La dismissione della la rete SPRAR

Prima di dismettere la rete SPRAR, occorre effettuare una seria analisi sul numero effettivo dei richiedenti asilo e rifugiati in Italia e poi andare a verificare l’effettivo il valore dell’indotto generato dai centri accoglienza .

L’attuale decreto Salvini su immigrazione e sicurezza prevede di ridimensionare il Sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati (SPRAR) che cambierà denominazione e sarà limitato a chi è titolare di protezione internazionale e ai minori non accompagnati.

Sul piano dell’economia locale, va considerato l’effetto indiretto prodotto dalla crescita gli SPRAR sul reddito e l’occupazione per le loro necessità operative di funzionamento.

I report annuali sullo SPRAR congiuntamente con le altre fonti – 29Anci, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Istat – sono stati confrontati da alcuni analisti (studi di Matteo Galamerio) e hanno evidenziato che la relazione tra presenze SPRAR e crescita del reddito imponibile è positiva; dimostrando che a ogni ulteriore presenza si accompagna una maggiore crescita del reddito imponibile.  Per questo, prima di far scomparire la rete SPRAR, andrebbe effettuata una  rigorosa e attenta valutazione, dopo una raccolta e diffusione di dati certi sui richiedenti asilo e rifugiati accolti e poi,  verificare accuratamente  l’indotto generato dai centri accoglienza.

Danilo Turco

Il Brasile di Bolsonaro, che Paese sarà?

Le destre avanzano ovunque, è una costatazione.

Anche il Brasile non fa eccezioni. Ha vinto Jair Bolsonaro, capo del Partito Social-Liberale, ex militare nostalgico della dittatura e tacciato come fascista e machista; ha vinto con il 55,20% dei voti, rispetto al contendente, Fernando Haddad, erede politico scelto da Lula da Silva per guidare il Partito dei Lavoratori, che si è fermato al 44,80% delle preferenze, con uno scarto di circa 11 milioni di voti tra i due.

Il primo messaggio dopo la vittoria Bolsonaro lo ha affidato a Facebook, come ha spesso fatto anche durante la campagna elettorale. Un breve video, trasmesso sui social dal suo appartamento di Barra de Tijuca, quartiere residenziale dell’ovest di Rio de Janeiro: “Sono molto grato a tutti voi, per la vostra considerazione, le vostre preghiere e la vostra fiducia, adesso, tutti insieme, cambieremo il destino del Brasile: sapevamo dove stavamo andando, e ora sappiamo cosa dobbiamo fare. Il Brasile, non poteva continuare a flirtare con il socialismo, il comunismo, il populismo e l’estremismo della sinistra; ora la verità comincerà a regnare in ogni casa del paese, cominciando dal suo punto più alto, che è la presidenza della Repubblica, perché il Brasile ha tutto quello che serve per essere una grande nazione”. Nemici fuori, nemici dentro, ormai smascherati, un primo messaggio che ha il sapore un po’ rétro di certi ideologismi del Novecento.

Il nuovo Presidente ha incassato a distanza anche l’appoggio di Steve Bannon, ex stratega politico di Donald Trump e noto ideologo della destra oltranzista. “Sono solo un simpatizzante”, ha detto alla Bbc, in un’intervista diffusa alla vigilia del ballottaggio, nella quale definiva Bolsonaro un politico notevole e lo paragonava a Matteo Salvini. Il nostro Ministro dell’Interno, dal canto suo, si è congratulato con Bolsonaro augurandogli “buon lavoro”, sottolineando pure l’intenzione di richiedere al più presto l’estradizione del brigatista rosso Cesare Battisti, assicurando che con il nuovo Presidente c’è piena intesa sulla questione (anche se l’ultima parola spetterà alla magistratura brasiliana).

