Prima Conferenza Regionale di FIAF Campania 

Si è tenuta a Napoli domenica 27 novembre  2022 la Prima Conferenza Regionale di FIAF Campania alla quale  sono intervenuti Presidenti e Referenti dei diversi Circoli Campani, Delegati Provinciali e singoli Soci e, in particolare, hanno presentato proposte, riflessioni e suggerimenti i soci Luigi Cipriano, Valentino Petrosino, Bianca Desideri, Giovanni Ruggiero, Mariana Battista, Oscar Geremia, Pino Codispoti, Enza Sola, indicazioni che saranno ulteriormente discusse e formalmente decise in un prossimo incontro on-line. I lavori sono stati introdotti e coordinati dal Delegato Regionale FIAF Campania Francesco Soranno.

I soci della FIAF potranno seguire la serata di incontro on-line con il Presidente Roberto Rossi e Consiglio Nazionale FIAF  lunedì 12 dicembre ore 21:00 con tutti i Circoli e Soci di Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.

La storia di una donna tenace

“Un’emozione grandissima, un obiettivo inseguito con grande impegno e passione. Fin da bambina ho avuto modo di confrontarmi con figure educative e questo ha fatto scaturire il desiderio di diventare pedagogista”. Margherita Campanelli  (Fano) è una giovane donna di 30 anni affetta dalla sindrome di Down.

Margherita, lo scorso 25 novembre, ha finalmente realizzato il suo sogno: conseguire la laurea magistrale in Scienze pedagogiche all’Università di Macerata. “Il gioco come strumento e pratica inclusiva al nido. Le prospettive e dinamiche educative nello spazio 0-6”. Questo è il titolo della tesi con cui la giovane ha ottenuto 110 e lode. Una giornata ricca di soddisfazioni per Margherita e per la sua famiglia che, nonostante abbiano incontrato diversi impedimenti e ingiustizie nella vita da parte della società (atti di bullismo e discriminazioni), non si è mai persa d’animo ed è da sempre pronta a sostenerla e a spronarla in qualsiasi circostanza. La ragazza ha sempre dimostrato di essere dotata di grande coraggio, di un’intelligenza acuta e grande forza di volontà tanto da riuscire a lavorare in un asilo nido (dopo la laurea triennale come educatore) nonostante stesse studiando all’università.  Francesca Salis è la relatrice, nonché professore della cattedra di Pedagogia delle disabilità di Macerata, che ha seguito Margherita per tutto il percorso di studi. La professoressa nutre una forte stima nei confronti della neo laureata e le sue parole  sono di grande incoraggiamento e arrivano dritte al cuore di quest’ultima: “è riuscita ad andare oltre i luoghi comuni e non ha permesso alla disabilità di prendere il sopravvento e compromettere il suo progetto di vita. Quella di Margherita è una storia straordinaria, generata da una parte da una personale determinazione, dall’altra dalla forza dell’interazione sociale inclusiva. Ora potrà trasmettere a bambini e bambine i valori dell’inclusione in maniera diretta, non solo con la teoria ma attraverso la sua esperienza incarnata in modo emozionale ed esperienziale”. “Nell’ambito dell’approccio narrativo, – aggiunge la professoressa Salis – pedagogico inclusivo, che io insegno ai futuri pedagogisti, Margherita è una testimone validissima, capace di trasmettere con efficacia la sua storia, gli elementi educativi che l’hanno caratterizzata, la necessità di superare i pregiudizi. Margherita, continuerà a collaborare con me. Adesso da stimata collega”.

Margherita è da sempre stata molto determinata e ha da sempre avuto le idee ben chiare riguardo il suo futuro e chi sarebbe voluta diventare; il suo sogno più grande è quello di aprire un “agrinido” per dare l’opportunità ai bambini di crescere approcciando alla natura. La storia di Margherita non può che essere di grande insegnamento per tutti coloro che rincorrono i propri sogni; insegna che per raggiungere un obiettivo e poterlo concretizzare c’è bisogno di costanza, tenacia e volontà.

Alessandra Federico

Credito cooperativo: i vertici a Napoli per confrontarsi sulla Marca e sull’etica dello sviluppo

Un confronto sui temi di grande attualità bancaria al centro del convegno dal titolo “Il Credito Cooperativo della Campania e della Calabria: analisi del posizionamento competitivo della marca e definizione delle azioni evolutive.

