Al via un nuovo anno di fotografia per la FIAF

Il numero di febbraio di FOTOIT la rivista ufficiale della FIAF si apre con l’editoriale del Presidente Roberto Rossi che sintetizza quanto la Federazione ha fatto per celebrare i 75 anni di vita e presenta le iniziative che vedranno tutti gli amanti della fotografia protagonisti dell tantissime attività in programma sia a livello nazionale sia a livello regionale e territoriale.

Online Il 9 marzo prende l’avvio la quarta edizione di Laboratorio Portfolio. A maggio e precisamente dal 15 al 19 si terrà ad Alba il 76mo Congresso. Il 14 giugno al via la prima edizione del Festival della Fotografia Italiana organizzato dalla FIAF a Bibbiena e in altri due comuni del Casentino.

Ricco anche questo numero con le numerose iniziative organizzate dai Circoli in tutta Italia, le interviste, i focus, i profili delle fotografe e dei fotografi.

Uno speciale ricordo a cura di Pippo Pappalardo di Gina Lollobrigida.

Antonio Desideri

Luna Rossa Prada Pirelli presenta i suoi team Giovani e Ragazze

E’ nel  1997 che nasce il team Luna Rossa dall’incontro tra l’imprenditore Patrizio Bertelli che riceve dallo yacht designer argentino German Frers la proposta di lanciare una sfida alla 30ma America’s Cup del 2000.

Un sodalizio che ha portato il team a prendere parte a cinque edizioni dell’America’s Cup, vincendo per ben due volte le regate di selezione dei Challenger – la Louis Vuitton Cup nel 2000 e la PRADA Cup nel 2021 – e disputandone la finale nel 2007 e nel 2013.

Luna Rossa sarà nuovamente presente rappresentando lo yacht club Circolo della Vela Sicilia alla 37ma edizione dell’America’s Cup che si terrà a Barcellona nei mesi di settembre e ottobre di quest’anno.

Oggi Luna Rossa Prada Pirelli ha presentato a Cagliari, presso la sede del challenger italiano alla 37ma Coppa America, i nominativi dei giovani e delle ragazze impegnati alla UniCredit Youth America’s Cup (17 – 26 settembre) e alla Puig Women’s America’s Cup (5 – 13 ottobre).

Sono state convocate come equipaggio femminile le veliste: Giulia Conti (timoniera), Margherita Porro (timoniera), Maria Vittoria Marchesini (timoniera), Giovanna Micol (trimmer), Maria Giubilei (trimmer), Giulia Fava (trimmer) e Alice Linussi (trimmer).

Ancora in fase di variazione e ampliamento invece è la squadra giovanile costituita da: Guido Gallinaro (timoniere), Gianluigi Ugolini (timoniere), Federico Colaninno (trimmer),  Stefano Dezulian (trimmer) e Rocco Falcone (timoniere/trimmer). Convocato anche Marco Gradoni (timoniere). Gradoni fa parte anche del sailing team di Luna Rossa Prada Pirelli.

Sono molto contento delle scelte fatte, ma non è stato facile», dice Max Sirena, Skipper e Team Director di Luna Rossa Prada Pirelli. «La rosa dei candidati era molto valida, perché costituita da atleti con un ottimo background, che nella propria carriera hanno raggiunto importanti risultati a livello mondiale se non, addirittura, qualificazioni olimpiche.

Alla fine abbiamo puntato sulle persone che ci sono sembrate più adatte a eccellere sull’AC40, il monotipo foiling con il quale si correranno le regate. In una scelta del genere si valutano non solo le caratteristiche tecnico – sportive, ma anche la passione, il carattere e la capacità di lavorare in team per raggiungere l’obiettivo comune. Adesso che abbiamo le squadre al completo, ci focalizzeremo sugli allenamenti e sul format di regata affinché i nostri velisti arrivino il più preparati possibile agli eventi di Barcellona. A tutti gli altri faccio un grande in bocca al lupo per i loro prossimi successi sportivi, certo che le nostre strade torneranno a incrociarsi”.

