Convegno alla Federico II: “L’Europa vista da prospettive diverse: problematiche e possibili soluzioni”

Si terrà a Napoli, domani giovedì 28 ottobre 2021, alle ore 17.00, presso l’Aula Spinelli del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, via Leopoldo Rodinò n. 22, la tavola rotonda dal titolo “L’Europa vista da prospettive diverse: problematiche e possibili soluzioni”, nell’ambito della presentazione del volume “Brevi scritti sull’Europa” a cura di Umberto Aleotti e Bianca Desideri.

Si tratta di un momento di riflessione sul futuro dell’Unione Europea alla luce dei mutamenti socio-economici causati dalla pandemia Covid-19 e sulle conseguenze prodotte dalla Brexit. La riflessione prende spunto da un testo, Brevi scritti sull’Europa, alla cui stesura hanno partecipato docenti universitari, giornalisti, avvocati, giuristi ed esperti, che hanno voluto offrire un contributo di idee ed esperienze alla pubblicazione, edita dalla Fondazione AIMC onlus.

Introdurranno i vari interventi, i saluti del prof. Vittorio Amato, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, e del dott. Giuseppe Desideri, Presidente della Fondazione AIMC onlus.

 Interverranno, moderati dal prof. Gianluca Luise, docente di Storia delle Istituzioni Politiche europee dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, in qualità di relatori:

l’avv. Francesco Avolio, Vicepresidente della Delegazione Campana del Comitato Esecutivo dell’Unione Avvocati Europei (UAE);

la prof.ssa Antonella Batà, Docente di diritto privato presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”;

l’avv. Maurizio Bianco, già Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli;

il dott. Emilio Contrasto, Segretario Generale UNISIN/CONFSAL;

la dott.ssa Bianca Desideri, Docente di diritto dell’Unione Europea in master IUM Academy School, Segretario Regionale Responsabile della Campania UNISIN/CONFSAL;

il prof. Antonio Lanzaro, già Docente di diritto internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”;

la prof.ssa Susanna Quadri, Docente di diritto internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”;

il prof. Mario Raffa, già Decano di Ingegneria gestionale presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, componente del Direttivo del Premio Nazionale per l’Innovazione;

l’avv. prof. Umberto Aleotti, Docente di diritto internazionale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Maddaloni (CE).

Il mondo è matematico… Per amare la matematica…

“La matematica non smetterà mai di stupirmi: un prodotto della libera immaginazione umana che corrisponde esattamente alla realtà.” Albert Einstein

“La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, né quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.” Galileo Galilei

“La matematica non è solo certa, è anche bella.” Bertrand Russel

Queste sono le significative frasi scelte da RBA Italia per presentare la collezione in vendita nelle edicole “il mondo è matematico”. Attraverso i volumi pubblicati è possibile riscoprire le più appassionanti ed affascinanti sfide matematiche e i grandi pensatori che l’hanno fatta evolvere. Tutto il mondo è matematica e conoscerla ed apprezzarla aiuta a conoscere meglio ciò che ci circonda.

Un suggestivo viaggio iniziato, con “I numeri primi”, attraverso la matematica per scoprire e conoscere le sue sfide più avvincenti e i grandi pensatori che hanno contribuito alla sua evoluzione. Hanno collaborato alla realizzazione della collana  esperti divulgatori con i quali si può scoprire una materia per molti “ostica” rendendo facili e comprensibili le sue principali teorie.

Tanti titoli interessanti da scoprire in edicola. E’ possibile consultare le uscite sul sito dedicato.

 

Alla Federico II presentazione del volume “Brevi scritti sull’Europa”

Si terrà a Napoli, giovedì 28 ottobre 2021, alle ore 17.00, presso l’Aula Spinelli del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, via Leopoldo Rodinò n. 22, la tavola rotonda dal titolo “L’Europa vista da prospettive diverse: problematiche e possibili soluzioni”, nell’ambito della presentazione del volume “Brevi scritti sull’Europa” a cura di Umberto Aleotti e Bianca Desideri.

Si tratta di un momento di riflessione sul futuro dell’Unione Europea alla luce dei mutamenti socio-economici causati dalla pandemia Covid-19 e sulle conseguenze prodotte dalla Brexit. La riflessione prende spunto da un testo, Brevi scritti sull’Europa, alla cui stesura hanno partecipato docenti universitari, giornalisti, avvocati, giuristi ed esperti, che hanno voluto offrire un contributo di idee ed esperienze alla pubblicazione, edita dalla Fondazione AIMC onlus.