“La marca racchiude in sé un insieme di elementi tra cui i valori che ispirano e segnano il carattere distintivo delle aziende. Sono i valori a base della nascita e della vita di una Banca di Credito Cooperativo. Un progetto ambizioso che parte dai fabbisogni delle Comunità che si mettono insieme per realizzare scopi comuni. Un modello di banca con radici antiche e forti che ha superato avversità politiche, economiche e sociali. La BCC non è solo un’azienda bancaria, perché la sua missione comprende lo sviluppo economico dei propri soci e clienti e dei territori ripreso dell’art. 2 dello statuto di ogni BCC. Coniugare l’anima sociale con quella dell’azienda bancaria è la vera sfida di un cooperatore per evitare derive e omologazioni che tradirebbero le volontà di tante persone che hanno dato origine a questo progetto di Banca. Per questi motivi al centro della nostra azione ci sono il rating umano, la biodiversità creditizia e l’algoretica per dare maggior valore all’uomo, alle sue idee e ai suoi progetti, utilizzando gli algoritmi in maniera più umana ed efficiente”. Amedeo Manzo, presidente della Federazione Banche di Comunità Credito Cooperativo Campania e Calabria, traccia così le linee del confronto tra i relatori – tutti ai vertici del credito cooperativo italiano – partendo dalla relazione del professore Cantone davanti a tanti studenti e al mondo del credito cooperativo nella sede della Università Federico II a Monte Sant’Angelo.
Efficacia, trasparenza, presenza, solidità e radicamento sono le cinque parole chiave che le BCC aderenti alla Federazione delle Banche di Comunità Credito Cooperativo Campania e Calabria applica sui territori per raggiungere risultati straordinari. Parole chiave che hanno consentito alle Banche di credito cooperativo di raggiungere risultati davvero notevoli alla Federazione che conta numeri notevoli oggi: 16 banche, 236 sportelli, 1578 dipendenti, 63.241soci, 470.912 clienti, 8.775 milioni di euro la raccolta complessiva, 4.841 milioni di impieghi, 13.617 milioni il prodotto lordo, 694 milioni di euro di patrimonio per un CET1 al 23,83%.

“Dalle Banche di Credito Cooperativo del Sud arriva la spinta a un credito più umano, sostenibile, utile al territorio. È la dimostrazione che unire i valori all’efficienza ci conduce all’efficacia e rappresenta un modello di fare banca per il territorio in difesa delle comunità riuscendo a ottenere al contempo importanti risultati economici. Ciò seguendo i principi fondanti del rating umano e della biodiversità creditizia”, ha proseguito Manzo.

Banche e Federazioni forti vicine al territorio, che contano dell’appoggio di due Gruppi Bancari Cooperativi che consentono di poter offrire prodotti e ogni servizio con alti standard di qualità. A dimostrare ciò al convegno sono presenti tutti i vertici nazionali e i presidenti delle principali Federazione del credito cooperativo con i rappresentanti sia del Gruppo BCC ICCREA che di Cassa Centrale Banca.

“Da Napoli dunque nel solco della tradizione abbiamo fatto una proposta di innovazione nel sistema per raggiungere importanti risultati economici ma anche sociali sul territorio mostrata in maniera particolare anche attraverso le celebrazioni lo scorso anno di Antonio Genovesi, che ci hanno consentito di aprire importanti interlocuzione con la società civile, culturale, istituzionale”, sottolinea Manzo.

I lavori del convegno si sono aperti con i saluti di Matteo Lorito, Rettore dell’Università degli studi di Napoli Federico II; Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli; Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Regione Campania; Adele Caldarelli, Università degli Studi di Napoli Federico II, Direttrice del Dipartimento di Economia Management, Istituzioni, Antonio Garofalo rettore dell’Università Parthenope, il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento Giuseppina Castiello.

