Terra: figli miei mi manca il respiro!

Figli miei mi manca il respiro! E’ il grido che madre Terra rivolge ai suoi figli che la stanno distruggendo. Allarmanti, anzi molto allarmanti, i dati dell’ONU: record di CO2, superata ormai nel 2015 quota 400 per milione. E pensare che prima dell’era industriale nell’atmosfera erano presenti solo 278 pari di CO2 per milione. L’allarme per il surriscaldamento del pianeta era già stato lanciato alla soglia di 350 ppmm che rappresentava, per gli scienziati, il limite da non superare. I valori raggiunti non scenderanno sotto la quota 400 per molte generazioni  afferma il segretario generale del Wmo Petteri Taalas, secondo il quale i dati del 2015  “annunciano una nuova realtà climatica”.

Siamo stati bravi madre Terra, siamo stati davvero bravi, l’abbiamo superata quella soglia. Siamo ad un  punto di non ritorno? Sicuramente non possiamo andare oltre e non possiamo più continuare a rischiare di non consegnare alle generazioni che verranno dopo di noi il “respiro della Terra” o quello che oggi resta di esso.

I deserti avanzano, le popolazioni sono costrette a lasciare le loro terre, le loro case, tutto ciò che hanno, per cercare altrove la sopravvivenza, le temperature salgono influenzando la vita delle persone, le specie animali, la vegetazione e le coltivazioni.

Le immagini che in questi giorni abbiamo visto attraverso i media ci devono fare riflettere con molta attenzione sulle azioni che quotidianamente compiamo e che incidono tutte sul futuro del pianeta. Le rilevazioni dei satelliti mostrano immagini e colori quasi da incubo. Si susseguono gli accordi per mettere un freno alle emissioni: per l’eliminazione dell’uso dei gas pericolosi come ad esempio gli Hfc, per limitare quelli dell’aviazione, per ridurre le emissione dei gas fossili in favore delle fonti rinnovabili.

Speriamo solo che non sia troppo tardi madre Terra.

 

Alessandra Desideri

Decadenza della cittadinanza nell’Unione europea

In seguito agli attentati terroristici commessi in Europa la decadenza della cittadinanza è diventata un tema molto discusso. Nella maggioranza degli Stati europei è prevista la possibilità di privare un cittadino della sua cittadinanza, ma non esplicitamente nel caso del contrasto al terrorismo.

Molteplici sono le motivazioni inerenti alla perita della cittadinanza in Europa, come ad esempio l’atto di slealtà o di tradimento verso lo Stato. Le disposizioni giuridiche sono differenti a seconda del Paese. Nell’UE, solo Francia, Paesi Bassi e Romania fanno riferimento in modo specifico al crimine di terrorismo. Ciò non significa che solo questi tre Stati possono privare della cittadinanza un cittadino che ha commesso un attentato terroristico. La competenza inerente alla decadenza della cittadinanza spetta al Ministro dell’Interno ed è discrezionale. Tuttavia il destinatario del provvedimento ha il diritto di fare ricorso. Il Belgio ha rinforzato le sue leggi nel 2015 affinché i crimini di terrorismo siano seguiti dalla decadenza della cittadinanza.

La frode nell’acquisizione della cittadinanza è un altro motivo che in Europa può privare una persona della sua cittadinanza. Tale condizione è prevista da 25 Stati UE, solo Croazia, Polonia e Svezia non la prevedono. L’impegno militare o l’integrazione in un servizio pubblico senza autorizzazione, sono per alcuni Paesi UE (Austria, Spagna, Francia, Grecia e Italia) cause di decadenza della cittadinanza.

Infine, diversi Stati membri limitano il possesso di più cittadinanze. La Germania ad esempio ancora oggi riconosce la doppia cittadinanza solo in specifici casi: coesistenza con la cittadinanza di altri Stati dell’UE e/o della Svizzera o, per i figli degli immigrati, che dal 2014 non devono più scegliere tra la nazionalità tedesca e quella del loro Paese d’origine prima dei 23 anni.