Introdurranno i vari interventi, i saluti del prof. Vittorio Amato, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, e del dott. Giuseppe Desideri, Presidente della Fondazione AIMC onlus.

Interverranno, moderati dal prof. Gianluca Luise, docente di Storia delle Istituzioni Politiche europee dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, in qualità di relatori:

l’avv. Francesco Avolio, Vicepresidente della Delegazione Campana del Comitato Esecutivo dell’Unione Avvocati Europei (UAE); la prof.ssa Antonella Batà, Docente di diritto privato presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”; l’avv. Maurizio Bianco, già Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli; il dott. Emilio Contrasto, Segretario Generale UNISIN/CONFSAL; la dott.ssa Bianca Desideri, Docente di diritto dell’Unione Europea in master IUM Academy School, Segretario Regionale Responsabile della Campania UNISIN/CONFSAL; il prof. Antonio Lanzaro, già Docente di diritto internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”; la prof.ssa Susanna Quadri, Docente di diritto internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”; il prof. Mario Raffa, già Decano di Ingegneria gestionale presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, componente del Direttivo del Premio Nazionale per l’Innovazione; l’avv. prof. Umberto Aleotti, Docente di diritto internazionale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Maddaloni (CE).

Nicola Ravera Rafele: A Parigi. Da Hemingway a Cortázar

Parigi narrata attraverso pagine affascinanti redatte dall’inizio del Novecento ad oggi.  In che modo ha operato una selezione; a quale istanza ha risposto?

Mi incuriosiva il rapporto con la città di chi non ci era nato. Grandi autori che scrivevano di Parigi per scoprire la loro città interiore. Un rispecchiamento, in cui la letteratura nasce dall’incontro tra il luogo fisico e gli occhi di chi lo attraversa. Poi mi interessava andare a vedere cosa c’era oltre la grande quantità di luoghi comuni sulla città. Parigi, come New York, genera centinaia di immaginari diversi, spesso stereotipati o gonfiati dal marketing. La grande letteratura ha la profondità per scandagliare cosa c’è oltre la Parigi cartolinesca, quella della Montmartre degli innamorati, per capirci.

Gli autori di cui riporta l’immaginario letterario non sono parigini di nascita. Ritiene che Parigi possa essere meglio raccontata da chi vi ha vissuto per scelta?

Non so se meglio, sicuramente in un modo diverso. Per chi è straniero parlare di un luogo vuol dire necessariamente indagare l’identità, la propria e quella della città. In alcuni casi è stato affascinante scoprire il primo impatto con Parigi. La Ortese, ad esempio, ne ‘Il mormorio di Parigi’ racconta che è ci arrivata la prima volta da adulta. Le sue pagine che ci restituiscono la meraviglia e la commozione di quel primo sguardo sono bellissime.

Il libro è strutturato su tre “passeggiate” con Hemingway, Cortázar, Fitzgerald, certamente notissimi, ma anche con autori meno celebri.

Quali peculiarità possiede, ad esempio, la Parigi di Gajto Gazdanov?

Gazdanov era un esule russo finito a Parigi a fare il tassista. Siamo negli anni ’30 del secolo scorso, la città che ci racconta è quella dei piccoli criminali, dei reietti, delle prostitute e degli esuli. Nello stesso periodo Hemingway e Fitzgerald bevevano champagne sulla rive gauche, nel cuore della Parigi letteraria e “americana”. Non erano ricchi, ma erano comunque scrittori abbastanza riconosciuti. E’ stato bello ricostruire pezzi diversi della città.

Tra le pagine emergono altresì consigli di viaggio. “A Parigi. Da Hemingway a Cortázar” è indirizzato anche ad un possibile turista?

Assolutamente sì. Tra uno scrittore e l’altro ci sono pure indirizzi di bar, ristoranti, musei, parchi. Con alcune curiosità: ad esempio dove andava a bere Vargas Llosa, dove comprava le torte, e dove cenava.

Il suo homo viaticor ha uno sguardo delicatamente carezzevole, accoratamente umile, soavemente poetico, fortemente empatico e mai profanatore dei luoghi parigini.

In quale accezione possiamo declinare il suo uso del termine “viaggio”?

