

L’impatto della vittoria di Trump produrrà negoziazioni più dure tra gli Stati del Nord e quelli del Sud e più acri battaglie sulle condizioni di concorrenza. Probabilmente Trump non sosterrà i due principali trattati di liberalizzazione commerciale – quello con l’Asia e con l’Europa – proposti da Obama. Tuttavia, l’idea di un ritorno al passato basato sul rimpatrio del lavoro rappresenta un’illusione. L’incremento di tariffe proibitive sulle importazioni cinesi e messicane verso gli Stati Uniti scatenerebbe una guerra commerciale e la perdita milioni di posti di lavoro in America e in Europa. Ancor più devastanti potrebbero essere gli effetti di una deglobalizzazione.

 

Danilo Turco

 

 

Alghero in musica aspettando il Natale

Un palinsesto con la musica alta del Novecento, una cinquina di concerti per altrettante serate d’essay che ci introducono ad Alghero nell’ultimo mese dell’anno. La programmazione musicale d’autunno è già avanzata al Poco Loco, la storica casa della musica situata nel cuore della movida algherese. Un ponte ideale con gli eventi di fine anno, un ricco programma presentato dall’amministrazione comunale, titolato  “Mès que un Mes”, che culmineranno nel tradizionale Cap d’Any nella notte di San Silvestro. Il cartellone al Poco Loco si compone di cinque appuntamenti con alcune fra le storiche band dell’isola accompagnate in più occasioni da alcuni ospiti di fama internazionale, in arrivo dalla penisola. Le formazioni in ribalta esprimono i tre grandi filoni musicali, capisaldi della migliore produzione musicale del Novecento: Jazz, Rock e Pop.

La kermesse ha preso il via lo scorso 28 ottobre con una originale formazione jazz che ha celebrato uno strumento culto del genere, il sax. Suonato mirabilmente dal quarantunenne romano Daniele Tittarelli. Con lui sul palco, gli autoctoni Mariano Tedde al piano, Alessandro Atzori al contrabbasso e Gianrico Manca alla batteria, hanno ricreato, con ottimi arrangiamenti, standard e brani dei più grandi jazzisti del secolo scorso: da John Coltrane a Thelonius Monk. In questo contesto il prossimo ospite d’eccezione si esibirà il 9 dicembre celebrando ancora i fiati e gli ottoni. Di casa nell’isola che lo ha adottato, fra i primi docenti dei seminari estivi di Nuoro, Tino Tracanna, sarà accompagnato dai migliori talenti dell’isola. Con Alessandro Atzori e Gianrico Manca, già incontrati all’esordio, ci sarà al piano il Maestro Paolo Carrus, fondatore a Cagliari dello storico BILLY’S GARAGE TRIO.

Non solo Jazz nel programma musicale: sabato 19 novembre torna sul palco del Poco Loco la party band cagliaritana più acclamata della Sardegna, gli Echo 80.

La formazione con la voce di Pierpaolo Abis, Antonello Deriu (chitarra e cori), Massimiliano Pichiri (basso), Simone Belfiori (tastiere) e Marcello Mameli (batteria e percussioni)  nasce nel febbraio 2002. Il brand musicale esplora i maggiori successi della musica pop internazionale e italiana, prodotti nell’inimitabile decennio degli anni ottanta.

Nel palinsesto figurano anche i “Camberra Live”, protagonisti lo scorso 31 ottobre nell’Halloween Party. L’appuntamento con gli amanti del rock sarà il prossimo 19 novembre con il concerto dei Milestones, impegnati in un tributo ai Rolling Stones.

Tutti i concerti saranno accompagnati dalla tipica ristorazione della casa con la direzione artistica di Massimiliano Saba.

Ulteriori approfondimenti su http://www.pocolocoalghero.com/

 

Luigi Coppola

 

 

A Napoli maratona di jazz

Fenomeno musicale notevole, il jazz ha saputo pervadere, con i suoi stilemi, i più disparati ambiti musicali, incuriosendo, suggestionando ed ispirando musicisti massimi anche della più autorevole tradizione europea, come i francesi Maurice Ravel e Claude Debussy, per fare solo due nomi.

Oggi anche disciplina di insegnamento nei conservatori, a Napoli trova una vivace adesione ed alacre fermento, esprimendosi in specifici contesti sempre più numerosi, abbracciato anche da musicisti di robusta formazione accademica.