Il gruppo youth si è formato nel corso dell’anno passato attraverso diverse fasi di osservazione», ha evidenziato Jacopo Plazzi, coordinatore del programma Youth & Women’s. «Prima la navigazione con i 69F, poi l’assistenza al team nella preparazione estiva a Barcellona con l’AC40, e infine l’integrazione con il nostro sailing team nell’ultimo periodo di two boat racing. Siamo partiti dal gruppo che abbiamo già visto lavorare insieme, in acqua e fuori, e aggiunto atleti di alto profilo provenienti dalle classi olimpiche. Di questo gruppo youth hanno fatto parte anche alcune delle ragazze selezionate nel programma Women’s America’s Cup, che abbiamo deciso di affiancare a veliste di esperienza, per portare avanti un progetto che unisca la possibilità di competere al massimo livello quest’estate a una visione di lungo termine. Siamo felici di presentare un team forte che potrà dimostrare le sue qualità nelle acque di Barcellona. Il panorama velico femminile e giovanile italiano è eccellente e questo ci ha messo davanti a scelte non facili, per le quali è stato fondamentale il confronto con la Federazione Italiana Vela. Davanti a noi c’è un periodo elettrizzante, Olimpiadi, Coppa e Youth & Women’s America’s Cup e siamo determinati a dimostrare quanto valiamo».

Il coach del programma Youth & Women’s, Simone Salvà, ha aggiunto: «Per quanto riguarda le donne, abbiamo esaminato moltissime atlete, tutte bravissime, e alla fine siamo riusciti a mettere in piedi un team eclettico, con esperienze, età e skill personali molto diverse. Ci sono persone più grandi, con enorme esperienza in regate internazionali e Olimpiadi e giovanissime cresciute sulle barche volanti. Questa sinergia è perfetta per creare il giusto mix di esperienza e tecnica che ci serve a bordo. Stanno lavorando molto bene insieme e fa piacere vedere che nonostante le differenze di età o il fatto che alcune non si conoscessero, si sia creato subito un bel feeling e sia nato un gruppo coeso e motivato».

Due team giovani per competere con forza e professionalità per essere all’altezza della impegnativa sfida che si troveranno a dover affrontare per tenere alti i colori di Luna Rossa. Aspettiamo di seguire le loro imprese nelle acque barcellonesi e le loro vittorie.

Antonio Desideri

Il patrimonio culturale di Napoli e della Campania: la festa di Piedigrotta

La festa di Piedigrotta ha le sue origini nei rituali pagani di epoca greco romana, dedicati a  Dioniso,  con un  riferimento al dio Priapo i cui baccanali erotici  destinati a propiziare la fertilità  si celebrava nella cripta  Neapoletana che era una rettilinea galleria romana lunga circa 700 metri scavata nel tufo che univa l’attuale Mergellina con Pozzuoli.

Secondo una legenda, questa grotta fu costruita in una sola notte da Virgilio, considerato un potente mago e considerato il primo patrono della città di Napoli, prima di San Gennaro.

Piedigrotta inizia alla fine dell’estate, nella notte tra il 7 e l’8 settembre, in prossimità con l’equinozio d’autunno, ed è  la festa del ringraziamento  degli uomini alla Terra per i preziosi e saporiti doni che gli ha offerto durante la stagione del sole.

E’ anche il sacro momento in cui  gli acini dell’uva vengono raccolti, pigiati e messi nelle botti a maturare per poi restituire agli uomini il nettare degli Dei.

La Chiesa Cristiana assorbì nel suo interno lo spirito pagano della festa e l’antica Cappella dedicata a Priapo fu sostituita dal Santuario di Piedigrotta dedicata alla Madonna secondo le indicazioni di tre differenti persone che raccontarono di essere state  visitati in sogno dalla Madonna stessa l’8 settembre  del 1353.

Dopo secoli durante i quali la festa della Piedigrotta  fu dimenticata, con i Borbone  la festa per eccellenza la festa del popolo di Napoli rinacque nella forma più sfavillante e regale.

Il Regno dei Borbone,  guidato da Re Carlo III fece assurgere la festa di Piedigrotta   al rango difesta nazionale, dando vita alle fastose luminarie, alla stesa di panni sui  balconi di panni e al lancio coriandoli, al cuppolone che si calava sulla testa dei passanti, alle tarantelle e alle trombette e putipù ed infine alla  grandiosa “Parata  di Piedigrotta” alla quale partecipavano nobili e spesso la stessa famiglia regnante  che si concludeva alla Chiesa di Piedigrotta dove si  porgeva l’omaggio alla Madonna.

