Chi sceglie l’unione civile

Nel 2016, in Italia, quando è stata introdotta le legge sulle unioni civili, due terzi delle registrazioni sono state fra uomini, ma col tempo le disparità si vanno attenuando quando aumentano i diritti garantiti.

In Italia esiste un divario fra le coppie omosessuali e gay e lesbiche che non si avvalgono nella stessa misura dei diritti che le nuove leggi riconoscono.

Secondo l’Istat due terzi delle unioni civili registrate nel 2016 sono fra uomini e Bologna è il comune in cui tali unioni risultano le più numerose.

Le unioni fra due donne non hanno raggiunto, negli ultimi due anni, il 30 per cento. Tale differenza dipende da molti fattori, come ad esempio il minor numero di lesbiche presenti nella popolazione italiana e in quella di molti paesi occidentali. In altri termini, per un fattore culturale sono più numerosi gli uomini a dichiararsi non eterosessuali e/o bisessuali. Questo non vale solo per l’Italia, ma per tutti i Paesi per i quali abbiamo dati (tabella 1), anche se la distanza fra gli uni e le altre sta diminuendo.

 

Cattura

 

Numerosi sono i Paesi che da tempo hanno legiferato in favore delle unioni civili con leggi che riconoscevano alle coppie omosessuali una parte dei diritti e degli obblighi del matrimonio. Il primo Paese è stato la Danimarca(1989), a seguire si trovano Norvegia, Svezia, Olanda, Belgio, Francia e altri. All’inizio la quota di unioni civili costituite da donne è stata molto più bassa di quella che si è avuta in Italia, con il 19% in Danimarca nel 1989 e il 26% nei quattro anni dopo in Norvegia e poi in Svezia(1995). Anche nei Paesi nei quali la legge sulle unioni civili è stata approvata alcuni anni dopo, il divario di genere iniziale era significativo. Nel 1999, in Francia, la quota delle coppie di lesbiche è stata il 34 per cento delle unioni e medesimo nel Regno Unito, (2005), mentre in Svizzera(2007), è risultata al 29%.

Danilo Turco

Mare Monstrum Mare Nostrum, non solo immigrazione

Appare impresa ardua, almeno un’operazione complicata, riuscire a inquadrare in un contesto verosimile il tema dell’immigrazione nel nostro Paese, riferito agli sbarchi marittimi ripetutisi negli ultimi anni nel canale di Sicilia con l’orribile, non meglio quantificata strage di morti annegati, molti dei quali rimasti nei flutti del Mediterraneo.

La percezione di un fenomeno grave, amplificata da un’incessante mole di notizie quotidiane, supera notevolmente la conoscenza delle cause che sono all’origine di questo dramma epocale, soprattutto delle storie degli esseri umani coinvolti, in gran parte vittime di condotte spietate perpetrate da altri esseri umani non sempre stranieri, non sempre lontani dai nostri luoghi quotidiani, dai nostri costumi, dalla nostra cultura.

Tocca ancora al lavoro di alcuni giornalisti di approfondimento, autori d’inchieste, inviati e contaminati nei luoghi consumati dai migranti, nei teatri della sofferenza, in mezzo al mare o sulle banchine di approdo, nei centri di accoglienza (o detenzione), raccontare visioni diverse dalle nostre, documenti non sempre fruibili a un’opinione pubblica sempre più spaventata o infastidita.

Risponde a queste domande, dando una chiave di lettura utile per le vicende che si susseguono in questi giorni, il saggio di Cristina Giudici, Mare Monstrum Mare Nostrum, dato alle stampe nel luglio del 2015 per i caratteri di UTET edizioni.  Nonostante siano trascorsi tre anni dalla sua uscita, il testo si rivela uno strumento essenziale in un’interpretazione laica che esplora lati oscuri del fenomeno condividendo lunghissime giornate di vita e lavoro con alcuni protagonisti impegnati da lustri nel contrasto all’immigrazione clandestina e al vasto indotto di criminalità a esso collegato.