Un piccolo, vivido, riservato mondo che domani si offrirà all’intera città nella sontuosità architettonica della Basilica di San Giovanni Maggiore Pignatelli grazie ad una iniziativa curata dal musicista Enrico Del Gaudio, “La notte del jazz”, sei ore, dalle 18 alle 24, affidate ad artisti legati alla città, dal pianista Mariano Bellopede al “Petrarca Trio”, “Armanda Desidery Trio”, Beatrice Valente Trio”, “Luigi Di Nunzio Quartet” nonché il duo Pericle Odierna-Armando Bertozzi ed il duo Fabiana Martone-Marco Pezzenati.

Non mancheranno pure momenti narrativi, affidati alla voce di Anita Pavone,  dedicati alla storia di questo particolare genere musicale, anche attinti da autobiografie di eminenti artisti, un’idea che, anche in virtù della collaudata bravura della valente attrice, sarà sicuramente prezioso arricchimento alla serata.

 

Rosario Ruggiero

 

La lunga notte americana, sotto il tetto di cristallo

Doveva essere una notte storica per l’America e per il sogno americano: dopo il primo Presidente afro, una donna in cima al mondo, oltre il tetto di cristallo.

Invece la lunga notte americana ha portato ad un’alba ben diversa da quella che i media, i giornali, i sondaggisti di mezzo mondo ed il Partito Democratico americano avevano prospettato da 19 mesi a questa parte.

Il MidWest americano, la cosiddetta pancia dell’America, composta da quel ceto medio bianco ed impoverito dalla crisi economica, ha consegnato il paese nelle mani dell’imprenditore Donald Trump, che sarà investito del mandato dai Grandi Elettori il prossimo 12 dicembre.

Mr Trump “vince” la Presidenza degli Stati Uniti d’America conquistando stati roccaforte per i democratici e per l’Obama-pensiero, quali Pennsylvania, Iowa, Ohio, Wisconsin, Michigan; non è una vittoria di misura, bensì una sconfitta schiacciante per la sua avversaria, ancora più bruciante perché Mrs. Hillary Clinton non è riuscita a portare dalla sua quella parte delle minoranze afro e latine, delle donne e dei giovani millenials, che 8 anni fa si mobilitarono sull’onda dell’entusiasmo del “YesChange”, facendo la differenza per Barak Obama.

È finito un ciclo, quello rappresentato dalla lotta alle disuguaglianze sociali, dal sostegno diretto dello stato all’industria, dagli accordi per l’istruzione estesa e per la tutela pubblica della salute.

Inizia una nuova fase, all’insegna del protezionismo economico, della riduzione delle tasse per i più ricchi, delle grandi opere pubbliche a sostegno dell’occupazione e del laissez faire in politica estera.

Ma non è soltanto la vittoria del candidato repubblicano a sconvolgere l’opinione pubblica di mezzo mondo, o il brusco cambiamento voluto dagli americani che hanno scelto di pensare a se stessi e al lavoro, e meno agli affari esteri, all’ambiente o ai diritti sociali, ciò che più lascia perplessi è l’incapacità della classe politica e dei veicolatori di informazione a leggere la realtà ed interpretare i segnali di una società statunitense totalmente spaccata. Mr. Trump non incarna soltanto un voto di protesta o il desiderio degli americani di guardarsi l’ombelico, a dispetto di una globalizzazione che, probabilmente, non significa nulla per i suoi elettori, quest’uomo fuori dall’establishment (e neppure tanto se si conta la sua smisurata ricchezza) è la risposta che i cittadini spaesati e non allineati hanno trovato all’incertezza e alla paura.

Così come per Mr. Trump, anche le risposte cercate nel “Leave” inglese, nel “Front National” francese, o nel “Movimento5Stelle” italiano, possono essere lette come risposte di un Occidente che ha bisogno di trovare nuove vie espressive alle proprie manifestazioni di esistenza, che magari esulano dalle tradizionali strutture partitiche e di potere.

È necessario imparare a leggere questa società fluida e capire questi scossoni di isolazionismo che si propagano costantemente dall’Europa all’America e ritorno diventa assolutamente necessario, per uscire dalla bolla di vecchie convinzioni in cui politica ed informazione si sono infilate e colmare il gap che le stacca dai cittadini.