La vittoria di Bolsonaro rappresenta una frattura storica per il Brasile, dopo una fase di quattro governi consecutivi del Pt, chiusasi nell’agosto del 2016 con l’impeachment di Dilma Rousseff, e il breve intermezzo dell’amministrazione di Michel Temer, che arriva alla fine del suo mandato battendo tutti i record storici di impopolarità. Il risultato del voto in Brasile segna anche una nuova sconfitta per i partiti e i leader protagonisti della cosiddetta marea rosa progressista che investì l’America Latina all’inizio del secolo XXI, dopo le vittorie elettorali del centrodestra in Argentina, Cile, Perù e Colombia e le derive autoritarie in Venezuela e Nicaragua.

Bolsonaro, un deputato che è passato per otto partiti diversi in quasi due decenni di attività parlamentare e fino a poco fa era considerato un personaggio eccentrico, noto per le sue dichiarazioni polemiche a favore della dittatura militare e la tortura e contro le donne e le minoranze razziali, etniche e sessuali, è diventato in pochi mesi il leader che ha cavalcato il crescente malessere di grandi fasce della società brasiliana. Sarà lui a traghettare l’economia del Brasile fuori dalla profonda recessione in cui il Paese è caduto dal 2015, come? Portando un pareggio del bilancio pubblico attraverso i tagli alla spesa che potranno provenire, forse, anche dalla privatizzazione di ampi settori economici del Brasile oggi in mano, in tutto o in parte, allo Stato.

La necessità di adottare una politica di “austerità” nel breve periodo presenta tuttavia non pochi rischi, soprattutto in un paese in cui la disuguaglianza resta evidentissima a livello globale. Il necessario taglio della spesa pubblica non potrà che colpire le politiche più costose, che includono ovviamente le misure di welfare come le pensioni, la sanità pubblica e i sussidi di disoccupazione, che resta molto alta e si attesta attorno al 13%.

Buon lavoro a questo nuovo governo del popolo.

Rossella Marchese

Avvistamenti mostruosi in giro per il mondo e non solo

Dopo il celeberrimo mostro di Loch Ness, tocca alla fantomatica creatura che abita il lago Okanagan in Canada la menzione per il maggior numero di avvistamenti.

Ogopogo è il suo nome e già i nativi indiani ne conoscevano l’aspetto; hanno sempre sostenuto, infatti, nei loro racconti che un essere con corpo serpentiforme, testa equina con corna, pinne laterali e coda biforcuta abitasse nel lago Okanagan minacciando l’incolumità degli abitanti del luogo, avvezzi a compiere sacrifici prima di attraversare il lago.

Il primo avvistamento di questo essere risale al 1870 quando la moglie di un missionario, Susan Allison,  lo avvistò nel lago di Okanagan.

Si narra che nel 1914 un’enorme carcassa di un essere in putrefazione fu trovata sulle sponde del lago, mentre la testimonianza più importante è probabilmente quella delle famiglie Kerry e Watson, che nel luglio del 1949 si trovavano in barca e videro un essere nuotare con movimenti simili a quelli dei cetacei, prima verso l’alto e poi verso il basso, lungo più di nove metri e dotato di coda biforcuta.

Più recentemente, Ogopogo è stato avvistato ben 3 volte in questo ottobre e tutte le riprese confermano, anche se in modo piuttosto sfocato e confusionario (un classico), un essere dal corpo serpentesco e una testa molto strana. Proprio come raccontano le leggende dei nativi.

Niente di meglio con l’avvicinarsi di Halloween che parlare di avvistamenti di mostri.

Nicola Massaro

The Hanter’s Moon

 

Si chiama Luna del Cacciatore ed è il plenilunio del mese di Ottobre, l’appellativo le viene attribuito, così come per tutti gli altri pleniluni dell’anno, dai nativi americani, precisamente dalla tribù degli Algonchini, che misuravano lo scorrere del tempo attraverso un precisissimo calendario lunare; ad essa era associato il momento più propizio per la caccia prima dell’arrivo del grande freddo invernale. Durante questo plenilunio, infatti, essendo già stati mietuti i campi ed accumulato il raccolto di mais e grano, peri cacciatori risultava più facile avvistare ed uccidere cervi ed altra selvaggina; per questo è anche conosciuta come Luna di Sangue ed è sempre stata particolarmente riverita, essendo la luna piena successiva all’equinozio di Autunno (e quindi alla Luna del Raccolto che cade a Settembre) e l’unica ad essere onnipresente nel cielo notturno dal  tramonto all’alba.

