La Napoli Velata di Ferzan Ozpetek nelle sale italiane

Alcuni parlano di come anche Ozpetek, ultimo solo in ordine di tempo, si sia lasciato contagiare dalla”napolimania” che sembra riguardare un po’ tutti: attori, registi, produttori, politici e grandi griffe.

La sua Napoli Velata, in questi giorni nelle sale cinematografiche, è la storia di una passione travolgente che incrocia un delitto inspiegabile e affonda le sue radici nella superstizione, nella leggenda e nel mistero. Insomma, pare che gli ingredienti per un noir d’effetto siano stati tutti onorati.

In aggiunta a ciò, l’occhio della macchina da presa indugia sui luoghi suggestivi della città, regalando allo spettatore tanta altra “grande bellezza” e, proprio come un gran tour, un po’ decadente un po’ cliché, ecco Cappella Sansevero, la Certosa di San Martino, i palazzi dei signori, la farmacia degli Incurabili e pure la metropolitana più bella del mondo.

Anche nel film di Ozpetek il richiamo della città è forte, come era forte quello della Roma matrona ed opulenta di Sorrentino, eppure, mentre Jep Gambardella (Tony Servillo) si perdeva beato nel suo viaggio in una città visionaria e quasi rassicurante, Adriana (Giovanna Mezzogiorno), medico legale e protagonista del film di Ozpetek, corre spaventata e in cerca di risposte in una Napoli che fa paura perché incomprensibile.

Luce ed ombra, la cadenza binaria dell’opera di Ozpetek è tutta qui. Come per la città; troppa storia, tanta arte, ma anche tante leggende e tanti miti ed un folklore talmente radicato da considerarsi parte della vita quotidiana.

Nessun richiamo letterario per la sceneggiatura di Napoli Velata, niente che possa far pensare a qualcosa nello stile Izzò-Marsiglia, bensì soltanto un racconto narrato dallo stesso Ozpetek alla base del soggetto del film: dopo un incontro avvenuto ad una cena, il regista si era intrattenuto a parlare con una ragazza, da lui definita molto interessante e molto sensuale, che a fine serata se ne era andata rivelando di essere un medico legale; sorpreso di quel contrasto così netto tra quella personalità così seduttiva e un lavoro così freddo, iniziò a costruire questa storia, meditando sul soggetto per dieci anni.

La colonna sonora del film è interamente curata dal compositore partenopeo Pasquale Catalano e vanta la presenza di Vasame, la canzone di Enzo Gragnaniello, interpretata per l’occasione da Arisa in lingua napoletana.

Rossella Marchese

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