Oscar 2017, “Fuocoammare” nella cinquina dei documentari

Fuocoammare, il documentario del 2016 di Gianfranco Rosi sull’isola di Lampedusa che lo scorso febbraio ha vinto l’Orso d’oro al Festival del cinema di Berlino è stato nominato per l’Oscar come Miglior documentario. L’annuncio è stato dato durante l’evento organizzato per comunicare tutte le nomination agli Oscar.

Fuocoammare era stato inizialmente inserito nella lista dei possibili candidati al premio per il Miglior film straniero, ma ne era stato escluso a una successiva selezione. “È meraviglioso, è stata una battaglia, negli ultimi giorni non ci credevo più. Ho portato Lampedusa a Hollywood”. Gianfranco Rosi è felice come un bambino che gioca sulla sabbia, e nell’incontro via skype da Tokio, dove Fuocoammare sta uscendo, chiede ai media: “Mi volete bene?”. E poi: “Ho promesso alla distributrice giapponese che se fossi entrato nella cinquina degli Oscar avrei fatto l’uomo sandwich davanti al cinema per portare il pubblico in sala”. Gianfranco Rosi è nato ad Asmara, in Eritrea, nel 1964, e a vent’anni si è trasferito a New York per studiare cinema. Il suo primo mediometraggio – si chiamano così quando non sono né corti né lunghi – si intitola Boatman ed è stato realizzato dopo un viaggio in India. Nel 2010 Rosi ha girato El sicario – Room 164, un film-intervista su un ex sicario messicano che lavorava per  un cartello della droga. Rosi è però noto al cosiddetto “grande pubblico” italiano dal 2013, quando il suo documentario Sacro GRA – girato sul Grande Raccordo Anulare di Roma – ha vinto il Festival di Venezia. Gli esperti di cinema parlano di Rosi come di un regista che ama conoscere a fondo i posti dove sono ambientate le storie che racconta: per girare Fuocoammare, per esempio, ha vissuto più di un anno a Lampedusa. “Siamo molto felici che un film così importante e complesso abbia raggiunto questo splendido risultato. Un’opera che non solo risponde appieno alla mission di Servizio Pubblico ma va oltre nell’alimentare un racconto che Rai si impegna a far diventare sempre più internazionale” commenta Antonio Campo Dall’Orto, direttore generale Rai. “L’Italia è il Mediterraneo e Lampedusa ne è non solo il centro geografico, ma soprattutto l’anima –  prosegue il DG –  un luogo di accoglienza e di apertura, esempio più alto della cultura italiana, al tempo stesso inno all’accoglienza e alla bellezza. “Fuocoammare” incarna questo ideale in tutta la sua forza, facendosi messaggio globale di solidarietà”. “Un’altra prova –  conclude Campo Dall’Orto –  che l’audiovisivo italiano è un luogo di eccellenza capace di avere un impatto nella costruzione della pubblica opinione globale su temi tanto difficili quanto importanti come la questione dei migranti”. Un film che può andare a confrontarsi nel luogo dove il cinema è “bigger than life”, più grande della vita, nel tempio di quest’arte dove si riuniscono le più grandi macchine produttive di cinema del mondo. Un film che, nel suo piccolo, ci spinge a fare la vita più grande, più degna, più aperta. E un film che parla dall’Italia a tutto il mondo, e ora lo continua a fare da un luogo particolarmente ascoltato. Grazie a uno sforzo magnifico del nostro cinema pubblico, e grazie agli sforzi congiunti dei due ministeri MiBACT e Mise, che ci dimostra se ce ne fosse ancora bisogno, che l’unione e il collegamento degli sforzi, riesce a portarci in alto. E una piccola, curiosa soddisfazione per un evento unico. È la seconda volta che un documentario italiano arriva alla Cinquina degli Oscar. La prima, nel 1962, fu con ‘La Grande Olimpiade’ di Romolo Marcellini, il film che celebrava i Giochi del ‘60 a Roma. Una storia di successo italiana. Il film era prodotto dall’Istituto Luce.

 

Nicola Massaro

 

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