Deflazione: uno spettro sull’eurozona

Un ritorno della deflazione, se prolungata nel tempo, potrebbe arrecare degli effetti negativi su tutta l’economia europea.  In seguito a un debole tasso d’inflazione pari a +0.3% in gennaio, l’eurozona, secondo l’Eurostat, ha raggiunto -0.2% a febbraio. Per la prima volta da settembre 2015, il tasso di inflazione della zona euro è approdato a un valore negativo.

Le cause di questa diminuzione dipendono in gran parte da una debole crescita economica e dal nuovo assestamento del prezzo del petrolio che spiega la caduta dei prezzi dell’energia, con una diminuzione dell’8% in febbraio rispetto al 5.4% del mese di gennaio. Tuttavia anche altri settori, oltre a quello energetico, sono interessati da una diminuzione dei prezzi. Secondo l’Eurostat i settori dell’alimentazione, dell’alcol e del tabacco hanno visto i loro prezzi aumentare dello 0.7% il mese scorso invece dell’1% di gennaio. I prezzi dei beni industriali non energetici hanno subito un incremento pari allo 0.3% in febbraio, comparato allo 0.7% di gennaio, quelli dei servizi a febbraio sono aumentati dell’1% rispetto all’1.2% di gennaio.

La debole inflazione sottostante preoccupa molti economisti. Essa potrebbe avere un impatto negativo sui salari. La diminuzione dell’inflazione è una preoccupazione prioritaria di lunga data per la Banca Centrale Europea. “L’inflazione debole o lievemente negativa è una porta d’ingresso verso una logica deflattiva in cui la diminuzione dei prezzi si autoalimenta. […] Per incrementare le vendite le imprese devono lanciarsi in una guerra dei prezzi e tagliare i loro margini” (afferma il giornalista Romaric Godin nell’articolo “Zone euro: la menace déflationniste toujours d’actualité”, pubblicato da La Tribune, il 29/02/2016).

La deflazione, essendo uno scenario da cui è difficile uscire, preoccupa molto la BCE. In un tale contesto, è atteso un ulteriore impiego del dispositivo di Quantitative Easing da parte di Mario Draghi. Questa strategia, che ha già mostrato i suoi limiti in materia di inflazione, mediante il suo flusso di denaro potrebbe anche arrecare dei danni nella misura in cui una politica accomodante comprenda varie componenti di una miscela pericolosa in grado di promuovere bolle speculative (opinione espressa dal canale d’informazione tedesco Deutsche Welle nell’articolo “Kommentar: Don Marios Kampf gegen die Windmühlen” pubblicato il 29/02/2016).

Secondo l’economista Anatoli Annenkov, senza riforme economiche più sostanziali, l’obiettivo di un tasso d’inflazione pari al 2% non può essere raggiunto prima di 4 anni (“ECB under mounting pressure to step up eurozone support”, pubblicato il 29/02/2016 da The Guardian). Riforme economiche più sostanziali tuttavia, appaiono poco probabili nel breve periodo.

Danilo Turco

 

Tito Boeri all’Università di Sassari

“L’Università pubblica serve a rendere un Paese degno di essere difeso”. La citazione di Robert Wilson, primo direttore del Fermilab di Chicago, ha chiuso l’intervento del Magnifico Rettore Massimo Carpinelli che ha aperto, lo scorso 23 settembre, la cerimonia di inaugurazione del 455° anno accademico dell’Università di Sassari. Nel suo discorso, Carpinelli ha evidenziato il rinnovamento dell’offerta formativa dell’Ateneo, caratterizzata da quattro corsi di laurea internazionali e del nuovo sistema di programmazione gestionale che ha reso l’Ateneo virtuoso e sostenibile in termini economici e finanziari. Nel sottolineare l’importanza del merito, valorizzato con l’assegnazione del 5×1000 agli studenti migliori, il Rettore ha ricordato il primo posto in Italia per l’internazionalizzazione e il terzo nella classifica dei medi atenei Repubblica-Censis. Ospite d’onore nella cerimonia, il prof. Tito Boeri, già ordinario all’Università Bocconi, dal 16 febbraio 2015, presidente dell’INPS.