La relazione sul tema è stata tenuta dal Luigi Cantone, professore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II del Dipartimento di Economia Management, Istituzioni, e docente di Marketing e strategia d’impresa sulla quale si sono confrontati Mauro Pastore, direttore generale del Gruppo BCC ICCREA Banca; Giorgio Fracalossi, Presidente del Gruppo Bancario Cassa Centrale Banca; Alessandro Azzi, Presidente della Fondazione “Tertio Millennio” Augusto Dell’Erba, Presidente della Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo – C. R. che ha dichiarato: “Il rilancio del sistema del credito cooperativo di Campania e di Calabria passa per questa unificazione e oggi appunto danno prova della loro forza e della loro capacità di interpretare il territorio. Oggi ci sono inoltre gli esponenti di entrambe le capogruppo bancarie e questo è segno che il credito cooperativo al di là delle declinazioni industriali è uno e unitario”.
“Una conclusione sulla proporzionalità, nel senso che si fa tanto per le comunità, come banche meno rischiose però ugualmente assoggettate alla normativa di altri Gruppi Bancari, creando uno svantaggio competitivo e costi di compliance elevati. Federcasse unitamente alle Capogruppo si sta attivando proprio nella direzione di far riconoscere una proporzionalità maggiore alle BCC. In tal senso di recente, la Banca d’Italia ha osservato che si dovrebbe tenere conto delle “peculiarità” delle BCC. E riteniamo che anche il nuovo governo possa impegnarsi in tale direzione riconoscendo il valore particolare delle BCC con una maggiore proporzionalità”, una riflessione di Amedeo Manzo accolta con favore dalla sottosegretaria Giuseppina Castiello intervenuta alla iniziativa che ha osservato che “siamo qui per evidenziare quanto sia importante il ruolo del credito cooperativo. Il presidente Manzo ha dimostrato quanto sia importante essere a contatto col territorio. E la politica deve fare insieme questo lavoro”.

“Partendo dallo scenario presente in cui ci muoviamo, contrassegnato da una diffusa mancanza di ottimismo e sfiducia, interessante è rilevare quanto la Marca BCC continui ad essere “depositaria di fiducia”. Fiducia che rappresenta uno dei quattro ingredienti chiave dell’Economia civile, insieme a mutualità, bene comune e pubblica felicità. Una fiducia ed una stima, quella dei clienti e dei dipendenti delle BCC, che si dimostra svincolata dalla mera dimensione funzionale e ‘prestazionale’ relativa alla fruizione di un prodotto/servizio, ed è legata invece ad una matrice valoriale condivisa. Da qui l’importanza di confermare e rinnovare il nesso fondante con quanto riportato nel nostro Statuto, per valorizzare la vocazione etica e solidale delle BCC; ponendo sempre al centro del nostro operare l’essere umano e il bene(ssere) comune, nel solco tracciato dalla Dottrina Sociale della Chiesa”. Lo ha dichiarato Alessandro Azzi, presidente della Fondazione Tertio Millennio.

Giorgio Fracalossi, Presidente del Gruppo Bancario Cassa Centrale Banca ha sottolineato “il ruolo di banca inclusiva e partner affidabile per le comunità del territorio, a maggior ragione nell’attuale contesto complesso. Il gruppo Cassa Centrale Banca, Credito Cooperativo Italiano valorizza le peculiarità del ‘Nostro modo di fare banca’ con una evidente identità forte con un richiamo alla rilevanza della riconoscibilità del marchio, sviluppata in collaborazione con le Banche del Gruppo. In tal senso ribadiamo l’impegno a proseguire nel percorso di crescita riaffermando la vocazione locale ed autonoma del nostro Gruppo. L’incontro di oggi è molto importante per tutto il credito cooperativo e spero che oggi si possa dibattere in serenità di quello che sono alcuni aspetti che toccano anche il modo in generale di parlare di marca, di marchio, di visioni, di parlare di distintività dei gruppi e spero di poter dare il mio contributo”.

Mauro Pastore Direttore Generale Gruppo BCC Iccrea ha invece sottolineato: “Il Gruppo BCC Iccrea dalla sua costituzione nel 2019 ad oggi ha realizzato una vera e propria un percorso di crescita evolutiva. Ha lavorato nella direzione dell’efficientamento delle sue strutture per renderle più funzionali alle richieste delle sue banche e alle esigenze dei soci e clienti di queste ultime. Ha rafforzato la solidità patrimoniale complessiva. Ha realizzato partnership per arricchire l’offerta con prodotti sempre più competitivi. Ha rinnovato nella continuità preservando la storia e i valori delle sue BCC che sono riuscite ogni anno ad incrementare il proprio sostegno finanziario ai loro territori. Oggi è il quarto gruppo bancario italiano per totale attivo e si compone di 120 banche di credito cooperativo con oltre 2.400 filiali in tutta Italia. Un brand riconosciuto e riconoscibile, sinonimo di coesione, affidabilità, professionalità”.