Piedigrotta rappresentò fino alla sua ultima edizione di epoca Borbonica del 1859,  lo spirito più autentico e genuino del popolo napoletano, capace di unire  paganesimo e spirito cristiano ed affermare una condizione di armonia sociale, politica, culturale e religiosa che non può assolutamente andare perduta nell’oblio  e  nella mercificazione  dei valori.

Alessandra Federico

Isabella Gagliardi: Anima e corpo. Donne e fedi nel mondo mediterraneo (secoli XI-XVI)

Professoressa Gagliardi ripercorre la storia sociale delle donne appartenenti alle comunità cristiane, ebraiche e islamiche del bacino euromediterraneo tra l’XI e il XVI secolo.

Qual è la specifica percezione del corpo femminile nelle tre culture?

Una percezione fortemente funzionale nel senso di funzionale alla riproduzione. Le bambine diventavano ed erano considerate donne quando diventavano in grado di generare altri esseri umani: da allora in poi era possibile iniziare a pensare al loro futuro come spose e madri di famiglia. L’arrivo del menarca segnava la fine dell’infanzia e le proiettava su un altro e diverso livello. Il nuovo livello implicava la conoscenza e il rispetto di nuove regole, cioè rituali di purificazione accompagnati da strategie di “astensione” e di “contenimento” particolari. Il sangue mestruale, infatti, era considerato un elemento impuro, poiché potenzialmente capace di contaminare non solo gli esseri umani, ma anche gli elementi naturali, come le piante, o di interferire sulla lievitazione delle farine o sui processi di vinificazione. L’impurità mestruale era un retaggio arcaico, essendo attestata, nella koiné greco romana, fin da tempi antichi. La gestione del corpo della donna era, inoltre, la causa prima della sua qualificazione a livello morale.

Ebbene, emerge che in tutte, al netto delle differenze che pur vi furono, la sessualità e la sua gestione definirono ruoli ed identità.

In qual misura il profilo morale delle donne incide sui mutamenti sociali?

Direi che incideva moltissimo non tanto sui mutamenti sociali, quando sul posizionamento sociale delle donne: era la sessualità e la sua gestione a determinare il ruolo di ciascuna e, di conseguenza, a determinarne l’appartenenza al contesto delle persone rispettabili e di buona fama oppure il suo contrario. Inoltre dobbiamo ricordare che la fama, in epoca medievale, aveva una sua valenza giuridica molto forte, non si trattava affatto di un elemento secondario o di cui era possibile non preoccuparsi. Specie se si apparteneva a un livello sociale mediano.

La specificità dell’acculturazione femminile consisteva nella tendenza ad ottenere l’istruzione necessaria attraverso percorsi privati e informali: la casa familiare come agenzia formativa?

Si certamente, sono numerosi i casi di donne che imparavano mestieri, pure mestieri intellettuali, grazie ai padri, ai fratelli, ai mariti. Oltre al conosciuto e studiato fenomeno del passaggio di saperi e di pratiche specifiche tra donne, occorre considerare anche queste realtà. In alcuni casi sono le donne stesse a dichiarare che si sono formate, per esempio alla professione medica, grazie all’impegno paterno, per esempio. In altri casi si evince dalle fonti come i mariti creassero talvolta piccole aziende familiari che poggiavano interamente sulle loro spalle e su quelle di moglie e figlie: ne sono testimonianza interessante, per restare nell’ambito dei mestieri colti, i gruppi familiari che nelle città universitarie si occupavano della copiatura dei manoscritti che servivano come libri di testo per gli studenti universitari. Sono numerose le piccole aziende familiari di copisti in cui troviamo attive le donne della famiglia che, magari, avevano imparato a esercitare abilmente il mestiere anche in virtù degli insegnamenti dell’uomo di casa.

Leggendo, incontriamo poetesse, maestre di scuola, copiste, miniatrici, esperte di saperi curativi ed anche donne religiose.

Quale fu il loro ruolo sacrale?