Con una lectio magistralis su “Il lavoro futuro”, l’economista, ha catalizzato l’attenzione dei numerosi presenti, tanti studenti oltre i rappresentanti delle istituzioni e del mondo accademico nazionale.

La cerimonia celebratasi nell’Aula Magna, è stata preceduta da un breve incontro con la stampa locale. Boeri ha anticipato i temi salienti del suo intervento legati indissolubilmente al nuovo mercato del lavoro senza celare un forte segnale di discontinuità culturale nel suo mandato istituzionale alla guida del primo ente di previdenza nazionale. “Spesso, nei vari incontri, qualcuno mi dice: – fra poco sarò suo cliente -, riferendosi all’uscita dal lavoro. Niente di più sbagliato. L’INPS vive dei soldi dei lavoratori e deve erogare servizi ai lavoratori e ai giovani che cercano di entrare nel mondo del lavoro”.

Da questo principio, evolve l’impegno a sdoganare ataviche concezioni legate, almeno a livello prioritario nelle agende dei politici, agli assegni di quiescenza. In Italia mediamente vicini all’ottanta per cento dell’ultimo reddito pro capite percepito nel lavoro attivo. Fermi fra il quaranta e cinquanta per cento negli altri paesi europei, ovviamente ancorati in altri contesti economici e con applicazioni previdenziali diverse.

Il docente bocconiano smonta con decisione un altro mito, il polo manufatturiero. Nettamente in declino in tutti gli stati economicamente avanzati del mondo e delocalizzato in altre realtà dove il costo della manodopera (non qualificata) tende a zero. Bandite dalla stampa riferimenti alla riforma di uscita anticipata dal lavoro (ape) avviata in questi giorni dal governo. Il presidente  ha “congelato” le sue posizioni precedentemente esternate e non convergenti con i palazzi romani (circa l’erogazione dei vitalizi ai parlamentari o altri assegni previdenziali non coerenti ai contributi versati dai beneficiari), forse anche per non “disturbare il manovratore”. Spingendosi in una lettura non completamente pessimistica sui dibattuti ritorni economici legati ai provvedimenti del “jobs act”.

dsc_0024Sul lavoro futuro, destinato ai giovani, la relazione in Aula Magna risponde a quattro domande essenziali. Alla  prima, “chi crea lavoro?”, Boeri, a suo agio nel ruolo di docente,  presenta una lista di discipline che non si limita alle innovative legate alla I.T. o ai software della rete Internet. Nel paniere dei saperi essenziali rientrano la clean-tech, la robotica, oltre una manifattura avanzata. Ciò che potrà apparire scontato è importante da ribadire circa le nuove competenze richieste: tutte quelle che richiedono un uso intensivo del capitale umano. Circa la geografia del lavoro, dati oggettivi alla mano, la domanda più forte è chiaramente presente nei cluster europei prossimi alla ricerca scientifica attiva dove sorgono i principali atenei universitari collegati alle imprese, forti di maestranze di alta specializzazione. In tale contesto l’Italia rimane indietro sul nuovo lavoro proprio per l’assenza di questi distretti di dimensione europea. Unitamente al basso investimento nel capitale umano, allo scarso training impegnato sui luoghi di lavoro, alle troppe lauree proposte in settori improduttivi. Con una immigrazione che funziona al contrario: giovani cervelli in uscita e soggetti con bassa scolarità in entrata. Sul dibattito contemporaneo circa l’opportunità di stare in Europa, Boeri non batte ciglio. “L’Europa è per i giovani, chi può muoversi deve farlo. Purtroppo oggi questa libera circolazione del lavoro è compromessa dalle paure legate alla immigrazione che favoriscono movimenti populisti e il ripristino delle frontiere”.  Rispetto a tutte le buone intenzioni permangono per chi un lavoro ancora lo possiede, tutte le criticità che si prospettano nei sopravvenuti cambiamenti. Basti pensare ad esempio, all’impresa del ricongiungimento dei contributi previdenziali esistente nel sistema nazionale. Boeri ha avanzato su questi temi la proposta dell’INPS di un numero di sicurezza sociale europea, una soluzione comune nella rete d’informazioni tra i sistemi di protezione sociale dei diversi paesi europei a tutela dei lavoratori.