In particolari circostanze Germania, Austria, Danimarca, Spagna, Paesi Bassi e Paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), prevedono la decadenza di una cittadinanza nel caso in cui un cittadino ne ottenga un’altra.

Molti Stati UE vietano l’apolidia nel caso di decadimento della cittadinanza. Il contrasto all’apolidia è oggetto della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, della Convenzione di New York del 1961 sulla riduzione dei casi di apolidia e, della Convenzione europea sulla cittadinanza del 1997. Gli Stati che hanno ratificato la convenzione del 1961 vietano l’apolidia. Francia, Lettonia, Paesi Bassi e Malta hanno codificato l’impossibilità de rendere apolide un loro cittadino.

 

Danilo Turco

 

 

La nuova stagione di Professione Bancario

Professione Bancario, la storica testata dell’Organizzazione Sindacale UNISIN (Unità Sindacale Falcri Silcea) si è rinnovata ed affianca la testata online.

Nell’editoriale della nuova veste il Segretario Generale di UNISIN spiega le motivazioni che hanno indotto alla scelta. “Le continue sfide, sempre più complesse, che vedono quotidianamente impegnato il mondo del lavoro e quello sindacale ci hanno spinto ad immaginare una nuova stagione, meglio forse addirittura un nuovo inizio, per la nostra storica testata cartacea Professione Bancario, alla quale – come noto – già da alcuni anni, anche per dare all’informazione immediatezza e accessibilità, si è affiancato con grande successo Professione Bancario online. L’idea di fornire alle nostre Lettrici, ai nostri Lettori ed agli esperti del settore un ulteriore strumento di approfondimento, seppure più specifico e tecnico, legato al mondo del lavoro ed il desiderio di mantenere una funzione specifica per la testata cartacea ha solleticato la nostra attenzione e ci ha portati quindi ad una rivisitazione editoriale del giornale tradizionale”.

La grande incertezza che pervade la società attuale sia dal punto di vista economico-finanziario sia il mondo del lavoro in tutti i suoi aspetti richiede un’informazione sempre più capillare, immediata e al tempo stesso sempre più specialistica. Proprio per tali motivazioni diventa “vitale uno strumento – prosegue Emilio Contrasto – come quello che ci apprestiamo a varare. Un punto di riferimento importante per approfondire e discutere le varie problematiche e per proporre, insieme, anche nuove soluzioni in grado di fornire la migliore tutela alle nostre Colleghe ed ai nostri Colleghi e, perché no, ai Lavoratori in generale. Abbiamo quindi scelto, anche per la caratteristica degli argomenti che verranno trattati, una periodicità semestrale, che potrà essere ritarata in futuro in base allo sviluppo della testata”.  Si tratta di una rivista giuridico-scientifica “che fornirà, grazie all’ausilio di docenti universitari, di avvocati, di esperti, di chi opera quotidianamente in tali attività, un nuovo strumento per quanti seguono Professione Bancario. Diritti, lavoro, previdenza, pari opportunità, approfondimenti legali saranno, quindi, i protagonisti delle nostre pagine, con uno sguardo necessariamente rivolto al diritto internazionale e dell’Unione europea”.

Il Segretario Generale conclude il suo editoriale con un “ringraziamento particolare” “ai componenti del numeroso e altamente qualificato Comitato Scientifico che hanno aderito al progetto”.

La rivista può essere consultata e scaricata in formato pdf dai siti di Unisin (www.unisin.it), di Professione Bancario online (www.professionbancario.it), della Segreteria Regionale Unisin della Campania (www.unisinregionalecampania.it).

 

Salvatore Adinolfi

 

A Porto Torres nuovo Presidio dell’Acropoli dei Giovani

 

Continua il successo dell’iniziativa nata nel 2014 per volere dell’avvocato Gerardo Marotta, presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e che vede la creazione di un nuovo Presidio dell’Acropoli dei Giovani a Porto Torres. E’ stato infatti siglato tra il Comune e l’Istituto un protocollo d’intesa per la collaborazione culturale tra l’Ente locale e l’Istituto di via Monte di Dio a Napoli. Uno degli obiettivi del progetto è quello di creare una rete di Comuni in tutta Italia per favorire la crescita culturale e il confronto tra i giovani e non solo.