La Hanter’s Moon o Harvest Moon, stando alle credenze popolari dei nativi, appariva più intensamente colorata e grande del solito e, proprio perché la vedevano sorgere subito dopo il tramonto, sollevandosi piena all’orizzonte, la percepivano di dimensioni maggiori e dal colore più intenso rispetto agli altri pleniluni. Questo fenomeno è ancora conosciuto con il nome di illusione lunare, un effetto dell’occhio umano ancora dibattuto tra gli scienziati.

Eppure la particolare venerazione verso la Luna di Ottobre è cosa comune a molti popoli: in Asia sudorientale, ad esempio, Ottobre segna la fine della stagione dei monsoni e ha influenzato il nome dato alla luna piena del mese. Per gli induisti, questa luna piena è chiamata “Sharad Purnima”, ossia festa del raccolto, perché segna la fine delle piogge; per i Buddisti, invece, questa luna piena prende il nome di “Pavarana”, la fine del Vassa, ossia il periodo di digiuno di 3 mesi legato ai monsoni.

Per tutti coloro che ammireranno la Luna del Cacciatore di questi giorni sarà possibile, con un po’ di fortuna, anche assistere ad un altro fenomeno suggestivo: lo sciame meteorico delle Orionidi, innescato ogni anno dai detriti lasciati dalla cometa di Halley lungo il suo viaggio intorno al sole e che quest’anno tocca il suo picco proprio nell’ultima parte del mese di Ottobre.

Rossella Marchese

PizzAward, a Cerea, nel veronese  il pizzaiolo più originale al mondo

 Arriva da Cerea (Verona) il pizzaiolo più originale del mondo, ma anche il neo detentore del titolo di pizzaiolo chef e pizzaiolo sommelier.

Con la sua “Valpoterra”, in omaggio ai prodotti della Valpolicella a partire dall’Amarone usato nell’impasto, Stefano Miozzo vince infatti la terza edizione del contest internazionale #PizzAward, battendo centinaia di concorrenti e conquistando, allo stesso tempo, uno dei nove riconoscimenti (una oliera per pizze a forma di busto di San Gennaro) previsti dalla gara ideata da MySocialRecipe e una delle menzioni speciali attribuite dai main sponsor.

Ad alternarsi sul palco sono stati quindi Enzo Coccia (premio alla Carriera Professionale), Ciro Salvo (Pizzaiolo Protagonista dell’Anno), Franco Pepe con Authentica – Pepe in Grani (Pizzeria dell’Anno), Filippo Rosato con la sua On the sea side (Migliore Pizza dall’Estero), Diego Tafone con la sua Pascalina (Migliore Pizza Healthy), Paolo De Simone con la sua Nefropizza (Pizzaiolo Social) e la ventiduenne Sara Palmieri, che ha incassato due titoli (Migliore Pizza Senza Glutine e Migliore Pizza in Rosa) con la sua Tradizioni.

Al loro fianco, inoltre, i giovani John e Elias, protagonisti del primo corso per pizzaioli rivolto ai migranti che MySocialRecipe ha voluto promuovere, con la collaborazione di Virtus Italia Impresa Sociale, dell’Associazione Pizzaioli Esperti e di Fabio Cristiano (docente della Scuola di Pizzaiolo) in un’ottica di integrazione culturale e professionale.