Nei dieci capitoli del volume la Giudici svela una realtà complessa e aggrovigliata che evolve prima e dopo le più note scene drammatiche proposte dai media circa le disperate traversate marittime, i salvataggi effettuati in mare dagli uomini della Guardia Costiera, gli sbarchi sulla terraferma nei bivacchi delle banchine dei porti siciliani. Visioni apparentemente tutte uguali con i convogli di materiale umano riversati a Lampedusa o Pozzallo, Porto Empedocle, Augusta o Catania.

Il reportage della Giudici, redattrice del Foglio, già vincitrice del Premio Maria Grazia Cutuli nel 2005 (con L’Italia di Allah – Bruno Mondadori), vive nell’ingaggio durato alcune settimane in una particolare squadra operativa, coordinata dalla Procura di Siracusa.  In particolare con il sostituto commissario della Polizia di Stato Carlo Parini, responsabile del Gruppo interforze di contrasto all’immigrazione clandestina noto come GICIC. Nello straordinario pool, unico in Italia nel suo genere, oltre a diversi uomini appartenenti a più corpi militari operativi (inclusi guardia di finanza e guardia costiera) vi partecipano alcuni immigrati impegnati soprattutto in incarichi di traduzione e relazioni con i profughi tratti in salvo.

Nell’attività primaria di caccia agli scafisti e al contrasto delle organizzazioni criminali radicate sulle coste africane, colluse con le mafie nostrane, emerge il profilo più prezioso, il marocchino Aziz, brillante “detective kebabbaro”.  Avanza una fitta trama d’investigazioni e indagini giudiziarie che superano i confini nazionali e seguono le vie improbabili di personaggi senza scrupoli che alimentano il traffico di umani, in scenari orribili di guerra e inciviltà. Le tele ricostruite dal lavoro dell’autrice impegnata a braccare la “strana coppia”  (Parini – Aziz) dalle non comuni doti umane e di resistenza al logorio fisico, sprezzante per il pericolo, in tante operazioni estreme, consegna un quadro inedito dove emergono soprattutto le doti legate a singole espressioni d’impegno personale e dedizione. Personalità forti dai caratteri non sempre concilianti che muovono iniziative dove il perimetro legale e istituzionale non sempre può coprire decisioni rapide legate al buon senso dell’obiettivo comune.

Testimonianze che confermano l’essenza di determinati risultati dipendenti dalla particolare competenza di uomini che rimangono unici, talvolta isolati nel loro lavoro in ogni caso decisivo. Così Carlo Parini, senza apparire l’eroe fra mondi contrapposti, può risultare valoroso alle sue strutture gerarchiche come un don Andrea Gallo a Genova risultava tale alle gerarchie porporate. Di qui si comprende l’unicità del “modello Siracusa” come in ambiti analoghi è unico il “modello Riace” di Mimmo Lucano (https://www.networknews24.it/2017/10/28/mimi-capatosta-lutopia-della-normalita/).

Il prezioso contributo della Giudici (ispiratrice di un nuovo progetto di ampio respiro dedicato a una corretta presa di coscienza delle migrazioni contemporanee – https://radici.online/) conferma come l’impegno quotidiano di tutte le risorse istituzionali in campo (decisivi i contributi e le aperture delle Procure di Catania e Siracusa con i relativi responsabili) debba essere esplorato e diffuso secondo corrette e opportune coordinate evitando scorciatoie strumentali che aumentano fatalmente le discriminazioni sociali e culturali non solo nel nostro Paese.

Luigi Coppola

 

La rivincita del cuore

“La rivincita del cuore. Attesa, dolore e gioie, fra testimonianze e racconti”, pubblicato da Homo Scrivens, è nato dall’esperienza e testimonianza di Umberto Mormile, malato di SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), scomparso da tempo.

