L’Italia e la sanità: disponiamo tutti di una cura essenziale?

La sanità è sempre un tema molto discusso in Italia, specialmente dopo il periodo della pandemia di Covid-19 che ci ha travolti  lasciando segni indelebili sulla popolazione e sulle strutture ospedaliere. Il monitoraggio del Ministero della Salute, che si è concluso poco tempo fa, ha evidenziato come solo 9 regioni su 21 (si considera anche la provincia autonoma di Bolzano) superano la soglia minima di cure essenziali, che si basa sui Lea (livelli essenziali di assistenza) , articolati in 3 macroaree: prevenzione, ospedale e area distrettuale, ovvero le cure sul territorio. Il dato preoccupante è che il numero delle regioni è sceso, infatti l’anno precedente erano 13 e nessuna regione presentava criteri minimi in tutte e 3 le macroaree.

Dati alla mano la regione con il punteggio più alto è il Veneto, seguita da Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e provincia autonoma di Trento, invece risulta preoccupante la situazione della Valle d’Aosta, con dei punteggi sotto la soglia in tutti i Lea.

Il presidente della regione, Luca Zaia, ha rilasciato diverse dichiarazioni in cui si congratulava con tutti gli operatori e i lavoratori del settore, “che combattono ogni giorno per tenere alto il livello delle prestazioni nonostante i mille problemi di questo periodo, a cominciare dalla carenza nazionale di personale”.  Successivamente ha proseguito interrogandosi e preoccupandosi sulla situazione delle regioni che non riescono ad ottenere i minimi risultati richiesti e sulla competenza del Governo in questi ambiti, soprattutto in vista del percorso delle autonomie differenziate, che dovrà responsabilizzare tutti sulla gestione delle risorse pubbliche, ponendo in primo piano la sanità.

Ogni cittadino italiano dovrebbe augurarsi e sperare che questa situazione cambi, poiché la sanità deve essere garantita in ogni modo a tutti, ma, come vediamo, non tutti possono godere di alcuni servizi di cure essenziali, aumentando le disparità presenti nella nostra penisola e con il processo di autonomie differenziate potrebbero ampliarsi le disparità emerse da questo primo monitoraggio del Ministero della Salute.

Rocco Angri

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