Vertice annuale Ue-Cina: divergenze commerciali e cambiamento climatico

L’1 e il 2 giugno si è svolto a Bruxelles il consueto e annuale vertice tra l’Unione europea e la Cina.

Il vertice tra l’Unione europea (rappresentata dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker) e la Cina (rappresentata dal primo ministro Li Keqiang) – svoltosi l’1 e il 2 giugno a Bruxelles – serve a far progredire il partenariato strategico Ue-Cina su vari temi. Circa il cambiamento climatico, i due partner hanno riaffermato esplicitamente il loro impegno comune, anche se per il secondo anno consecutivo Cina e Ue non hanno redatto una dichiarazione congiunta.

Tra le questioni commerciali che hanno impedito la firma di tale testo, lo status di economia di mercato della Cina nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) si è rivelato essere il principale ostacolo.

L’Ue e gli USA rifiutano di accordare tale status alla Cina poiché esso consentirebbe l’elusione della normativa antidumping ora in vigore. Le divergenze in materia di commercio riguardano i livelli di sovrapproduzione e di esportazioni – spesso a prezzi molto competitivi e soprattutto nel settore dell’acciaio – raggiunti dalla Cina.

A dispetto della grande importanza riservata alla questione climatica, il risultato del vertice è stato offuscato. Tuttavia, Cina e Ue hanno confermato il loro impegno comune nel voler fornire una risposta all’instabilità della congiuntura internazionale e al “grave errore” dell’uscita degli USA dagli accordi di Parigi.

In teoria, l’Unione europea e la Cina si impegnano a ridurre l’impiego di combustibili fossili, a sviluppare ulteriormente le tecnologie verdi e a finanziare un fondo annuale di novanta miliardi di euro entro il 2020, al fine di supportare i paesi più poveri a ridurre i loro tassi di emissioni di gas a effetto serra.

Danilo Turco

BCC di Napoli: il miglior bilancio di sempre

In un momento in cui il sistema bancario mostra per alcune realtà segni di sofferenza, parlare di bilanci e di affidabilità serve sicuramente a rasserenare i correntisti. La BCC di Napoli ha approvato in questi giorni il suo bilancio con risultati di grande interesse..
“Ottimi numeri e una radicata convinzione nel potenziale della nostra città, sono le caratteristiche dell’Assemblea della Banca di Credito Cooperativo di Napoli che ha approvato un bilancio che conferma la tendenza degli ultimi anni e che la vede tra le banche più affidabili, propositive ed efficienti. Un nuovo modello di BCC il nostro che, in armonia con la riforma del sistema del credito cooperativo, diventa una realtà di riferimento stabile per imprese e famiglie”, ha dichiarato il presidente della BCC di Napoli Amedeo Manzo.
Presente all’Assemblea anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando che nel suo intervento ha dichiarato:
“l’importanza del credito cooperativo con la sua azione che prevede una stretta relazione tra etica ed economia rispecchia il nostro modo di ragionare costruendo un credito, una finanza diversa. E sono molto orgoglioso di avere inserito nuovi indicatori del benessere nel Def in questa direzione. Dovevo decidere se andare all’assemblea di Confindustria o qui ma ho preferito venire qui perché ci siamo occupati troppo in passato di chi ce l’aveva fatta mentre voi vi occupate molto di coloro che non ce l’hanno fatta”.
Ma vediamo più in concreto i dati: le performance del bilancio 2016 approvato all’unanimità fotografano una buona stabilità finanziaria e patrimoniale, una grande capacità di attrazione di soci e clienti, sempre più numerosi, la competenza necessaria a costruire progetti finanziari non solo per imprese di piccole, medie e grandi dimensioni, ma anche per opere di pubblica utilità, due esempi tra tutti: il finanziamento alla Fondazione IDIS – Città della Scienza per la realizzazione del Museo Corporea il più grande museo d’Europa dedicato al corpo umano, e i fondi grazie ai quali è stato possibile l’efficientamento energetico dell’impianto di illuminazione della Città di Napoli.
Gli indicatori risultano tutti positivi. Il risultato lordo d’esercizio risulta di 1,6 milioni di euro (+ 97% rispetto allo scorso anno) con un risultato netto d’esercizio di 1,4 milioni (+ 93%), il rapporto sofferenze nette/impieghi del 2,15% (uno dei più bassi registrato da una banca in Italia) che prevede una copertura sofferenze del 71% (tra le più alte del sistema creditizio), la copertura delle inadempienze probabili del 36% e la copertura dei crediti deteriorati del 54%. Una fiducia confermata dall’incremento del numero dei soci che ad oggi sono 3.662 (+ 3,3%) e dei clienti che sono circa 4.000 (+ 7%). 43,3 milioni di euro di impieghi totali (+21%) e 114 milioni di impieghi accordati da società del gruppo (ICCREA) con una raccolta complessiva di 106,2 milioni (+7%), una raccolta diretta di 91 milioni (+9%).
I numeri sono garantiti da indicatori di stabilità di tutto rispetto: CET1 Capital Ratio al 40,25% (va considerato come requisito minimo vincolante richiesto dal 2017 al 6,6%), Total Capital Ratio 40,25% (requisito minimo vincolante richiesto dal 2017 al 10,7%) e infine fondi propri pari a 15,2milioni di euro (+ 13,5%).
Una forte attenzione al territorio testimoniata anche dalla scelta del luogo dove tenere l’Assemblea: Città della Scienza e il titolo “#Vivinapoletano”. Ciò per promuovere “uno stile di vita che valorizzi l’importanza di scegliere i prodotti e i servizi realizzati in città, nella convinzione che il sostegno dei napoletani ai napoletani si tradurrà in un circolo virtuoso che restituirà benessere economico e sociale a tutti, contribuendo a fare di Napoli, sempre più un brand nazionale e internazionale positivo”.
Il presidente della BCC Napoli Amedeo Manzo ha consegnato il Premio “L’orgoglio di essere napoletano” III edizione, a S.E. Crescenzio Sepe arcivescovo metropolita di Napoli, al sindaco Luigi de Magistris, allo scrittore Maurizio de Giovanni e allo scultore Lello Esposito.
Alessandra Desideri