Per viaggiare serve profondità di sguardo, lentezza, voglia di perdersi, capacità di farsi guidare dai luoghi senza seguire necessariamente i percorsi previsti. Esattamente le stesse cose che servono nella letteratura, sia per scriverla che per leggerla e amarla.

 

Nicola Ravera Rafele ha esordito a quindici anni con Infatti purtroppo. Diario di un quindicenne perplesso. Nel 2014 ha pubblicato Ultimo Requiem, con Mimmo Rafele. Nel 2017 per Fandango Libri è uscito Il senso della lotta, selezionato nella dodicina del Premio Strega, nel 2019 è uscito, sempre per Fandango Libri Tutto questo tempo.

Giuseppina Capone

 

Alla scoperta delle “Bellezze d’Italia” con il National Geographic

Una collana per scoprire le bellezze del nostro Paese attraverso il viaggio per le regioni italiane tutte ricche di bellezze naturalistiche e culturali. I lettori attraverso le immagini e i testi potranno scoprire le grandi città d’arte, i borghi ricchi di fascino, i palazzi, i castelli, i giardini delle ville, le chiese, i luoghi sacri, i siti archeologici, le opere d’arte, i parchi, le riserve naturali,e tutto quanto rende ricco culturalmente, architettonicamente e paesaggisticamente il nostro Paese.

Ma le pubblicazioni  ricche dal punto di vista fotografico non trattano solo bellezze naturali, architettura e arte ma anche  folclore, produzioni tipiche, artigianato e personaggi e famiglie che hanno lasciato una traccia indelebile nella storia dei luoghi.

La collana è uscita in edicola ad agosto con il volume sulla Sicilia, seguito da Toscana, Veneto, Sardegna, Campania, Lazio, Trentino, Umbria. La prossima uscita a fine ottobre è dedicata alla Puglia. Per conoscere la data di tutte le uscite è possibile consultare il sito dedicato.

Un viaggio affascinante attraverso il Bel Paese da non perdere.

Sherlock Holmes in edicola

RBA Italia  ha portato in edicola sir Arthur Conan Doyle con il suo Sherlock Holmes. Dopo le prime uscite della collana: “Il Mastino dei Baskerville”,  “Uno studio in rosso”, “Il segno dei quattro”, “Uno scandalo in Boemia”, Sherlock Holmes sarà  in edicola, secondo le previsioni di uscita della casa editrice, il prossimo 23 ottobre con “Il carbonchio azzurro”. Seguiranno: Barbaglio d’Argento; Il problema finale; La casa vuota; Charles Augustus Milverton; Wisteria Lodge. Sul sito dedicato sono elencate le ulteriori uscite.

In questa collana sono racchiusi le avventure e i romanzi con i loro i casi che hanno reso un mito dell’investigazione il personaggio creato da sir Arthur Condan Doyle. Oltre alle opere scritte da Doyle, la collana comprende anche avventure scritte “da altri contemporanei a Conan Doyle”.

RBA  nel presentare la collezione  evidenzia che si tratta di “Un’esclusiva edizione vintage che riproduce le copertine della rivista The Strand, paradigma dello stile vittoriano dove furono pubblicate la maggior parte delle avventure del popolare detective. Inoltre negli interni, le illustrazioni delle sue prime pubblicazioni”.

Orsola Grimaldi

Una possibilità del linguaggio. Pierre Menard come metodo

Alfredo Zucchi ha fondato la rivista letteraria digitale «CrapulaClub» (2008-2019), dal 2019 è socio di Wojtek Edizioni. Ha pubblicato il romanzo La bomba voyeur (Rogas, 2018) e la raccolta di racconti La memoria dell’uguale (Polidoro, 2020). E’ autore di Una possibilità del linguaggio. Pierre Menard come metodo.

 

Chi è Pierre Menard e quali sono le ragioni che l’hanno indotta a farne materia di studio?

Pierre Menard è uno scrittore francese che, nel racconto di Jorge Luis Borges “Pierre Menard, autore del «Chisciotte»” (in Finzioni), si adopera in un’impresa impossibile, eroica e ridicola al tempo: scrivere, alla lettera, il Don Chisciotte di Cervantes essendo Pierre Menard. Ci riesce, in parte: secondo Borges, negli anni ’30 del XX secolo, Menard scrive alcuni capitoli della prima parte del Chisciotte. Giudichi lei il risultato:

“Il raffronto tra la pagina di Cervantes e quella di Menard è senz’altro rivelatore. Il primo, per esempio, scrisse (Don Chisciotte, parte I, capitolo IX):

«…la verità, la cui madre è la storia, emula del tempo, deposito delle azioni, testimone del passato, esempio e notizia del presente, avviso dell’avvenire.»