Più che di ruolo sacrale parlerei di ruolo religioso. Il ruolo dipese dalle realtà sociali e dalle comunità di appartenenza. Così il mondo cristiano conobbe monache, oblate, terziarie, beghine ma anche circoli di laiche pie e devote ad alcune alle quali fu riconosciuto l’essere sante, cioè il godere di un rapporto molto particolare e speciale con Dio. In quanto sante goderono di una considerazione pubblica, di un rispetto e anche di una capacità di influire sulla realtà circostante piuttosto significativa. Analogamente, pur se con qualifiche e con identità molto diverse, le società ebraiche e islamiche medievali riconobbero ad alcune donne uno statuto particolare in quanto particolarmente sagge e particolarmente vicine a Dio. Infine dobbiamo considerare il ruolo svolto quotidianamente dalle donne all’interno delle loro famiglie dove, seppur in gradazione diversa a seconda dei contesti sociali e religiosi di appartenenza, esse svolsero il ruolo di prime educatrici alla religione dei propri figli e, almeno nelle case ebraiche, svolsero un ruolo importante per le funzioni sacre (ad esempio l’accensione dei lumi per il sabato e le feste, la preparazione dei cibi secondo le regole della purità, la macellazione e anche molto altro).

Le norme religiose, fin dalla Rivelazione, sono state enunciate da maschi, spesso, con sciolte e disinvolte estrapolazioni desunte dai Testi Sacri. Lei evidenzia che sia la singola persona che declina, in virtù della propria storia, della propria cultura e della propria sensibilità, le leggi civili.

Può offrirci qualche esempio di norma che riguarda il singolo e la società tutta?

In realtà nel libro ho inteso evidenziare altro, ovvero che, al di là della Scrittura, dal punto di vista della ricaduta sociale delle credenze, è fondamentale la sua interpretazione. E l’interpretazione della Scrittura, nel periodo che ho preso in esame e in tutte e tre le culture, era appannaggio degli uomini e di alcuni uomini in particolare, a cui era riconosciuto il legittimo esercizio della funzione che consentiva, appunto, di interpretare la Scrittura divina e di legiferarne l’applicazione concreta nella realtà quotidiana. Tra le norme che riguardano la singola persona e l’intera società sia sufficiente ricordare la questione dell’educazione religiosa dei figli e dunque la questione della loro appartenenza a una precisa e ben individuata comunità di fedeli. Nel caso dei matrimoni misti – praticati, per quanto socialmente non apprezzati –  l’appartenenza religiosa dei figli era una questione davvero dirimente. Un’ampia casistica mostra le difficoltà e i veri e propri travagli che erano suscettibili di originarsi in situazioni di questo genere.

 

Isabella Gagliardi attualmente insegna Storia del cristianesimo e delle chiese all’Università degli Studi di Firenze e coordina il settore Cristianesimo del Dottorato Nazionale di Studi Religiosi. È associata al Laboratoire LEM di Parigi e fa parte dello staff accademico dell’Istituto di Ricerca Statunitense The Medici Archive Project; nel 2022 è stata Directeur d’Etudes Associé alla Fondation Maison de Sciences de l’Homme di Parigi. Si occupa di storia dei movimenti religiosi in epoca medievale e proto-moderna, con particolare attenzione alla storia delle donne e di genere con taglio comparativo tra le religioni abramitiche.

Giuseppina Capone

La Reggia di Versailles, un luogo incantato

Scoprire le meraviglie della Reggia e dei giardini di Versailles attraverso le pagine di una delle pubblicazioni divulgative di National Geographic nella collana Regge e Castelli consente ai lettori di potersi immergere nei ricchi saloni e negli splendidi giardini anche senza essere presenti ma solo sfogliando le pagine della pubblicazione che presenta una delle più famose regge del mondo.

La fortuna della località dove poi sarebbe sorta la reggia iniziò nel 1607 quando il futuro re Luigi XIII giunse per la prima volta a Versailles per una battuta di caccia e successivamente vi fece edificare un casino di caccia, mano man nel corso degli anni la proprietà si ingrandì sempre di più. Sarà, però, il suo successore Luigi XIV di Borbone, il Re Sole, a iniziare i lavori di ampliamento dell’edificio esistente fino alla realizzazione di quel gioiello d’arte che vide lo splendore della corte dal 1682 fino alla Rivoluzione francese quando il sovrano Luigi XVI, la consorte Maria Antonietta  e la corte furono costretti a tornare a Parigi con l’epilogo che tutti conosciamo. Con il sovrano cadde anche la Reggia che fu abbandonata e svuotata dei tesori in essa contenuti per non tornare più agli splendori di una volta.