G7: Taormina, 2017

 

Il G7 di Taormina ha confermato la distanza tra l’Europa e gli Stati Uniti di Donald Trump. Il Cancelliere tedesco Angela Merkel ha invitato gli europei a prendere in mano le redini del destino dell’Ue, ma sempre all’interno di un clima di amicizia e reciproco rispetto tra l’Unione europea, gli USA e la Gran Bretagna.

Durante il summit del G7 è stato riaffermato il principio della lotta contro il protezionismo, tuttavia Donald Trump ha valutato negativamente la Germania a causa delle sue eccessive eccedenze commerciali.

Con le sue proposte, il cancelliere tedesco – in vista delle prossime elezioni politiche di settembre – mira a presentarsi come un polo di stabilità. La Germania sta vivendo però un profondo sconvolgimento. In passato, questo Stato ha sempre apprezzato l’aiuto dei Paesi anglosassoni al fine di non diventare la nazione troppo potente e/o troppo isolata all’interno del vecchio continente. Infatti, se da un lato gli USA garantivano la pace e la sicurezza, dall’altro la Gran Bretagna difendeva il libero commercio dalle aspirazioni protezionistiche francesi. La politica di Donald Trump e la Brexit hanno sconvolto questo equilibrio.

La Germania, dunque, non ambisce a essere la sola e unica potenza continentale europea e l’appello “noi europei” del cancelliere tedesco è rivolto alla Francia, ma non soltanto ad essa. Infatti, il Presidente Macron non sarebbe mai in grado di agire autonomamente e il gollismo in questo caso non sarebbe solo inefficace, ma perfino controproducente. Quindi, in risposta all’allontanamento degli USA e all’appello della Germania e, per quanto riguarda i rapporti anche con la Russia, c’è spazio solo per un’autentica e sinergica soluzione integralmente di tipo europeo.