Non si poteva più muovere ma la sua voglia di comunicare ed esprimersi era ancora più forte di prima, da questa forte volontà sono nate molte delle pagine di questo volume curato da Emilia Ferrara e che porta in copertina un cuore pieno di nomi su fondo azzurro.

“Sono cosciente di non saper scrivere, non mi sento affatto uno scrittore. Scrivo solo – queste le parole di Umberto Mormile – perché mi fa star bene, anche perché non sapendo fare musica e non riuscendo a dipingere, mi diletto a scrivere con la speranza di trasmettere qualche emozione. Se così fosse, mi sentirei davvero un fortunato”.

Nell’intervento di Adele Ferrara “L’amore e la resistenza nonostante la SLA” si sente tutta la forza della vita nelle sue vibranti parole “la nostra malattia abbandona la zona buia per farsi luce. Pensiamo ai nostri affetti, ai nostri studi, alla nostra cultura, alle esperienze di lavoro fatte, e ci rendiamo conto che possiamo essere utili agli altri compagni di avventura che non hanno la possibilità di farsi valere”.

Nella prefazione Eduardo Savarese parla della malattia e di come possa diventare fonte di luce. “I temi scelti per i racconti presenti in questa raccolta, nella loro varietà e nelle molteplici sfumature con le quali vengono declinati, costituiscono l’evidenza luminosa e, forse, ovvia del fatto che la condizione del malato diviene una forma di vita” e aggiunge “la vita trascorre lungo un fiume di accadimenti molto simili per ciascun essere umano: l’amore, l’amicizia, la solitudine, la paura, la speranza, la resistenza, il combattimento…” e tutti questi sentimenti e sensazioni li ritroviamo nelle pagine di questo coinvolgente libro che ci porta a riflettere sulla condizione dell’uomo, sulla sua fragilità, ma allo stesso tempo sulla sua forza di andare oltre il dolore.

Racconti, quelli raccolti in questo elegante volume, che reinventano la vita. Una reinvenzione, che per Savarese, è doppia “perché il punto di partenza e il terminale di arrivo hanno a che fare con la sfida di chi ha immaginato di nuovo la sua vita, per resistere al male e realizzare con ogni sforzo la propria insostituibile pienezza esistenziale”.

Emilia Ferrara racconta, nella sua introduzione, la nascita del libro e come si è arrivati poi alla pubblicazione inserendo anche altri racconti e quattro poesie.

Ne ricordiamo solo una per il legame affettivo che con la nostra Redazione aveva l’Autore, prematuramente e tragicamente scomparso, Alessandro Selvaggio.  Un terribile 18 ottobre del 2015 Alessandro ha lasciato un vuoto incolmabile in tutti coloro che lo hanno conosciuto. Lo avevamo subito ricordato pubblicando su www.napolie.it la sua poesia e un pensiero che ci piace riproporre:

“Alessandro non c’è l’ha fatta.  Il giovane ventenne, studente universitario di psicologia, amante della poesia,  pieno di vita e di speranze, ci ha purtroppo lasciato.

Avevamo appena incominciato a conoscerlo e a volergli bene. Sensibile e intelligente studiava e lavorava, come fanno molti giovani. Amava la cultura e, con la timidezza ma anche con la voglia di essere protagonista positivo di un percorso di crescita, si faceva coinvolgere con grande entusiasmo in iniziative ed eventi.  Ci piace ricordarlo con alcuni versi della sua poesia “Emozioni di un preludio”.

Se guardi avanti, ci sono delle sottili linee di luce

che si riflettono nell’acqua scura.

E dei fari in lontananza, che illuminano fiocamente l’orizzonte buio.

Dei fari che rappresentano il mistero, di una terra e di un mondo,

ancora tutto da scoprire”.

 

Il ricavato della vendita  dell’antologia sarà devoluto all’associazione AISLA onlus (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica ) sezione di Napoli.