La ricca e fastosa residenza vide anche la firma nel 1919 del Trattato di Versailles che poneva fine alla Prima Guerra Mondiale.

La Reggia e i suoi giardini sono oggi meta di milioni di visitatori all’anno che visitano le sale e passeggiano per i giardini e i boschetti di quel gioiello simbolo dell’Ancien Régime.

Antonio Desideri

Le comunità energetiche

Nella giornata di sabato 3 febbraio alle ore 18:00 si è tenuta alla Mondadori di Nola, in piazza Marconi, la presentazione del libro “Comunità Energetiche, esperimenti di generatività sociale e ambientale” dell’ingegnere Giuseppe Milano. L’evento si è svolto con la partecipazione del Lions Club Nola Host Giordano Bruno e del Leo Club Nola Host Giordano Bruno e con gli interventi dell’ingegnere Giuseppe Angri, del Program Director Belenergia S.P.A, dott. Antonio Di Guglielmo e della moderatrice Autilia Napolitano, che hanno reso l’incontro vivace ed interessante anche per i meno esperti del settore.

Ovviamente ad aprire l’incontro è stata Autilia Napolitano, direttrice della Mondadori di Nola, seguita poi dall’autore, che, attraverso un connubio di vocaboli semplici e tecnicismi, ha saputo mantenere attenta la concentrazione dei partecipanti, suscitando addirittura molta curiosità tra i presenti, i quali, per la maggior parte, non erano addetti ai lavori.

Il tema trattato, strettamente connesso alla transizione energetica, obiettivo fondamentale di programmi europei e mondiali, come Agenda 2030, ha necessità di trovare terreno fertile e germogliare nella cultura delle comunità locali. Uno degli obiettivi del libro è proprio quello di far comprendere a più persone possibile che attraverso le comunità energetiche si può intraprendere una svolta riguardante la sostenibilità sociale, economica e soprattutto ambientale.

L’incontro poi è proseguito con gli interventi dell’ingegnere Giuseppe Angri e del Program director, dottor Antonio Di Guglielmo, che hanno sottolineato come sia necessario acquisire la cultura della sostenibilità ambientale non solo per diminuire l’inquinamento atmosferico del territorio, ma anche per dare nuove opportunità di sviluppo economico e sociale a tutta la comunità.

Il pomeriggio si è concluso poi con i vari saluti, in particolare sul finire dell’incontro è stata anche ribadita l’importanza della Mondadori di Nola, ormai punto di riferimento socioculturale dell’intero agro nolano, che grazie all’ottimo lavoro della direttrice Autilia Napolitano sta diventando giorno dopo giorno un vero e proprio salotto culturale, dove vengono discusse ed illustrate molteplici tematiche, che sanno trasportare e coinvolgere qualsiasi fascia d’età.

R.A.

Il patrimonio culturale di Napoli e della Campania: eventi di Carnevale a Napoli

Ormai ci siamo, è carnevale e sabato 3 febbraio 2024 si è dato inizio ai festeggiamenti a Napoli della festa più pazza dell’anno.

Le associazioni Vivere a Napoli e Borbonica Sotterranea hanno dato vita alla prima edizione del “carnevale in galleria borbonica”.

Gli ospiti sono stati accolti nelle misteriose gallerie sotterranee illuminate da luci  multicolori da suoni e balli e da personaggi in costume che hanno allietato la serata con allegre  performance.

Cortei in maschera e carri carnevaleschi sfileranno per le strade della città  da venerdì 9 a martedì 13 rappresentando in pieno l’originale spirito carnevalesco di ribaltare l’ordine sociale dove non è più possibile esercitare la distinzione tra  ricchi padroni oppressori ed i poveri popolani.