Attraverso l’accordo, l’amministrazione comunale di Porto Torres si è impegnata a mettere a disposizione i locali idonei per lo svolgimento delle attività formative, mentre l’istituto dovrà predisporre un quadro generale di proposte da realizzare con l’ausilio delle professionalità necessarie.

«L’intesa con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici – sottolinea il Sindaco Sean Wheeler – è un’opportunità per i nostri giovani. Siamo convinti che la cultura possa essere lo strumento per sviluppare una nuova coscienza e costruire le basi per il futuro di una città come la nostra, che ha bisogno di ripartire dalla formazione».

Per l’Assessore alla Pubblica Istruzione, Antonella Palmas, «la collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici potrebbe portare alla nascita di progetti condivisi anche con le scuole cittadine. L’Istituto da oltre quarant’anni è operativo nel Paese e contribuisce alla crescita sociale, morale ed etica degli studenti, diffondendo lo studio della filosofia, una scienza che permette di affrontare la realtà con un approccio critico, aiutando il cittadino a non accettare qualunque verità e a non dar nulla per scontato. Abbiamo voluto stipulare questo protocollo per creare in città un nuovo spazio di approfondimento e di confronto, aperto sia a studenti portotorresi che a giovani provenienti da altri comuni della zona e d’Italia».

«Con il presidio di Porto Torres proseguiamo il progetto nato nel 2014 con l’istituzione del Primo “Presidio dell’Acropoli dei Giovani” nel comune di Palomonte, in provincia di Salerno, e che vede oggi la presenza dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici oltre che in Campania, Calabria, Lazio anche in Sardegna. Il progetto delle Acropoli dei Giovani si affianca alla esperienza delle Scuole Estive», dichiara l’avvocato Gerardo Marotta, Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.

«L’interesse con il quale le Istituzioni locali hanno accolto l’iniziativa – prosegue  Gerardo Marotta – è segno dell’attenzione e della forte sintonia di intenti che si è stabilita su un tema di importanza vitale per lo sviluppo della società moderna: la cultura e i giovani in un’epoca dominata dalla tecnologia e dall’economia. La firma del protocollo d’intesa tra il Comune di Porto Torres e l’Istituto costituisce un momento importante per il riappropriarsi di valori e per fornire alle giovani generazioni sempre più ampi “strumenti” di conoscenza che favoriscano lo sviluppo del pensiero ed una sempre maggiore coscienza storica e sociale. Questo Presidio permanente avrà il compito, fra gli altri, di far propri i risultati della storiografia, concentrandosi inizialmente sulla storia patria e in particolare sulla storiografia umanistica. La creazione di una grande “rete culturale” che mette in contatto le diverse realtà territoriali e culturali dei presidi dell’Acropoli dei Giovani presenti in diverse regioni del nostro Paese è uno dei fondamentali scopi del progetto – conclude – che è seguito a livello nazionale per l’Istituto dalla studiosa e giornalista Bianca Desideri».

Un impegno lodevole che ha sicuramente bisogno del supporto di tutti coloro che vogliono partecipare e sostenere l’iniziativa dell’Acropoli dei Giovani (www.acropolideigiovani.it)..

 

Salvatore Adinolfi

 

Nigeria: liberate 21 studentesse rapite da Boko Haram

Prigioniere dal 2014 altre 197 restano nelle mani del gruppo terroristico.

Dopo più di 2 anni di prigionia, hanno fatto ritorno a casa alcune delle ragazze rapite da Boko Haram nella città nigeriana di Chibok nel 2014; le 21 liceali si trovano ora nella città di Maiduguri, nord-est della Nigeria, in una caserma.

Le giovani, in tutto 276, vittime della furia integralista che non accetta un’educazione per le donne, furono sequestrate nella loro scuola e trascinate dai guerriglieri probabilmente nella grande foresta di Sambisa, nel nord-est del Paese, 60 furono rilasciate quasi subito, le altre hanno dovuto subire le scelte dei loro aguzzini, vendute come schiave, costrette a sposarsi con alcuni di loro, obbligate ad imbracciare e combattere per la costruzione di un califfato nigeriano.