 

Rossella Marchese

Silvia Mezzanotte vince Tale e Quale Show 2016

La trasmissione di Tale e Quale Show è rodata ormai dall’aprile del 2012 e ha vinto diversi premi televisivi. Seguita sempre con grandi ascolti, quest’anno ha perso le due colonne portanti Claudio Lippi e Christian De Sica, che già lo scorso anno era stato sostituito da Gigi Proietti, per lasciare il posto a Claudio Amendola e Enrico Montesano. Mentre il primo giudice è stato molto discusso per le votazioni spesso spiacevoli soprattutto verso Enrico Papi, Enrico Montesano ha portato show ed allegria, vestendo con imparzialità ed esperienza il ruolo gel giudice. Con 407 punti Silvia Mezzanotte ex dei Matia Bazar vince Tale e Quale Show 2016, il programma di Rai1 giunto ormai alla sua sesta edizione. Subito dopo di lei, con appena sei punti in meno, si è classificato l’attore Tullio Solenghi, seguito a sua volta da Davide Merlini (399 punti), Deborah Iurato (396), Manlio Dovì (378), Leonardo Fiaschi (370), Lorenza Mario (340) e Bianca Atzei (316). Eliminati, invece, Sergio Assisi, Enrico Papi, Fatima Trotta e Vittoria Belvedere.

Questa vittoria ha visto Silvia Mezzanotte visibilmente commossa, tanto che ha voluto ringraziare tutti coloro che l’hanno sostenuta in questo percorso e, su invito del conduttore Carlo Conti, ha di nuovo intonato “There must be an angel”, la canzone di Annie Lennox che la stessa Silvia aveva imitato nell’ottava puntata. “Sono un po’ commossa, perdonatemi”, ha dichiarato a caldo la cantante dei Matia Bazar, profondamente grata alla giuria e, soprattutto, ai suoi compagni d’avventura. In particolar modo a Solenghi, il vero mattatore di questa edizione. Deborah Iurato si accontenta, invece, del quarto posto,  malgrado si sia aggiudicata la puntata grazie a una convincentissima Aretha Franklin. Ma il programma non si ferma qui: dalla prossima settimana, infatti, comincerà il Torneo che vedrà esibirsi i concorrenti più applauditi di questa edizione e di quelle passate: il vincitore della passata edizione, Francesco Cicchella, la tenera Giulia Luzi, Karima e Massimo Lopez. Saranno loro a scontrarsi con la Mezzanotte, Solenghi, Merlini, la Iurato, la Mario, Dovì, la Atzei e Fiaschi a partire dal prossimo venerdì, 11 novembre, per altre tre serate.

 

Nicola Massaro

 

Sassari: Dinamo Island 2017 e il calendario dei Giganti

Un originale contenitore di idee racchiude un affascinante percorso nell’isola autoctona e meno esplorata. Uno straordinario viaggio che documenta storia e cultura dei luoghi sardi restituendo un’esperienza emozionale. Il concept vive nel nuovo Dinamo Island 2017: il calendario ufficiale della Dinamo Basket Sassari.

Dodici scatti per dodici mesi, con un pagina aggiuntiva a chiudere il percorso di “Dinamo Island 2017”, il calendario realizzato dal fotografo Nanni Angeli, presentato alla stampa insieme al vicepresidente della Dinamo, Gianmario Dettori, lo scorso 4 novembre, presso il Club House Dinamo in via Pietro Nenni.  “Abbiamo girato la Sardegna in lungo e largo con i nostri giocatori” – ha esordito Angeli, ringraziando gli atleti, sottoposti ad un vero tour de force, durato un intero mese alternando gli allenamenti per le gare di campionato e eurolega a transfer in bus per centinaia di chilometri.

Il lavoro fotografico è stato preceduto da un contest sui social teso ad individuare i siti più rappresentativi dell’isola che hanno risposto con la speciale ospitalità innata nelle terre sarde e talvolta non conciliabile con i ritmi serrati, scanditi dall’orologio e dalle condizioni della luce naturale e del meteo in un progetto del genere.

“Trattare l’identità in questo modo non è mai semplice. Difficile non essere banali” – ha proseguito il fotografo, scelto dalla Dinamo per questo importante incarico. Quarantasette anni, di origini galluresi, Angeli ha una esperienza ventennale nella fotografia in Sardegna.