Da ricordare i trenta secondi netti di intensi applausi per Michela Loi, delegata degli studenti nel cda dell’ateneo. “Quando penso all’Università e a cosa dire, immagino sempre una pietra ed un cuore”  – ha esordito la Loi che, risaltando gli straordinari target raggiunti nell’ateneo di Sassari, non si è risparmiata nel ricordare, con eloquente efficacia, alla schiera dei politici locali, seduti nelle prime fila, l’indecente situazione delle rete infrastrutturale dell’isola. Situazione resa ancor più drammatica dall’azzeramento dei collegamenti internazionali sullo scalo di Alghero con il concomitante aggravio del penoso sistema di collegamento interno su gomma.

Il buon 455esimo anno accademico è davvero un impegnativo auspicio.

Luigi Coppola

Fondazione Donnaregina e Artecinema insieme

Un calendario ricco di iniziative quello che Artecinema e Fondazione Donnaregina mettono in campo dal 6 all’8 ottobre 2016 con proiezioni straordinarie, focus di approfondimento, workshop con registi, attori e fotografi nell’ambito della partnership fra le due realtà.

La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee diviene, infatti, quest’anno, partner di Artecinema, il Festival internazionale di film sull’arte contemporanea. “In occasione della sua 21ª edizione, Artecinema entra a far parte di Progetto XXI, piattaforma di ricerca proposta da Fondazione Donnaregina per sostenere e diffondere su tutto il territorio regionale campano le pratiche e le narrazioni della contemporaneità, sviluppando rapporti con altri soggetti istituzionali, pubblici e privati, in grado di delineare un vero e proprio “sistema del contemporaneo” regionale – evidenziano gli organizzatori”.

Ma in che consiste la partnership? “La partnership – proseguono – è dedicata, in particolare, al rafforzamento dell’impegno nel sociale già avviato dal Festival nella scorsa edizione: saranno proposte iniziative mattutine, esterne ai teatri in cui si svolge abitualmente il Festival, con l’obiettivo di avvicinare alle culture del contemporaneo contesti e pubblici più ampi, dagli studenti delle scuole secondarie e dell’Accademia di Belle Arti di Napoli ai detenuti dell’Istituto Penale Minorile di Nisida e della Casa circondariale di Secondigliano”.

Vediamo più nel dettaglio quali sono gli appuntamenti: giovedì 6 e venerdì 7 ottobre, alle ore 11:00 (Accademia di Belle Arti di Napoli) incontro e workshop con la regista Mo Scarpelli e i fotografi afghani Massoud Hossaini e Farzana Wahidy, protagonisti del film Frame by Frame (regista: Mo Scarpelli, Stati Uniti, 2015; durata: 85 minuti; lingua: inglese e dari); venerdì 7 ottobre, ore 10:00 (Istituto Francese di Napoli): proiezione dei film Les gènies de la grotte Chauvet e La Mason Unal, alla presenza del regista Christian Tran, che incontrerà gli studenti di diversi Licei e Istituti superiori della Campania. Venerdì 7 ottobre, ore 10:00 (Istituto Penale minorile di Nisida) e sabato 8 ottobre, ore 10:00 (Casa circondariale di Secondigliano): proiezione del film Garden in the Sea (regista: Thomas Riedelsheimer, Messico, Germania, 2011, durata: 68 minuti, lingua: spagnolo e inglese).

Alessandra Desideri

 

Il Potere e lo spazio nella Napoli cinquecentesca

Uno sguardo appassionato sulla Napoli cinquecentesca è quanto emerge dalla mostra del fotoreporter Enzo Barbieri presso la Galleria Carpentiero in piazza Municipio, nel cuore della città, dal titolo “Il Potere e lo spazio nella Napoli cinquecentesca”.

Un progetto fotografico e non solo per far conoscere e allo stesso tempo sollecitare il recupero di opere d’arte sparse nel centro storico e nei luoghi di culto di Napoli.