Scritta nel secolo XVII, scritta dall’ingenio lego Cervantes, quest’enumerazione è un mero elogio retorico della storia. Menard, per contro, scrive:

«…la verità, la cui madre è la storia, emula del tempo, deposito delle azioni, testimone del passato, esempio e notizia del presente, avviso dell’avvenire.»

La storia, madre della verità; l’idea è meravigliosa. Menard, contemporaneo di William James, non considera la storia come indagine della realtà, ma come la sua origine. […] Altrettanto vivido il contrasto degli stili. Lo stile arcaizzante di Menard resta straniero, dopo tutto, e non senza qualche affettazione. Non così quello del precursore, che maneggia con disinvoltura lo spagnolo corrente della propria epoca” (J.L. Borges, Tutte le opere. Vol. I, Milano, 1989, p. 652-3).

Quest’opera di Menard, tuttavia, è sotterranea e incompiuta – rappresenta un limite della letteratura, da un lato (un limite che sfiora il ridicolo); dall’altro rappresenta un metodo. Nel racconto in questione Borges infatti formalizza una tecnica narrativa che chiama “attribuzione erronea e anacronismo volontario”. Questa tecnica ha due aspetti: il primo consiste nel fare della letteratura già scritta la condizione principale e il materiale primario della letteratura che si sta scrivendo; il secondo invece riguarda il ribaltamento sistematico del principio di causa-effetto.

Quando Borges scrive, con leggerezza affettata, che “questa tecnica, di applicazione infinita, ci invita a scorrere l’Odissea come se fosse posteriore all’Eneide” (p. 658) sta dicendo che c’è modo, in letteratura, di costruire uno spazio narrativo in cui l’ordine del tempo si inverte, in cui le fondamenta del pensiero rappresentativo si sgretolano – sta dicendo dunque che la letteratura è in grado di aprire uno spazio di esplorazione a partire dal quale si può osservare il mondo in modo radicalmente decentrato. Questo straniamento dello sguardo ha effetti concreti: tutto è in dubbio, niente più è neutro, neanche la freccia del tempo, nemmeno la vita e la morte.

Può offrirci qualche esempio di meccanismo metanarrativo?

Resto con Borges che, nel saggio “Magie parziali del «Don Chisciotte»”, offre un esempio nitido di com’è fatto un meccanismo narrativo e di quali sono le sue implicazioni: nel testo e fuori dal testo, per chi scrive e per chi legge.

“Questa compilazione di storie fantastiche raddoppia e torna a raddoppiare fino alla vertigine la ramificazione di un racconto centrale in racconti giustapposti […] È nota la storia che dà origine alla serie: il desolato giuramento del re, che ogni sera si sposa con una vergine che fa decapitare all’alba, e l’ingegnosa trovata di Shahrazad, che lo distrae con racconti, finché sui due hanno girato mille e una notte ed ella gli mostra il figlio nato da lui. […] Nessuna ci turba quanto quella della notte DCII, magica fra tutte. In quella notte il re ode dalla bocca della regina la propria storia. Ode il principio della storia, che comprende tutte le altre, e anche – in modo mostruoso – se stessa. Intuisce chiaramente il lettore la vasta possibilità di codesta interpolazione, il curioso pericolo che nasconde? Che la regina persista e l’immobile udrà per sempre la tronca storia de Le mille e una notte, ora infinita e circolare…” (J.L. Borges, Altre inquisizioni, Milano 2005, p. 51)

Ho sottolineato in corsivo, nella citazione, il “curioso pericolo”. Cosa vuol dire e in che senso ci riguarda?

“Perché ci inquieta il fatto che le mille e una notte [siano comprese] nel libro delle Mille e una notte? […] Credo di aver trovato la causa: tali inversioni suggeriscono che se i caratteri di una finzione possono essere lettori o spettatori, noi, loro lettori e spettatori, possiamo essere fittizi” (p. 52).

Credo che in questo punto, all’incrocio tra una questione teorica (la tecnica narrativa in questione, il ribaltamento del principio di ragione) e una questione privata (il curioso pericolo: gli effetti di un simile ribaltamento sullo sguardo del soggetto: di chi scrive, di chi legge) si situi il nucleo di Una possibilità del linguaggio. Pierre Menard come metodo.