Ha lavorato a Bologna specializzandosi su teatro e musica e collabora con numerose riviste di settore.  Dal 2011 è rientrato a Sassari dove ha avviato progetti nella fotografia sportiva.

Nella conferenza stampa sono state svelate le prime tre pagine del calendario:  gennaio, con il mamuthone-Issohadore americano Darius Johnson-Odom; febbraio, con il gigante cavaliere Lollo D’Ercole in Sa carrela ‘e nanti a Santulussurgiu; marzo, straordinario, millenario villaggio di Barumini. Altri dieci scatti tutti da scoprire nel loro abbinamento gigante-luogo, tutti straordinari e sorprendenti. La discussione è stata anticipata dalla proiezione di un video prodotto dallo staff Marketing e Comunicazione del club, dai contenuti goliardici. Protagonisti i giganti del roster sassarese, ripresi, insieme al coach Federico Pasquini, in alcuni scenari piacevolmente consoni agli struggenti sfondi ambientali.

Il calendario sarà disponibile nei Dinamo Store e online a partire dal 15 novembre al prezzo di 12 euro (10 euro per gli abbonati) e, come sempre, una parte del ricavato andrà alla Fondazione Dinamo per i progetti di carattere sociale. Eterogenei e vari i luoghi visitati dalla comitiva bianco azzurra. Dalle rovine di Nora, una delle prime città dell’Isola che nel suo massimo splendore era abitata da 9000 persone e che porta le tracce dei passaggi di nuragici, fenici, punici e romani, fino alla Pelosa, a Stintino, uno dei simboli incontrastati del turismo e dell’unicità del mare sardo.

Ambienti unici pieni di cultura e storia, espresse da attività come la pastorizia, l’ agricoltura e la pesca. Tradizioni che si tramandano da generazioni: dai Mamuthones ai Candelieri, dal canto a tenore alle feste e agli antichi riti;  S’Ardia di Sedilo, Sa Sartiglia di Oristano e Sa carrela ‘e nanti di Santu Lussurgiu. Al tavolo dei relatori ha partecipato Jack Devecchi che ha racchiuso gli umori dei suoi compagni di squadra nell’inconsueto ruolo di modelli:  “Ci siamo divertiti tutti e quando si rientrava da queste avventure in giro per la Sardegna tutti avevano il sorriso sul volto. Io mi sono divertito molto, ho avuto la fortuna di fallu baddà e poi devo dire che è andata bene perché abbiamo vinto la partita giocata subito dopo. Sono anche molto contento e onorato per essere stato scelto per rappresentare i Candelieri, una tradizione così importante per la città in cui ormai ho messo radici da 11 anni”.

A seguire la consueta conferenza pre partita tenuta dal coach Pasquini. A poche ore dalla partenza per la delicata trasferta a Pistoia, una delle compagini più forti del campionato, l’approccio distaccato al “fattore campo” nell’economia dei risultati, si è rivelato un ottimo auspicio.  Nel tirato match nell’anticipo del sabato sera, al PalaCarrara, la giocata decisiva di Dusko Savanovic (14 pt), firma il primo successo (di misura, 69-68) in trasferta per la Dinamo.

Un importante viatico per roster sassarese che ha lottato sino alla fine, alla vigilia di una nuova decisiva trasferta: lunedì il decollo per la Grecia, martedì 8 novembre in programma

la sfida con l’Aek Atene per il 4° round di Basketball Champions. Prima della nuova entusiasmante sfida a Sassari, domenica 13 novembre contro l’Olimpia Milano.

 

Luigi Coppola

Simona Ventura torna in prima serata con Selfie

Selfie – Le cose cambiano. È questo il titolo del nuovo programma condotto da Simona Ventura e, mai come in questo caso, potremmo dire che il titolo rispecchia la realtà: “le cose cambiano”. Sì perché lo show, originariamente previsto su Italia 1, trasloca inaspettatamente su Canale 5, così come la data del debutto, fissata per mercoledì 9 novembre, si sposta a lunedì 14, contro la finale di Pechino Express. Simona Ventura è prontissima ed entusiasta per il suo ritorno, in prima serata su Canale 5, con Selfie – Le cose cambiano, nuovo programma targato Mediaset.