Salvatore Adinolfi

Rapporto UNICEF: necessaria vitamina A per oltre 140 milioni di bambini

Un rapporto, quello recentemente prodotto dall’UNICEF, che evidenzia la tragica situazione di oltre 140 milioni di bambini che sono maggiormente a rischio di contrarre malattie, perdere l’udito, diventare ciechi e rischiano di morire se non verrà somministrata sufficiente vitamina A.
Secondo il rapporto basterebbero solo due dosi di vitamina A all’anno per salvarli. Oltretutto l’intervento è a basso costo, ma la copertura economica per sostenerlo si è ridotta già nel 2016.
SI tratta di una vitamina, quella A, che serve a rafforzare il sistema immunitario e proteggere i bambini da malattie che possono essere potenzialmente letali (morbillo, diarrea).
La situazione evidenziata dal rapporto mette allo scoperto che sono ben 26 i paesi con i più alti tassi di mortalità infantile. Proprio in questi paesi dove sarebbe urgente e necessaria la somministrazione della vitamina A ben 61 milioni di bambini non hanno avuto gli integratori. Un numero che risulta nel 2016 triplo rispetto all’anno precedente.
“Il futuro di questo intervento a basso costo e ad alto impatto è in bilico, e con esso la sopravvivenza, la salute e lo sviluppo dei bambini più vulnerabili”, ha dichiarato Victor Aguayo, responsabile del programma globale di nutrizione dell’UNICEF. “Questo grave declino rappresenta una situazione senza precedenti e un motivo di allarme, in quanto rischia di compromettere decenni di progressi”.
Nel rapporto, l’UNICEF raccomanda di migliorare la copertura con una serie di interventi: maggiore impegno da parte dei governi nazionali e dei loro partner per lo sviluppo per raggiungere ogni bambino con una dose di vitamina A, due volte; costruire sistemi più forti in modo che i servizi sanitari, compresi gli integratori di vitamina A, siano forniti regolarmente ed equamente; raccogliere e condividere conoscenze sui modi per somministrare integratori di vitamina A, attraverso vaccinazioni di routine e altri servizi di routine per i bambini. Infine monitorare ogni bambino, attraverso un migliore uso delle tessere e dei libretti sanitari per sapere quali bambini ricevono due integratori di vitamina A all’anno per una protezione completa.
Il rapporto chiede anche “una alimentazione integrata per i bambini e di aumentare il sostegno all’allattamento al seno nei primi due anni” e allo stesso tempo, rileva che “fino a quando i bambini non avranno accesso ad una dieta nutriente e sicura che li protegga dalla carenza di vitamina A, i programmi di integrazione della vitamina A rimarranno essenziali in molti paesi”.
Alessandra Desideri

Il ritorno agli Atenei, cresce il numero degli studenti universitari

Rispetto all’anno accademico 2016/2017, per questo appena trascorso il numero degli iscritti è salito ancora, quasi 12mila matricole in più in tutta Italia. Un trend positivo, questo, che si ripete ormai da quattro anni; uno dei pochi in realtà.

Dagli anni Duemila, questa, per le immatricolazioni universitarie è l’annata migliore. Tra esperti del settore e rettori, tutti sono concordi nel dire che si è tornati a vedere quota 300mila nuovi iscritti nel 2018. Ciò vuol dire che anche per l’università la grande crisi 2008-2014 ha smesso di mordere.

La crescita è abbastanza omogenea in tutto il Paese e questo rappresenta un plusvalore, soprattutto se si considera, dati ufficiali del Miur alla mano, che di 44 atenei che crescono, 14 si trovano al Sud.