Al loro fianco, anche, i giovani John e Elias, protagonisti del primo corso per pizzaioli rivolto ai migranti che MySocialRecipe ha voluto promuovere, con la collaborazione di Virtus Italia Impresa Sociale, dell’Associazione Pizzaioli Esperti e di Fabio Cristiano, docente della Scuola di Pizzaiolo, in un’ottica di integrazione culturale e professionale.

Nicola Massaro

La paura delle  donne Yazide irachene fuggite in Europa

Il caso inquietante che ha coinvolto un gruppo di donne yazide è scoppiato in Germania poco tempo fa, ma ha creato subito allarmismo attorno a quello che è, ormai, il tema centrale del dibattito politico europeo degli ultimi mesi: la sicurezza delle frontiere.

Il punto di partenza è la storia che una giovane yazida ha raccontato ai media tedeschi lo scorso agosto; fuggita dall’Iraq dopo essere stata venduta ad un miliziano dell’Isis che l’ha stuprata e seviziata per mesi,  arrivata in Germania, da rifugiata, ha incontrato il suo carnefice nei pressi di Stoccarda, davanti ad un supermercato. Nonostante abbia denunciato l’accaduto, la giovane  non è riuscita a fare arrestare l’uomo e ha deciso di ritornare in Iraq.

Il dramma delle donne yazide, divenute schiave sessuali per sedicenti appartenenti allo Stato Islamico, è noto alla Comunità Internazionale almeno dal 2015; la schiavitù sessuale è una pratica che l’Isis ha ritenuto di dover istituzionalizzare, non solo attraverso una burocrazia dello stupro (mercati dove vengono vendute le donne, listini prezzi, contratti d’acquisto notarizzati da corti islamiche), ma anche con una teologia dello stupro. Il settimanale dell’Isis Dabiq spiegava, non molto tempo fa,  come fosse legittimo trattare le donne yazide quali spoglie di guerra; mentre il «Dipartimento Fatwe» dell’Isis illustrava la liceità di avere rapporti anche con ragazzine che non avessero raggiunto la pubertà.

Alla luce di questi fatti, che sono storia a noi contemporanea, l’episodio vissuto dalla giovane ha più dell’inquietante.

Secondo gli attivisti yazidi e siriani presenti in Germania, non è stato un caso isolato. Dopo l’attacco alla città irachena di Sinjar, nell’agosto del 2014, circa 1800 giovani donne sono state rapite e seviziate dall’Isis; molte di quelle che sono riuscite a fuggire in Europa, dopo che la famiglia ne ha pagato il riscatto, hanno trovato rifugio in Germania dove sono stati avviati dei programmi di supporto, per queste donne e e per tutti i profughi accolti nel paese, di circa 95 milioni di euro. Tuttavia, assieme alle vittime, pare che in Europa siano arrivati anche i criminali, e che questi godano degli stessi diritti delle donne che hanno torturato. Come ha spiegato ai media tedeschi (e non solo) Aghiad Al Kheder, il siriano portavoce dell’associazione Sound and Picture, che è diventata un punto di riferimento per i rifugiati in Germania, è accaduto che alcuni affiliati al gruppo terroristico abbiano rubato l’identità ad altri siriani e siano riusciti ad ottenere asilo politico approfittando della politica delle porte aperte di Angela Merkel. Sarebbero entrati in questo modo circa 900 membri dell’Isis in Germania. Mentre un altro gruppo è rappresentato dai returneers, i foreing fighters che hanno combattuto in Siria e hanno fatto ritorno in Europa. Ovviamente, si sta lavorando per l’identificazione e l’incriminazione di questi soggetti. Inoltre, a far ben sperare la comunità yazida è il fatto che la Germania è uno dei pochi Paesi che permette di procedere contro un soggetto per reati commessi aldi fuori della sua giurisdizione; ed è proprio dalla Germania che gli yazidi hanno fatto partire le denunce contro gli jihadisti, per portarli, in futuro, di fronte alla Corte dell’Aja.