La conduttrice ha condiviso le sue emozioni del debutto: “E’ come andare in Champions League, ma non parlerei di rivincita, piuttosto di sfida. E’ da tempo che Canale 5 non scommette su un programma nuovo, su una start up. La vivo come un’opportunità e li ringrazio. Da sempre amo le sfide”. Quanto alle aspettative d’ascolto, SuperSimo ha dichiarato che “il 12% mi sta benissimo”. D’altra parte ricorda che questo progetto era nato inizialmente per Italia 1 con tutt’altro budget. La sua speranza? Che Selfie diventi “un programma cult al di là degli ascolti”.

Simona non sarà sola in studio a raccontarci le varie storie dei protagonisti, ma sarà accompagnata da sei mentori, riuniti in 3 coppie, che avranno il compito di seguire i protagonisti nel loro percorso. Sono tutti volti molto amati dal grande pubblico, provenienti da diversi ambiti dello spettacolo: Mariano Di Vaio, Stefano De Martino, Ivan Zaytsev, Katia Ricciarelli, Alessandra Celentano e Simone Rugiat.

Lo scopo del programma, tra momenti di gioia e leggerezza e momenti di difficoltà ed emozioni, è proprio quello di aiutare le persone a capire le cause reali della propria insicurezza e suggerire, se è il caso, il percorso di cambiamento necessario.

I presupposti per conquistare il grande pubblico ci sono tutti: la produzione di Maria De Filippi alle spalle, la grinta di Simona Ventura ed un buon variegato parterre di coprotagonisti. Vedremo se il pubblico gradirà questo programma televisivo che, almeno sulla carta, sembra avere grosse potenzialità e possibilità di successo.

 

Nicola Massaro

Ritratto di una donna: Hillary Clinton

 

Ritratto di donna: Hillary Clinton, tra Watergate e Martin Luther King, la storia dell’avvocatessa che sognava la Casa Bianca.

La storia di Hillary Diane Rodham, prima donna candidata alla Presidenza degli Stati Uniti d’America, è fatta, per la gran parte, della sua caparbietà, che certamente può renderla odiosa a molti americani, molti dei quali giovani, ma che rimane il tratto caratterizzante della sua persona.

La granitica immagine che lascia trasparire di sé, perfettamente controllata e misurata, sembra cozzare di fronte al terremoto interno che sta attraversando la politica statunitense e, per certi versi, non sembra convincere, eppure, quello stesso atteggiamento contenuto, che la rende così poco “appetibile” al pubblico americano, dissimula un carattere forte, fuori del comune.

Cresciuta in una famiglia conservatrice, la giovane Hillary è fin da subito influenzata da un credo politico repubblicano tanto che, ancora studentessa, lavora per il candidato repubblicano Barry Goldwater nella campagna presidenziale del 1964. Sarà la morte di Martin Luther King, che conobbe personalmente nel 1962, a cambiare le carte in tavola: le idee di Hillary si spostarono verso valori più liberali portandola a militare tra le fila del Partito Democratico, dando l’inizio ad una grande carriera.

La sua formazione professionale si forgia presso la prestigiosa Yale Law School, dove incontra il suo futuro marito, Bill Clinton. Gli anni alla Yale saranno decisivi: lavora per gli emigrati, partecipa alla campagna presidenziale del democratico George McGovern, si avvicina ai bambini lavorando allo Yale Child Study Center, occupandosi di abusi su minori, offre la propria assistenza legale gratuita ai meno abbienti. Hillary si laurea a Yale nel 1973 con una tesi sui diritti dei minori e decidendo di approfondire con studi magistrali di medicina infantile.

La bravura, la tenacia e la grande conoscenza della materia politica portano la giovane avvocatessa ad entrare nello staff d’inchiesta dell’impeachment presidenziale durante lo Scandalo Watergate, nonché a diventare membro, una di sole due donne, dell’University of Arkansas.  Da sempre vicina alle tematiche dell’emancipazione femminile, decide di mantenere il suo cognome anche dopo il matrimonio; ed infatti, è proprio la questione femminile una delle tematiche che più le sta a cuore. In un suo discorso ha dichiarato: “Siamo qui per portare avanti la causa delle donne e per portare avanti la causa della democrazia, e rendere assolutamente chiaro che le due sono inseparabili. Non ci può essere vera democrazia fino a che le voci delle donne non saranno ascoltate”.