Il vicepresidente della Federazione Campania Calabria Nicola Paldino ha sottolineato che “oggi è una giornata importante per le BCC di tutta Italia e in particolare per la Federazione Campania Calabria perché siamo certi di riuscire a realizzare ancora qualcosa di interessante per tutto il mondo del credito cooperativo grazie ai suggerimenti che vengono da questa indagine”.
Tanti i messaggi istituzionali di vicinanza al credito cooperativo ben rappresentati dal saluti del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi che ha fortemente sottolineato che “il credito cooperativo è molto importante per la nostra città e in questi anni difficili Amedeo Manzo è sempre stato al fianco dei napoletani e sappiano di poter sempre contare su di voi”.

IV edizione de “Le Voci Celate”: Oltre il confine. Contro il fenomeno della violenza di genere

La triste condizione delle donne nei paesi del Medio oriente, vittime di violenza e limitazione dei principali diritti sanciti dalle moderne democrazie. Questo, il leit motiv della IV edizione de “Le Voci Celate”, manifestazione di riflessione sul fenomeno della violenza “di genere”, che vuole focalizzare, per quest’anno, l’attenzione alla condizione della donna nei paesi del medio oriente, rispetto agli ultimi accadimenti che hanno visto le donne dell’Afganistan e dell’Iran al centro di proteste per l’affermazione dei propri diritti.

L’evento è un momento di confronto che mira a creare una rete che, oltre a favorire lo scambio di conoscenze e la collaborazione tra le scuole e l’ente locale con le Associazioni attive sul territorio, si fa promotrice di buone pratiche di solidarietà e di contrasto alla discriminazione e alla violenza, attraverso nuovi linguaggi più efficaci e di maggiore appeal per le nuove generazioni. Con l’informazione e il dialogo, arricchiti dal contributo di esperti del settore forense, del giornalismo, della psicologia e pedagogia, della musica, del teatro e dell’arte, è possibile costruire un nuovo percorso culturale che porti i ragazzi a riflettere diversamente sulla figura e sul ruolo femminile all’interno della società a livello globale.

Da un’idea di NomoΣ Movimento Forense, la Consulta delle Associazioni, delle Organizzazioni di Volontariato e degli altri Enti del Terzo Settore Municipalità 2 Napoli presenta la IV edizione di “Voci Celate. Oltre il confine”. L’evento, aperto alla cittadinanza, patrocinato dalla Municipalità 2 del Comune di Napoli, si svolgerà lunedì 28 novembre, dalle ore 10:30 alle ore 13:00, presso l’Aula Magna del 31° I.C. Paolo Borsellino (Via E. Cosenz, 47 – Napoli, nei pressi di Piazza Garibaldi) e vedrà gli studenti del 31 I.C. P. Borsellino, protagonisti nel dialogo-confronto con i rappresentanti delle associazioni della Consulta delle Associazioni, delle Organizzazioni di Volontariato e degli altri Enti del Terzo Settore Municipalità 2 Napoli e le istituzioni locali nonché con professionisti, artisti e con la cittadinanza.

Sensibilizzare e condividere, quindi, trasferire informazioni ma anche comunicare le proprie esperienze riguardanti il fenomeno della violenza, nelle sue varie manifestazioni.

Dopo la prima edizione del 30 novembre 2017 (presso il Liceo A. Genovesi) la seconda edizione del 28 novembre (presso l’I.C. Cuoco – Schipa), la terza edizione del 29 novembre 2019 (presso il 31 I.C. P. Borsellino) Le Voci Celate – per quest’anno – ritornano a gridare il proprio dissenso in riferimento alla repressioni delle libertà fondamentali e dei diritti umani.

Programma

Porteranno i saluti agli studenti, Valentina Bertocco, Assessore Pari Opportunità, Sport e Attività scolastiche della Municipalità 2 eLuciano Maria Monaco, Dirigente scolastico 31 I.C. Paolo Borsellino.

Introdurranno agli interventi Giovanna Farina, Presidente della Consulta delle Associazioni e delle Organizzazioni di Volontariato, Municipalità 2 e Argia di Donato, Presidente di NomoΣ Movimento Forense.

Apriranno la manifestazione gli studenti delle classi 1B, 2D, 3A, 3B e le docenti del 31° IC Borsellino con “Riflessioni e pensieri sulla violenza di genere” a cura di Carmela Gargano, professoressa e referente Funzione Strumentale delegata ai rapporti con gli enti esternidel 31°IC Borsellino.

Seguiranno “Alla ricerca di altre strade”, a cura dell’associazione Donne Architetto, con Giovanna Farina e Rossella Russo, architetti, e “Noi e loro: oltre il confine”, confronto dialettico con gli studenti a cura di NomoΣ Movimento Forense, con Argia di Donato, avvocato e Presidente.