Danilo Turco

Cina: un orizzonte commerciale dal profilo più preciso

 

Le esportazioni commerciali cinesi sono aumentate. La Cina sta giovando di una favorevole congiuntura internazionale e della ripresa della domanda a livello globale.
Secondo le statistiche pubblicate il 13 Aprile dall’amministrazione delle dogane, a marzo le esportazioni commerciali cinesi hanno subito un forte incremento (pari al 16,4% su base annua). Questa crescita – la più forte da due anni – rappresenta una novità positiva insieme al tono più conciliante che il Presidente degli USA sembra voler adottare con Pechino.
Una ripresa della domanda a livello globale è segnalata dall’aumento degli scambi commerciali cinesi non solo con i Paesi emergenti, ma anche con gli Stati Uniti e con l’Europa (i suoi due principali partner commerciali). Secondo il centro studi Oxford Economics, nel primo trimestre 2017, il commercio mondiale sarebbe cresciuto con un ritmo, il più veloce da sei anni. Inoltre anche le importazioni continuano sensibilmente ad aumentare (+ 20,3 %) soprattutto nei settori del petrolio e del ferro.
Durante il primo trimestre, il PIL cinese sarebbe aumentato del 6,8% (con lo stesso ritmo dell’ultimo trimestre 2016 secondo gli economisti sondati da Reuters). E’ probabile che le esportazioni cinesi continuino a giovare di una migliore domanda mondiale nei prossimi mesi secondo Louis Kuijs (Oxford Economics). L’incontro fra Trump e il Presidente cinese Xi Jinping – dello scorso 6 e 7 aprile in Florida – ha contribuito a ridurre la tensione e i rischi commerciali.
Tuttavia, permangono ancora dei fattori destabilizzanti per la Cina. Il Presidente statunitense è disponibile a un compromesso se Pechino contribuisce a risolvere il problema della Corea del Nord. Trump e Xi (dopo l’incontro) si sono accordati sull’istituzione di un piano di 100 giorni per sviluppare delle soluzioni per le loro controversie commerciali (soprattutto il cronico deficit commerciale che gli USA registrano rispetto alla Cina). In che modo, però, le autorità cinesi ancora non lo hanno affermato. Pertanto, in Cina, il commercio estero rimane ancora un settore complesso e ricco di fattori potenzialmente destabilizzanti.

Danilo Turco

La Commissione europea vieta la concentrazione tra Deutsche Börse e London Stock Exchange

Il 29 marzo,  in virtù del Regolamento Ue sulle concentrazioni, la Commissione europea ha proibito il progetto di concentrazione tra Deutsche Börse AG (DBAG) e London Stock Exchange Group (LSEG). Con tale operazione, i due più grossi operatori di borsa europei avrebbero creato un monopolio nel mercato della compensazione degli strumenti a reddito fisso.

DBAG e LSEG possiedono le principali borse e camere di compensazione di Germania, Italia e Regno Unito. Il Commissario Europeo alla Concorrenza Margrethe Vestager, ha dichiarato che una loro concentrazione produrrebbe un monopolio nel settore della compensazione degli strumenti a reddito fisso (obbligazioni e accordi di rimborso di obbligazioni) poiché le parti – non avendo proposto misure correttive capaci di eliminare i timori in materia di diminuzione della concorrenza – sarebbero le sole a fornire questi servizi.

Un monopolio in questo settore influenzerebbe i mercati a valle del regolamento, della conservazione dei titoli e della gestione delle garanzie. In questi mercati, i fornitori di servizi dipendono dalle transazioni provenienti dalle camere di compensazione. Inoltre, la concentrazione sopprimerebbe la concorrenza orizzontale nella negoziazione e compensazione dei prodotti derivati sulle azioni individuali (basati sulle azioni di società belghe, francesi e dei Paesi Bassi).

La Commissione europea intende aprire un’inchiesta e ha formalmente comunicato alle parti i reclami emessi nel 2016. Le parti devono disciplinare i problemi di concorrenza, confutandoli o proponendo valide misure correttive di lungo-periodo, che rispondano ai timori espressi dalla Commissione.

Una delle misure correttive proposte riguarda la cessione di LCH.Clearnet SA (LCH.Clearnet comprende LCH.Clearnet Ltd di Londra e LCH.Clearnet SA di Parigi). Secondo la Commissione tale misura risolverebbe i problemi riguardanti i prodotti derivati sulle azioni individuali, ma senza eliminare la nascita del monopolio.