Solo una di loro riuscì a fuggire nel maggio 2014, dopo circa un mese di prigionia; delle altre ragazze non si seppe nulla per molti mesi, gli appelli internazionali per la loro liberazione si moltiplicarono, ma la situazione convulsa nello Stato e i continui cambi al vertice del potere non hanno mai favorito un’azione seria e coordinata di ricerca.

A luglio di quest’anno la situazione ha iniziato a sbloccarsi; in un video di 11 minuti postato su youtube le ragazze rapite facevano da sfondo ad un guerrigliero Boko Haram che chiedeva al Presidente Buhari uno scambio di ostaggi: le loro vite in cambio della libertà per alcuni combattenti jihadisti in mano al Governo. E all’indomani di quel messaggio, fonti della BBC hanno confermano che le trattative per liberare le ragazze di Chibok sono riprese, tant’è che alcuni guerriglieri sono stati effettivamente liberati da Buhari e, appunto, 21 ragazze hanno fatto ritorno a casa.

Tuttavia il caso non sembra di rapida soluzione: il video di luglio è arrivato dopo la nomina di un nuovo leader per Boko Haram, che ha portato il gruppo a pesanti scissioni interne ed alla formazione di diverse fazioni e questo complica di molto le trattative per la liberazione delle Chibok Girls.

 

Rossella Marchese

Ricordando i valori delle Quattro Giornate

Una pagina della storia di Napoli ancora viva e pulsante, quella delle Quattro Giornate di Napoli. Una pagina che ha fatto sì che la nostra città fosse insignita della Medaglia d’Oro al valore militare nella tragica stagione che la vide protagonista, in quel lontano settembre del 1943 di una rivolta popolare per liberare la città dalle truppe naziste e che è stata ricordata con numerosi eventi promossi dall’Istituto Campano per la Storia della Resistenza dell’Antifascismo e dell’Età Contemporanea “Vera Lombardi” (www.istitutocampanoresistenza.it). Ne parliamo con il presidente dell’Istituto, professor Guido D’Agostino.

 Professore, quale valore assume il ricordo delle Quattro Giornate di Napoli oggi?

Come per un singolo essere umano avere compiuto, ad un dato momento della propria vita qualcosa di particolarmente  difficile, ardito e fuori dell’ordinario quotidiano rappresenta  la consapevolezza  non più effimera di essere stato capace di un gran gesto, così per una intera comunità è fondamentale avere “deciso di decidere”, avere voluto riprendersi la guida del proprio destino nelle proprie mani ribellandosi e proponendo se stessa alla funzione di governo, insomma insorgendo dal basso. Tutto questo oggi va ricordato, fatto ricordare o sapere a chi non c’era, va fatto rivivere richiamando alla mente  di chi è venuto dopo ed ha il diritto, prima e più che il dovere, di sapere e di sentirsi  parte, dal passato verso il presente, di una unica storia comune.

Una pagina gloriosa che va ricordata e fatta conoscere ai giovani, quali iniziative possono essere messe in campo perché la memoria non si perda?

Le iniziative messe e da mettere in campo sono di varia natura e vanno dagli incontri tradizionali con testimoni, protagonisti, studiosi, alla visione di documenti, foto e filmati, o del gran film  di Nanni Loy, all’occasione fornita dagli anniversari. Beninteso, ai ragazzi e ragazze della scuola va data soprattutto la opportunità di farsi più partecipi e protagonisti stimolandoli a compiere ricerche  sul tema nelle forme espressive di loro maggiore gradimento. L’anno scorso si è provato con successo, in collaborazione con l’Assessorato alla Scuola del Comune, una sorta di invito-concorso sul tema: avere 16 anni nel 1943, o anche  altre età corrispondenti alla fascia d’istruzione; al riguardo sempre più mi convinco che musica, arte, letteratura, piccole realizzazioni multimediali possono dare risultati incoraggianti.

Napoli città Medaglia d’Oro al valor militare, secondo Lei i valori che hanno portato a quei quattro giorni di settembre possono essere ancora vivi?