Il saggio che apre il libro opera un raffronto con Michel Foucault de La follia, l’assenza d’opera.

Quali sono i legami tra l’esperienza della follia e la letteratura fantastica per quanto attiene il linguaggio?

Nel saggio La follia, l’assenza d’opera Michel Foucault opera un parallelismo tra il linguaggio della follia (a partire dall’opera di Freud) e quello della letteratura. Per Foucault il nesso riguarda un movimento specifico del linguaggio, il modo in cui quest’ultimo implica se stesso, facendo di tale autoimplicazione la condizione necessaria della sua decifrabilità.

Nell’esperienza della follia a partire da Freud e in quella della letteratura a partire da Mallarmé, secondo Foucault, la parola si avvolge su stessa e si sdoppia. Lo sdoppiamento azione una dinamica: una “fuga incontrollabile [della parola] verso una dimora sempre senza luce” (Storia della follia nell’età classica, Milano, 2001, p. 478).

Sono partito da qui e mi sono chiesto: che cosa accade se applico questo principio dinamico a insiemi narrativi più ampi, alla letteratura che fa un uso sistematico dei meccanismi di autoimplicazione? Qui sono comparsi Borges e i procedimenti metatestuali, metanarrativi e metaletterari della letteratura fantastica– a questi si sono poi aggiunti Julio Cortázar, Danilo Kiš, Ricardo Piglia, Furio Jesi e Roberto Bolaño.

Quando ho cominciato a elaborare il saggio non avevo idea che sarebbe diventato un libro – pensavo, questo è certo, di dover provare ad approfondire il nesso, a cercare di vedere dove mi avrebbe portato. Poi ho capito che questo nesso riguardava una questione personale: il posizionamento della letteratura (cioè di chi scrive) rispetto a un conflitto specifico: la cristallizzazione dell’orizzonte del senso. Si tratta di una questione in qualche modo politica. Viktor Šklovskij ha scritto che lo scopo dell’arte è sottrarre l’oggetto dello sguardo all’automatismo della percezione. Ho cercato, con Borges (e per farla finita con Borges), di spingere quest’idea fino al suo limite estremo, fino al corpo del soggetto che tenta di sottrarre l’oggetto dello sguardo all’automatismo della percezione. Per questo il saggio si chiude con Bolaño e con i suoi poeti nazisti in America.

Ritiene che “il fantastico” sia una possibilità del linguaggio?

Sì. Questa definizione è di Alberto Chimal, scrittore messicano che ho avuto la fortuna di intervistare qualche anno fa insieme a Luca Mignola ( http://www.crapula.it/una-possibilita-del-linguaggio-intervista-a-alberto-chimal/ ) – mi pare una definizione precisa e adeguata. Il fantastico, come posizionamento dello sguardo e come attitudine letteraria, riguarda ciò che Matteo Moca (https://www.osservatoriocattedrale.com/sonar-1/2021/4/1/il-racconto-come-dispositivo-di-osservazione ) ha chiamato “messa in discussione dello statuto di realtà” attraverso un’esplorazione delle “possibilità escluse”. Riguarda dunque il tentativo di allargare – forse smagliare – l’orizzonte di ciò che, per abitudine o per convinzione, per paura o per falsa coscienza, chiamiamo realtà.

Giuseppina Capone

Le ecofotopasseggiate di “Operazione Napoli città pulita”

“Operazione Napoli città pulita”  è un progetto che nasce con lo scopo di far riemergere questa città  ricca di storia e tradizioni, di arte, cultura e arte culinaria dai mille e più sapori, liberandola dai rifiuti che per anni hanno sommerso e nascosto il suo grande valore. La fotografia, ad esempio, è un efficace mezzo di rivolta ai fini di un concreto mutamento, perché attraverso quest’ultima si inducono i soggetti coinvolti a riflettere sulle tematiche affrontate e sui modi per produrre cambiamenti.