Sarà la volta poi di “Tutela dei diritti umani”, excursus dei principali diritti a cura della Fondazione Casa dello Scugnizzo, con il presidente Antonio Lanzaro, già docente di diritto internazionale presso la Facoltà di Giurisprudenza Università degli Studi di Napoli “Parthenope” e Bianca Desideri, giornalista e giurista, direttore del Centro Studi e Ricerche “Mario Borrelli”della Fondazione.

A seguire “Cultura e informazione per andare “oltre il confine” a cura dell’Associazione culturale Napoli è con Bianca Desideri, giornalista e vicepresidente.

Gli spunti di riflessione continuano con “Ali spezzate. Dalla morte alla rigenerazione”, dell’Associazione Annalisa Durante e con Salvatore Avallone e Nunzia Pastorini e con “Testimonianza di Diba Abdollahi” a cura di Less Società Cooperativa Sociale.

Ulteriori contributi saranno offerti da Psicologi in Contatto Onlus con “Tra Limiti e Confini: Lo spazio Meta della Realtà odierna” con  Salvatore Rotondi, psicologo, e da ENS APS di Napoli con “Violenza di genere e Sordità” con Elvira Sepe.

Chiudono l’incontro “Specchio Specchio delle mie brame chi è la più bella del reame” di Nea Mood, con dott.ssa Maria Soria e dott.ssa Francesca Buono e “Le attività di Cidis: costruire ponti per l’inclusione dei cittadini stranieri”  di CIDIS Onlus, con Giordana Curati e Sara Cotugno.

Intervengono, con riflessioni e testimonianze, Francesco Grandullo, vice presidente Commissione Scuola Municipalità 2, Lorenzo Iorio assessore Attività produttive, Turismo e Legalità  Municipalità 2 e Enrico Platone consigliere Municipalità 2.  Comitato organizzatore: Direttivo della Consulta delle Associazioni, ODV e ETS della Municipalità 2 di Napoli

Incontro alla Casa dello Scugnizzo “Una nuova stagione di diritti: contro ogni violenza”

 Oggi alle ore 10.30, in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” la Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus – Centro Studi e Ricerche “Mario Borrelli”, in piazzetta San Gennaro a Materdei n. 3, Napoli, organizza un incontro di informazione e formazione dal titolo “Una nuova stagione di diritti: contro ogni violenza”.

“L’incontro – evidenzia Antonio Lanzaro, presidente della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus – si inserisce nel programma di iniziative celebrative per il centenario della nascita di Mario Borrelli, fondatore della Casa dello Scugnizzo, il quale ha speso tutta la sua vita in difesa e supporto dei diritti dei più deboli, dei bambini, delle donne, e della pace”.

Un momento di riflessione che non si esaurisce con l’incontro previsto per il 25 novembre ma che vuole essere un appuntamento costante per parlare di diritti e di concreta tutela degli stessi in un periodo di particolare complessità quale quello che stiamo vivendo.

A portare i saluti il Presidente della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus Prof. Antonio Lanzaro e dell’Arch. Giovanna Farina, Presidente della Consulta delle Associazioni e delle Organizzazioni di Volontariato, Municipalità 2 del Comune di Napoli.

Interverranno: Dott.ssa Bianca Desideri, Giornalista-Giurista, Direttore “Centro Studi e Ricerche “Mario Borrelli” della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus, condirettore della nostra testata giornalistica; Avv. Gelsomina La Gatta, esperta di diritto dell’immigrazione; Dott.ssa Assunta Landri, Psicologa-Psicoterapeuta, Consulente alla Procura presso il Tribunale di Napoli, Sportello d’ascolto psicologico ”FocsAscolto”; Dott.ssa Matilde Colombrino, assistente sociale, Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus.

Storie di grandi donne: Maria Montessori

Chi non ha mai sentito parlare di Maria Montessori? Una donna che, nonostante sia vissuta in un’epoca in cui l’università non era un luogo per le donne è diventata una scienziata e un’umanista eccezionale, nota in tutto il mondo.

Una donna, una delle prime a laurearsi in medicina in Italia, ha introdotto con il suo “metodo” per l’insegnamento definito tutt’oggi “metodo Montessori”, una vera e propria rivoluzione nell’educazione prescolare e primaria dei bambini di ogni classe sociale.