Città della Scienza organizza per domenica 11 un carnevale-laboratorio di divertimento ed apprendimento, un modo per insegnare modalità di comportamento sociale, immergendo i partecipanti nel mondo dell’evoluzione del terzo regno.

Un modo originale e divertente ma scientifico per coinvolgere i giovani che tra palloncini e bolle di sapone in un programma di educazione civica.

E per concludere nel modo più inerente alla tradizione borbonica da sabato 10 a martedì 13 a Palazzo Reale in “Largo Palazzo” Re Ferdinando e la sua consorte  Regina Maria Carolina accoglieranno gli ospiti nelle sontuose sale  della Reggia  per dare inizio al Gran Ballo di Corte sulle note del minuetto e gustando un gustoso babà.

Tutti gli ospiti potranno indossare la mascherina.

A Pietrarsa domenica 4 febbraio un’esperienza musicale in costume: “A corte da Pulcinella” un’esperienza interattiva unica, occasione per sbirciare dietro le quinte del teatro.

Ed infine ad Edenlandia, nel parco dei divertimenti della città di Napoli da sabato 10 a martedì 13, i  bambini potranno accedere in maschera  per una giornata di vera festa.

Alessandra Federico

Distretto Lions 108 Ya: nascono due nuovi Club

Il Distretto Lions 108 Ya, che unisce Campania, Basilicata e Calabria, continua il rafforzamento operativo ed organizzativo. Nello spazio di pochi giorni, il Distretto ha salutato la nascita di due nuovi club. Domenica 21 gennaio è stata salutata la fondazione e la consegna della Carta Costitutiva, la cosiddetta Charter, al Lions Club di Gerace, in provincia di Reggio Calabria. Il nuovo club, di cui è stato sponsor il Lions Club di Monasterace Kaulon presieduto da Mariateresa Spagnolo, è composto da 20 soci fondatori ed è presieduto da Adele Careri. Nel corso della cerimonia di consegna della carta, il presidente ha espresso tutto il suo orgoglio e la sua emozione per la nuova mission a cui è stata chiamata, garantendo il proprio impegno e quello di tutti i componenti del club “per rispondere ai bisogni della nostra comunità, agendo in sinergia con l’amministrazione comunale e con le altre istituzioni ed associazioni del territorio”.

Domenica 28 gennaio, è stata celebrata la fondazione del nuovo club Capaccio Paestum – Magna Graecia, il cui club sponsor è stato il Club di Mercato San Severino con la presidente Immacolata Romano.

La cerimonia di consegna e sottoscrizione della Charter si è svolta presso il Royal Paestum Hotel. A consegnarla, come già accaduto a Gerace, è stato il Governatore del Distretto 108 Ya, Pasquale Bruscino. Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, l’immediato past governatore Franco Scarpino, il primo vicegovernatore Tommaso Di Napoli, il secondo vicegovernatore Pino Naim, il GMT del Multidistretto Italy di Lions International e del Distretto 108Ya Rita Franco e tanti altri officer e soci Lions.

Il Club Capaccio Paestum – Magna Graecia può contare su 42 soci fondatori ed è presieduto da Vincenzo Mallamaci.

“Sono particolarmente felice di salutare la nascita dei primi due club del mio anno di governatorato. La crescita associativa e la fondazione di club sono fondamentali per rafforzare la nostra associazione e metterci nelle condizioni di adempiere con sempre maggiore efficacia alla realizzazione della nostra mission, che è quella di servire le nostre comunità e l’umanità, dando risposte concrete, anche in termini di proposte e progetti, per la risoluzione dei problemi e per il soddisfacimento dei bisogni, favorendo al tempo stesso la difesa di valori essenziali come la pace, la democrazia, la tolleranza, l’inclusione, i principi della buona cittadinanza. Un’azione ancora più importante in una contingenza storica caratterizzata da difficoltà economiche, bisogni crescenti, rigurgiti di odio e di intolleranza, guerre.  La nostra azione di volontariato ha il suo motore nei club, cuore pulsante della nostra associazione, e nei soci che decidono di aderirvi, cervelli e gambe che fanno marciare la nostra azione di servizio umanitario e comunitario. Per questo la crescita è un elemento fondamentale” afferma il Governatore del Distretto 108Ya, Pasquale Bruscino.