L’Università di Ferrara guida la fila, raddoppiando gli iscritti da 3mila a 7mila, grazie all’abolizione del numero chiuso in buona parte dei dipartimenti; segue l’Università dell’Insurbia (Como e Varese), mentre i successivi, terzo e quarto posto di questa classifica, spettano agli Atenei di Messina e Catanzaro. Va registrata una crisi nel Centro Italia, area geograficamente limitata ma con molte università a risultati negativi. Agli Atenei messi in seria difficoltà dai terremoti, L’Aquila e Macerata, si aggiungono le difficoltà di prestigiose università laziali quali La Sapienza, Tor Vergata, con il rettore sotto processo per tentata concussione ed istigazione alla corruzione, la Tuscia nel Viterbese e l’Università di Roma foro Italico.

Pure l’Alma Mater di Bologna non sembra brillare in questa indagine, pagando un calo delle immatricolazioni per aver introdotto il numero chiuso in alcuni dipartimenti molto popolari, come Scienze Politiche. Mentre la Federico II di Napoli vive una ritrovata fiducia dei suoi studenti, attraendone molti sia dentro che fuori regione.

Intervistato sull’argomento, il rettore della virtuosa Università di Ferrara, Giorgio Zauli, ha parlato dell’abolizione del numero chiuso per i corsi di laurea a livello locale come di una battaglia culturale: “facciamo male al Paese se impediamo ai giovani di seguire le proprie inclinazioni. Tra l’altro c’è bisogno di più laureati, non il contrario. Come per Medicina: tra 10 anni mancheranno 110mila medici in Italia. Mantenere il numero chiuso a livello nazionale non ha senso”.

I paletti sono come sempre stretti, il sottofinanziamento degli Atenei e della ricerca all’interno di essi è un dato reale, tuttavia la tendenza positiva che mostra questa indagine non è da sottovalutare. Significa, anche, che nell’ultimo quadriennio positivo per le immatricolazioni, sono stati recuperati all’istruzione superiore decine di migliaia di diplomati; e questa è certamente un’ottima notizia.

Rossella Marchese

La complessità della questione immigrazione

Populismi e fake news si sprecano sui temi dell’immigrazione. Si diffondono pregiudizi, false certezze e addirittura probabili complotti, offrendo così una soluzione semplice nell’individuare i presunti responsabili nemici, senza volersi cimentare con nuovi problemi complessi da dover risolvere.
Una relativa novità sul tema della immigrazione riguarda l’uso spregiudicato di vere e proprie fake news, che ormai abbondano su internet, sui social network, diffondendosi così nell’opinione pubblica, fino a trovarne tracce evidenti anche nelle diverse nostre campagne elettorali. Si diffonde così la teoria risolutiva del complotto, che offre una facile conoscenza alle masse che seguono le informazioni sui media principali. Riguardo all’immigrazione, il cosiddetto complotto individua facili nemici: le istituzioni europee e americane, il capitalismo finanziario, gli Ebrei e altro, offrendo una semplice soluzione a problemi complessi e non facili, perché si tratta di una questione da affrontare in termini globali. A riguardo, nel mese di febbraio Onu e Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) hanno presentato le prime bozze dei Global compact su migrazione regolare e rifugiati: due accordi internazionali ambiziosi e innovativi, che dovranno tradursi in impegni concreti da parte degli Stati se si vuole risolvere realmente la questione dell’immigrazione.
Entro la fine del 2018 avverrà l’adozione dei due accordi, iniziata sin nel settembre 2016, quando, con la Dichiarazione di New York, si è aperta la fase di negoziazione, su principi e impegni comuni sul fronte di migrazione regolare e rifugiati. Nel corso del 2017 le Nazioni Unite, in collaborazione con Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) e altre organizzazioni internazionali, hanno condotto una serie di consultazioni con attori locali e parti interessate per definire questa prima bozza dei due documenti, riguardanti i principi chiave che approfonditi, dovranno essere tradotti in impegni concreti. L’obiettivo riconosciuto da tutti è quello di migliorare la governance delle migrazioni, affrontando le sfide legate a quella attuale, specie con la valorizzazione del contributo offerto per lo sviluppo sostenibile. Si tratta di una pietra miliare nella storia del dialogo sulla migrazione globale.
Danilo Turco