Ho detto prima che i valori di una volta, e che si sono fatti vivere in un dato momento, non solo possono ritornare nelle forme attuali, ma rappresentano un patrimonio prezioso di risorse cui attingere, con orgoglio e secondo le circostanze. In questo senso  mi piace ricordare la manifestazione dei precari della scuola sotto le finestre del palazzo romano dove ha sede il Ministero. I tanti napoletani convenuti per la protesta sindacale inalberavano scritte e striscioni in cui si leggeva:”ricordatevi cosa siamo stati capaci di fare 70 anni fa”!. Trovo straordinario il ricorso e il ritorno a quel momento del passato magicamente tornato presente.

Un programma ricco quello portato avanti  dall’istituto Campano per la Storia della Resistenza dell’Antifascismo e dell’Età Contemporanea “Vera Lombardi” per l’anniversario 2016, ce ne può parlare?

L’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, dell’Antifascismo e dellì’Età Contemporanea, intitolato a Vera Lombardi , è sorto nel 1964. In oltre mezzo secolo di vita non ha mai smesso di promuovere storia, memoria, conoscenza, valori civili, dappertutto e a favore di chiunque nefosse interessato o ne avesse bisogno. Lo facciamo con mezzi scarsi, scarsissimi ma resistiamo, è il caso di dire visto il nome che portiamo e la ‘mission’ che ci siamo assegnati; ovviamente, ci rivolgiamo soprattutto ai giovani ai quali non ci stanchiamo di ripetere che il nostro dovere è e resta quello di consentire a loro l’esercizio di un diritto, il diritto sacrosanto alla memoria.

 

Bianca Desideri

ICSR: le Quattro Giornate di Napoli

Si concluderanno il 5 ottobre le celebrazioni per il 73° anniversario delle Quattro Giornate di Napoli.

L’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, dell’Antifascismo e dell’Età contemporanea “Vera Lombardi” messo in campo in questa occasione numerose iniziative perché la memoria di quei giorni non si perda.

Ma cosa significa ricordare un episodio di 73 anni fa. Significa fare in modo che anche le giovani generazioni possano conoscere e rivivere attraverso le testimonianze episodi della nostra storia passata che hanno segnato il percorso di un popolo. I tragici giorni del 1943 in cui dal 27 al 30 settembre 1943 Napoli fu protagonista di un’insurrezione popolare per liberare la città di Napoli dall’occupazione delle forze armate tedesche. L’episodio valse alla città il conferimento della medaglia d’oro al valor militare.

Ricordiamo gli eventi di questo 73° anniversario:

– 28 settembre: Mostre fotografiche e documentarie su Gaetano Arfè e Roberto Bracco. Omaggio- ricordo: “Gaetano Arfè tra politica e storia”. Complesso di San Domenico Maggiore.

– 29 settembre:  rappresentazione teatrale: Coraggio, ci vuolea cura della compagnia “La Carrozza d’Oro”. Casina pompeiana, Villa comunale.

– 30 settembre: “Cacciatori di memorie”: Le Quattro Giornate di Napoli nei libri di Aldo De Iaco e nel film di Nanni Loy. Sede dell’ICSR “Vera Lombardi” (via Costantino 25).

– 3 ottobre: Cerimonia in onore di Salvatore Sabella “un napoletano messicano. Sala Giunta – Palazzo San Giacomo (Comune di Napoli), ore 11.00.

– 5 ottobre: Omaggio- ricordo: “Roberto Bracco, pacifista e antifascista”. Complesso di San Domenico Maggiore , ore 16,30.

Salvatore Adinolfi

 

Trasparenza fiscale tra UE e Principato di Monaco

Il 22 febbraio scorso l’Unione europea e il Principato di Monaco hanno siglato un nuovo accordo in materia di trasparenza fiscale. Tale intesa rappresenta un successivo passo in avanti nella lotta contro l’evasione fiscale.

