1917 – 2017: cento anni del Premio Pulitzer

Joseph Pulitzer era un appassionato, quasi un fanatico del giornalismo, fu tra i primi a perseguire un’idea di giornalismo militante, per certi versi anche aggressivo, votato alla ricerca della verità dei fatti; storiche le sue inchieste sulla corruzione pubblica apparse sulle colonne prima del St. Louis Post-Dispatch, poi del New York World, entrambi giornali che furono di sua proprietà.

Pulitzer si batté per rendere la professione di giornalista “un modo onesto per guadagnarsi da vivere” e proprio con il World riuscì nell’intento, portandolo ad alti livelli di popolarità e diffusione. Tra i tanti giornali che popolavano la Grande Mela,  il quotidiano si trasformò in qualità e stile diventando una delle più grandi e influenti testate del suo tempo, promotrice di un’informazione libera da ogni interesse politico o aziendale e feroce nel rincorrere la verità dei fatti.

Fedele fino alla fine  a questa sua idea di diffusione delle notizie, nel 1903 donò alla Columbia University svariati milioni di dollari per la costituzione di una scuola di giornalismo, la “Columbia University School of Journalism” e da lì, per sua volontà, venne costituito il celebre premio a lui intitolato.

Il suo lascito diede origine a 12 premi che vengono assegnati ogni anno, a partire dal 1917, per altrettante categorie, dalla fiction alla cronaca, passando per la musica (che comprendono anche disegno umoristico e fotografia).

Prima della morte, che avvenne nel 1911, Joseph Pulitzer delegò la gestione delle premiazioni a un comitato cui demandò i più ampi poteri; oggi il comitato è noto come “Pulitzer Prize Board”, ed è composto da editori, giornalisti, professionisti di altri ambiti e dalle cariche più alte della Columbia University e dal 1917 assegna ogni anno, da cento anni, la maggiore onorificenza per il giornalismo e la letteratura americana.  Tra i vincitori del Pulitzer, Ernest Hemingway con il suo Il vecchio e il mare, Harper Lee, con Il buio oltre la siepe, Philip Roth e la sua Pastorale americana e Michael Cunningam di The Hours.

Rossella Marchese

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