“Promuovere l’arte ed ogni forma espressiva affinché siano elementi portanti della cultura e, come tali, occasione di crescita individuale, e collettiva. Queste le motivazioni che mi spingono da oltre trent’anni – dichiara Enzo Barbieri – a fotografare i monumenti della città, avendo realizzato le prime foto in occasione delle prime visite con una ricerca fotografica iniziata con il bianco e nero e approdata poi al colore che ha immortalato centinaia di opere d’arte che da secoli giacciono nei luoghi di culto e sfuggono  all’occhio dei visitatori”.

Nella sua lunga attività di reporter tante sono le immagini della città scattate, tante le fabbriche esplorate,  Santa Maria La Nova, Santa Maria del Soccorso, San Domenico Maggiore, Chiesa di San Carlo all’Arena, Chiesa San Giovanni a Carbonara con la statua di Ladislao a cavallo e la scultura della Madonna del Carmine di Michelangelo Naccherino in sommità del monumento sepolcrale stile tardo-gotico (1414 ), Chiesa di San Pietro a Maiella, Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi con il Compianto sul Cristo morto (1492 – 94) di Guido Mazzoni  la sacrestia affrescata da Giorgio Vasari che nasconde le statuette lignee dei padri Olivetani , Pontificia reale basilica San Giacomo degli Spagnoli con il Sepolcro di Don Pedro de Toledo 1540-1570- opera di Giovanni da Nola posizionato dietro l’altare maggiore, Chiesa Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco con il gruppo marmoreo di Cosimo Fanzago che raffigura una testa alata.

Ad alcune immagini è più legato e ne ha dato forte segno nella mostra alla Galleria Carpentiero: come solo per fare qualche esempio il Cristo nella Chiesa di San Carlo alla Rena di Michelangelo Naccherino, il Cristo nella Chiesa di Santa Brigida in abito della croce di Lucca.

Una mostra che rivela l’attenzione e la passione per la città con  l’occhio profondamente indagatore del giornalista fotocronista che raccoglie, attraverso le immagini delle opere realizzate nei luoghi di culto napoletani dal periodo cinquecentesco all’ottocentesco sia da artisti napoletani sia provenienti da tutta l’Italia, la storia di una Napoli che è stata culla di civiltà ed arte.

“Il progetto – sottolinea Enzo Barbieri – è legato alla ricerca storica che negli anni ho realizzato con l’intento di rappresentare la storia e le vicissitudini che questi luoghi hanno subito corredate di didascalia con cenni storici sull’opera rappresentata, sugli artisti esecutori nonché sull’itinerario luoghi  visitati”.

Le belle e significative immagini sono raccolte in 2 DVD multimediali che consentono ai fruitori la riscoperta delle opere straordinarie conservate nei siti visitati e fotografati dall’autore.

La mostra alla Galleria di piazza Municipio rappresenta una tappa del percorso fotografico per la valorizzazione di luoghi noti e meno noti della città portata avanti da Barbieri.

Alessandra Desideri

 

Il Premio Masaniello celebra la danza

Dopo otto edizioni svoltesi nello storico scenario napoletano di Piazza del Carmine ed una al Teatro Delle Palme, è il Teatro Sannazaro, per la seconda volta consecutiva, domenica 25 settembre, la sede del “Premio Masaniello – Napoletani Protagonisti”, prestigioso riconoscimento ideato da Luigi Rispoli, realizzato da Umberto Franzese ed organizzato da Laura Bufano, quest’anno imperniato sul tema “Napoli sulle punte”.