I flussi di transazione su MTS (la piattaforma di negoziazione degli strumenti a reddito fisso di LSEG) erano fondamentali per le operazioni di compensazione degli strumenti a reddito fisso di LCH.Clearnet SA. Pertanto, l’assenza di tali flussi comprometterebbe le attività di quest’ultima.

Le parti hanno potuto modificare gli impegni proposti al fine di risolvere i problemi evidenziati dall’inchiesta. La cessione di MTS sarebbe stata una soluzione priva di ambiguità; tuttavia le complesse misure (non concernenti la cessione di MTS) proposte alla Commissione non sono sembrate sufficienti né nel presentare LCH.Clearnet SA come un concorrente futuro e affidabile, né nel contrastare la nascita del monopolio successivo alla concentrazione, che pertanto è stata interdetta.

Danilo Turco

Le nuove collezione di LIU•JO Luxury

Orologi e gioielli sono diventati nel corso degli ultimi 10 anni un vero successo con una vendita complessiva di quasi quattro milioni tra orologi e gioielli in più di 30 paesi da Liu Jo Luxury (www.liujoluxury.it).
Un marchio italiano nato dalla partnership tra il brand d’abbigliamento LIU•JO (www.liujo.com) e la Nardelli Luxury (www.nardelliluxury.it) che a Basilea ha presentato la nuova collezione in occasione di Baselworld, la più importante fiera mondiale dell’orologio e del gioiello.
“Partecipiamo con interesse a Baselworld”, ha dichiarato l’amministratore delegato della Nardelli Luxury e direttore creativo di Liu Jo Luxury Bruno Nardelli. “Per noi è una tappa significativa di una strategia volta a intensificare la presenza del brand sui principali mercati, sulla scia del successo riscosso da Liu Jo prima in Italia e poi all’estero. I mercati a cui puntiamo di più sono Europa, Medio Oriente e Cina”.
La partecipazione a Baselworld, costituisce uno dei punti di un più ampio progetto di fidelizzazione della clientela.
“L’azienda – si legge in un comunicato -, unica realtà del settore, dal 2014 ha promosso con il Comitato Leonardo (www.comitatoleonardo.it) un Premio di laurea, che coinvolge giovani studiosi, laureati o laureandi in una ricerca sugli stili di consumo e i bisogni del cliente del fast fashion, individuando le leve di comunicazione e di marketing più efficaci. La cerimonia di assegnazione dei premi si svolge in primavera a Roma al Palazzo del Quirinale alla presenza del Presidente della Repubblica”.
Salvatore Adinolfi

USA: primo incontro tra Angela Merkel e Donald Trump

La Cancelliera Merkel ha incontrato per la prima volta il Presidente statunitense Donald Trump.

Venerdì 17 marzo, c’è stato il primo incontro tra la Merkel e Trump dopo la sua elezione a presidente degli USA. L’obiettivo è raggiungere una convergenza sulla difesa e sugli scambi commerciali. Trump ha apprezzato il Brexit; il suo consigliere strategico – Stephen Bannon –  considera l’Unione europea un limite per i nazionalismi necessari per preservare la minacciata identità occidentale.

Secondo Walter Russell Mead – geopolitico dello Hudson Institute – la logica America First implicherebbe una visione della Russia non più come minaccia importante per gli interessi americani. Ciò rimetterebbe in discussione le fondamenta del Patto atlantico.

Le proposte moderate di fine febbraio a Bruxelles del vicepresidente statunitense Mike Pence (una delle voci discordanti nell’Amministrazione Trump) rassicurarono l’Ue. Pence promise di approfondire i rapporti con un’Europa insidiata dal Brexit. L’Ue pertanto attende la concreta linea americana in materia di libero-scambio e tassazione delle imprese. Un moderato ottimismo non ha eliminato del tutto le speranze sul TTIP (l’accordo commerciale con gli USA), nonostante l’opposizione di Trump.

La Cancelliera tedesca è il primo premier europeo a incontrare il Presidente Trump ed è inoltre alla guida di una potenza (nelle esportazioni) i cui successi commerciali non sono particolarmente graditi dal Presidente americano. Angela Merkel è stata accompagnata da alcuni importanti dirigenti di aziende tedesche: Harald Krüger di BMW e Joe Kaeser de Siemens, due imprese saldamente radicate negli USA.