L’accordo prevede nel 2018 lo scambio automatico, tra Monaco e gli Stati membri, delle informazioni sui conti finanziari dei loro residenti. Questi dati saranno raccolti dal primo gennaio 2017. La formale sottoscrizione di questo nuovo accordo è prevista prima dell’estate, una volta che il Consiglio avrà autorizzato tale firma su proposta della Commissione. L’accordo evidenzia la volontà politica del Principato di Monaco di progredire verso una maggiore trasparenza fiscale.

Pierre Moscovici, Commissario europeo per gli affari economici e finanziari, fisco e dogane, afferma che “questo accordo rappresenta l’inizio di una nuova era nei rapporti tra Monaco e l’Unione europea. Noi condividiamo il medesimo obiettivo, combattere la frode a beneficio dei contribuenti onesti. Tale accordo concretizza il nostro obiettivo in modo equo ed efficace”.

Jean Castellini, Consigliere economico e finanziario del governo del Principato di Monaco, ha indicato che “questa sigla costituisce un nuovo esempio di politica gestita da Monaco al fine di contrastare l’evasione e la frode fiscale internazionale, onorando l’impegno di concludere accordi, in materia di scambio di informazioni, nel rispetto degli standard internazionali sviluppati dall’Unione europea e dal Forum mondiale dell’OCDE.”

All’interno del quadro del nuovo accordo, gli Stati membri riceveranno i cognomi, gli indirizzi, i numeri di identificazione fiscale e le date di nascita dei loro residenti che hanno dei conti presso il Principato di Monaco. Tra le altre informazioni condivise vi sarà anche il saldo di questi conti. La procedura prevista è conforme alla nuova normativa mondiale dell’OCDE e del G20 sullo scambio automatico di informazioni. L’incremento nella condivisione delle informazioni di questo tipo consentirà alle autorità di contrastare più efficacemente le frodi, fungendo contemporaneamente da deterrente per coloro i quali ambiscono a occultare capitali all’estero. L’Unione europea ha firmato accordi simili l’anno scorso con la Svizzera, San Marino, il Liechtenstein e nel 2016 anche con Andorra.

Diego Turco

 

Tito Boeri all’Università di Sassari

“L’Università pubblica serve a rendere un Paese degno di essere difeso”. La citazione di Robert Wilson, primo direttore del Fermilab di Chicago, ha chiuso l’intervento del Magnifico Rettore Massimo Carpinelli che ha aperto, lo scorso 23 settembre, la cerimonia di inaugurazione del 455° anno accademico dell’Università di Sassari. Nel suo discorso, Carpinelli ha evidenziato il rinnovamento dell’offerta formativa dell’Ateneo, caratterizzata da quattro corsi di laurea internazionali e del nuovo sistema di programmazione gestionale che ha reso l’Ateneo virtuoso e sostenibile in termini economici e finanziari. Nel sottolineare l’importanza del merito, valorizzato con l’assegnazione del 5×1000 agli studenti migliori, il Rettore ha ricordato il primo posto in Italia per l’internazionalizzazione e il terzo nella classifica dei medi atenei Repubblica-Censis. Ospite d’onore nella cerimonia, il prof. Tito Boeri, già ordinario all’Università Bocconi, dal 16 febbraio 2015, presidente dell’INPS.

Con una lectio magistralis su “Il lavoro futuro”, l’economista, ha catalizzato l’attenzione dei numerosi presenti, tanti studenti oltre i rappresentanti delle istituzioni e del mondo accademico nazionale.

La cerimonia celebratasi nell’Aula Magna, è stata preceduta da un breve incontro con la stampa locale. Boeri ha anticipato i temi salienti del suo intervento legati indissolubilmente al nuovo mercato del lavoro senza celare un forte segnale di discontinuità culturale nel suo mandato istituzionale alla guida del primo ente di previdenza nazionale. “Spesso, nei vari incontri, qualcuno mi dice: – fra poco sarò suo cliente -, riferendosi all’uscita dal lavoro. Niente di più sbagliato. L’INPS vive dei soldi dei lavoratori e deve erogare servizi ai lavoratori e ai giovani che cercano di entrare nel mondo del lavoro”.