“La nascita di due nuovi club è il riconoscimento all’impegno del nostro Distretto nell’ambito della mission 1.5, l’obiettivo ambizioso che ci siamo posti come associazione di arrivare ad 1,5 milioni di soci nel mondo, per rafforzare sempre di più la nostra azione di servizio a favore dei territori di riferimento e dell’umanità sofferente. Il nostro sogno, come vuole il nostro presidente internazionale Patti Hill, è cambiare il mondo partendo dalle nostre comunità attraverso i services dei nostri club” spiega Rita Franco, responsabile della membership.

Lions Club International è la più grande associazione di servizio al mondo. Fondata nel 1917 negli Stati Uniti da Melvin Jones, conta oggi oltre 1,4 milioni di soci in oltre 50.000 club operanti in più di 200 Paesi ed aree geografiche del mondo. La mission dell’associazione è di dare modo ai Lions Club, ai volontari e ai partner di migliorare la salute e il benessere, rafforzare le comunità, supportare le persone bisognose tramite servizi umanitari e contributi di impatto globale, incoraggiare la pace e la comprensione internazionale.

Pierluigi Benvenuti

 

Il patrimonio culturale di Napoli e della Campania: Il Carnevale a Napoli

Tradizionalmente le festività del Carnevale a Napoli hanno inizio il 17 gennaio, Sant’Antuono quando in suo onore vengono “appicciat ‘e cippi” che vogliono significare il buttare sul fuoco e  bruciare tutte le cose negative del passato anno.

Il Carnevale è una festività cristiana che si fonda su antiche festività quali le feste dionisiache del periodo classico greco  e i Saturnali della Roma antica ed Il suo nome  deriva dal termine “levare la carne”, indicando l’usanza di mangiare per l’ultima volta la carne il martedì (martedì grasso) prima dell’astinenza e del digiuno della Quaresima.

Già nell’ottavo secolo a Napoli, nel periodo di Carnevale avvenivano grandi festeggiamenti  con feste, tornei e balli dove nobiltà e popolo si mischiavano tra loro coperti da maschere e costumi, riprendendo gli usi delle comunità egiziane che durante le feste in onore della dea Iside si travestivano con maschere e costumi per allontanare gli spiriti malvagi. Ma il travestirsi aveva anche significato simbolico di ribaltare la realtà e livellare l’ordine sociale.

Durante il Carnevale era lecito lasciarsi andare e dedicarsi agli scherzi ed il travestimento rendeva irriconoscibile la differenza tra le classi sociali.

A causa  delle violenze che si scatenavano durante i festeggiamenti il carnevale fu sospeso per un lungo periodo. Furono i Borboni nel sedicesimo secolo a ristabilire la celebrazione della festa facendo divenire una grande festa popolare diffondendo l’uso delle maschere e incentivando  balli e musica per tutta le strade delle città del Regno delle due Sicilie.

E’ di quel periodo la nascita della maschera di Pulcinella a cavallo di una vecchia (da cui il detto “’a vecchia ‘o Carnevale”) allegoria del passaggio dal vecchio e appassito tempo alla nuova stagione.

Un altro rito introdotto da re Carlo di Borbone durante la festività del Carnevale fu l’albero della cuccagna, che simboleggia la gioia e la prosperità ma anche la fatica e l’impegno necessari per ottenerli.

Nelle piazze e strade delle grandi città, venivano installati alti pali di legno che venivano resi scivolosi cospargendoli di grassi ed oli o saponi e alla cui sommità erano poste cibarie di ogni tipo.

A Napoli nel giorno di carnevale il palo, carico di ogni ben di Dio, veniva issato in piazza Mercato poi in Largo Palazzo (oggi piazza del Plebiscito).

Naturalmente per accaparrarsi delle prelibatezze il popolo si lanciava senza considerare difficoltà e pericoli e molto spesso accadevano gravi incidenti con morti e feriti.

Sempre in quel periodo i nobili napoletani organizzavano le sfilate dei carri di carnevale, riempiendoli di cibarie e bontà di ogni genere posti sulla cima di pali anche 20 metri  insaponati, posti al centro dei carri.