Nella presentazione della biografia uscita in edicola nella collana “Grandi donne” edita da RBA ci ha colpito il punto dove parlando dei suoi molteplici interessi e impegni come medico, scienziato, antropologa, femminista, educatrice, pacifista, viaggiatrice, viene sottolineato che Maria Montessori ebbe il coraggio di incarnarli tutti senza timore in un’epoca in cui alla donna veniva riconosciuto quasi come esclusivo il ruolo di angelo del focolare. E in un tale contesto la Montessori fu capace di essere protagonista e brillare di una luce che ancora oggi illumina la storia del progresso delle donne e dell’educazione scolastica. Il suo metodo si basava e si basa “sul potenziamento della creatività, sull’autonomia didattica dell’alunno e sull’apprendimento significativo” che nulla avevano a che fare con i metodi didattici allora seguiti. Una nuova stagione per tantissimi bambini ed educatori.

Alessandra Desideri

Quietare gli dei con nastri agli alberi

Girovagando in campagna, può capitare di scorgere, legati ai rami degli alberi, nastri, cenci o brandelli di stoffa.

Qualche volta, ciò suscita fastidio, disturbo, come se la natura fosse stata violata ed offesa.

Proviamo ad osservare i lembi di stoffa da uno speciale e diverso punto di vista: trasformiamo lo straccio in un oggetto magico, dal potere prodigioso.

Appena qualche secolo fa, nella Roma pagana vigeva una ritualità propiziatoria e scaramantica: fissare ai rami degli alberi fiocchi, stracci, fili di lana, bamboline o qualsivoglia figura ritagliata in un materiale delicato che oscillasse, dondolasse, fluttuasse all’aria.

L’oscillum, sventolando, decontaminava e depurava l’aria, allontanando e spingendo via i mali. Era necessaria siffatta pratica? Ebbene, sì, oltre che frequente.

I Romani reputavano che fatti e condotte fossero in grado di scatenare eventi luttuosi e letali: epidemie, conflitti, guerre, calamità come carestie ed inondazioni.

Talvolta, supponevano di aver ingiuriato, offeso ed oltraggiato una divinità: gli dei erano, per opinione comune, rancorosi, vendicativi, astiosi, ostili ed implacabili. Talora, ci si trovava a dover fronteggiare accadimenti considerati maledetti e dannati, ad esempio un’impiccagione.

Secondo i Romani, gli spiriti degli impiccati ritornavano fra i vivi come fantasmi, enti smisuratamente temuti. L’albero era infestato ad opera dell’impiccamento.

In qual maniera correre ai ripari? Appendendo un  oscillum.

Gli dei, in tal modo, si mitigavano; le inquietudini si allontanavano; i rischi si dissipavano. Oggi, gli atteggiamenti, le riflessioni sono ben differenti.

Che importa? E’ così evocativo e suggestivo osservare l’incanto di un fiocco al vento.

Giuseppina Capone

Alla scoperta delle meraviglie della Reggia di Caserta

La collana Novanta/Venti della redazione napoletana di La Repubblica, il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, si arricchisce di una nuova pubblicazione realizzata con la collaborazione di Guida Editori, uscita in questi giorni in regalo con il giornale. Il volume “La Reggia della Meraviglia. Caserta e Vanvitelli, l’eredità del genio” è dedicato alla splendida reggia vanvitelliana di Caserta.

Numerosi i contributi che accompagnano il lettore alla scoperta di una realtà in grado di evidenziare il ruolo e l’importanza del Sud nella storia come anche emerge nella introduzione da Maurizio Molinari “Per comprendere l’identità del Sud bisogna visitare la Reggia di Caserta. Nella grandiosità dei suoi spazi si respira ancora oggi l’aria di una città capitale di un Regno che è stato protagonista del Mediterraneo”, anche le creazioni ospitate nella reggia come il primo prototipo di un ascensore in tutta la penisola aiutano a riflettere “su un periodo nel quale il Sud d’Italia era in grado di competere con ogni altra regione, capitale, casa regnante“.

A curare il volume, che anticipa di poco l’inizio delle celebrazioni vanvitelliane del 2023, Ottavio Ragone, Cobchita Sannino, Antonio Ferrara. A raccontare, fra gli altri Autori che hanno dato un contributo alla realizzazione del volume, con l’entusiasmo e l’alta professionalità di chi dirige dal 2019 La Reggia di Caserta, Tiziana Maffei, la quale, con la sua descrizione necessariamente breve, esalta la bellezza e il palazzo della “Meraviglia” che per il sovrano Carlo di Borbone, diventato Re di Napoli nel 1734, doveva essere “più palazzo” di ogni altro.