Le conquiste di questa donna sono state innumerevoli, tra queste, la partnership nel Rose Law Firm, uno degli studi legali più prestigiosi dell’Arkansas, nel 1979: la prima donna a riuscirci. Con l’elezione di Bill Clinton alla Presidenza degli States nel 1993, Hillary ridefinisce per sempre il ruolo di First Lady: è la prima donna ad entrare alla Casa Bianca con un “curriculum” ed una carriera professionale di primo piano. Affinerà le sue doti politiche tanto da riuscire a gestire intelligentemente e dignitosamente il Sexgate del marito e, dopo essere stata travolta da uno dei più grandi scandali degli Stati Uniti, ritrovare la lucidità necessaria per accettare la carica di Segretario di Stato nel 2008, e per lanciarsi, nel 2013, nella corsa alla Presidenza USA.

La sua vita racconta molto bene l’evoluzione della società americana, non ci resta che aspettare ancora qualche giorno per conoscerne l’ultimo stadio.

 

Rossella Marchese

Al PAN in mostra Steve McCurry, l’artista fotografo “senza confini”

Rimarrà in allestimento al Palazzo delle Arti di Napoli fino al prossimo 12 febbraio 2017, la mostra “Steve McCurry. Senza confini”, un’intensa esposizione fatta di foto famose, inedite, recenti e più datate del grande maestro della fotografia contemporanea.

In particolare evidenza, per questo progetto, la necessità del maestro di porre l’accento sulle sofferenze dei popoli.  Sempre in giro per i luoghi del mondo in cui si accendevano più forti i conflitti e, di conseguenza, le grandi migrazioni delle popolazioni della terra, McCurry è stato testimone diretto di questi esodi, a partire dalla fine degli anni ‘70, quando si trovò a documentare, per la prima volta al mondo, l’entrata dei mujaheddin in Afghanistan a contrastare l’invasione russa.

Lo spirito evocativo delle sue foto, in cui la presenza umana è sempre protagonista, anche quando è solo aleggiante, spazia per tutti i continenti, dal Pakistan, all’Afghanistan e all’India, dal Medio Oriente al Sud Est Asiatico ed all’Africa, fino a Cuba, Stati Uniti e anche Italia; il suo lavoro continua a raccontare di conflitti politici, culturali e militari, di tradizioni che si perdono nella notte dei tempi e, soprattutto, di una umanità tanto varia nella quale è impossibile non riconoscersi ed immedesimarsi.

Una mostra che vuole, dunque, unire le umanità, attraverso la potenza simbolica delle immagini senza confini del maestro di Philadelphia, ed offrire al pubblico una chiave di lettura proposta dalla stessa voce di McCurry, che guiderà in prima persona i visitatori del PAN ad orientarsi nella fitta foresta seducente e sofferente delle sue fotografie.

 

Rossella Marchese

 

Un germoglio tra le sbarre

 

Il 16 novembre 2016, ore 10.00  nella  ala dell’istituto di Santa Maria in Aquiro, Senato della Repubblica, in Piazza Capranica, 72 a Roma si terrà l’incontro “Dal disagio personale al disagio sociale, tra carcere e libertà”. Intervengono: Luigi Manconi, Presidente Commissione Diritti Umani del Senato,

Angelica Artemisia Pedatella e Paolo Paparella, autori del libro “Un germoglio tra le sbarre” (Pioda Imaging Editore), Pietro Buffa, Direttore Generale del Personale e delle Risorse Amministrazione Penitenziaria, Marco Braghero, PhD Researcher Jyvaskyla University (Finland),  Maria Chiara Sicari, assistente sociale e volontaria in carcere,  Manlio Lo Presti, direttore di banca,  Laura e Silvia Squizzato, giornaliste e conduttrici televisive,  Fabrizio Collevecchio, Ispettore capo Polizia Penitenziaria, Terza Casa-Rebibbia,  Ivan Reali, Ettore Maria Bernabei, Lara Palladini, Ferruccio Rizzi, studenti Liceo Classico Europeo – Convitto Nazionale.

Modera  Giampaolo Cadalanu, giornalista di La Repubblica

Saranno presenti IDOPPIAMANDATA, gruppo musicale della Terza Casa-Rebibbia, costituito da detenuti, agenti di Polizia, volontari, artisti.

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