“Un premio che ritengo tra i più importanti a Napoli”  dichiara con orgoglio Franzese . A ricevere la caratteristica statuetta creata dallo scultore Domenico Sepe, eccellenze del mondo della danza quali il maestro di ballo Arnaldo Angelini, i ballerini Umberto De Luca, Elisabetta Magliulo, Marilena Riccio ed Ambra Vallo, i coreografi Luciano Cannito ed Antonio Iavarone, il direttore del corpo di ballo del Real Teatro di San Carlo Giuseppe Picone ed il fotografo internazionale di danza Alessio Buccafusca. Nella seconda parte della serata riceveranno l’ambito riconoscimento personaggi del mondo della cultura più ampiamente intesa, dai musicisti Romeo Barbaro e Gianni Lamagna alla scrittrice Valeria Parrella, l’oncologo Cesare Gridelli, l’allergologo Beniamino Casale, la fotografa Gilda Valenza Maggi e l’antiquaria Tullia Passerini Gargiulo. Ad eleggere i premiati, la giuria presieduta dal regista Aldo Masella e formata dalle giornaliste Maresa Galli ed Armida Parisi, il regista Riccardo Canessa e lo scrittore Mauro Giancaspro. Nell’intervallo tra le due serie di premiazioni, lo spettacolo “Mescolanze: vocazioni e privilegi”, diretto da Sasà Imperatore ed interpretato da Lara Sansone, Tullio Del Matto, Antonella Cioli, Giuseppe Padagno, Vincenzo De Simone, Anna Donati e Francesca Maresca.

 

Rosario Ruggiero

L’addio al presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi

 

Dalla Normale a 16 anni fino al Colle: un’esistenza al servizio del Paese, addio a Carlo Azeglio Ciampi

Una carriera nelle Istituzioni senza precedenti per l’uomo protagonista dell’ingresso dell’Italia nell’Euro. Fino al suo settennato all’insegna dell’eccezionale popolarità. É morto il 16 settembre Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica dal 1999 al 2006, oggi i funerali.Governatore della Banca d’Italia dal 1979 al 1993, poi Presidente del Consiglio tra il ’93 e il 94, quindi ministro del Tesoro dal 1996 fino all’elezione al Quirinale. Avrebbe compiuto 96 anni il prossimo 9 dicembre. Le tappe della sua vita, dalla sua Livorno agli studi a Pisa, dalla Banca d’Italia alla carriera nelle più alte Istituzioni dello Stato. Ciampi era nato a Livorno il 9 dicembre 1920. Ha conseguito la laurea in lettere nel 1941, alla Scuola normale superiore di Pisa, dove aveva conosciuto anche Franca Pilla, sua futura moglie. Durante la Resistenza, quando è stato siglato l’armistizio dell’8 settembre 1943, Ciampi ha rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e si è rifugiato a Scanno, in Abruzzo. Nel 1946 sposa Franca Pilla e prende la seconda laurea, in giurisprudenza, sempre a Pisa. Nel 1960 è stato chiamato all’amministrazione centrale della225px-ciampi_ritratto Banca. Nel 1973 diventa segretario generale, vicedirettore generale nel 1976 e direttore generale nel 1978, funzioni che ha assolto fino al  aprile  28 aprile 1993. Dall’aprile 1993 al maggio 1994 Ciampi è stato presidente del Consiglio, alla guida di un governo chiamato a un compito di transizione, durante un difficile passaggio sia istituzionale sia economico. Tra i provvedimenti, la privatizzazione di numerose imprese pubbliche e le prime operazioni di dismissione (tra cui quelle, nel settore bancario, del Credito italiano, della Banca commerciale italiana, dell’Imi). Ciampi fu anche ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica, nel governo Prodi (dall’aprile 1996 all’ottobre 1998) e nel governo D’Alema (dall’ottobre 1998 al maggio 1999). Fondamentale fu il contributo al raggiungimento dei parametri previsti dal Trattato di Maastricht, permettendo così l’ingresso dell’Italia nell’euro fin dalla sua creazione. Quest’ultima, Ciampi sottolineava sempre nel libro A un giovane italiano, “non è stata l’avventura vagheggiata da un drappello di visionari, europeisti inguaribili, sforniti di senso della realtà. L’introduzione della moneta unica è stato un momento alto nella storia dell’Europa. Per la prima volta un gruppo di Stati ha deciso, senza la pressione di una minaccia esterna, di rinunciare alla propria sovranità monetaria”.