Attualmente anche presso altri comuni d’Italia per le celebrazioni di carnevale sono sorti giochi e percorsi legati all’albero della cuccagna, anche sostituendo i cibi con altri premi e con denaro, ma molto più spesso con comuni bandierine al fine di renderlo solo un gioioso gesto sportivo.

Nel prossimo articolo parleremo dei festeggiamenti a Napoli  per il Carnevale 2024.

Alessandra Federico

Il patrimonio culturale di Napoli e della Campania

La regione Campania possiede in patrimonio inestimabile costituito non solo dalle bellezze  del suo ambiente  naturale, ma anche da tutto ciò che i suoi abitanti  sono riuscito a produrre  nel corso della sua storia.

Lo testimoniano le meraviglie costudite  nelle chiese, nei musei e nei palazzi storici, che hanno stupito il mondo intero: le opere letterarie, musicali scientifiche  che hanno contribuito al progresso  di tutta l’umanità; il patrimonio archeologico che dimostra il grado di conoscenza e di raffinatezza raggiunto dai nostri avi già migliaia di anni fa.

Non secondo per importanza e dignità è poi la cultura enogastronomica, un patrimonio immenso, certamente  tra i più vasti e completi al quale si sono ispirate  molte altre “scuole di cucina”.

Una particolarità della nostra gastronomia è che molti piatti tipici e dolci non sono considerati, come nei Paesi nordici, cibo di routine, ma sono consumati nelle celebrazioni di feste  ed eventi particolari come la pastiera a Pasqua, gli struffoli a Natale, le zeppole a San Giuseppe, lasagne e sanguinaccio a Carnevale. Questi sono certamente i più noti ma esistono nella tradizione di Napoli e dei paesi della sua regione altri piatti e dolci legati ad eventi e festività meno note, che noi ci accingiamo  a riportare alla comune conoscenza dedicando ogni mese un racconto  che ne  descriverà l’origine e la storia.

Questo è  tempo di Carnevale e  il piatto  simbolo di questa festività è certamente la  lasagna, uno dei piatti simboli dell’Italia  che riesce a combinare  radici storiche e che in ogni regione  presenta una variante.

L’origine della lasagna  risale ai tempi dei romani conosciuta con il termine “laganon” ed indicava  una sottile sfoglia di pasta a base di grano e cotta su fuoco.

Nei secoli a venire la lasagna si diffonde su tutto il territorio nazionale e venendo  utilizzata per accompagnare i  piatti di carne.

Nel corso del rinascimento all’impasto furono aggiunte le uova che sostituendo l’acqua  darà all’impasto una maggiore consistenza e sapore.

Attualmente due sono le città, Bologna e Napoli che si contendono  le origini  del piatto che oggi conosciamo.

Nel 1863 in Emilia, Francesco Zambrini pubblica nel suo “libro di cucina” la ricetta della lasagna che prevedeva l’alternarsi di strati di pasta e di formaggi mentre in Campania, nel 1881 Fancesco Palma nel suo libro “Principe dei cuochi o la vera cucina napolitana”  pubblicala ricetta della lasagna al pomodoro che in sostituzione della besciamella e della carne macinata della ricetta originale, utilizza ricotta, ragù, polpettine e mozzarella.

Il menù di carnevale napoletano è molto ricco e oltre alla lasagna comprende un numero davvero infinito di secondi piatti e dolci. Tra i secondi piatti abbiamo solo l’imbarazzo della scelta tra carne al ragù, braciole, polpette, involtini di carne e le tracchiulelle, etc. Ad accompagnare il tutto c’è sempre una bella e succulenta  parmigiana di melenzane  preparata  con melenzane fritte, passate nell’uovo e farina e gratinate in forno con salsa di pomodoro, mozzarella, formaggio aglio e basilico.

Passando ai dolci troviamo il migliaccio, le cui origini risalgono al Medioevo e significa pane di miglio ed è un pane contadino che di solito si prepara il martedì grasso.

Per ultimo incontriamo  il dolce  che  “non  tace mai” e che rappresenta insieme alla lasagna il  simbolo del Carnevale a Napoli: le chiacchiere che possono essere  cotte al forno o fritte e che per tradizione si fanno accompagnare, per farle zittire, con una tipica crema: il sanguinaccio.

Buon Carnevale e buon appetito.

Alessandra Federico

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