Gli Stati Uniti rappresentano il terzo partner commerciale per la Germania che è disposta a incrementare la sua quota di spesa per la sicurezza, raggiungendo il 2% del PIL per il budget della difesa – un’esigenza degli USA per la NATO –, ma in modo progressivo. Angela Merkel punta a sviluppare buoni rapporti con Trump basandosi sulla pazienza e l’impegno.

Danilo Turco

Finanze pubbliche italiane, Ue e necessaria manovra correttiva

L’Italia ha tempo fino ad aprile per eseguire una manovra correttiva dei suoi conti pubblici pari a 3,4 miliardi di euro. Una tale operazione rappresenta un importante banco di prova per il nuovo staff di governo ed è necessaria per evitare una procedura d’infrazione ai danni dell’Italia per eccessivo deficit.

Mercoledì 22 febbraio, la Commissione europea ha riaffermato l’importanza di una correzione (pari a 3,4 miliardi di euro) dei conti pubblici italiani al fine di evitare l’avvio di una procedura di infrazione per eccessivo deficit. Tale operazione, in apparenza minima, non è facile per il nuovo governo, data la decomposizione politica generale innescata dal referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.

L’Italia, oltre a essere interessata da una stagnazione economica ventennale, deve fronteggiare anche un massiccio indebitamento (più del 130% del PIL), nonostante il debole deficit di bilancio (2,4%). Il presidente del Consiglio Gentiloni, privo di un calendario elettorale definito e a causa di un limitato margine di manovra dovuto al frammentato contesto politico italiano, ha difficoltà a rassicurare i suoi omologhi europei. Infatti, venerdì 24 febbraio, nasce anche “Democratici e Progressisti”, un nuovo movimento creato da una scissione dei dissidenti del PD guidati da Roberto Speranza ed Enrico Rossi. Tuttavia, il Premier afferma che attuerà le manovre correttive senza aumentare le imposte, bensì incrementando la tassazione sul gioco e la lotta contro l’evasione fiscale.

La prospettiva di una nuova legge elettorale, di matrice essenzialmente proporzionale, suscita inquietudini circa il raggiungimento di una maggioranza stabile, a causa di uno scenario politico sostanzialmente diviso in 3 parti in cui l’unica forza omogenea è il non classificabile Movimento 5 Stelle. L’Italia ha tempo fino al 30 aprile per comunicare le sue intenzioni a Bruxelles.

Danilo Turco

CETA: approvazione del Parlamento europeo

L’accordo commerciale CETA – Comprehensive Economic and Trade Agreement – tra Ue e Canada è stato ratificato dal Parlamento europeo mercoledì 15 febbraio.

L’accordo CETA, ratificato dal Parlamento europeo mira a incrementare il commercio di beni, servizi e investimenti tra l’Ue e il Canada. Questo trattato è stato spesso denominato un “Tafta 2” (Trans-Atlantic Free Trade Agreement) suscitando numerose inquietudini. Prima del passaggio attraverso tutti i parlamenti nazionali e regionali dell’Ue, la votazione del Parlamento europeo consente un’applicazione provvisoria del testo già a partire da aprile 2017.

Il CETA mira ad agevolare la creazione di nuove opportunità per le imprese in Ue, le quali potranno risparmiare più di 500 milioni di euro ogni anno, somma spesa fino ad oggi per acquistare i diritti su varie merci esportate verso il Canada. Le imprese dell’Ue beneficeranno di un accesso senza precedenti al mercato canadese a tutti i livelli: federale, provinciale e municipale. Le piccole imprese, spesso impossibilitate a fronteggiare i costi delle procedure amministrative, saranno tra i primi beneficiari di questo accordo e potranno risparmiare tempo e denaro evitando ad esempio, le lunghe procedure doganali e alcune spese legali elevate.

Infine, i consumatori dell’Ue potranno beneficiare di una scelta maggiore pur preservando le normative europee. Solo i prodotti e i servizi in perfetta conformità con le norme europee potranno entrare nel mercato Ue. Infatti, il CETA non modificherà la normativa Ue in materia di sicurezza alimentare concernente l’interdizione di alcuni prodotti tra cui gli OGM e la carne agli ormoni.