Poche pagine più avanti rilevava con amarezza che, nonostante la sua generazione avesse confidato in quella successiva per la prosecuzione del percorso europeo, “l’ottusità degli egoismi nazionali è prevalsa”. Ricordando alla generazione che viene ancora dopo, quella dei giovani, le parole di José Ortega y Gasset (Meditazione sull’Europa, Seam, 2000) che “gli -ismi sono lacci di seta con cui… i popoli sogliono strangolarsi”.

Il 13 maggio 1999 Ciampi fu eletto decimo Presidente della Repubblica Italiana, ottenendo 707 voti su 990 già al primo scrutinio.

Severo guardiano della Costituzione, disse «no» importanti: come quando rinviò alle Camere la “legge Gasparri” sul riordino del sistema radiotelevisivo e la “legge Pecorella” sulla inappellabilità delle assoluzioni in primo grado di giudizio.

La camera ardente del Presidente Emerito Carlo Azeglio Ciampi,  allestita a Palazzo Madama in sala Nassyria, è stata meta, accanto ai tanti nomi, di tanti semplici cittadini che hanno voluto rendere l’ultimo saluto alla salma. La Presidenza del Consiglio ha disposto in concomitanza con i funerali una giornata di lutto nazionale con l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici dell’intero territorio italiano.

 

Nicola Massaro

Cinema: a Venezia vince “The Woman who left”

Il cineasta Lav Diaz vince il Concorso di Venezia arrivato alla 73esima con “The woman who left”, 226 minuti di durata, apnea di frugale virtuosismo stilistico con protagonista una donna che ha passato trent’anni in prigione per un crimine non commesso, e il suo ritorno ad una vita impossibile da ricostruire se non rievocando e vivendo nuovi lutti, tragedie e sconfitte.

Cinema di confine, autoriale fino in fondo, bianco e nero digitale privo di troppi fronzoli e contrasti, Diaz con una troupe tecnico-artistica di nemmeno 30 persone, mette in fila ed in riga le megaproduzioni statunitensi sbarcate al Lido in gran numero, relegando al secondo posto Tom Ford e il suo thriller “Nocturnal Animals” (Gran Premio della Giuria), e l’universo distopico e desertico pieno di cannibali e “cannati” di “The Bad Batch” di Ana Lily Amirpour che porta a casa il Premio Speciale della Giuria.  Il regista ha dedicato il premio “al popolo filippino che lotta per l’umanità”.

Leone d’Argento, Gran premio della giuria ad “Animali notturni” di Tom Ford. Sette anni dopo il folgorante esordio di “A Single Man”, che ha fatto vincere la Coppa Volpi a Colin Firth, lo stilista prestato al cinema Tom Ford conquista il secondo premio alla Mostra. “Nocturnal Animals” che Ford ha adattato dal romanzo Tony & Susan porta sul grande schermo la storia di una gallerista, interpretata da Amy Adams che in un momento di crisi della sua vita riceve dal suo ex marito, interpretato da Jake Gyllenhaal, un manoscritto dal titolo Animali notturni. In quel romanzo, violento e tormentato, troverà una metafora del dolore che lei gli ha provocato. Intervistato Ford ha dichiarato: “Mi sono trasferito in Italia nel lontano 1990 e qui ho trascorso gli anni più belli della mia vita l’Italia è veramente una seconda casa per me, un bellissimo ricordo di Venezia e del festival e la calorosa accoglienza che il mio primo film ha ricevuto sette anni fa, tornare è avverarsi sogno. Grande onore accettare questo premio”.

Migliori interpreti Stone e Martinez; la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile è andata a Emma Stone nel film “La La Land” di Damien Chazelle mentre quella per la migliore interpretazione maschile va a Oscar Martinez nel film “El Ciudadano ilustre” di Mariano Cohn e Gaston Duprat. Il premio speciale della giuria lo ha portato a casa lo statunitense “The Bad Batch” di Ana Lily Amirpur mentre la miglior sceneggiatura è quella di Noah Oppenheim per il film britannico “Jackie” di Pablo Larrain.