Juventus – Napoli: 0-1

Ieri, con una impresa quasi epica, il Napoli ha battuto la Juve con un gol di Koulibaly al 90′, riaprendo la corsa scudetto e portandosi a -1 dai bianconeri a quattro giornate dalla fine del campionato. Fino al 90′ la Juventus è stata brava a parare tutte le stoccate del Napoli riuscendo a subire pochissimo col grande lavoro difensivo di Benatia in grandissima forma, mentre Reina è stato quasi uno “spettatore non pagante” perché non è stato molto impegnato, non avendo subito praticamente tiri in porta. L’impresa del Napoli è ancora più grande se si pensa che la  Juventus in casa aveva perso quest’anno solo in un’occasione e che aveva concesso un solo gol nelle ultime nove partite, lasso di tempo in cui aveva portato a casa ben 8 vittorie e un pareggio per 0-0 contro l’Inter. Alla squadra del Napoli va il merito di averci creduto fino alla fine e di aver sfruttato l’unico errore concesso dalla retroguardia bianconera. Vittoria meritata, dunque, e ora imperdibili, non solo per i tifosi partenopei, le ultime quattro giornate che saranno praticamente 4 finali.

Al termine del match, cortei, sirene spiegate, gente in strada in tutti i quartieri della città. Al rientro in aereo la squadra del Napoli ha trovato all’aeroporto migliaia di persone, che hanno voluto ringraziare la squadra per questa partita che qualcuno ha definito “perfetta”. Il popolo napoletano dopo questa impresa ci crede adesso più che mai e intona sempre più forte: “Abbiamo un sogno nel cuore, Napoli torna campione”.

Maria Grazia Palmarini

La 48ma Giornata Internazionale della Terra

La Giornata della Terra si celebra il 22 aprile dal 1970, anno in cui fu indetta per la prima volta dalle Nazioni Unite seguendo gli intenti del movimento ecologista degli Stati Uniti, con lo scopo principale di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi cari al futuro del Pianeta: dall’inquinamento globale, all’estinzione di specie animali e vegetali.

Tra gli ideatori della Giornata della Terra ci fu il senatore democratico statunitense Gaylord Nelson, che aveva già organizzato una serie di incontri e conferenze dedicati ai temi dell’ambiente, come risposta ai fatti di Santa Barbara del 1969. Tra gennaio e febbraio di quell’anno, infatti, in California ci fu uno dei più gravi disastri ambientali degli Stati Uniti, causato dalla fuoriuscita di petrolio da un pozzo della Union Oil a largo della costa di fronte Santa Barbara; l’equivalente di circa 100.000 barili di greggio si riversarono nell’oceano  per quasi 10 giorni senza che nessuno riuscisse ad intervenire efficacemente. L’incidente portò Nelson a occuparsi in modo più attento e continuativo delle questioni ambientali, ricalcando quanto avevano fatto i movimenti giovanili di protesta contro la guerra del Vietnam.

Dunque, il 22 aprile 1970 si tenne la prima Giornata della Terra, cui parteciparono milioni di cittadini statunitensi, con il coinvolgimento di migliaia di college, università e altre istituzioni accademiche, nonché associazioni ambientaliste. Fu anche istituito l’Earth Day Network (EDN), un’organizzazione diventata internazionale, con lo scopo di coordinare le iniziative dedicate all’ambiente durante tutto l’anno (dell’EDN oggi fanno parte migliaia di movimenti e associazioni da tutto il mondo).