Rossella Marchese

Fuggire dalla miseria, non solo nel Mediterraneo

Ancora racconti di disperazione dal Venezuela. Questa volta sono i Paesi confinanti con Caracas a fare notizia. Su invito dell’Ecuador, infatti, lo scorso settembre si sono riuniti i ministri degli Esteri di 14 Paesi latinoamericani, assieme ai rappresentanti dell’Unhcr, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati e  dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni, in un vertice di emergenza per mettere a punto delle soluzioni politiche condivise nel coordinare un fenomeno che non ha precedenti nella storia del continente sudamericano: la fuga in massa della popolazione venezuelana.

Fuggono con borsoni, abiti indossati uno sull’altro, a volte qualche trolley, in fretta e a piedi, lasciandosi tutto il resto in Venezuela. L’Onu ha stimato che sono circa 2,3 milioni i venezuelani fuggiti dal Paese e dalla miseria imperante; e l’esodo è sempre più impetuoso, basti pensare che egli ultimi 15 mesi in Colombia sono entrati oltre 1 milione di migranti; ogni giorno ne arrivano più di 4mila al confine con l’Equador e poi, dopo un viaggio di settimane a piedi o in autostop (perché i soldi per gli autobus non ci sono) fino in Perù, dove si è arrivati ad un numero complessivo di presenze che supera il mezzo milione.

Il Venezuela, che un tempo attirava con le sue ricchezze minerarie è diventata la terra da cui fuggire, tanto che Joel Millman, rappresentante dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni, ha equiparato questa crisi migratoria a quella del Mediterraneo. Entrambe di difficile soluzione.

Tuttavia solo con la cooperazione dei Paesi limitrofi, in Venezuela come nel Mediterraneo, si può sperare di giungere ad una risoluzione della situazione.

Eppure, anche i valichi del Sudamerica si chiudono. Il Brasile schiera l’esercito nello stato di Roraima, l’Equador vuole respingere chi si presenta alle sue frontiere con la sola carta di identità, così anche il Perù. Ma per i venezuelani il passaporto è diventato una chimera, per ottenerlo ci vogliono mesi e circa 200 dollari, cifra ormai insostenibile per larga parte degli esuli che arrivano a piedi, dopo aver marciato per migliaia di kilometri.

Sul ponte Simòn Bolìvar , porta d’ingresso alla Colombia, si registrano oltre 100mila passaggi al giorno, quasi tutti in uscita dallo Stato-caserma di Maduro. La maggioranza si ferma, altri proseguono il viaggio verso gli altipiani andini; le mete più ambite sono il Perù, con la sua economia in piena espansione, l’Argentina e il Cile.

Nei paesini di frontiera tra Colombia e Venezuela, ormai assediati dai migranti, si vedono incollate ai muri le banconote bolivares, che ormai non valgono più nulla, accompagnate a scritte offensive contro Maduro, principale responsabile dell’agonia in cui versa il Paese da ormai 5 anni.

Rossella Marchese

 

Salute sport e solidarietà al Campus 3s

Visite mediche specialistiche gratuite, eventi sportivi e solidali, food, aree dedicate ai bambini, hanno animato dal 4 al 7 ottobre, alla Rotonda Diaz in via Caracciolo, il Progetto Campus 3s organizzato dall’Associazione SportForm con il sostegno di Fondazione con il Sud.

Un grande ospedale da campo affacciato sul lungomare napoletano che ha visto coinvolte le Università Federico II e Vanvitelli si messo al servizio della città offrendo la presenza di specialisti di varie branche.

Un vero e proprio successo di numeri: circa 2.500 le visite effettuate; 3mila visite compresi gli studenti dello Sport; 200 tra medici, esperti e volontari impegnati; 23 le aree mediche specialistiche presenti.

“Nel corso dei tre giorni di visite gratuite i migliori professionisti campani” sono stati “gratuitamente al servizio della popolazione napoletana͟, ha spiegato Annamaria Colao”, coordinatore scientifico e promotore del Campus, tra le quindici scienziate italiane più quotate al mondo.