Un premio per l’Italia; a Venezia73 per l’Italia un solo premio: a “Liberami”, il film documentario sull’esorcismo in Sicilia oggi, con la regia di Federica Di Giacomo. Il film si è aggiudicato il premio Orizzonti per il miglior film. Il premio Marcello Mastroianni in questa edizione della Mostra del Cinema di Venezia è andato a una giovane attrice emergente, infine, è andato a Paula Beer nel film “Frantz” di Francois Ozon.

Nicola Massaro

 

Scrivere in Jazz 2016, a Sassari Enrico Rava

“Non sono seduto perché sono stanco ma perché sono vecchio…”. Così la sequoia gigante dalla chioma bianca e fluente, rompe il silenzio e, riposta la tromba, saluta il pubblico accorso ad applaudirlo.

Per una occasione importante, a Palazzo di Città, il Teatro Civico, gioiello fine incastonato nella Sassari vecchia, Enrico Rava ritrova la sua Orchestra Jazz di Sardegna ventidue anni dopo la sua ultima collaborazione. Tanti gli anni trascorsi da quel 1994 quando fu protagonista nel progetto originale di Bruno Tommaso “Seven steps about Carmen”.

L’occasione è data dal doppio appuntamento (8 e 9 settembre) serale per le fase finale della quattordicesima edizione di “Scrivere in Jazz”,  il concorso internazionale di composizione ed arrangiamento  organizzato dall’associazione Blue Note Orchestra di Sassari. Il concorso propone a compositori di qualunque estrazione artistica e provenienza geografica di misurarsi con il jazz attraverso la realizzazione di arrangiamenti per un organico orchestrale di 20 elementi.dsc_0055-jazz2

Alle due serate realizzate con il contributo del Comune di Sassari, della Regione Sardegna, del MIBACT e della Fondazione di Sardegna ha partecipato un variegato  pubblico di appassionati e i tanti finalisti che hanno avuto l’occasione di ascoltare  per la prima volta le loro composizioni eseguite dall’Orchestra jazz della Sardegna diretta da Paolo Silvestri.

Nella serata conclusiva dell’8 settembre, si è consumato un vero capolavoro con il musicista triestino, torinese di adozione. Un evento memorabile il concerto  “OJS Meets Rava”.

La big band sassarese fra le più longeve d’Europa, ha proposto alcuni brani storici del repertorio del grande jazzista internazionale arrangiati da Paolo Silvestri, in questa occasione direttore d’orchestra. L’evergreen “Senza Fine” è stato il preludio di standard entusiasmanti che hanno esaltato l’interplay degli orchestrali sardi.  “Adulti e con figli, davvero molto bravi” – ha ricordato al termine Rava. Non nascondendo la velata malinconia della prima volta con la stessa OJS, all’epoca foriera di quegli stessi  “bravi ragazzi che sono cresciuti davvero bene”, Rava ha dedicato “dialoghi” con tutti i musicisti della band. Alti i fraseggi in duo con l’altra tromba Giovanni Sanna Passino, con la chitarra elettrica di Antonio Pitzoi.  Senza dimenticare i virtuosismi al piano di Mariano Tedde efficaci con i tamburi di Luca Piana e tutto l’ensamble  nella entusiasmante versione di “My Funny Valentine”.

La serata ha acceso il pubblico, in estasi nei fantasiosi assoli del trombettista, superbo in alcune sue composizioni: “Spider Blues”, “Il Viaggio” e “Certi Angoli Segreti”.  Ovazione all’epilogo per l’indimenticabile “Cidade Do Amor Demais”.  Di chiaro respiro europeo, il concorso ha premiato rappresentanti di Germania e Spagna nelle competizioni in gara. Christina Fuchs (classe 1963,  Monaco di Baviera, Germania), con “Newton’s Cradle”,  sì è aggiudicata il premio per le composizioni originali a tema libero. Per la sezione ai temi della musica etnica della Sardegna, quest’anno dedicata al “Canto a chitarra”, si è imposto lo spagnolo Eduardo Rojo Gonzàlez  con  “Images from Sardinia”.  Per la terza sessione, dedicata in questa edizione agli arrangiamenti di brani appartenenti al repertorio del Maestro Rava, nessun finalista si è invece aggiudicato il premio. A giudizio della commissione i brani non raggiungevano infatti gli standard richiesti dalla giuria. “Questi musicisti sono degli eroi  – ha detto il presidente di giuria Mario Raia l’Orchestra Jazz della Sardegna è una rarità in Italia, una delle pochissime realtà a portare avanti progetti culturali preziosi e fondamentali per la musica jazz  esistenti in Italia”.