Da questo principio, evolve l’impegno a sdoganare ataviche concezioni legate, almeno a livello prioritario nelle agende dei politici, agli assegni di quiescenza. In Italia mediamente vicini all’ottanta per cento dell’ultimo reddito pro capite percepito nel lavoro attivo. Fermi fra il quaranta e cinquanta per cento negli altri paesi europei, ovviamente ancorati in altri contesti economici e con applicazioni previdenziali diverse.

Il docente bocconiano smonta con decisione un altro mito, il polo manufatturiero. Nettamente in declino in tutti gli stati economicamente avanzati del mondo e delocalizzato in altre realtà dove il costo della manodopera (non qualificata) tende a zero. Bandite dalla stampa riferimenti alla riforma di uscita anticipata dal lavoro (ape) avviata in questi giorni dal governo. Il presidente  ha “congelato” le sue posizioni precedentemente esternate e non convergenti con i palazzi romani (circa l’erogazione dei vitalizi ai parlamentari o altri assegni previdenziali non coerenti ai contributi versati dai beneficiari), forse anche per non “disturbare il manovratore”. Spingendosi in una lettura non completamente pessimistica sui dibattuti ritorni economici legati ai provvedimenti del “jobs act”.

dsc_0024Sul lavoro futuro, destinato ai giovani, la relazione in Aula Magna risponde a quattro domande essenziali. Alla  prima, “chi crea lavoro?”, Boeri, a suo agio nel ruolo di docente,  presenta una lista di discipline che non si limita alle innovative legate alla I.T. o ai software della rete Internet. Nel paniere dei saperi essenziali rientrano la clean-tech, la robotica, oltre una manifattura avanzata. Ciò che potrà apparire scontato è importante da ribadire circa le nuove competenze richieste: tutte quelle che richiedono un uso intensivo del capitale umano. Circa la geografia del lavoro, dati oggettivi alla mano, la domanda più forte è chiaramente presente nei cluster europei prossimi alla ricerca scientifica attiva dove sorgono i principali atenei universitari collegati alle imprese, forti di maestranze di alta specializzazione. In tale contesto l’Italia rimane indietro sul nuovo lavoro proprio per l’assenza di questi distretti di dimensione europea. Unitamente al basso investimento nel capitale umano, allo scarso training impegnato sui luoghi di lavoro, alle troppe lauree proposte in settori improduttivi. Con una immigrazione che funziona al contrario: giovani cervelli in uscita e soggetti con bassa scolarità in entrata. Sul dibattito contemporaneo circa l’opportunità di stare in Europa, Boeri non batte ciglio. “L’Europa è per i giovani, chi può muoversi deve farlo. Purtroppo oggi questa libera circolazione del lavoro è compromessa dalle paure legate alla immigrazione che favoriscono movimenti populisti e il ripristino delle frontiere”.  Rispetto a tutte le buone intenzioni permangono per chi un lavoro ancora lo possiede, tutte le criticità che si prospettano nei sopravvenuti cambiamenti. Basti pensare ad esempio, all’impresa del ricongiungimento dei contributi previdenziali esistente nel sistema nazionale. Boeri ha avanzato su questi temi la proposta dell’INPS di un numero di sicurezza sociale europea, una soluzione comune nella rete d’informazioni tra i sistemi di protezione sociale dei diversi paesi europei a tutela dei lavoratori.

Da ricordare i trenta secondi netti di intensi applausi per Michela Loi, delegata degli studenti nel cda dell’ateneo. “Quando penso all’Università e a cosa dire, immagino sempre una pietra ed un cuore”  – ha esordito la Loi che, risaltando gli straordinari target raggiunti nell’ateneo di Sassari, non si è risparmiata nel ricordare, con eloquente efficacia, alla schiera dei politici locali, seduti nelle prime fila, l’indecente situazione delle rete infrastrutturale dell’isola. Situazione resa ancor più drammatica dall’azzeramento dei collegamenti internazionali sullo scalo di Alghero con il concomitante aggravio del penoso sistema di collegamento interno su gomma.

Il buon 455esimo anno accademico è davvero un impegnativo auspicio.