Dato il successo e l’interesse intorno alla Giornata della Terra, l’anno seguente le Nazioni Unite ufficializzarono la propria partecipazione all’organizzazione dell’evento, dando nuova visibilità e rilievo all’iniziativa. In oltre 45 anni, la Giornata della Terra ha contribuito in modo determinante allo svolgimento di iniziative ambientali in tutto il mondo che, nel 1992, portarono all’organizzazione a Rio de Janeiro del cosiddetto Summit della Terra, la prima conferenza mondiale dei capi di stato sull’ambiente. Da allora la Giornata della Terra è anche diventata l’occasione per divulgare informazioni scientifiche, educando alla consapevolezza  gli  individui, sui rischi che comporta il riscaldamento globale e sulle soluzioni che possono essere adottate per contrastarlo.

A partire dagli anni 2000, grazie alla diffusione di internet, lo spirito fondante dell’Earth Day ed in generale la celebrazione dell’evento sono state promosse a livello globale. Le manifestazioni conseguenti sono riuscite a coinvolgere oltre 5.000 gruppi ambientalisti al di fuori degli Stati Uniti, raggiungendo centinaia di milioni di persone, e molti noti personaggi dello spettacolo.

Nel corso degli anni la partecipazione internazionale all’Earth Day è cresciuta superando oltre il miliardo di persone in tutto il mondo: è l’affermazione della “Green Generation”, che guarda ad un futuro libero dall’energia da combustibili fossili, in favore di fonti rinnovabili, ed alla responsabilizzazione individuale verso un consumo sostenibile, fino allo sviluppo di una green economy e a un sistema educativo ispirato alle tematiche ambientali.

Rossella Marchese

Autismo, Porto Torres: due giornate di sensibilizzazione

Si sono tenute a Porto Torres, in provincia di Sassari, due giornate di sensibilizzazione dedicate all’autismo.

Ma cos’è l’autismo? Si tratta d un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione dell’interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale che provoca ristrettezza d’interessi e comportamenti ripetitivi. I primi segnali di questo disturbo possono essere notati entro i due anni di vita e la diagnosi certa può essere effettuata entro i 30 mesi di vita. Le cause sono ancora sconosciute e data la varietà di sintomatologie che caratterizzano questo disturbo si parla di Disturbi dello Spettro Autistico (DSA o, in inglese, ASD, Autistic Spectrum Disorders), in questa definizione vengono comprese una serie di patologie o sindromi aventi come denominatore comune le caratteristiche comportamentali, sebbene a vari gradi o livelli di intensità.

Il Comune di Porto Torres ha inteso patrocinare l’iniziativa “Ascolta i miei passi” del 3 e 4 aprile una vera e propria campagna di sensibilizzazione sul tema dell’autismo. “Se vuoi conoscere l’autismo, indossa le mie scarpe e ascolta la mia storia”, questo uno degli slogan dell’evento.Raccontare storie, per abbattere le barriere tra i cosiddetti “neurotipici” e le persone che invece soffrono di autismo”,  questo l’obiettivo dichiarato degli organizzatori delle due giornate del 3 aprile in piazza Umberto I e del 4 aprile presso l’istituto comprensivo numero uno, nonché presso l’istituto tecnico agrario di Sassari.