Durante le premiazioni Gavino Mele, presidente OJS e giurato aggiunto nella commissione esaminatrice,  ha confermato con soddisfazione di avere raggiunto l’obiettivo della tradizionale rassegna biennale: dare luce ai migliori talenti musicisti sparsi nel mondo.  

Decisiva l’esperienza di Mario Corvini, fra i migliori trombonisti in circolazione nel mondo, che a Roma sta portando avanti con grandi sacrifici ed enormi soddisfazioni un laboratorio aperto a tutti i giovanissimi talenti italiani, innamorati di Jazz. Chiudiamo con il pensiero del pianista Mariano Tedde, decano OJS, affidate ai social network, a poche ore dal calare del sipario : “essere coinvolti in un contesto come questo può solo giovare alla salute musicale oltre che mentale. Grazie quindi a tutti quelli che ci hanno sostenuto, prima di tutto il pubblico e poi tutti gli altri. Alla prossima!…”.

Luigi Coppola

I costi della violenza sulle donne

Più che una piaga sociale, la violenza contro le donne mina non solo la sfera della pubblica morale, della legge e dei diritti umani, ma i danni ricadono anche in ambito economico, con costi di spesa altissimi per il nostro Paese in termini di mancato sviluppo economico. Ad affermarlo un interessante dossier commissionato dall’Associazione Onlus WeWorld dal titolo esplicativo “Quanto costa il silenzio?”, la prima indagine stesa in Italia per dare sistematicità ai dati che indicano i costi economici e sociali della violenza contro le donne, non solo per le singole vittime, ma per la comunità nel suo complesso.

Con questo nuovo punto di vista la ricerca è stata in grado di stimare i costi economici più evidenti: salute, farmaci, giustizia, legali etc.., gli effetti moltiplicatori economici, quali quelli legati alla mancata produttività, i costi sociali, stimati in base ad una simulazione di risarcimento danni, nonché il valore degli investimenti nella prevenzione. Uno strumento di indagine, questo dossier, certamente perfettibile, data la povertà dei dati di partenza che non vengono raccolti in maniera sistematica dalla varietà di istituzioni e soggetti che si occupano della questione, ma che può costituire l’inizio di una nuova valutazione del fenomeno, partendo da un punto di vista diverso per stimolare nuove strategie i  vista di una sempre più fattiva ed efficace azione di contrasto alla violenza di genere. Dei 17 miliardi di euro di costi diretti e indiretti calcolati in “Quanto costa il silenzio?”, la percentuale più alta è rappresentata dal costo umano e di sofferenza che le donne subiscono lungo tutto l’arco della loro vita e che si ripercuote inevitabilmente e inesorabilmente sull’intera società. Le conseguenze esistenziali patite dalle donne in termini di danni fisici, morali e biologici e l’impatto sui figli e sulle figlie e sulle generazioni future ci costano approssimativamente 14,3 miliardi di euro.

Il progetto prende il via dall’unica ricerca nazionale sul fenomeno (Istat 2006). Partendo da quei dati e con il conforto di alcuni pionieristici studi internazionali e la validazione di un Comitato Scientifico multidisciplinare, si è potuto ricostruire un valore approssimato, per difetto, dei costi della violenza sulle donne in Italia.

L’intera ricerca è fruibile gratuitamente online sul sito www.weworld.it.

 

Rossella Marchese

Musica a “L’angolo DiVino”

Domenica, 11 settembre, a “L’angolo DiVino” in via San Biagio dei Librai, 11, spettacolo ideato dal pianista Antonio Landolfi, protagonista con Titti Aruta ,cantante, e Lucia Landolfi, voce recitante, di un programma che offrirà  generi a confronto: musica classica, jazz, leggera, successi internazionali, canzoni napoletane e popolari.

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