Oltre a conoscere il capolavoro vanvitelliano attraverso le pagine di questa e delle numerose altre pubblicazioni dedicate a questa opera, quale migliore riscontro alle parole e alle immagini dei libro o dei video, se non vedere e ammirare con i propri occhi questa “Meraviglia”.

Antonio Desideri

Al Maschio Angioino la mostra delle sculture africane dei Songye

A Napoli fino al prossimo 15 gennaio 2023 è visibile uno dei più affascinanti eventi dell’anno all’interno della Cappella Palatina: I Sacri spiriti. I Songye nella Cappella Palatina al Maschio Angioino. Si tratta della mostra, inaugurata il 29 ottobre scorso, sulla scultura tradizionale dei Songye, una popolazione  bantu etnico africano della Repubblica Democratica del Congo.

All’interno della Cappella sono in esposizione 130 opere radunate da ConselliArt. La produzione è di Andrea Aragosa e Black Tarantella. Bernard de Grunne e Gigi Pezzoli sono i due esperti internazionali curatori della mostra, mentre l’Ambasciata della Repubblica Democratica del Congo a Roma, il Consolato della Repubblica Democratica Del Congo a Napoli, il Comune di Napoli, la Regione Campania, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Centro Studi Archeologia Africana di Milano e l’Università degli Studi di Napoli L’orientale, hanno tutelato e supportato questo evento.

La città partenopea è orgogliosa e onorata di ospitare le meravigliose opere dei Songye, soprattutto  perché Napoli è la prima città italiana a presentare la loro arte ma anche perché, in altri posti del mondo, le esposizioni che sono state fatte delle sculture dei Songye si possono contare sulle dita di una mano. Sebbene si tratti di opere originalissime e curate in ogni singolo dettaglio, degne della vera arte sofisticata, ogni scultura è stata realizzata accuratamente da fabbri, scultori, specialisti rituali che lavoravano con l’aiuto dei canti, preghiere per realizzare questi oggetti magico-protettivi. Si è sempre saputo che ogni opera è stata scolpita per essere utilizzata durante le funzioni rituali, ragion per cui, ogni singola scultura veniva realizzata secondo regole ben precise fatte di codici e modelli da rispettare. Per questo motivo, per tanti anni, si è ritenuto che l’arte africana fosse sempre stata prodotta solo per motivi religiosi, per riti spirituali o per migliorare la prosperità delle terre, per guarire da una malattia, per proteggersi dal malocchio e dalle forze negative, per invocare buona sorte, fecondità e benessere e, per molto anni si è stati certi che alcun oggetto sia mai stato creato esclusivamente per il fattore estetico, per dare spazio alla creatività di un’artista. E, quindi, queste opere non avevano valore di mercato nelle società tradizionali africane, oltretutto non potevano essere firmate in una società che non conosceva la scrittura. Ma l’intelligenza non è cultura e, nonostante ciò, ogni artista, sul proprio lavoro, incideva un personale segno che lo avrebbe riconosciuto. “L’etnologia dell’arte, sviluppandosi, scopre la creazione individuale e abbandona l’ideologia dell’anonimato”, sostiene l’etnologo Patrick Bouju. Tuttavia, la continua ricerca nell’etnologia sta pian piano eliminando la visione un po’ retrograda dell’arte africana. In questo modo, l’artista africano, viene stimato e ammirato e viene data a lui la possibilità di imparare il suo mestiere nelle botteghe (spesso di famiglia). Nasce così il vero mestiere dello scultore in Africa e ogni artista si distingue per le proprie società: alcuni dei più acclamati maestri sono gli Yoruba della Nigeria, mentre altri quaranta artisti sono di Fân du Woleu-Ntem. Questa mostra ha permesso non solo a noi di beneficiare della bellezza e della cultura, della storia delle sculture africane, ma di restituire a questo popolo la sua dignità anche nell’arte e dare una grande lezione al mondo intero: siamo tutti uguali, tutti abbiamo il diritto di realizzare ciò che desideriamo.

Alessandra Federico

Simone Beta: La donna che sconfigge la guerra. Lisistrata racconta la sua storia

Dopo la sua prima rappresentazione ad Atene nel 411 a.C., la Lisistrata di Aristofane scompare dal mondo letterario fino alla sua prima edizione moderna: Firenze 1516. Quali sono le ragioni dell’eclissi?