Luigi Coppola

L’addio al presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi

 

Dalla Normale a 16 anni fino al Colle: un’esistenza al servizio del Paese, addio a Carlo Azeglio Ciampi

Una carriera nelle Istituzioni senza precedenti per l’uomo protagonista dell’ingresso dell’Italia nell’Euro. Fino al suo settennato all’insegna dell’eccezionale popolarità. É morto il 16 settembre Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica dal 1999 al 2006, oggi i funerali.Governatore della Banca d’Italia dal 1979 al 1993, poi Presidente del Consiglio tra il ’93 e il 94, quindi ministro del Tesoro dal 1996 fino all’elezione al Quirinale. Avrebbe compiuto 96 anni il prossimo 9 dicembre. Le tappe della sua vita, dalla sua Livorno agli studi a Pisa, dalla Banca d’Italia alla carriera nelle più alte Istituzioni dello Stato. Ciampi era nato a Livorno il 9 dicembre 1920. Ha conseguito la laurea in lettere nel 1941, alla Scuola normale superiore di Pisa, dove aveva conosciuto anche Franca Pilla, sua futura moglie. Durante la Resistenza, quando è stato siglato l’armistizio dell’8 settembre 1943, Ciampi ha rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e si è rifugiato a Scanno, in Abruzzo. Nel 1946 sposa Franca Pilla e prende la seconda laurea, in giurisprudenza, sempre a Pisa. Nel 1960 è stato chiamato all’amministrazione centrale della225px-ciampi_ritratto Banca. Nel 1973 diventa segretario generale, vicedirettore generale nel 1976 e direttore generale nel 1978, funzioni che ha assolto fino al  aprile  28 aprile 1993. Dall’aprile 1993 al maggio 1994 Ciampi è stato presidente del Consiglio, alla guida di un governo chiamato a un compito di transizione, durante un difficile passaggio sia istituzionale sia economico. Tra i provvedimenti, la privatizzazione di numerose imprese pubbliche e le prime operazioni di dismissione (tra cui quelle, nel settore bancario, del Credito italiano, della Banca commerciale italiana, dell’Imi). Ciampi fu anche ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica, nel governo Prodi (dall’aprile 1996 all’ottobre 1998) e nel governo D’Alema (dall’ottobre 1998 al maggio 1999). Fondamentale fu il contributo al raggiungimento dei parametri previsti dal Trattato di Maastricht, permettendo così l’ingresso dell’Italia nell’euro fin dalla sua creazione. Quest’ultima, Ciampi sottolineava sempre nel libro A un giovane italiano, “non è stata l’avventura vagheggiata da un drappello di visionari, europeisti inguaribili, sforniti di senso della realtà. L’introduzione della moneta unica è stato un momento alto nella storia dell’Europa. Per la prima volta un gruppo di Stati ha deciso, senza la pressione di una minaccia esterna, di rinunciare alla propria sovranità monetaria”.

Poche pagine più avanti rilevava con amarezza che, nonostante la sua generazione avesse confidato in quella successiva per la prosecuzione del percorso europeo, “l’ottusità degli egoismi nazionali è prevalsa”. Ricordando alla generazione che viene ancora dopo, quella dei giovani, le parole di José Ortega y Gasset (Meditazione sull’Europa, Seam, 2000) che “gli -ismi sono lacci di seta con cui… i popoli sogliono strangolarsi”.

Il 13 maggio 1999 Ciampi fu eletto decimo Presidente della Repubblica Italiana, ottenendo 707 voti su 990 già al primo scrutinio.

Severo guardiano della Costituzione, disse «no» importanti: come quando rinviò alle Camere la “legge Gasparri” sul riordino del sistema radiotelevisivo e la “legge Pecorella” sulla inappellabilità delle assoluzioni in primo grado di giudizio.

La camera ardente del Presidente Emerito Carlo Azeglio Ciampi,  allestita a Palazzo Madama in sala Nassyria, è stata meta, accanto ai tanti nomi, di tanti semplici cittadini che hanno voluto rendere l’ultimo saluto alla salma. La Presidenza del Consiglio ha disposto in concomitanza con i funerali una giornata di lutto nazionale con l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici dell’intero territorio italiano.

 

Nicola Massaro

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