Si tratta di storie che sono state scritte e narrate dai familiari e dalle persone che convivono ogni giorno con l’autismo allo scopo di contribuire ad abbattere le barriere a far capire a tutti cosa si prova, anche a chi non ha dimestichezza con questa patologia.
“Sono storie che parlano di persone – è scritto nel progetto dell’associazione L’ortica – di come la loro vita è cambiata dopo la diagnosi, di quale è stato il loro percorso, di quali sono i loro sogni e le loro speranze. Attraverso il racconto potrete immaginarvi per un momento nei loro panni, attraverso l’empatia potrete avvicinarvi e conoscere. Dieci storie che diventeranno venti e poi trenta, poiché desideriamo che tutti abbiano la possibilità di indossare delle scarpe e di ascoltare nuove storie. Ci saranno scarpe simboliche di bambini che hanno appena ricevuto la diagnosi, oppure scarpe gigantesche di un uomo che vorrebbe diventare protagonista della sua vita ma non ce la fa perché è vittima del pregiudizio”.
“Abbiamo accolto con entusiasmo la proposta dell’associazione L’ortica – ha commentato l’assessore alle Politiche sociali Rosella Nuvoli – si tratta di una manifestazione con dei risvolti sociali molto importanti. Fare sensibilizzazione su un tema che riguarda ormai tantissime famiglie, è fondamentale. Quello che non si conosce spesso provoca paura e diffidenza, in maniera molto soft, attraverso delle cuffie, si avrà la possibilità di entrare empaticamente nel mondo dell’autismo, per “sentire” dalla voce dei protagonisti, le difficoltà ma anche le loro gioie e i loro sogni” “Fare questa esperienza – ha proseguito l’assessore  – significa non solo acquisire una maggiore consapevolezza, ma sviluppare empatia e vicinanza ai bambini, ragazzi, adulti con autismo e alle loro famiglie, al fine di garantirne una reale e profonda inclusione in tutti gli ambiti della nostra società”.

Salvatore Adinolfi

La Costituzione è presbite! L’ultimo ricordo di Alessandro Galante Garrone

Nell’anno che celebra il primo Sessantennio dalla promulgazione della nostra Carta fondamentale, ogni testimonianza appare preziosa, anche quelle che appartengono ad un passato prossimo.

Quindici anni fa ci lasciava Alessandro Galante Garrone, esponente di primo piano della Resistenza e del Partito d’Azione, magistrato antifascista, storico e scrittore, uno che osò criticare apertamente le leggi razziali subito dopo la loro promulgazione. Di queste testimonianze così dirette, purtroppo, il presente ce ne riserva sempre meno, pertanto rimanere saldi ad un certo nostro passato storico di lotta per la democrazia sembra piuttosto opportuno, soprattutto per combattere la deriva culturale che si sta abbattendo sul Paese, sempre meno strisciante.

Negli ultimi anni di vita Galante Garrone dedicò la sua riflessione alla memoria dei propri maestri e alle battaglie civili per la laicità dello Stato, contro l’antisemitismo e la corruzione e, interpellato sulla Costituzione italiana, nel 1997 scrisse un inedito per il convegno romano promosso in occasione del Cinquantesimo anniversario dell’approvazione del testo costituzionale, mai pubblicato fino ad oggi.

Nel testo si sottolinea l’importanza del rapporto tra l’indagine storica e il testo della Costituzione; un rapporto affascinante, scriveva Galante Garrone, anche per meglio intendere i problemi politici e sociali che vi sono connessi e che ne fanno una “scienza in azione”.

Si legge: “Il compito che sta davanti agli italiani, in quest’ora di solenne rievocazione, non è quello di creare dal nulla una Carta fondamentale nuova di zecca. Le Costituzioni veramente vitali non nascono da escogitazioni a tavolino, ma per lo più da vere e proprie crisi repentine e drammatiche: come rivolgimenti di fondo, una grande guerra perduta, il crollo di un regime, la dissoluzione di uno Stato. Così furono per noi gli eventi del 1943-’45. Oggi in Italia ci pare prevalga nell’opinione di gran parte degli studiosi, politici e cittadini che si prendono cura dell’avvenire della nostra patria, qualcosa di diverso: la volontà di preservare tutto quel che ancora di vitale sussiste nella nostra Costituzione. Il compito essenziale e improrogabile è, semmai, quello di irrobustirla ed ammodernarla, in due parole; non buttarla nel cestino o comportarci come se essa fosse già morta. Mi pare che si imponga la necessità di migliorare, anziché stravolgere o addirittura porre nel nulla la Costituzione di Cinquanta anni fa: questa Costituzione che, pur con tutte le sue pecche può ancora definirsi, come argutamente fu detto tanti anni fa da Calamandrei, una Costituzione “presbite”, perché guarda e vede lontano, nell’avvenire”.

Rossella Marchese

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