Le ragioni sono diverse. Tra le commedie rimaste, i maestri bizantini (che sono stati i principali utilizzatori di questi testi per motivi didattici) ne prediligevano altre, o perché meno legate all’Atene di Aristofane, e quindi più facili da leggere (come il Pluto), o perché avevano tra i loro personaggi figure più famose (come le Nuvole, dove troviamo Socrate, o le Rane, dove troviamo Eschilo ed Euripide). È anche per questo motivo che le tre commedie cosiddette ‘femminili’ (le Donne alle Tesmoforie e le Donne all’assemblea) sono state poco copiate e studiate nella tarda antichità. E poi la Lisistrata è conservata integralmente da un solo manoscritto, il Ravennate, che non era a disposizione del curatore della prima edizione a stampa (Marco Musuro), uscita nel 1498 a Venezia dalla stamperia di Aldo Manuzio.

Nel 411 Aristofane, massimo rappresentante della commedia attica “antica”, in un clima di rinvigorita ostilità, mette in scena Lisistrata, Colei che scioglie gli eserciti. Lisistrata è una donna ateniese, arcistufa, come tutte le altre concittadine, dell’inesauribile guerra che oppone la sua patria a Sparta. Proposta smaccatamente provocatoria o acre acrobatismo speculativo?

Né l’una né l’altro, credo. Più semplicemente, un tentativo di far ridere (che in fondo è il principale dovere di un comico), ma in modo serio. Non credo che Aristofane credesse nella praticabilità di una simile ipotesi. Ma era un modo di vedere una questione molto importante da un punto di vista insolito.

Idea unica in tutto il teatro comico, si eleva al ruolo di star nientedimeno quella fetta della società attica libera ma debole ed inascoltata, tuttavia partecipe tanto quanto gli uomini dei lutti e dei dolori della guerra.

Lisistrata racconta la sua storia: con quale obiettivo?

Per chi crede nell’indipendenza ideologica e politica di Aristofane (che non è cosa da poco in un intellettuale), la risposta è che Aristofane la scrive con l’obiettivo di far riflettere i suoi concittadini sull’assurdità di una guerra così lunga e così disastrosa (nonché, come la maggior parte delle guerre, così inutile).

Per chi lo vede invece come un sostenitore del partito antidemocratico (una fazione la cui voce si stava levando sempre più forte ad Atene, per meri motivi di interessi personali), Aristofane l’avrebbe scritta con l’obiettivo di dare il suo contributo personale alla caduta del regime democratico (cosa che effettivamente avvenne).

Letteratura, cinema, musica ed arti figurative. Lisistrata traccia la progressiva riscoperta che l’ha fatta diventare la commedia più famosa di Aristofane. Cosa stuzzica la curiosità intorno a quest’opera? Forse, lo “sciopero del sesso”?

Senz’altro. È questa l’idea geniale (ancorché assurda, e nella realtà assai poco realizzabile – ma è un destino che Lisistrata condivide con altre trovate di Aristofane, come, negli Uccelli, la costruzione di una città a metà strada tra il cielo e la terra) dalla quale dipende lo straordinario successo della commedia, che cresce di pari passo con il cadere di certe prevenzioni di tipo censorio dovute al sottofondo erotico che la caratterizza.

Lisistrata è una ribelle, una dissidente rispetto alle convenzioni sociali oppure questa è una lettura semplicistica di un personaggio da millenni esempio sorprendente di complessità e ricchezza drammaturgica?

Non è una ribelle (perché il suo obiettivo non è quello di cambiare la situazione delle donne nel mondo greco, ma semplicemente quello di tornare alla vita di tutti i giorni, caratterizzata dalla pace e dai suoi vantaggi), né una dissidente rispetto alle convenzioni (che comunque, tendenzialmente, rispetta). Si tratta di una lettura che ne sottolinea, a volte in modo anacronistico, alcuni aspetti. Ma le interpretazioni delle opere letterarie antiche sono sempre state influenzate dai modi di pensare moderni – e quindi a volte bisogna accettare gli anacronismi.

 

Simone Beta insegna Lingua e letteratura greca all’Università di Siena. Ha scritto sul teatro (la commedia), sulla poesia (l’epigramma), sulla retorica e sul vino. Presso Einaudi ha curato i seguenti volumi: Terenzio, La donna di Andro (2001); Lirici greci (2008); Sofocle, Edipo re. Edipo a Colono. Antigone (2009). Ha pubblicato, sempre presso Einaudi, Il labirinto della parola (2016).

Giuseppina Capone

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