Danilo Turco

Nuovi assetti nel comparto alimentare delle conserve

Un’importante acquisizione economica cambia gli assetti proprietari nella filiera alimentare nazionale nel settore dei prodotti freschi e conservati, destinati alla grande distribuzione organizzata. E’ il gruppo Generale Conserve-ASdoMAR, protagonista di un nuovo cambio nella proprietà azionaria, una svolta che, secondo gli indicatori di mercato, segnerà  nuovi sviluppi di crescita per l’azienda italiana con sede a Genova. Nata sul finire degli anni ’80 come Società commerciale di importazione conserve ittiche, sotto la guida del Presidente Vito Gulli, azionista di riferimento dal 2001, in poco più di dieci anni, è passata da piccola realtà dedicata esclusivamente alla commercializzazione di prodotti ittici di qualità, a impresa con due stabilimenti produttivi di proprietà, circa 555 dipendenti e un fatturato di 155 milioni di euro in costante incremento rispetto agli anni precedenti.

“Con l’operazione, che si è perfezionata in data odierna, il gruppo che fa capo a Adolfo Valsecchi, entrato in Generale Conserve nel 2014, consolida ulteriormente la propria quota di maggioranza. Contestualmente ha fatto il suo ingresso nella Società una nuova Compagine Azionaria di primari Investitori Finanziari”.

L’incipit del comunicato stampa emesso nella mattinata del 3 febbraio annuncia i nuovi rilevanti assetti societari scaturiti dall’operazione. Adolfo Valsecchi, che ha ricoperto la posizione di Amministratore Delegato in primarie Aziende Alimentari Europee con sede a Londra e a Parigi, dopo più di 40 anni di esperienza nel business internazionale dei prodotti alimentari di marca, da oggi assume, oltre alla carica già ricoperta di Amministratore Delegato, anche quella di Presidente della Società.

La nuova compagine azionaria conferma la strategia di rafforzare ulteriormente la presenza dei marchi ASdoMAR e DE RICA sul Mercato Italiano, ampliando la gamma prodotti e la loro presenza nei diversi canali distributivi con l’obiettivo di portare i propri marchi ASdoMAR e DE RICA anche sui Mercati Europei puntando sull’immagine di Prodotto Alimentare, Sostenibile, “Made in Italy”, di Alta Qualità.

L’azienda rappresenta oggi un modello di riferimento per qualità-innovazione prodotto e tecnologia produttiva; ha un posizionamento distintivo, sviluppato nel corso degli ultimi 10 anni grazie alla strategia e alla vision del Presidente Vito Gulli: “La Qualità e il Rispetto”. Ciò ha reso Generale Conserve-ASdoMAR testimone autorevole in tema di Corporate Social Responsibility, Sostenibilità Ambientale in generale e della Pesca in termini specifici, presso tutti gli stakeholders. In tale contesto ricordiamo l’adesione al progetto della ong “Friend of the sea” ed alle relative certificazioni di sostenibilità ambientale ottenute dalla stessa organizzazione internazionale. Un team di consulenti aziendali, rappresentanti fra i principali studi legali d’affari nazionali, ha patrocinato le controparti per condurre a buon fine tutte le fasi delle articolate transazioni. La rinnovata proprietà intende rafforzare ulteriormente la presenza dei marchi ASdoMAR e DE RICA sul Mercato Italiano, ampliando la gamma prodotti e la loro presenza nei diversi canali distributivi. Annuncia altresì l’obiettivo di portare gli stessi marchi anche sui Mercati Europei puntando sull’immagine di Prodotto Alimentare, Sostenibile, “Made in Italy”, di Alta Qualità. Il raggiungimento dei nuovi target punterà sullo sviluppo delle tecnologie del processo produttivo, sulle innovazione di prodotto, sulla pianificazione e il controllo finanziario.  I nuovi soci, infine, sono un gruppo di investitori finanziari di trentennale esperienza nel Private Equity, con un particolare focus nel settore dei beni di largo consumo di marca premium. Il loro intervento in Generale Conserve-ASdoMAR è teso ad accompagnare il socio di maggioranza nei progetti di crescita del gruppo e dei suoi marchi, anche per linee esterne.

Luigi Coppola

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