“Salute, sport e solidarietà compongono le tre S del Campus3S che ormai da anni è attivo in tutta la Campania ma che realizza manifestazioni in tutta Italia, con iniziative che coinvolgono la popolazione con una diffusa azione di prevenzione facendo anche sport e divertendosi”, ha spiegato Tommaso Mandato, presidente di Sportform e organizzatore della manifestazione.

 

“Oggi miriamo a promuovere una campagna nazionale di prevenzione primaria vera che, oltre a garantire un abbassamento delle percentuali di malati, riduca anche i costi per la sanità pubblica. Intendiamo così anche ribaltare l’approccio alla cura delle malattie. Bisogna ricercare le cause più che mirare alla semplice terapia sugli effetti. E lo stile di vita, il mangiare bene, il dormire adeguatamente, l’esercizio fisico, rappresentano un elemento essenziale per ridurre l’impatto che le malattie hanno sulla nostra popolazione”, hanno concluso Colao e Mandato.

Il clima inclemente di sabato pomeriggio non ha consentito lo svolgimento della maratona.

Avvicinare la medicina alla gente in maniera semplice e diretta, questa la formula vincente dell’iniziativa.

 

L’Italia è un Paese che non premia l’istruzione

Il mercato del lavoro italiano non premia i livelli più elevati di qualificazione.

Vale la pena studiare in Italia? Classica domanda ad inizio anno scolastico e alla quale gli economisti hanno dato alcune risposte.

Riconoscendo che i benefici della maggior istruzione non sono da misurare esclusivamente in termini monetari, la  risposta degli economisti a questa domanda è senz’altro affermativa: in Italia chi è in possesso di titoli di studio più elevati ha maggiori opportunità occupazionali e guadagna di più e lo dimostra l’indagine biennale della Banca d’Italia.  Questo studio però poi evidenzia un fattore molto singolare, facendo sì che in Italia l’istruzione renda meno rispetto agli altri paesi Ocse. Infatti, a differenza di quanto si osserva negli Stati Uniti (Acemoglu e Autor, 2011), il rendimento non tende ad aumentare al crescere del livello di istruzione. Inoltre, coloro che hanno conseguito un titolo di studio post laurea non godono di un rendimento aggiuntivo rispetto ai semplici laureati. Questo sta a significare che il mercato del lavoro italiano è incapace di assorbire e premiare i livelli più elevati di qualificazione.  E’ per questo che i cervelli sono costantemente in fuga.

Danilo Turco

Porto Torres: scaricabile dal sito la mappa della città

Un servizio per cittadini e turisti e operatori turistici quello offerto dal Comune di Porto Torres che mette a disposizione la mappa aggiornata della città sul proprio sito web.

“La mappa – sottolinea l’Assessora al Turismo, Mara Rassu – è realizzata in un formato già pronto per la stampa tipografica. Contiene informazioni in più lingue sui principali punti di attrazione della città, monumenti, spiagge, parchi urbani e l’indicazione di servizi come, ad esempio, punti noleggio bici, bancomat, distributori di carburante”.

Una mappa che consente di avere dinanzi a sé da un lato il territorio per esteso; l’altra consente la consultazione delle indicazioni relative a monumenti e spiagge.

Il servizio è messo a disposizione, come detto, non solo per i singoli cittadini ma può essere stampata anche dai proprietari di hotel, b&b, ristoranti e altre strutture che intendono fornirla ai propri clienti.

Come scaricarla? Per effettuare il download bisogna entrare su www.comune.porto-torres.ss.it, cliccare in home page sulla sezione Porto Torres Turismo e poi sulla sottosezione “Porto Torres City Map”.

Un’iniziativa che favorisce una migliore conoscenza della città, dei suoi tesori d’arte e delle strutture ricettive e di ristorazione.

Salvatore Adinolfi

 

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