La fotografia come arma di rivoluzione, fermare tutti quegli attimi che sono in grado di accendere  una miccia nel nostro cervello. Perché la fotografia ha ancora la forza di smuovere le masse. Di accendere   gli animi. Di  creare  rivoluzioni.”  Gianni Berengo Gardin fotoreporter

Sarà proprio la fotografia  il perno centrale del  vasto programma di attività che svolgeranno le Associazioni che hanno promosso il progetto “Operazione Napoli città pulita” che si propongono di contribuire allo sviluppo della coscienza civica.  La prima iniziativa  sarà  una serie di passeggiate  ecologiche, storiche ed artistiche-architettoniche, nei meravigliosi luoghi  di Napoli deturpati e resi indecenti dal comportamento spesso irresponsabile dell’uomo. Il primo incontro è avvenuto lo scorso dodici ottobre in uno dei siti  che più rappresenta l’involuzione della società  nei riguardi del rispetto dell’arte, della natura  e della dignità umana: Piazza Carlo III, dominata dalla mole del Real Albergo dei Poveri, frutto della maestria  di Ferdinando Fuga nel XIX secolo (fatto edificare da re Carlo III per offrire ai cittadini bisognosi e ai senza tetto un ricovero e assistenza). Durante l’incontro  del dodici ottobre, che si è svolto presso il Caffè Vanvitelli a piazza Carlo III, è stato notevole e interessante l’intervento dei rappresentanti delle Associazioni che hanno promosso il progetto, i quali hanno raccontato le tante funzioni che Palazzo Fuga ha avuto nei decenni della sua storia e tale informazione ha permesso poi di mettere a confronto la grande umanità che contraddistingueva la classe dirigente dell’epoca con il pressapochismo e incapacità delle attuali politiche sociali, sorde e cieche nei confronti della popolazione sofferente. Difatti, nei secoli la struttura ha acquisito diverse funzioni quali l’accoglienza  e l’istruzione per gli orfani e gli indigenti,  è stata una  scuola di musica, un carcere, scuola per sordomuti e non solo, è stata anche un centro educativo per minori. Ancora, in questo luogo,  due secoli fa, si restituiva  dignità e sicurezza ai diseredati; una famiglia agli  esclusi, ai senzatetto una casa, e ai giovani si insegnava un lavoro con cui vivere. Proprio per questi suoi usi umanitari, il progetto “Operazione Napoli città pulita” ha considerato  questo luogo il più pertinente dove iniziare il lungo percorso  per far sì che Napoli si liberi dalla sporcizia fisica e dalla miseria morale che da troppo tempo rischia di devastarla, a dispetto  della sua luminosa storia e degli immensi tesori che custodisce. Tuttavia, nonostante la storia ci racconti che al suo tempo la struttura fu utilizzata per scopo solidale, accogliente e altruista, durante gli  anni del progresso  tecnologico e  dello sviluppo  economico si sono ugualmente dimenticati i valori della  solidarietà e del rispetto della persona. Per questo Napoli ha estremo bisogno di un’azione di riappropriazione della città per liberarsi dalla situazione nella quale  si trova attualmente per incuria e superficialità di parte della sua classe dirigente. Nel contempo, però, pare proprio che la popolazione popolo stia rapidamente acquisendo  consapevolezza del grande valore della città partenopea e che ora sia pronta a portare avanti un’opera di cambiamento  per evitare che muoia con tutti i suoi figli. L’incontro del dodici ottobre è proseguito con la visita alla piazza dai giardini devastati e ricolmi di rifiuti, al palazzo Fuga circondato da aiuole con cespugli selvatici che accolgono senzatetto che vivono tra rifiuti di ogni genere. Tutto puntualmente documentato da un attento reportage fotografico.

Alessandra Federico

Una nuova collana dedicata alla grande saga medievale di re Artù

Un viaggio nel mondo della leggenda e della magia con “Le Cronache di Excalibur: i miti di Re Artù”, il mitico re della spada nella roccia. Il suo mito affonda le radici nella cultura celtica e con il trascorrere dei secoli si è arricchito sempre più di avventure che hanno dato vita al più importante ciclo narrativo del Medioevo.

La saga va in edicola con una preziosa veste grafica  per le edizioni RBA Italia che ha evidenziato, nel sito dedicato, l’intenzione principale della pubblicazione periodica “La nostra edizione Codex Kelmscott si ispira ai disegni di William Morris e a quelli di altri celebri maestri, per ricreare un Medioevo tra storia e leggenda. Le copertine così come gli interni, sono impreziositi da raffinate cornici ispirate alle decorazioni che William Morris realizzò per i Racconti di Canterbury del poeta medievale Geoffrey Chaucer, pubblicati nel 1896 dalla sua casa editrice Kelmscott. Inoltre i colori e i preziosi rilievi stampati a secco evocano le edizioni medievali”.

Dopo le prime uscite Il mago Merlino e il potere del drago; Il Re Artù ed Excalibur nella roccia / La fata Morgana e il fuoco della vendetta; La ricerca del Sacro Graal, seguiranno Il mago Merlino nella torre oscura; Il potere di Camelot e la terra maledetta; La dama del lago e il segreto di Avalon; Il Re Artù contro gli undici regni; La ricerca del Graal e le armi sacre; L’isola di Avalon e le antiche divinità; La fata Morgana e il tradimento del sangue.

Un mondo e una saga da scoprire attraverso  personaggi, situazioni, luoghi e descrizioni fantastiche.

Orsola Grimaldi

Valerio Catoia: l’eroe tutto fare con la sindrome di Down diventa poliziotto

Valerio è un capo scout, Alfiere della Repubblica, ballerino di danza afro-caraibica, è un atleta paralimpico, nuota a livello agonistico e lavora in un’azienda che vende energia pulita. Ma non finisce qui, Valerio, da mercoledì 29 settembre, è un poliziotto ad honorem. Ha ottenuto il ruolo per aver dimostrato di avere grandi capacità e tutti i requisiti per svolgere questo lavoro; coraggio, determinazione, e soprattutto tanta grinta e non solo, ha conseguito eccellentemente tutto il percorso gli studi. Ha dimostrato di possedere grande forza, audacia e generosità quando, appena diciassettenne, salvò una bambina che rischiava di annegare. Oggi Catoia ha ventuno anni e ha raggiunto il suo grande sogno di diventare poliziotto.

“Sono emozionato e felicissimo di ricevere questo premio, per me un grande onore far parte della Polizia!”Afferma Valerio, dopo la cerimonia dedicata a lui nel parco Archeologico del Colosseo a Roma mercoledì 29 settembre. Non potevano mancare, purtroppo, le offese e le critiche colme di rabbia e disprezzo attraverso i social. “Valerio è argento vivo” – afferma con grande orgoglio il padre del ragazzo. Valerio è affetto dalla sindrome di Down e da sempre i suoi genitori cercano di proteggerlo da chi, possedendo poca sensibilità, ha sempre cercato di sminuirlo. “Valerio è un fiore destinato a non sbocciare” – queste sono state le parole dei medici quando è nato Valerio – ma, al contrario di ciò che si presumeva, il giovane poliziotto è un fiore che sboccia continuamente ed è costantemente motivo di orgoglio e soddisfazione per i suoi genitori. Generoso, altruista, combattivo e ricco di entusiasmo, Valerio non si lascia abbattere dai pregiudizi a volte crudeli, al contrario, dimostra ancora una volta di aver grandi doti prendendo la decisione di non rispondere sui social ad alcuna provocazione, ma andando, e, quasi con indifferenza nei confronti dell’accaduto, direttamente a denunciare  alla polizia postale la questione. Tante, troppe le offese cariche di odio, di derisione che ha dovuto subire Valerio sui social. Difatti, la polizia ha voluto coinvolgere il ragazzo in una campagna per la sensibilizzazione delle persone sull’uso consapevole della rete contro l’odio. “La noia, la stupidità? Ho pensato persino che il fisico scolpito di Valerio possa avere dato fastidio, magari non te lo aspetti, no?”. Sono le parole del padre di Valerio, che, assieme a sua moglie, avevano inizialmente e con l’intenzione di proteggerlo, deciso di non tenerlo al corrente delle offese ricevute sui social network. “Stargli dietro è un privilegio, ma anche molto faticoso, non per la sua condizione, ma perché non si ferma mai” affermano i genitori sorridendo. Perché Valerio, sin da bambino, ha sempre seguito ogni suo sogno, niente per lui è mai stato un ostacolo, alcun sorrisino ironico dei compagni di banco e alcun pregiudizio di chi credeva e sosteneva che non ce l’avrebbe fatta a realizzare ciò che voleva sono stati per lui motivo per arrendersi o non credere in sé, al contrario, ha da sempre avuto una grande forza di volontà e voglia di esplorare e scoprire il mondo in ogni sua sfaccettatura; non a caso Valerio ama fare tante cose che racchiudono sia cultura che attività fisica. Insomma, Valerio è davvero un’esplosione di energia e dal quale chiunque dovrebbe, invece di provare invidia o deriderlo, prenderne esempio.

Alessandra Federico

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